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Gennaio 2013
La Giunta Buscema al capolinea                                                                  Dialogo: gennaio 2013

Febbraio 2013
Avvilente la rappresentanza della nostra provincia                                      Dialogo: febbraio 2013
Che Iddio protegga Modica!                                                                         Dialogo: febbraio 2013

Marzo 2013

Non è soltanto questioni di soldi                                                                  Dialogo: marzo 2013
 
Aprile 2013
Dalla città marketing alla città mistica                                                        Dialogo: aprile 2013

Maggio 2013
L’alba di una nuova era                                                                                Dialogo: maggio 2013   

Ottobre 2013
                                                                                                Dialogo: ottobre 2013   
Deludente l’avvio

Novembre 2013                                                                                            Dialogo: novembre2013
Modica americanizzata  

Dicembre 2013                                                                                            Dialogo: dicembre 2013   
La Congrega dei filantropi                                             

 

 

Gennaio 2013

                       
                                  LA GIUNTA BUSCEMA AL CAPOLINEA

 

 

Vogliamo essere sinceri. Quando i fatti ci danno ragione sorgono in noi due sentimenti contrastanti: da un lato, una comprensibile soddisfazione per aver visto giusto, dall’altro, un’altrettanta comprensibile amarezza, perché l’esattezza delle nostre considerazioni riguarda, in questo caso, il declino inarrestabile della nostra città, la cui causa è da ricercarsi nella mediocrità della classe politica che l’ha governata negli ultimi decenni. Ogni qualvolta abbiamo sostenuto la totale omogeneità della classe politica modicana - in relazione alla sua incapacità amministrativa, alla sua mediocrità intellettuale e alla sua deludente pochezza sul piano ideologico – ci sono piovute addosso le solite accuse di qualunquismo e talvolta addirittura di disfattismo. Della prima ci siamo già occupati, dimostrando che criticare tutte le forze politiche, nessuna esclusa, non c’entra nulla col qualunquismo; per quanto riguarda la seconda, ovvero quella di diffondere sfiducia e pessimismo, ci può anche star bene, a condizione che sia emendata dal negativo retaggio di ordine storico che l’accompagna e che sia inquadrata in una giusta prospettiva, ma di questo ci occuperemo più avanti.

 In che cosa i fatti, ancora una volta, ci hanno dato ragione? 

Proviamo a spiegarlo. Quando Buscema si alleò con Minardo, cercammo, insieme ad altri coi quali ci capita spesso di essere in sintonia, di metterlo in guardia sui rischi cui andava incontro; tentammo di convincerlo che la sua elezione, a nostro parere, era stata decisa e pianificata fuori dal Palazzo, ben sapendo, i suoi avversari, che il futuro Sindaco avrebbe dovuto affrontare la catastrofica situazione finanziaria del Comune, prodotta da coloro che lo avevo retto prima di Torchi, e alla quale quest’ultimo aveva poi dato il colpo di grazia. I manovratori sapevano bene che Buscema, o chiunque altro al suo posto, non sarebbe mai potuto venir fuori dalle secche limacciose in cui sarebbe finito: in tal modo, alla fine del suo mandato – che è ciò che sta puntualmente accadendo – lo avrebbero accusato di aver trascinato la città sull’orlo del baratro e gli esponenti dell’attuale opposizione, principali responsabili della distruzione di Modica, si sarebbero presentati all’opinione pubblica – anche questo si sta puntualmente verificando – come i futuri salvatori della Patria. Buscema volle mettere al primo posto le sue ambizioni personali, e i risultati, oggi, sono chiari a tutti: una maggioranza che non è stata e non poteva mai essere coesa; una coalizione sempre litigiosa; i rimpasti voluti e ottenuti da Minardo; i ricatti che il PD ha dovuto subire dall’MPA e  che ha accettato pur di restare al governo.

Una maggioranza che infatti ha vissuto un lento e inesorabile processo di sfaldamento, fino ad arrivare agli ultimi avvenimenti che ne hanno decretato la fine: una fine desolante, inevitabile conseguenza dell’ambiguità che ne aveva determinato la nascita. La deludente esperienza della Amministrazione Buscema è finita lo scorso 15 gennaio con le dichiarazioni di Giuseppe Minardi, coordinatore cittadino dell’MPA, il quale, oltre ad avere duramente attaccato il PD e il Sindaco, ha affermato che Modica è, di fatto, abbandonata a se stessa. Le esternazioni di Minardi se da un lato sanciscono la fine di questa maggioranza, dall’altro costituiscono l’ennesima prova della ben nota inadeguatezza della classe politica modicana: chiunque, infatti, può rilevare la fragilità concettuale e l’avvilente incoerenza di queste dichiarazioni. E’ ovvio, infatti, che se Modica è ridotta in questo stato, l’MPA, insieme al PD, ne è il massimo responsabile. Prendere le distanze, adesso, dall’Amministrazione Buscema, con le amministrative alle porte, rivela lo spudorato opportunismo politico del Movimento per l’Autonomia. L’indecorosa fine di questa Amministrazione, oltre ad essere desolante, assume anche i caratteri paradossali e grossolani della farsa, con Buscema che annuncia di aver revocato la nomina assessoriale all’autonomista nonché vicesindaco Cerruto, e l’MPA che il giorno dopo dichiara che Cerruto aveva già dato le dimissioni prima di essere esautorato! Non ci rimane che pensare, ancora una volta: povera Modica! Ci si dica, infatti, in che cosa questa Amministrazione è stata diversa dalla precedente! Quella praticava la politica, assai redditizia in termini di consensi, del “panem et circenses”, organizzando fiere e sagre d’ogni tipo, e trasformando Modica in un volgare paese di provincia; questa è stata forse ancora più insopportabile di quella, perché connotata dalla solita presunzione, tipica della Sinistra, di essere depositaria di una sorta di superiorità culturale, che in verità appartiene al mondo della sua fantasia e delle sue illusioni. La cultura, quella vera, è infatti libera da meschini interessi di bottega, ideologici o politici che siano, ed è aperta a tutte le “contaminazioni”, non soltanto a quelle amiche e compiacenti.

Anche sul piano prettamente amministrativo, l’Amministrazione Buscema non ha manifestato alcun segno di rottura con la precedente, nulla è infatti cambiato: i disservizi sono rimasti tali, l’elefantiaca e ingessata struttura burocratica dell’Ente non è migliorata nella qualità e nella funzionalità, i dipendenti del Comune, diretti o indiretti, continuano come prima a dover fare i conti con i soliti ritardi nel pagamento degli stipendi. Le vicende di quest’ultimo periodo, infine, riguardanti l’approvazione del Piano di riequilibrio finanziario, testimoniano una inefficienza  che forse non ha precedenti nella pur dissestata storia amministrativa della città. Gli atti relativi al piano, dal quale dipendono le sorti della città nei prossimi dieci anni, già più volte  bocciato dal Dirigente finanziario e criticato dai Revisori dei conti, sono stati presentati in Consiglio Comunale dodici ore prima del termine ultimo per la sua approvazione. C’è da rimanere sbigottiti dinanzi a tanta superficialità e tanta inefficienza.

E  non possiamo non sottolineare, altresì, l’atteggiamento politicamente irresponsabile anche dell’opposizione – fatta eccezione per i due consiglieri che si sono astenuti e per i due che hanno votato a favore – che pur di mettere in difficoltà la maggioranza, per meri interessi di bottega, dunque, sarebbe stata disposta a condurre la città nel tunnel del dissesto. 

Non possiamo non parlare, infine, della partecipazione del Sindaco – prima annunciata e poi ritirata – alle primarie del PD, nella speranza di volare a Roma e ottenere una comoda e redditizia poltrona nel parlamento nazionale. E pensare che quando Torchi abbandonò la città per tentare di trasferirsi a Palermo, il partito dell’attuale sindaco gridò allo scandalo perché Torchi abbandonava la sua città in un momento, anche allora, molto delicato!

Con le motivazioni addotte  per giustificare la sua marcia indietro,  Buscema sembra proprio arrampicarsi sugli specchi: egli ha rinunciato perché ha verificato che molti modicani non avrebbero condiviso la sua scelta, ritenendo che il suo gesto poteva essere interpretato come un tradimento del mandato o come un abbandono delle nave per perseguire ambizioni personali (sic!). Ci chiediamo: ma cos’altro avrebbero dovuto pensare i suoi concittadini?

Queste sue considerazioni sono la tipica espressione del ben noto politichese, per nascondere le vere motivazioni della sua annunciata (e poi ritirata) candidatura alle primarie: fare il grande salto a Roma per dare uno slancio importante e definitivo alla sua carriera politica. Quanto alla successiva  rinuncia, è apparso a tutti evidente che questa è maturata nel momento in cui il Sindaco si è reso conto del poco entusiasmo con cui la sua candidatura era stata accolta dal suo partito, sia a livello comunale sia a livello provinciale: si è accorto, insomma, che la gara era perduta prima ancora di cominciarla!  Anche in questo caso, Antonello Buscema – sul quale avevamo riposto qualche tenue speranza al momento della sua elezione – si dimostra uguale a tutti gli altri politici: sfruttare la visibilità avuta come Sindaco  per ottenere un posto al parlamento nazionale.

La vicenda di Buscema dimostra che a Modica – come del resto in tutta Italia – i politici, a qualunque schieramento appartengano, sono davvero tutti uguali, prigionieri di una politica mai intesa come servizio, e sempre interpretata e vissuta come strumento di potere e affermazione personale.

E adesso se qualcuno ci vuole dare del qualunquista faccia pure, a condizione, però, che sappia dimostrare l’infondatezza delle nostre considerazioni e la fondatezza delle sue! 

E veniamo al disfattismo. Ammoniva Voltaire: “ L’ottimismo è desolante. E’ una filosofia crudele dal nome consolante”. Questo, infatti, diventa, assai spesso, lo strumento di cui il potere si serve per tranquillizzare i popoli e continuare a perpetuarsi, proprio grazie alla superficialità di chi continua a ritenere che il nostro sia “il migliore dei mondi possibili”.

Un sano pessimismo può invece essere catartico, perché può liberarci da questa illusione e perché solo da questo  può nascere la logica del sospetto, intesa come smascheramento di quelle menzogne che hanno il solo scopo di narcotizzare le menti e inebetire gli uomini, così che felici e sorridenti corrano incontro ai loro sogni di beatitudine, fin quando la cruda realtà non li sveglierà dal loro stato di alienazione e li convincerà che mai più potranno liberarsi dalla loro prigionia. La classe politica italiana - locale, regionale e nazionale - non merita alcuna fiducia e ciò di cui si è resa e si rende responsabile non può che farci essere pessimisti sul futuro del nostro Paese. Non si può continuare a credere che il problema si possa risolvere cambiando gli uomini, mutando le alleanze e inventando  nuovi partiti – nuovi, ma pur sempre organici al sistema -   perché così  facendo  non  faremmo che perpetuare il ben noto adagio del  “cambiare tutto per non cambiare niente”!  Per tale motivo, per quanto riguarda le prossime amministrative a Modica -  basta scorrere i nomi di alcuni probabili candidati a Sindaco – non possiamo nutrire alcuna speranza di un reale cambiamento: tutto rimarrà, drammaticamente, come adesso, o forse peggio!

Un’ulteriore conferma della inadeguatezza della classe politica modicana è data dal recente valzer dell’abbandono, da parte di vari consiglieri comunali, del partito in cui hanno militato in questi anni. Tale abbandono è giustificato, ovviamente, con motivazioni di ordine politico: ma guarda un po’ ! Soltanto adesso,  a ridosso delle amministrative, questi zelanti consiglieri si accorgono che non esistono più le condizioni per continuare a militare nel loro schieramento politico! Adesso sono tutti indipendenti: siamo convinti, però, che tale indipendenza durerà assai poco!

E’ da oltre sessant’anni che la nostra Repubblica va avanti in tal modo, e i risultati sono noti a tutti.

E’ il modo con cui si può andare al potere che non funziona, perché consente di andarci anche ai voltagabbana, ai ladri e agli ignoranti. O troviamo la maniera di seppellirlo per sempre e di trovare un’alternativa valida, o saremo condannati a consegnare ai nostri figli una politica identica a quella che trovammo noi: una politica fatta di inefficienze, intrallazzi e corruzione.

E adesso ci si dica pure che siamo disfattisti. Preferiamo essere tali, piuttosto che imbecilli!

 

 

 

 

Febbraio  2013

 

                           CHE IDDIO PROTEGGA MODICA !

Mentre i fenomeni delinquenziali sono in costante aumento e il degrado dei quartieri
offende la dignità e la storia della nostra città, ricomincia l’inutile e insopportabile
demagogia dei candidati alla carica di primo cittadino: l’unica maniera di
nascondere la vacuità di una politica senza idee, senza progetti e senza slanci ideali.

 

Da qualche anno, Modica non è più un’isola felice nell’oceano della criminalità siciliana; non è più un’oasi di pace e di tranquillità nel deserto del frastuono e della volgarità che caratterizzano le città della nostra Isola. In questi ultimi mesi, poi, i fenomeni delinquenziali, nella nostra città, hanno avuto un preoccupante incremento, a tal punto che oggi non possiamo in alcun modo sostenere che Modica è una città sicura. Furti, scippi e rapine sono purtroppo all’ordine del giorno in tutti i quartieri della città, ed elencarli è come leggere un drammatico bollettino di guerra: ricordiamo la rapina alla farmacia Montalbano–Sgarlata e alla Montepaschi, entrambe in via Resistenza Partigiana; quella ai danni della Banca Agricola di corso Umberto 1°, che ha fruttato ai malviventi oltre 100 mila euro e quella ad una tabaccheria in viale Manzoni a Modica alta. Proprio quest’ultimo quartiere, abbandonato da anni dalle varie Amministrazioni che si sono susseguite alla guida della città, è quello che in questo momento sta vivendo il maggiore disagio. La zona del Pizzo e quella di San Giovanni – nonostante da qualche tempo le forze dell’ordine abbiano intensificato i controlli – la notte e fino alle prime luci dell’alba sono in mano a giovinastri, modicani ed extracomunitari, che vi bivaccano indisturbati: i loro schiamazzi e la sporcizia che producono rendono la vita impossibile agli incolpevoli e indifesi cittadini, che pagano un prezzo altissimo alla inefficienza della politica.

La situazione, forse, è ancora peggiore nella zona della Raccomandata: autovetture con le gomme tagliate, gli anziani costretti a non poter uscire di casa nelle ore serali, mentre le ragazze vivono nel panico quando nelle stesse ore devono rientrarvi;  il tutto aggravato dal fatto che i vicoli sono al buio perché le lampade non vengono mai sostituite. Gli abitanti del quartiere hanno chiesto da tempo all’Amministrazione Comunale di intervenire con urgenza, ma le richieste sono cadute nel vuoto, nonostante siano state fatte anche durante un incontro con la Giunta: uno dei tanti che a suo tempo – e i fatti ci hanno dato ragione – definimmo demagogici e inutili. Il quartiere è dunque vittima della criminalità e prigioniero di un avvilente stato di degrado e di abbandono: materiale edile sulle strade, cumuli di immondizia, erbacce e muri pericolanti; quest’ultimo è certamente dovuto alla “virtuosa” Amministrazione che ha retto la città in questi ultimi cinque anni! Sui motivi per i quali Modica, che fino a qualche anno fa non conosceva tali fenomeni di criminalità ed oggi ne è quasi quotidianamente vittima, ci siamo soffermati più di una volta: possiamo quindi soltanto brevemente sintetizzarli.

La criminalità agisce là dove la realtà esprime dinamiche socio-economiche distorte che danno vita a rilevanti disfunzioni. In questi ultimi dieci anni, soprattutto durante l’Amministrazione Torchi, la città è stata stravolta sotto il profilo urbanistico, con una dissennata e costante opera di cementificazione, ed è stata stravolta anche la sua identità economica: anziché potenziare, con interventi strutturali, la sua tradizionale economia agricola, zootecnica e artigianale, ci si è intestarditi nel voler fare diventare questa città ciò che mai, per svariati motivi, poteva diventare: una cittadina di 50 mila abitanti che pullula di banche, supermercati e centri commerciali, come fosse una metropoli. E oggi tutti si chiedono perché i delinquenti, che quasi sempre provengono dalle province limitrofe, la stanno assediando, generando nella cittadinanza sentimenti di paura e preoccupazione un tempo sconosciuti! L’esplosione di tali fenomeni e lo stato di abbandono in cui si trovano i quartieri sono naturalmente soltanto due aspetti del degrado della città. Il declino è dovuto al fatto che Modica non è governata con saggezza e determinazione,  a causa di  una classe politica che non è stata e non è all’altezza della situazione, non soltanto a livello locale ma anche regionale e nazionale (in relazione a quest’ultimo caso, si pensi che a Roma andrà  nuovamente  Nino Minardo, la cui presenza a Montecitorio è stata politicamente insignificante e non potrà che continuare ad essere tale).  Modica ha perso il Tribunale, la stazione dei Carabinieri di Frigintini, l’ufficio postale di Marina, per non dire della situazione autostradale e ferroviaria. Considerato che siamo ormai in prossimità delle amministrative, non possiamo non tremare all’idea di ciò che potrà ancora accadere alla nostra città. 

Abbiamo la quasi certezza che nonostante la catastrofica amministrazione di Torchi e poi di Buscema, i nostri concittadini non si siano ancora resi conto della necessità di voltare pagina sul serio e nutriamo la certezza assoluta che le forze politiche non sono in grado né di fare autocritica né di sapersi autenticamente rinnovare. Basta leggere le recenti dichiarazioni dell’attuale Sindaco per capire quanto dannosa sia la supponenza, giacché impedisce di saper guardare in faccia i propri errori, determinando, quindi, la garanzia che saranno rifatti. Il nostro primo cittadino sostiene, infatti, che fare il Sindaco è un’esperienza che logora e per dare forza alla sua tesi cita, nientemeno, Torchi e Dipasquale, che, a suo parere, in quanto logori e stanchi, avrebbero fatto poi scelte diverse: insomma questo sarebbe il motivo per il quale avrebbero tentato di approdare a Palermo, uno riuscendoci e l’altro no! Giacché le motivazioni sono diverse, ovvero sfruttare la visibilità avuta come primi cittadini per conquistare una redditizia poltrona a palazzo dei Normanni, non si può non pensare che adesso Buscema taccia sulle loro vere motivazioni per nascondere in tal modo le sue, quelle che lo avevano spinto a tentare il grande salto nella capitale.

 Quale senso ha  affermare di non avere più le energie per fare il Sindaco per altri cinque anni, quando aveva deciso di fare il parlamentare per lo stesso numero di anni? E se l’evidenza non lo avesse indotto a rinunciare, e fosse stato eletto, non avrebbe dovuto ancora di più  sacrificare “ il lavoro, gli affetti, il tempo, e la salute”?. Come giustificare la disinvoltura  con cui il Sindaco afferma che la sua Amministrazione ha raggiunto molti obiettivi? Come valutare  la sfrontatezza con cui cita addirittura l’approvazione del  Piano di riequilibrio finanziario? E’ appena il caso di ricordare che per tale faccenda, visto che il piano è stato presentato in Consiglio Comunale l’ultimo giorno utile per la sua approvazione, piuttosto che farne occasione di vanto sarebbe stato opportuno, invece,  farne pubblica ammenda.

 Stesso discorso per il rilancio culturale della città, di cui in verità non ci siamo accorti, probabilmente perché riteniamo che la cosiddetta cultura di palazzo potrà essere tutto ma non Cultura!  Buscema, com’ è noto,  non si ricandiderà, ma se dovesse spuntarla un esponente del PD finiremo per avere, per altri cinque anni, un’Amministrazione inefficace, vittima della solita e ingiustificata supponenza, prigioniera della sua presunta e dunque risibile superiorità culturale; un’Amministrazione che tornerebbe a parlare coi cittadini, per concimare il suo orticello, quello della propaganda, col seme di una irritante e insopportabile demagogia. Che Iddio ci protegga da una simile prospettiva! Per quanto riguarda le altre candidature fin qui note, non ci resta che sperare, anche in questo caso, in un salvifico intervento divino che eviti alla nostra città di finire nel baratro. Si pensi ad Ignazio Abbate candidato dell’UDC. Noi non lo conosciamo e anche se lo conoscessimo non ci permetteremmo di esprimere giudizi sulle sue qualità morali, ma conosciamo bene il partito che lo candida. Il partito che vanta il maggior numero di  indagati e  condannati, quello che in Sicilia è stato troppe volte connivente col malaffare e con la mafia; l’erede dell’infausta DC, il partito buono per tutte le stagioni, sempre pronto ai compromessi e agli accordi sotto banco. A Modica, poi, è il partito che ha espresso Piero Torchi, a nostro parere il peggior sindaco che Modica abbia avuto!  In questi giorni, Abbate, giustamente, è in cerca di visibilità e pertanto le sue proposte  le ritroviamo spesso sulla stampa locale; si tratta di argomentazioni che lasciano intravvedere la ristrettezza del suo orizzonte politico, che è la stessa del partito cui appartiene,  e la riproposizione dei soliti, stucchevoli e inutili ritornelli legati alla consueta politica, quella senza slanci ideali e che non è supportata da una chiara e lungimirante visione del mondo: l’immancabile valorizzazione dei quartieri, la solita rivalutazione del centro storico, per non parlare della rivoluzionaria e originale affermazione secondo la quale la valorizzazione di quest’ultimo passa attraverso la garanzia di sopravvivenza dei negozi (sic!) e della strabiliante idea delle panchine al cioccolato modicano! Anche in questo caso non possiamo che affidarci alla benevolenza divina!

E come tralasciare Mommo Carpentieri sostenuto da tre liste civiche e dal movimento Territorio, autentico “monumento” alla coerenza !  Quel movimento che, a parere di Carpentieri, “ ha attivato un modo nuovo (sic) di fare politica, partendo dal basso, tra la gente”: ci risulta davvero difficile credere che “la gente” abbia chiesto a Dipasquale  la selvaggia cementificazione di Ragusa e di passare con gran disinvoltura dal centro destra al centro sinistra pur di sedere a palazzo dei Normanni! Carpentieri la butta inoltre sul sentimentale, affermando che la sua candidatura a sindaco “è e vuole essere un atto d’amore” per la sua città! Anche lui, ovviamente, non dimentica l’importanza di ascoltare i cittadini dei vari quartieri, ma, rispetto ad Abbate, è portatore di una novità destinata a segnare un’epoca nella storia politica di Modica: egli infatti vuole incontrare i suoi concittadini non soltanto per sapere quali difficoltà vivono nei quartieri ma anche sul posto di lavoro. Come intende agire in questo secondo caso, fino ad oggi, Carpentieri non l’ha ancora spiegato! Ad ogni modo, si tratta di un bel progresso, non c’è che dire!

Un altro aspetto degno di nota ci sembra quello relativo alla “macchina burocratica” che va riorganizzata. Ma il già vice sindaco di Modica e vice presidente della Provincia, che non sopporta i principianti e gli sprovveduti, visto che lui invece è esperto e politicamente navigato, come concilia queste sue doti col fatto di essersi accorto solo adesso che la struttura burocratica del  Comune non funziona?  E se invece se ne era già accorto, come mai da politico navigato ed esperto, e avendo ricoperto ruoli importanti nell’Amministrazione cittadina, non ha mai fatto nulla per riorganizzarla? Anche in questo caso,  non ci resta che invocare su

Modica la protezione divina!
Per il momento ci fermiamo qui, ma non escludiamo di allungare la lista di coloro che ci detestano, occupandoci,  magari sul prossimo numero, degli altri candidati a Sindaco, soprattutto di quelli del PD e del PDL che, per il momento, non si degnano ancora di presentarli alla città. Chiunque essi siano, ovviamente, non cambierà nulla: sono tutti uguali, lo abbiamo già detto! 

Quanto a noi, non ci resta che ringraziare i candidati dei quali ci siamo occupati e quelli dei quali probabilmente ci occuperemo, per aver risvegliato in noi quella dimensione mistica che pensavamo smarrita e di averci suscitato l’incontenibile necessità di pregare Iddio!

 

 

 

 

 

 

             AVVILENTE LA RAPPRESENTANZA DELLA NOSTRA PROVINCIA

 

L’esito delle elezioni politiche apre degli scenari inquietanti per quel che riguarda la governabilità del nostro Paese, ma nel contempo delle possibili prospettive di cambiamento, se lo schieramento politico, che in questo momento incarna la volontà di rinnovamento, saprà sfruttare al meglio il largo consenso popolare che ha ottenuto. Il risultato di queste elezioni ci induce, ovviamente, a fare più di una considerazione. La prima riguarda, ed è ovvio, la grande affermazione del Movimento Cinque Stelle. In occasione delle ultime regionali che hanno portato alla vittoria di Crocetta, non siamo stati benevoli col Movimento di Beppe Grillo, in quanto, pur riconoscendo la validità delle sue critiche ad una classe politica in gran parte imbelle e corrotta, non riuscivamo a scorgere, negli esponenti di questo Movimento, un’adeguata preparazione per affrontare una realtà così aggrovigliata e complessa come quella siciliana e perché stentavamo a trovare in tale Movimento delle proposte politiche di elevato spessore. Pur ritenendo che questi limiti permangano, dobbiamo però prendere atto che talune decisioni  non vanno sottovalutate: quella di lasciare nelle casse della regione siciliana gran parte degli emolumenti percepiti dai deputati, il distacco che i suoi esponenti dimostrano verso prebende e poltrone; la volontà, più volte espressa, di andare in Parlamento – promettendo fin d’ora di dimezzare i loro stipendi e di dare indietro i rimborsi elettorali -  con l’obiettivo di mettere alle corde la “casta”. Intendiamo dire che si tratta di persone che dimostrano in modo inequivocabile la volontà di voler ripulire questo Paese. La situazione, forse, è meno tragica di quanto adesso ci appaia: la coalizione di centro sinistra, seppure con uno scarto ridottissimo, ha vinto queste elezioni e pertanto sembra inevitabile che Napolitano affidi a Bersani l’incarico, difficilissimo, di provare a dare un governo al Paese. Giacché è irrealistico pensare che Grillo possa avviare un dialogo con Monti e utopistico credere che possa instaurarlo con Berlusconi, è probabile che i grillini possano votare la fiducia a un governo Bersani, naturalmente con precise e chiare condizioni. Grillo sa bene che questo è l’unico modo per essere l’arbitro indiscusso della nostra politica nazionale. In questo modo, assicurerebbe la governabilità al Paese e guadagnerebbe un’ulteriore credibilità, evitando di portare l’Italia nel baratro di una nuova consultazione elettorale e nello stesso tempo costringerebbe il centro sinistra ad avviare, finalmente, una stagione nuova in questo martoriato Paese, con una serie di provvedimenti che gli ridiano la dignità perduta e con delle riforme che possano cambiare dalle fondamenta questa Repubblica, per troppo tempo ostaggio di una casta corrotta e autoreferenziale. Il centro sinistra sarebbe condizionato da Grillo, ce ne rendiamo conto, ma così facendo non si lascerebbe scappare l’occasione di passare alla storia come la coalizione di governo che ha cambiato l’Italia. Staremo a vedere! Un dato certamente positivo è costituito dal fatto che circa la metà degli italiani (se consideriamo le percentuali ottenute da Grillo e quelle relative all’astensionismo) – e questo è un fatto mai prima accaduto – ha espresso, ed era ora, una chiara e durissima protesta contro questa classe politica che ha ridotto l’Italia ad un vero e proprio letamaio. Autentiche cariatidi della politica nazionale sono state messe alla porta: dall’opportunista Fini, che ha tradito i suoi ideali e svenduto un patrimonio di valori per occupare poltrone e accumulare potere, ad Antonio Di Pietro, che ha utilizzato la sua fama di integerrimo magistrato per intraprendere la più redditizia carriera di politicante, al democristiano Casini, che siederà ancora a Montecitorio, ma con la consapevolezza di essere politicamente finito. Tutto ciò è certamente di buon auspicio per un graduale e, speriamo, inesorabile tramonto di una congrega di politicanti senza scrupoli che ha distrutto l’Italia. Ci auguriamo che, se dovesse accadere ciò che abbiamo detto, e si dovesse formare, dunque, un governo stabile e duraturo, si possa immediatamente mettere in soffitta questa legge elettorale – partorita dalla mente di quel fine “statista” che risponde al nome di Calderoni – voluta dalla Lega, per assicurarsi un congruo numero di senatori, considerando il peso di due regioni decisive per il Senato, come il Veneto e la Lombardia. Una legge che priva gli italiani di votare i candidati e che condanna il nostro Paese alla ingovernabilità. Un dato preoccupante, invece, è rappresentato dal fatto che milioni di nostri concittadini  hanno  dato il loro voto ad un partito che ha come leader un imbonitore, un venditore di fumo e di false promesse, che da vent’anni continua a turlupinare questo Paese al solo scopo di salvaguardare i propri interessi. Ovviamente, non stiamo stigmatizzando gli elettori del PDL per aver votato questo partito – ci mancherebbe – ma per averlo votato nonostante  alla sua guida vi sia un personaggio politicamente spregiudicato e moralmente assai discutibile. Per quanto riguarda la nostra provincia, infine, si è registrata anche qui la forte affermazione del Movimento Cinque Stelle, che è risultato il primo partito; il PD, rispetto alle politiche del 2008, è in evidente calo di consensi, passando dal 28% al 20%; il PDL crolla rispetto alle precedenti politiche, scendendo dal 43% al 22%. La situazione è avvilente per quanto riguarda la rappresentanza parlamentare della nostra provincia. Andranno a Roma: Venera Padua del PD, già consigliere provinciale, che non ci pare abbia mai brillato per le sue eccelse doti politiche; la giovane ma inesperta Marialucia Lorefice del Movimento Cinque Stelle; Giovanni Mauro (PDL), già presidente della Provincia, perfetto rappresentante di quella  politica che ci auguriamo possa  essere seppellita per sempre; Nino Minardo (PDL), riconfermato, nonostante in questi anni abbia abbondantemente  dimostrato di essere politicamente insignificante e inefficace. Insomma, la nostra Provincia, corre il serio rischio di essere ancor più emarginata e penalizzata di quanto già non sia.

 

 

Marzo 2013

 

                 L’Ospedale “Maggiore” di Modica, come quasi tutti i nosocomi siciliani,
                                                mette a dura prova la pazienza dei pazienti

                    
                                 NON E’ SOLTANTO  UNA QUESTIONE  DI  SOLDI !

 

La sanità pubblica, lo sappiamo, è al collasso da troppo tempo, perché gestita in maniera ragionieristica, perché colpevolmente trascurata, così come sta accadendo da anni nel settore della pubblica istruzione;  in entrambi i casi, infatti, si è guardato  con maggiore attenzione al privato, creando situazioni di discriminazione sociale, che sono destabilizzanti sotto il profilo politico e sociale e deprecabili dal punto di vista morale. Quella siciliana, poi, vive da sempre in una condizione per taluni aspetti simile a quella dei paesi del terzo mondo, anche per i tagli imposti dalla Regione,  che hanno penalizzato gli ospedali di tutta l’Isola e pertanto anche quello di Modica.

In questo caso, tuttavia, non mancano le responsabilità della  classe politica locale, nella fattispecie per il mancato finanziamento del nuovo pronto soccorso. L’Amministrazione Buscema, ancora una volta, si è distinta  per la sua “straordinaria efficienza”: si è perso un finanziamento perché la necessaria documentazione è stata presentata all’ultimo momento, e poiché, come se non bastasse, i documenti erano anche incompleti, non si è ovviamente fatto in tempo a ripresentare l’istanza. Dinanzi a tanta incapacità amministrativa, il Sindaco invita la stampa a non generare allarmismi. La vicenda ci ricorda tanto quella riguardante l’inquinamento dell’acqua tra Marina di Modica e Sampieri : anche in quella occasione Buscema diede alla stampa lo stesso consiglio e le cose sono poi andate come tutti sappiamo!

E intanto, i disservizi al pronto soccorso, e non solo, come vedremo, continuano: si pensi al caso della signora ottantacinquenne che ha dovuto attendere molte, troppe ore, prima di ricevere assistenza o al caso, recentissimo, di una signora entrata al pronto soccorso alle 11 per uscirne alle 17.30! Per non dire dei  disagi, ormai endemici, patiti dagli utenti nel momento in cui devono misurarsi coi tempi biblici delle prenotazioni per esami e visite specialistiche, per cui può accadere, come è accaduto, che un anziano signore dopo ben otto mesi non ha ancora ricevuto l’apparecchio acustico prenotato nel luglio dello scorso anno! A tal proposito, abbiamo potuto personalmente constatare l’amarezza, il disappunto e l’indignazione di un nostro conoscente, Carmine Longobardi – volentieri accettiamo la sua richiesta di rendere note le sue generalità – insegnante ormai in pensione, che da qualche tempo deve sottoporsi a visite fisiatriche e successiva fisioterapia.  Trascorsi sei mesi dalla data di prenotazione, si è recato presso il nosocomio modicano per la consueta visita fisiatrica e, visto che gli era stato diagnosticato un peggioramento della patologia, al momento di effettuare la nuova prenotazione è rimasto sbigottito  nell’apprendere che la nuova visita gli era stata prenotata per il prossimo mese di novembre: tra nove mesi! Comprendiamo perfettamente, dunque, il suo sdegno e quello di tanti nostri concittadini che quotidianamente sono costretti a confrontarsi con tanta inefficienza e altrettanta superficialità.

 Non sappiamo se questo nostro conoscente abbia o meno le possibilità economiche per recarsi presso una struttura privata: se le ha,  è comunque indecoroso che un pensionato debba spendere i suoi soldi per vedere garantito il suo sacrosanto diritto ad avere delle cure mediche; se no le ha, è immorale che dovrà convivere col dolore per ben nove mesi! Il motivo per cui accadono simili episodi di inciviltà è certamente legato a questioni di ordine finanziario, che  dipendono, a loro volta, da decenni di mala politica che hanno caratterizzato la nostra Regione, dove le priorità sono state ben altre: salvaguardare  interessi personali e di partito, sperperare il denaro pubblico, fare affari con la malavita organizzata, sistemare parenti, amici e amici degli amici.  Ma non è soltanto questione di soldi.

Al di là di questo, c’è una causa ben più profonda e difficilmente eliminabile: è la disumanizzazione della professione medica! I problemi non sono infatti legati soltanto a questioni economiche e amministrative: il guaio è che ci sono troppi medici che non posseggono le doti umane per prendersi cura dei pazienti in maniera premurosa e che in troppi ospedali l’ammalato non è considerato un paziente ma  un cliente, un numero e non una persona che vive un momento di disagio non soltanto fisico ma anche psichico e che per tale motivo dovrebbe essere trattato con riguardo, gentilezza e umana comprensione. In alcuni ospedali del nostro sventurato  Paese, e forse anche in qualcuno della nostra provincia – aspettiamo ovviamente l’esito di un procedimento in corso per affermarlo con certezza - talvolta, sono stati addirittura eseguiti interventi chirurgici non necessari – a volte inventando persino la patologia – ai soli fini di ottenere rimborsi di natura economica: una bassezza umana e morale che si commenta da sola!

Non intendiamo, naturalmente, criminalizzare un’intera categoria. Abbiamo conosciuto e conosciamo medici che svolgono con dedizione e competenza la loro professione, ma sono troppi che l’hanno intrapresa perché attratti dall’auto di lusso, dal superattico, dalla mega villa e dal consistente conto in banca. Un medico non può svolgere la sua professione con umanità se non ha piena consapevolezza della sacralità del suo lavoro: l’aspetto inquietante sta nel fatto che oggi questa è l’eccezione e non la regola! Destinare maggiori risorse alla sanità pubblica è condizione necessaria per migliorarne le prestazioni ma non ne è condizione sufficiente. Anche per eliminare lo scandalo delle bibliche attese per effettuare una visita specialistica è necessaria quella che noi definiamo una “rivoluzione etica”: oltre ai necessari finanziamenti, infatti, è necessaria la piena adesione ai valori della solidarietà e dell’altruismo.

Per quale motivo quei cittadini che ne hanno veramente bisogno non possono effettuare una visita urgente anche il sabato e la domenica? Se la salvaguardia del fine settimana è più importante dell’umana sofferenza,  dobbiamo dedurre  che oltre alla malattia fisica dei pazienti siamo in presenza della malattia morale di gran parte della classe medica e della sanità in generale. Una giusta turnazione, anche nei giorni prefestivi e festivi, forse potrebbe, non diciamo risolvere, ma quanto meno contribuire a rendere la situazione meno drammatica di quanto già non sia.  Forse così facendo si eliminerebbe dalla mente di tanti cittadini il più inquietante dubbio sulla sanità pubblica italiana: noi non sappiamo, ovviamente, se tale dubbio sia fondato, ma è sicuro che dinanzi a tempi di attesa così lunghi, ai pazienti non resta, troppo spesso, che recarsi presso le strutture private ove – con il contanti in mano – ogni prestazione diventa miracolosamente immediata!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aprile 2013

 

 

DALLA CITTA’ MARKETING ALLA CITTA’ MISTICA

 

Comprendiamo il rammarico di don Antonio Forgione, parroco di Santa Maria di Betlem, per l’indifferenza mostrata dalle Istituzioni cittadine nei confronti di una delle più antiche e più note tradizioni della religiosità popolare dell’antica capitale della Contea:  ci riferiamo, ovviamente, alla “Madonna vasa vasa”. Se non fosse stato, infatti, per la generosità di un privato, che si è fatto carico di pagare la banda musicale, quest’anno il tradizionale rito della domenica di Pasqua si sarebbe svolto  in un triste e surreale silenzio; ricordiamo, tra l’altro, che a sostenere le altre spese, anche quest’anno, ha provveduto la sola comunità parrocchiale di Santa Maria. Già lo scorso anno, il Parroco, conscio delle difficoltà economiche cui sarebbe andato incontro per organizzare l’evento, aveva cercato di sensibilizzare i suoi concittadini con l’iniziativa “dona 1 euro per la Madonna vasa vasa”, ma i soldi raccolti furono insufficienti e fu la Provincia a farsi carico dei festeggiamenti. Quest’anno è andata ancora peggio, tra l’imbarazzante silenzio di Palazzo San Domenico e la sconfortante indifferenza della cittadinanza.

Per quanto riguarda le manchevolezze dell’Amministrazione comunale ormai non riusciamo più nemmeno a stupirci, considerato che troppe volte non si è dimostrata all’altezza dei problemi che è stata chiamata ad affrontare: un’Amministrazione che è rimasta intrappolata nelle sabbie mobili che essa stessa ha generato nel momento stesso in cui si è insediata; un’Amministrazione nata da un compromesso che ne ha sempre limitato l’azione e le ha impedito di fare uscire la città dal tunnel in cui l’aveva condotta l’Amministrazione Torchi. Certo non può lasciare indifferenti il fatto che una delle tradizioni religiose simbolo della città sia stata abbandonata al proprio destino proprio mentre la poltrona più alta di Palazzo San Domenico è occupata da un Sindaco dichiaratamente cattolico e che non ha mai fatto mistero di esserlo, anzi lo ha ribadito ogni qualvolta se ne è presentata l’occasione.

Purtroppo, in questi ultimi anni, nella nostra città, ha soffiato e soffia un vento che non ci convince pienamente: è quello di un modo di intendere il Cattolicesimo che ha certamente dei pregi, ma che talvolta li vanifica, quando si mostra prigioniero di una visione univoca della fede. Che la chiesa debba avere lo sguardo rivolto ai poveri, agli emarginati e agli ultimi non è ovviamente in discussione e difatti noi apprezziamo e stimiamo coloro che vivono la fede nella dimensione dell’altruismo e della solidarietà, ma tutto ciò non può essere in alcun modo considerato esaustivo. Prima ancora di guardare al sociale e alla politica, la Chiesa ha un compito che mai dev’essere sottovalutato perché è quello che la rende tale: parliamo del suo fondamento kerigmatico. Essa è infatti chiamata ad annunciare al mondo la buona notizia, ovvero la salvezza in Gesù Cristo. La chiesa è inoltre carismatica e pertanto ciascuno è chiamato a vivere la fede in base ai doni ricevuti: se pensassimo che Cristo si può incontrare soltanto negli ultimi, renderemmo inutili la preghiera, la spiritualità, l’evangelizzazione ed ogni forma di autentico misticismo. Temiamo che l’indifferenza mostrata dall’Amministrazione comunale verso il rito della Madonna vasa vasa possa essere stata determinata da questa unilaterale visione “sociale” del Cristianesimo, alla quale, se non andiamo errati, il nostro Sindaco ci pare particolarmente sensibile.

E’ assai grave snobbare le espressioni popolari della religiosità cattolica;  è ovvio che la fede non può e non deve esaurirsi negli aspetti folcloristici della religiosità, ci mancherebbe, ma questa  va custodita, non soltanto per motivi di ordine storico – le tradizioni fanno parte dell’ethos di un popolo e contribuiscono a forgiarne e a mantenerne l’identità – ma anche per motivi meramente religiosi: il credente, infatti, non può tralasciare la considerazione che Dio parla agli uomini nei modi e nelle forme che Lui decide, per cui può anche servirsi  di un rito come quello della Madonna vasa vasa per toccare il cuore di un uomo e convertirlo. Almeno che non  si sia talmente presuntuosi da ritenere di  sapere quale sia il modo migliore in cui Cristo può manifestarsi agli  uomini. Se in questa vicenda è condannabile l’atteggiamento dell’Amministrazione cittadina, è parimenti esecrabile il disinteresse dei modicani, anche se eravamo da tempo consapevoli che prima o poi questa indifferenza si sarebbe manifestata.

Non abbiamo intenzione di ripetere ciò che sosteniamo da una decina d’anni, per cui proviamo a sintetizzare le nostre argomentazioni. Modica è cambiata, ma non in senso positivo, secondo lo slogan assillante tanto caro all’ex sindaco Torchi, ma è cambiata nel senso che ha smarrito la sua identità: la grande laboriosità, la profonda religiosità e l’atavica gentilezza, un tempo tratti peculiari della sua gente, stanno pian piano scomparendo, inghiottite dalle fauci di un benessere non sempre costruito col sudore della fronte e quasi sempre volgarmente ostentato; di una concezione materialistica della vita che guarda all’avere e non all’essere, in cui il valore della persona è sancito dall’auto di lusso, dalla marca del cellulare e dall’abito firmato; e, infine, di una dilagante maleducazione e di una indisponente  arroganza, facilmente riscontrabili nel traffico automobilistico, negli ambienti di lavoro, negli uffici pubblici. 

Una città, Modica, defraudata della sua anima più autentica, per essere trasformata nella tristemente nota città marketing. Sotto questo aspetto, i danni provocati dall’Amministrazione Torchi sono stati veramente ingenti. E’ stato quello, infatti,  il periodo del proliferare di banche e centri commerciali, della cementificazione della città; il periodo in cui un noto imprenditore locale, a proposito delle “Vacanze di Natale 2006”, affermava soddisfatto:  “ Grazie alla lungimiranza e alla capacità dei commercianti oggi la città si è aggiudicata il primato di città dello shopping”, mentre l’anno precedente, in occasione di Eurochocolate, Eugenio Guarducci aveva definito Torchi “un uomo marketing”! Sono stati quelli gli anni delle sagre, delle fiere e delle colossali fesserie: basti pensare alla squallida volgarità del chococircus, della donna cannolo, del chococlown e della domatrice dei pasticceri: indegne liturgie  in onore del dio denaro.

“La città di Campailla, Poidomani, Floridia e Ottaviano – scrivemmo in occasione di tali banalità – la città delle cento chiese, ridotta a una città marketing: gelida e senza un alito di vita. Si pensi, dunque, quale credibilità possa avere, per noi, la dichiarazione di Torchi – l’ennesima, in questo periodo preelettorale – sulla indifferenza delle Istituzioni nei confronti della tradizionale Madonna vasa vasa, in occasione della recente Pasqua. L’ex Sindaco ha infatti dichiarato: “ Da Palazzo San Domenico solo silenzi imbarazzati e timide scuse, certamente insufficienti per giustificare l’incapacità a custodire, esaltare e tramandare una delle esperienze mistiche, ma anche turistiche – e te pareva ! (n.d.r.) – più virtuose del territorio”. Lo diciamo con chiarezza: le esternazioni di Torchi non ci interessano, ma questa volta ce ne occupiamo perché abbiamo il timore che possano preludere ad una sua eventuale ricandidatura. A rendere meno drammatica la nostra preoccupazione è  il fatto che l’ex sindaco pare abbia compiuto un percorso sicuramente virtuoso: dalla città marketing alla città mistica!

 

 

Maggio 2013

                                                     L’ALBA DI UNA NUOVA ERA

                        Con il futuro Sindaco di Modica, chiunque esso sia, si chiuderà, forse,

                                                     la parabola involutiva della nostra città

 

Nel nostro articolo pubblicato su Dialogo dello scorso mese di febbraio, riferendoci alle candidature di Carpentieri e Abbate a sindaco di Modica, avevamo invocato l’intervento di Dio per proteggere la nostra città da una simile sventura. Le ultime cronache riguardanti gli otto concittadini che si contenderanno la poltrona più alta di palazzo San Domenico e le grandi manovre dei partiti e delle liste civiche che li sostengono ci hanno convinto di quanto fosse inutile la nostra invocazione. E’ ovvio, infatti, che il Padreterno può tutto, ma giacché ha deciso di dare all’uomo la libertà di scegliere tra il bene e il male, non può certo impedirgli, poi, d’imboccare la strada dell’auto distruzione e dell’annientamento di sé.

Lo spettacolo che hanno offerto le forze politiche modicane in vista delle prossime amministrative, fino a pochi giorni dalla presentazione delle liste,  è stato di una pochezza ideologica avvilente e di una concezione della politica talmente bassa da rappresentare un’autentica vergogna agli occhi di chi ancora si ostina a credere che, nonostante tutto, potrebbe essere ancora possibile salvare la nostra città da un crollo definitivo e irreparabile. Abbiamo assistito, infatti, ad una sceneggiata indecorosa: alleanze che sono nate sul far della sera e si sono dileguate alle prime luci dell’alba; irriducibili avversari che si sono riscoperti alleati nel comune obiettivo di poter poi procedere ad una equa spartizione della torta. Lo spettacolo è stato reso ancora più sconfortante dal fatto che questo teatrino ha offerto ed offre visibilità alla variegata fauna che, come sempre in questi casi, abbaia e ulula, nella speranza di conquistare l’ambita preda. Cafoni, ignoranti, disoccupati e falliti sono pronti ad assaltare la diligenza, pronti a salire sul carro del vincitore e soprattutto a conquistare il bottino, e dimenticare, per qualche anno, la miseria morale e la povertà intellettuale dalle quali provengono.

Si tratta dei soliti galoppini che vivono nella speranza che il loro candidato sindaco ce la faccia e possa far cadere dalla mensa le briciole che essi raccoglieranno con deferenza e gratitudine. Tutto ciò è la conseguenza di decenni di cattiva politica e di pessima amministrazione. Ci sarebbe da ridire se non fosse in gioco il destino della nostra città: l’ilarità nasce dallo spettacolo esilarante che è stato offerto dai partiti e dalle tante liste civiche che affollano il teatrino della politica modicana. Il Megafono, che ha la presunzione di ritenersi l’artefice di una svolta politica in Sicilia, ha dimostrato, a Modica, di essere il più fedele interprete delle squallide manovre elettorali della peggiore Democrazia Cristiana: prima ha giurato amore eterno al candidato del PD, poi ha virato in direzione di Carpentieri, quindi si è dichiarato ancora una volta fedele a Giurdanella e al Partito Democratico, e infine è tornato ad amoreggiare con Carpentieri.

Dietro questa altalena di amori sbocciati, traditi, finiti e poi ricominciati abbiamo intravisto le sembianze di Nello Dipasquale.   Il maggiore responsabile della selvaggia cementificazione di Ragusa, e che traghettando dalla destra alla sinistra ha guadagnato una poltrona a palazzo d’Orleans, garantendogli l’appoggio del suo movimento mira a far convergere su Mommo Carpentieri i voti di Territorio e quelli del Megafono. Della serie: il primo amore non si scorda mai! Carpentieri e Dipasquale, che hanno ormai intrapreso strade diverse, si ritrovano dunque insieme, accomunati dal fatto di aver percorso, in passato, un tratto di strada in comune sotto l’ala protettiva del burattinaio di Arcore. Il PDL, come si sa, ha   candidato  Giovanni Migliore, che ci risulta essere

una brava persona, ma abbiamo la netta sensazione che questa candidatura sia solo di facciata e serva soltanto ad incrementare i voti del partito che probabilmente arriveranno da altri bacini elettorali. Non ci sembra infatti che il PDL si stia impegnando come dovrebbe per sostenere il suo candidato in questa non facile campagna elettorale. Quali siano le reali intenzioni del PDL e di Nino Minardo per il momento riusciamo solo ad intuirle.

Per quanto riguarda la lista ConTeA Modica, al di là della banalità del nome,  riteniamo che Marisa Giunta, probabilmente in modo inconsapevole, stia facendo il gioco di qualcun altro. Se così è, sarà salva la sua buona fede; ma resta assai discutibile il fatto che si sia presentata alla città come rappresentante di una nuova politica: se non andiamo errati la Giunta ha militato in Forza Italia, poi nell’UDC e alle recenti elezioni politiche è stata candidata con la lista Monti.  Non riusciamo davvero a capire come Marisa Giunta possa scagliarsi, ora, contro “le logiche conservative del potere”, possa parlare della “risoluzione dei problemi della gente” e  presentarsi come portatrice di un “progetto di governo e non di un progetto di potere”.

E’ inevitabile,  avendo militato nei partiti che abbiamo ricordato e che esprimono un modo di intendere la politica opposto a quello cui ora lei dice di volersi ispirare, che nasca spontanea la domanda: quando vi ha militato  o ne ha accettato le logiche o non si è accorta di nulla. In un caso o nell’altro, dimostra di non avere le carte in regola per poter essere un buon Sindaco.

 Migliore, Giunta, Carpentieri e Abbate, al di là della contrapposizione elettorale, costituiscono un blocco politico omogeneo, ed è questo che ci preoccupa. Speriamo che i nostri concittadini capiscano  il perché della nostra inquietudine!

La lista Libera Modica che sostiene Simona Pitino è soltanto uno specchietto per le allodole. Si tratta di Sinistra, Ecologia e Libertà che si presenta agli elettori indossando un abito diverso: ci sembra una delle tante liste “civetta” che hanno il solo scopo di tirare la volata al partito di riferimento.  Per dovere di cronaca non possiamo non ricordare, infine, le candidature di  Corrado Cugno (Forconi) e Andrea Sansone (Movimento 5 Stelle).

Non possiamo non sottolineare, poi, il fatto che anche questa campagna elettorale è condita con le solite, inutili e demagogiche frasi: l’immancabile e ormai nauseante “per il bene della città”, e poi la trasparenza, lo sviluppo, la solidarietà, e chi più ne ha più ne metta.

Vogliamo, a questo punto, sottoporre ai nostri Lettori due osservazioni. La prima: un dato che ha caratterizzato lo spettacolo che sta andando in scena è stato quello di provare a realizzare delle convergenze – ormai si dice “fare sintesi”, e non c’è politicante o scribacchino che in questo periodo, a Modica, non si esprima in tal modo -  tra diverse forze politiche, a condizione però che qualcuno facesse un passo indietro. Si pensi, ad esempio, al PD, che  ha dichiarato, qualche tempo fa, di essere  disposto ad allearsi con l’UDC che sostiene Abbate e con le liste civiche che appoggiano Carpentieri, a condizione che questi due avessero rinunciato alla competizione: ma chi può ragionevolmente pensare che queste forze politiche avessero potuto fare questo soltanto per beneficienza? La conclusione non può che essere una: si faccia un passo indietro adesso, per avere una ricompensa dopo. Tutti insieme appassionatamente! A Modica come a Roma, un bell’inciucio non si nega a nessuno.  E tal proposito, non si può certo restare indifferenti dinanzi al connubio contro natura che vede sulla stessa barca Mommo Carpentieri e due esponenti del vecchio PCI modicano, come Uccio Barone e Franco Di Martino. E’ vero che gli steccati ideologici sono crollati – purtroppo, aggiungiamo noi – ma c’è un limite a tutto!

La seconda considerazione è ancora più allarmante della prima. Abbiamo la sensazione che anche stavolta a Modica non ci si stia rendendo conto che ci sono delle forze economiche, più o meno occulte, che, come sempre, hanno in mano la regia della messinscena che è in atto e che hanno già deciso chi siederà a palazzo San Domenico, mentre i modicani continueranno ancora a credere, per dabbenaggine o per convenienza, di vivere in Democrazia.

Per tale motivo riteniamo che la situazione della nostra città sembra essere senza speranza, almeno che non si verifichi ciò che da tempo auspichiamo. Come in natura ogni elemento si genera dal suo contrario, può accadere, talvolta, che tale dialettica caratterizzi anche l’andamento storico e politico di una società. Il prossimo sindaco di Modica, a causa di molteplici motivi sui quali più di una volta ci siamo soffermati, non potrà che essere, chiunque esso sia, il simbolo della decadenza di Modica, che sempre più sarà  avvolta dalle tenebre dell’ignoranza, della volgarità e della mediocrità. Solo a quel punto, quando il buio avrà oscurato ogni via ed ogni vicolo della nostra città, dall’oscurità potrà nascere un raggio di sole e la notte potrà essere rischiarata dall’aurora: solo allora potrà sorgere la luce, per troppo tempo sepolta sotto la coltre della nostra poca lungimiranza e della nostra umana follia. E’ dal fondo della valle che dovrà iniziare la scalata per ritornare sulla vetta. Come tutto ciò potrà accadere non lo sappiamo, ma nutriamo la fondata speranza che avverrà, perché il tramonto di un’epoca preannuncia sempre l’alba di una nuova era.

 

 

 

 

Ottobre 2103

                                            

 

                                                       DELUDENTE  L’ AVVIO

 La nostra città non potrà cambiare finché i modicani saranno sudditi e non cittadini

 

Da quattro mesi Ignazio Abbate è Sindaco di Modica, e, così come avevamo previsto, non ci sembra che in questo tempo abbia posto le condizioni per garantire alla città un futuro in cui possa finalmente emergere dalla mediocrità politica e culturale in cui è precipitata negli ultimi decenni ed in particolare con le due ultime Amministrazioni. Sappiamo, ovviamente, che in pochi mesi non si può cambiare il volto amministrativo o urbanistico di una città, ma le modalità con cui questa Amministrazione  ha agito finora non lasciano, purtroppo, presagire nulla di buono. Su Abbate avevamo già espresso le nostre perplessità su questo stesso giornale (febbraio 2013)  che scaturivano dalla valutazione delle sue tante esternazioni durante la campagna elettorale. Troppo evidente la ristrettezza del suo orizzonte politico, estremamente banale la riproposizione dei soliti luoghi comuni di quella politica fatta di slogan e priva di validi contenuti.

Si pensi, ad esempio, alla ovvietà di questa considerazione: “la rivalutazione del centro storico non può non passare attraverso la garanzia di sopravvivenza dei negozi” o alla stupefacente idea delle panchine che ricordino la forma del tipico cioccolato modicano!  In questi pochi mesi da Sindaco ha dimostrato, talvolta,  di essere animato da buona volontà, ma questa, da sola, non può bastare per farne un buon Sindaco, anche se con la scusante del poco tempo ancora trascorso. Per quanto giovane e volenteroso, egli è comunque un esponente della vecchia politica, basti pensare al partito che lo ha candidato e fatto eleggere: il partito degli indagati e dei condannati e in Sicilia troppe volte connivente col malaffare; l’erede della Democrazia  Cristiana, ovvero di quel partito che più d’ogni altro ha determinato i guasti politici e le vergogne morali del nostro Paese.

 In questi  mesi, Sindaco e Giunta  hanno mostrato di essere poco preparati, dal punto di vista politico e amministrativo, a guidare una città come Modica, dimostrando pressappochismo, contraddizioni, sostenendo troppo spesso delle tesi assai banali sotto il profilo amministrativo; governando la città con una concezione del potere assai spesso accentratrice,  che ha portato questa Amministrazione ad assumere delle decisioni assai discutibili e che probabilmente renderanno ancora più basso il profilo politico di questa città, già gravemente compromesso dalle due precedenti Amministrazioni. Ancora in preda, forse, all’euforia legata alla vittoria elettorale,  il Sindaco ci sembra, troppo spesso, vittima di una deleteria forma di egocentrismo politico, che gli fa commettere degli errori di natura istituzionale assai gravi.

Per ben due mesi il Consiglio Comunale non si è riunito, perché l’Amministrazione Abbate non ha prodotto atti da passare al civico consesso. Come sottolineato da alcuni consiglieri, si avverte la sensazione che questa Amministrazione eviti il rapporto con la civica assise, e, difatti, si è dovuto attendere il mese di ottobre perché il consiglio comunale venisse finalmente convocato per discutere le diverse interrogazioni presentate dall’opposizione. Si avverte, da parte del Sindaco e della sua Giunta,  una fastidiosa supponenza politica,  testimoniata, tra l’altro, dal comportamento che è stato  assunto nei confronti della Fondazione del Teatro Garibaldi: un atteggiamento che ha provocato le dimissioni di una persona autorevole e capace come Giorgio Pace, sovrintendente della Fondazione. Le sue dimissioni erano scontate, non potendo questi accettare la mancanza di un confronto, che il Sindaco ha deciso di evitare. Un pressappochismo che fa paura: un modo di intendere i rapporti tra politica e istituzioni culturali che lascia intravvedere una grave incapacità nel saper tessere relazioni democratiche e costruttive tra il palazzo e la società civile.

La stessa arroganza politica che ha determinato le dimissioni del presidente del Modica calcio Piero Cundari, del vice presidente Eugenio Abramo e del direttore generale Concetto Camelia, dimissioni  che diventeranno esecutive il prossimo 15 novembre: da quel momento, grazie al signor Sindaco, il Modica calcio non avrà più un gruppo dirigente, e la Società correrà il serio pericolo di essere radiata. “ Al Sindaco avevamo chiesto – ha dichiarato Cundari – di starci vicino, una vicinanza istituzionale fondamentale se si voleva creare in città, tra la cittadinanza, l’humus ideale su cui costruire una grande stagione, di aiutarci a risolvere gli immancabili problemi che possono esserci durante la stagione”. Ciò veniva ribadito nell’incontro del 26 settembre, a palazzo San Domenico, tra la delegazione del Modica calcio e l’Amministrazione Comunale, rappresentata dal Sindaco e dall’Assessore allo sport e “in quella occasione – prosegue Cundari- ebbi modo di sottoporre tutta una serie di istanze indirizzate al sindaco e protocollate, istanze riguardanti la gestione del “Pietro Scollo” a cui non era stata data nessuna risposta”. Da allora il signor Sindaco non ha dato più notizie di sé alla Dirigenza della società calcistica della sua città, inducendola, col suo comportamento, a farsi da parte.

Credere che voltare pagina nel modo di amministrare una città significhi semplicemente indurre alle dimissioni coloro che hanno collaborato con l’Amministrazione precedente rivela una mediocrità politica che fa paura, e conferma quella ristrettezza del proprio orizzonte politico di cui parlavamo all’inizio di queste nostre considerazioni. Prima delle elezioni, ci affidammo, e lo scrivemmo,  alla benevolenza divina, perché evitasse la sventura che Abbate, o qualcun altro degli altri  candidati, diventasse Sindaco di Modica: il Padreterno ha ritenuto di non ascoltarci; evidentemente è questa la classe politica che la città merita!

Sulla decisione, poi, di utilizzare il teatro Garibaldi per celebrarvi matrimoni, con l’obolo di 500 euro da versare al Comune, meglio stendere un velo di pietoso silenzio. Modica non aveva certo bisogno di sperimentare delle cadute di stile così sgradevoli e grossolane, alle quali, purtroppo, riteniamo dovrà abituarsi, visto che il Sindaco, a proposito della manifestazione “Gustando Frigintini”, svoltasi lo scorso 28 settembre nella ridente frazione rurale, si è dichiarato soddisfatto che ad allietare la serata sia stato il catanese Brigantoni, le cui canzoni, come tutti sanno, si distinguono per l’elevato spessore della musica e soprattutto per la raffinatezza dei testi!

Per quel che concerne le contraddizioni, basti pensare alla decisione di stanziare quattromila euro per una rassegna di danza in un momento in cui troppi lavoratori non percepiscono lo stipendio da mesi: è deplorevole che il Sindaco non perda occasione per ricordare che le casse comunali sono vuote, che  affermi di voler far di tutto per garantire con puntualità il salario ai dipendenti diretti e indiretti dell’Ente, e poi trovi i quattrini, seppur modesti, per la danza! E’ un pessimo segnale dato alla cittadinanza, che rischia di collocare Abbate  sulla scia del suo collega di partito che, da sindaco, organizzava feste, sagre e fiere, incurante del fatto che intanto le casse comunali venivano prosciugate.  

Ci sembra poi alquanto demagogico il fatto che  si continui a parlare di isole ecologiche mentre le discariche abusive  proliferano inquinando l’aria e deturpando il paesaggio delle nostra campagna. E’ la solita storia che denunciamo da anni: non basta aver fatto la gavetta nelle segreterie politiche e nell’aula consiliare, non è sufficiente aver militato in partiti diversi e talvolta addirittura ideologicamente opposti per essere un buon amministratore della cosa pubblica. Occorrono certamente delle buone doti amministrative e politiche, ma non servono a nulla se non sono sostenute da una visione del mondo dalla quale possa scaturire un progetto serio e di ampio respiro, che consenta di tracciare i contorni di quale modello di città si vuole ri-costruire: senza questa si rimane sommersi nella palude di un’avvilente mediocrità politica.

Progettare la città vuol dire avere delle idee chiare su ciò che  si vuole e si può realizzare per incrementare gli spazi verdi, per abbattere definitivamente le barriere architettoniche, per incentivare il turismo, per dare slancio alla cultura, per creare spazi di aggregazione per i giovani e gli anziani. Occorre avere un progetto definito di come ridisegnare il tessuto urbanistico in una città – ci riferiamo naturalmente ai nuovi quartieri – che è stata soffocata dalla cementificazione e dalla costruzione di strade che sono un’offesa all’ intelligenza dei cittadini: anche alla nostra, che tecnici non siamo! E’ chiaro che dinanzi a queste considerazioni si rimane poi  basiti nell’apprendere che il Sindaco pensa alle panchine modellate sulla forma del cioccolato modicano e perda tempo a tagliare il nastro per inaugurare i servizi igienici adiacenti all’ex palazzo delle Poste – che tra l’altro rimangono chiusi proprio le domeniche e i giorni festivi – e si compiace della straordinaria  idea di far vestire da contadini i custodi dei cessi pubblici.

E, visto che siamo in argomento, forse sarebbe di gran lunga più opportuno che il Sindaco si preoccupasse di quei trecento alunni che al circolo didattico “Piano Gesù” sono costretti a convivere con un solo bagno: è dalla scorsa primavera che il Dirigente Scolastico ha inoltrato ai competenti uffici comunali una richiesta di intervento e nulla è stato ancora fatto. Come nulla si continua a fare per rendere vivibili e dignitosi quei lager, quali ormai sono diventate le case popolari di corso Pertini, di cui i politicanti modicani si ricordano soltanto nei periodi elettorali. Il contratto di quartiere è stato inspiegabilmente sospeso, tutto è stato bloccato e il cantiere lasciato irresponsabilmente aperto, con grave rischio per coloro che vi abitano.

Da troppi anni la città è amministrata con superficialità e incompetenza e non potrà resistere ancora per molto in questo stato. Il servilismo, l’ignoranza, l’opportunismo, il dilettantismo e l’improvvisazione la faranno sprofondare in un deprimente  anonimato. Nutriamo la speranza che dinanzi al desolante squallore della loro città in rovina, i modicani, finalmente, apriranno gli occhi e troveranno il coraggio di voltare veramente pagina, il che vuol dire comprendere che la rinascita della città non può avvenire finché sarà affidata nelle mani di uomini che si muovono all’interno di questo sistema marcio. Potranno anche essere onesti e capaci, ma la loro azione non servirà a nulla finché non si porranno al di là di tale sistema, finché continueranno a credere nella possibilità di poterlo migliorare, senza rendersi conto che l’unica possibilità che ci rimane di vivere in una società giusta, solidale e civile è quella di chiudere con un sistema politico ormai putrefatto.

Un sistema, come sosteneva Marcuse, che si ammanta di forme pluralistiche e democratiche, puramente illusorie, visto che le decisioni, in realtà, sono sempre nelle mani di pochi. E questo, purtroppo, accade anche nella nostra città, soffocata dagli intrecci perversi tra politica e potere economico. Oggi, è possibile rifondare lo Stato, soltanto partendo da una rifondazione delle città. Dobbiamo cominciare a pensare seriamente a una Modica diversa, governata in modo diverso da una classe politica profondamente diversa, che sia autenticamente antagonista nei confronti di questa politica che ha ridotto il nostro Paese ad un cumulo di macerie: ciò sarà possibile soltanto se ciascuno saprà riappropriarsi della propria dignità, votando in piena libertà di coscienza, libero, dunque, da quei condizionamenti e ricatti che finora lo hanno reso suddito e non cittadino!

 

 

 

Novembre 2013

 

 

                                            Anche Modica, come il resto del Paese,
                                  è vittima della demenziale esterofilia del popolo italiano               

                                                  MODICA AMERICANIZZATA


Anche quest’anno, nel giorno che ricorda i defunti, più di una volta mi son trovato a dovere aprire la porta di casa e osservare dei bambini mascherati che chiedevano dolci e caramelle ripetendo l’ormai celebre frase “dolcetto - scherzetto”. Confesso di averli mandati via, non prima, però, di aver loro ricordato che il 2 novembre è meglio fare silenzio e che questo è un modo per ricordare coloro che non ci sono più. Le mie parole, ovviamente, sono state dette in modo garbato e gentile, giacché non è certo colpa dei bambini se vanno in giro a dire sciocchezze e  a scimmiottare i loro coetanei americani. La festa di Hallowen è una tradizione di origine celtica poi diffusasi negli Stati Uniti d’America,  ma del tutto estranea alla nostra cultura.

 E’ una notte in cui si celebra il culto di zombi, streghe, scheletri e fantasmi, una notte illuminata da candele e da lanterne poste all’interno delle zucche: è il trionfo di tutto ciò che è macabro, oscuro e ignoto. Quando Modica, come il resto dell’Italia, non era stata ancora culturalmente devastata dalla ridicola consuetudine di definire reazionari coloro che  si ergevano a baluardo della tradizione, la ricorrenza dei defunti era per tutti “la festa dei morticini”: ma le due realtà non hanno davvero nulla in comune, essendo quella americana intrisa di suggestioni e riferimenti pagani e quella modicana, invece, profondamente legata alle nostre radici cristiane. Qui da noi, era festa solo per i bambini e non certo per gli adulti!

Cosa mai potrebbero avere in comune la notte degli zombi e delle streghe con la notte in cui i bambini andavano a dormire con la certezza che i loro nonni o bisnonni in quella stessa notte li avrebbero pensati: e quanta ansia di svegliarsi presto per scoprire i doni che avrebbero ricevuto! Un modo semplice e bellissimo di creare una comunione di affetti tra una generazione che non c’era più ed un’altra che si affacciava gioiosamente alla vita. In tutti questi anni il nostro Paese ha assimilato, in modo pedissequo, tutto ciò che è arrivato dall’altra sponda dell’Atlantico: dallo sfrenato individualismo (che trova la sua più becera esplicitazione nella celebre idiozia del self-made-man) all’esasperato e immorale consumismo, per non dire della colonizzazione linguistica alla quale ci siamo piegati senza nemmeno provare a reagire, privi come siamo di dignità e di orgoglio nazionale. Ovviamente, qui non si mette in discussione l’importanza che oggi riveste la conoscenza della lingua inglese e di quanto sia opportuno studiarla ed apprenderla, ma questo non ha nulla a che vedere con l’utilizzare continuamente termini inglesi mentre siamo in Italia e quando siamo in possesso della relativa “traduzione” nella nostra lingua.

 Mantenere in vita le tradizioni è certamente un’impresa che diventa sempre più ardua e difficile: che vadano perdendosi nelle realtà metropolitane è ormai inevitabile, ma che questo avvenga anche nelle piccole città di provincia, come la nostra, è veramente grave e preoccupante. Un popolo che dimentica il suo passato è un popolo senza futuro e ai bambini modicani il futuro lo si sta letteralmente rubando. E’ vero che ci sono lodevoli tentativi di preservare antichi riti e sane tradizioni – si pensi all’antico rito di “crisci ranni” – ma temiamo che questi tentativi  vadano a sbattere contro un muro di gomma, che è quello dell’ omologazione culturale, effetto di quel frutto avvelenato che si chiama globalizzazione. Assistiamo con grande amarezza alla diffusione di convinzioni e stili di vita – e su questo anche taluni politicanti che hanno amministrato la nostra città ne portano in parte la responsabilità – che stanno devastando la storia, le tradizioni, la religiosità – non importa se laica o rivolta alla trascendenza – di questa nostra città, sempre più smarrita nel torbido mare dell’arrivismo, dell’apparenza, del servilismo e del più volgare materialismo.  

E a proposito di volgarità, come si fa non ricordare quella che ormai emerge,  come un’onda inarrestabile, all’interno delle chiese – anche delle nostre, purtroppo – ogni qualvolta vi si celebra un funerale: quanta tristezza nell’osservare una massa di idioti, inconsapevoli dell’assurdità che stanno compiendo, visto che il battimani è da sempre manifestazione di giubilo e di entusiasmo! E quanta trivialità nello squarciare, con tale assordante rumore, la sacralità del silenzio, che andrebbe invece salvaguardata, per il rispetto dovuto a chi non c’è più e a coloro che hanno perso una persona cara. Modica sta vivendo un declino senza precedenti che è poi il declino dell’intero Paese. L’ansia del nuovo ad ogni costo, il prevalere dell’avere sull’essere, le famiglie che non sanno più interpretare il loro ruolo educativo, la scuola, che  deve resistere all’arroganza di un potere economico che tenta di asservirla sempre più ai suoi ripugnanti obiettivi, e che dunque non può svolgere in modo sereno ed efficace il suo compito che è quello di istruire ed educare le nuove generazioni: tutto ciò sta portando la nostra città ad alienarsi nel futile e nell’effimero.

La ricorrenza del 2 novembre dovrebbe  essere l’occasione per smettere di correre freneticamente verso il nulla e riflettere sul senso della vita, provando, magari, ad osservarla  da una prospettiva cosmica, per renderci conto di quanto siamo piccoli nella vastità dell’universo. Allora, forse, potremmo finalmente sorridere del nostro delirio di onnipotenza, dei nostri pregiudizi e di tutte quelle banalità che non ci permettono di guardare oltre la siepe del nostro stupido egocentrismo, che non ci consente  di vivere nella pace e nella solidarietà coi nostri simili. Sono questi i valori, unitamente a quelli della nostra tradizione e che ci hanno reso ciò che oggi siamo, che dovremmo trasmettere ai nostri figli, e invece, per colpa della nostra demenziale esterofilia, li lasciamo incamminare verso l’occulto e il grottesco, mandandoli in giro ad istupidirsi fra dolcetti e scherzetti!

 

 

 

 

 

Dicembre 2013

 

 

 

 

                                    LA  CONGREGA  DEI  FILANTROPI

“Tutti gli avvenimenti sono concatenati nel migliore dei mondi possibili: infatti se voi non fosse stato cacciato da un bel castello a calci nel sedere per amore della signorina Cunegonda, se l’Inquisizione non vi avesse preso, se non aveste percorso l’America a piedi, se non aveste infilzato il barone, se non aveste perso tutti i vostri montoni del buon paese dell’Eldorado, ora non sareste qui a mangiare cedri canditi e pistacchi”.

Questo è ciò che Pangloss, alla fine delle loro disavventure, disse a Candido. Ci è sembrato opportuno iniziare queste nostre riflessioni citando il finale della celebre opera di Voltaire, perché descrive in modo mirabile l’insana abitudine che talora gli uomini hanno di non voler guardare in faccia la realtà con obiettività e disincanto, o per distrazione o per interesse. Il celebre passo del Candido ci è venuto in mente dopo aver letto, su La Sicilia del 4 dicembre u.s., le dichiarazioni di Papè Rizzone, segretario cittadino dell’UDC, là dove egli, a proposito dell’attuale situazione politica modicana, afferma: “ Una ventata nuova soffia su Modica, un pluralismo di idee, nuovi progetti, una lucida programmazione…”.

Insomma, sembra che lo spirito di Leibniz stia esultando, perché finalmente “il migliore dei mondi possibili” si sta realizzando tra le stanze di Palazzo San Domenico e da lì si sta irradiando tra le strade e i vicoli dell’antica capitale della Contea. Leggendo le dichiarazioni di Rizzone avevamo pensato, dapprima, di aver capito male ed invece ci siamo poi resi conto, non senza stupore, che le avevamo correttamente interpretate. Ci chiediamo: ma il segretario cittadino dell’UDC conosce davvero la storia del partito cui appartiene? Ed in particolare, è a conoscenza di quanti danni, economici e morali, ha inferto soprattutto alla Sicilia con la sua sfilza di avvisati, indagati e condannati? Come può un partito come l’UDC, soprattutto quello siciliano, che non è in condizione di fare la morale ad alcuno, stigmatizzare, tramite il suo segretario cittadino, il fatto che a Modica vi sono aree edificabili mai censite, studi professionali adibiti ad abitazioni, grosse imprese e strutture ricettive che, se abbiamo ben capito le sue parole, in questi anni avrebbero evaso le tasse, e ancora, come ha recentemente dichiarato Abbate, 2300 fabbricati fantasma, occupazione abusiva di suolo pubblico e il 90% dei passo carrai che evadono il canone, violando “il principio di eguaglianza ed equità” di cui adesso, improvvisamente, l’UDC si riscopre difensore e paladino?

Noi non riusciamo a capire per quale arcano motivo questo partito – che in Sicilia “vanta” il maggior numero di politici corrotti e che viene da Rizzone santificato – non ha fatto nulla, in passato, nella nostra città, per eliminare tali iniquità: eppure, in questi ultimi anni, ha espresso un Sindaco, che ha anche amministrato  potendo contare, tra l’altro, sull’appoggio di un deputato nazionale del suo stesso partito, che a Modica ha avuto un notevole potere e una indiscussa influenza. La sindrome di Leibniz, chiamiamola così, sembra comunque dilagare nel partito di Cuffaro: ne risulta affetto anche Pinuccio Lavima, segretario provinciale del partito. Anche per lui, grazie all’UDC e ad Ignazio Abbate, stiamo vivendo nel paese dell’Eldorado. Leggiamo questo scampolo di prosa: “ Con il sindaco Ignazio Abbate abbiamo condiviso un progetto di rilancio della città e abbiamo posto le basi per la crescita di una nuova classe dirigente. Il tutto con un atteggiamento di privilegio verso la città, le famiglie, le imprese, i cittadini singoli e associati, rispetto agli interessi politici di partito che sono diventati secondari”.
Insomma, sembra che a Modica la classe politica attualmente al potere abbia cessato di essere una

casta e si sia trasformata in una congrega di filantropi!
Lavima parla di rinnovamento e non s’accorge che nel momento in cui attribuisce al suo partito una capacità totalizzante, l’intenzione di risolvere tutti i problemi della città e la capacità di sapere rivolgersi a tutte le sue categorie sociali ed economiche, sta di fatto celebrando il funerale di ogni rinnovamento e sta invece magnificando la vecchia politica, quella delle chiacchiere, delle promesse e dei soliti luoghi comuni. Parlare di rinnovamento a proposito dell’amministrazione Abbate è una corbelleria politica che si qualifica da sola. Del pressappochismo e delle contraddizioni di questa Giunta abbiamo già detto ed anche del profilo politico esageratamente accentratore di questo Sindaco, il quale ritiene, evidentemente, che il fatto di essere stato eletto direttamente dai cittadini lo autorizzi a snobbare l’opposizione – non lo diciamo noi ma gli esponenti della minoranza. Una opposizione – lo diciamo a scanso di equivoci – che a noi non piace per nulla, ma senza una equilibrata dialettica tra maggioranza e minoranza non c’è democrazia.

Ciò dimostra la validità di quel che abbiamo recentemente sostenuto: questo Sindaco, dal punto di vista politico, non è all’altezza del ruolo che ricopre, anche perché mostra una forma di egocentrismo politico che danneggia l’intera città. La vicenda del bilancio di previsione, ad esempio, è in tal senso illuminante. Egli ha infatti affermato che si tratta “di un bilancio esemplare, da inserire in una carpetta e lasciare negli armadi a modello, oltre che a futura memoria”. Un “bilancio esemplare” che ha inserito 4 milioni in più nel gettito di recupero dell’evasione e che pertanto, come nelle altre precedenti amministrazioni, fa affidamento su entrate assolutamente non sicure: non c’è che dire, un vero rinnovamento ! E che dire del ripristino delle indennità degli amministratori, un atto di cui, proprio di questi tempi in cui tutti siamo chiamati a fare sacrifici, non si sentiva davvero bisogno! E mentre nel “bilancio esemplare” si inseriscono entrate non certe, nel contempo non ci si preoccupa di contenere le spese, come dimostra la somma di 90 mila euro che in tre anni sarà elargita alla banda musicale cittadina. Non c’è che dire, l’Amministrazione Abbate sta veramente rendendo Modica il migliore dei mondi possibili, governando la città con equilibrio, lungimiranza e indiscussa competenza amministrativa!

A conferma di queste “eccelse” doti politiche, citiamo gli ultimi due esempi che ci vengono in mente. Il primo riguarda il provvedimento del Sindaco, il quale avrebbe deciso di vietare l’uso di piazza Matteotti, tranne nei periodi di campagna elettorale, per qualsiasi manifestazione a carattere politico e religioso. Dinanzi alle innumerevoli proteste che si sono levate dalla cittadinanza,  ha dichiarato che è stata la stampa ad aver travisato il suo pensiero e  che pertanto la polemica su piazza Matteotti è sterile ed inutile, in quanto il divieto riguarda soltanto il periodo delle prossime festività natalizie. La versione di Abbate non elimina però l’assurdità e la poca cautela della sua decisione: da sempre, infatti, la piazza è il luogo simbolo delle manifestazioni politiche, sociali e religiose della città, anche per la sua ampiezza e la posizione centrale che occupa.

Ancora una volta, il parere altrui viene sacrificato sull’altare di un “decisionismo” che appare inutile e inconcludente. Il secondo episodio ci riguarda da vicino: a proposito della ben nota vicenda dell’accorpamento del classico Campailla allo scientifico Galilei,  in relazione alla discussione effettuata sull’argomento, in occasione della quale la Giunta Comunale ha optato per il solo nome Campailla, il Sindaco ha dichiarato: “ Abbiamo scelto unanimemente di mantenere in vita un pezzo di storia modicana”. Anche qui pressappochismo e incompetenza politica: la Giunta, infatti, se le è richiesto, può formulare un parere sulla denominazione data all’Istituto, ma gli organi preposti a decidere  sono  altri,   e   non   certo  il  Sindaco  e  i  suoi assessori.    Come disse Schopenhauer, parafrasando Leibniz, il nostro è il peggiore dei mondi possibili, e questa categoria, purtroppo, da molti anni esprime realisticamente la situazione politica e culturale della nostra città. Con l’attuale Sindaco, Modica è probabilmente destinata a scendere ancora più in basso sotto il profilo politico e amministrativo. Sarebbe auspicabile, se si vuole evitare il baratro, che il Sindaco si rendesse conto che non si trova a palazzo Chigi ma a palazzo San Domenico e che l’essere stato votato dalla maggioranza dei cittadini non comporta assumere le sembianze dell’arbitro indiscusso che da solo dispone ogni cosa e decide su tutto. L’euforia per la vittoria elettorale sarebbe già dovuta passare da un pezzo: ci auguriamo che cominci a lavorare col solo obiettivo di porsi al servizio della sua città. Tra l’altro, adesso, per far questo sarà anche retribuito!

 

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