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2009-2010

 

 

Storia di Piero e d’Antonello.
Di come è stato bello da un peggiore vero passare a un re travicello?
(Dialogo gennaio 2009)

Margaritas ante porcos. Perché dar perle ai maiali?

(Dialogo febbraio 2009)

Noi, facili profeti delle reti dei poteri vieti e dei veti di professori analfabeti.

(Dialogo marzo 2009)

Giuseppe Brafa: non disgrazia ...omicidio!

(Dialogo aprile 2009)

Riusciranno a portare un Pirro davanti al giudice?

(Dialogo maggio 2009)

Il brodo primordiale della "delinquenza" politica modicana

(Dialogo giugno 2009)

Don Calogero modicano, l’Innominato e la confraternita dei "Fratelli ra quartaredda".

(Dialogo ottobre 2009)

La zizzania nel campo di grano modicano.

(Dialogo novembre 2009)

Siemu ne manu ri nuddu

(Dialogo dicembre 2009) 

Gli auguri di Don Calogero modicano

(Dialogo gennaio 2010)

Coraggio modicani domani sarà peggio

(Dialogo febbraio 2010)

La confraternita del crocefisso rosso

(Dialogo marzo 2010) 

Realizzeremo il gioco dell’oca modicano

(Dialogo aprile 2010)

E’ peggio un “Sindaco peggiore” oppure un “Sindaco insignificante”?

( Dialogo maggio 2010)

Sindaco: non bisogna avere paura del futuro! Modicani: amen.

(Dialogo giugno 2010

Bocca di Rosa racconta: Torchi ritorna e il bel tempo rimena?

(Dialogo ottobre 2010)

La sede del Pid: Ucciardone o Piano del Gesù?.

(Dialogo novembre 2010)

“Modica bene”: seconda puntata

(Dialogo dicembre 2010)

 

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Storia di Piero e d’Antonello.

Di come è stato bello da un peggiore vero passare a un re travicello?

 

Abbiamo letto l’intervento di Piero Torchi Lucifora nel quale, fra le altre cose, rimprovera ad Antonello Buscema di essere “immaturo” (corrierediragusa.it del 10 dicembre 2008).

Sembra che il delirio sia divenuto il modo con il quale i politiganti si manifestano e con cui le pulci, coi loro starnuti, tentano di surclassare in rumore il barrito di elefanti instupiditi.

Avevamo ragione a definire Piero Torchi Lucifora il peggiore Sindaco che Modica abbia visto, anche se deve condividere il merito di tale primato con il suo partito il quale, con condanne penali ed avvisi di garanzia, ha disonorato la politica modicana.

Crediamo che il consenso politico non possa essere ottenuto con il clientelismo, con imbonimenti, creando stati di bisogno, elargendo incarichi e prebende, inventando cooperative fallimentari per il bilancio comunale. Chi definisce il consenso ottenuto incaprettando il popolo come consenso democratico, legittimità elettorale, misura di qualità morale ed intellettuale e di capacità amministrativa per noi è un disonesto, e non solo politicamente.

Consideriamo Antonello Buscema e Giancarlo Poidomani (segretario cittadino del Pd, nonché docente nel Corso di Laurea di Scienze del Governo e dell’Amministrazione) responsabili di una opposizione ridicola, farsesca, saccente, priva di progetto ed assolutamente inefficace per contrastare la devastante sindacatura del venditore di pentole Torchi, e non abbiamo alcun motivo per soccorrerli contro le accuse rivolte loro dal "peggiore", né vi è ragione alcuna per difendere quest’ultimo dai loro attacchi.

Con il suo comunicato Torchi esce dal letargo dopo la sconfitta inflittagli dai Modicani quando si sono accorti che aveva venduto loro pentole bucate, ma costringe al contempo Antonello Buscema a decidere se vuole seguirlo nella medesima logica o se vuole operare una rottura vera con quel modo d’intendere e fare politica.

Crediamo che le ultime elezioni comunali siano il capolavoro di Saro Minardo, e lo spieghiamo. Egli ha scelto un candidato di centrodestra perdente, ma ha lasciato intatta la sua rete di asservimento politico. Propagandando un finto litigio con il fratello ha ottenuto due onorevoli in famiglia, il fratello e il figlio. Ha estremizzato la lotta all'eterno “nemico” Drago, scagliandogli accuse penalmente rilevanti attraverso la bocca dell’onorevole fratello.

In un simile scenario è divenuto facile a Buscema sfruttare la giusta ed indiscussa immagine di persona seria ed onesta per vincere al ballottaggio. E questo Saro voleva.

Avendo intuito la trama del Saro, suggerimmo allora l'idea di un "Fronte di opposizione modicano", facendo appello ad Antonello Buscema perché corresse “da solo”, non potendolo perdonare qualora fosse divenuto funzionale alla lotta tra il partito dei condannati ed "avvisati" contro quello del petrolio.

Videla soleva ripetere "la memoria è sovversiva" ed  aveva ragione, nonostante fosse un generale e sanguinario dittatore argentino.

La memoria è un indice puntato contro i crimini del potere il quale ha la necessità di cancellarla. La "famiglia Minardo" deve far dimenticare di aver distrutto il Comune di Modica e l’intervento di Torchi è il primo dei passi per l’annichilimento del ricordo.

Lo schema è chiaro. Dopo pochi mesi Torchi accuserà Buscema di pagare con maggior ritardo gli stipendi ai dipendenti comunali. In primavera molti diranno che il Sindaco del centro-centrosinistra in un anno non ha risolto alcun problema. Entro l’autunno tutti ribalteranno la frittata attribuendo a Buscema l'intera colpa dello sfascio. Se nel frattempo il "veggente di Padre Pio" avrà ottenuto qualche euro da Palermo, il medesimo Riccardo cuor di grammatica se ne attribuirà tutto il merito e le altre manchevolezze ricadranno su Buscema, preparando il terreno per il ritorno dei Minardo alla guida piena e perfetta di Modica. Ecco compiuto il capolavoro di Saro che, annullata la memoria ed annientato l’avversario, non avrà più ostacoli alla conferma nel potere.

Le qualità per cui Buscema ha vinto sono le stesse che lo distruggeranno. La sua sobrietà del dire e del fare passerà per incapacità, il suo saggio silenzio per non saper che dire, l’educazione nei modi per mancanza di virili attributi.

Forse che il cittadino Buscema, al momento di divenirne il Primo in questa città, non sapeva quali dosi massicce di rozzezza e trivialità sono state iniettate per decenni nella testa dei suoi concittadini da parte di coloro assieme ai quali siede per governare?

Buscema deve rendersi conto che la reazione alla sguaiata rissa dialettica che Torchi ha iniziato (e che col tempo diventerà sempre più assordante) non può essere il suo saggio silenzio, ma pretende l’intransigente stigmatizzazione della delinquenza politica.

Buscema deve sottrarsi all'azione di logoramento che è in atto su di lui, esercitata sia dagli acquisiti contro natura "voltagabbana” di sempre (ex paleo e neo camerati, ex forzisti, neo autonomisti), sia dai "compagni" di partito (e di uno in particolare).

Noi al ballottaggio lo invitammo a correre da solo e non lo fece. Lo faccia ora! Individui tutti i provvedimenti da adottare. Costituisca una Giunta di completa e totale sua fiducia e sfidi il Consiglio Comunale ad opporsi al suo progetto costringendolo a proporre, eventualmente, un valido progetto alternativo al suo. Se dovesse prevalere, ne verrà bene alla città. Qualora dovesse soccombere, passerebbe alla storia come il Sindaco incorrotto cacciato da forze politiche corrotte. Non consenta a nessuno di cantargli in faccia, per adesso: ”oh comodo, oh bello, un Re Travicello!”, e dopo:" sia dato lo sfratto al Re mentecatto, si mandi in appello il Re Travicello”.

Non potendo più essere il peggiore ed essendo ormai trapassato il migliore, eviti di diventare pessimo e non aspiri a divenire ottimo. Si provi ad essere se stesso: un bravo pilota della barca comune, una saggia guida per la coscienza dei cittadini, un buon duce della collettività. (Terzo Occhio in Dialogo gennaio 2009)

 

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Margaritas ante porcos. Perché dar perle ai maiali?

 

Nella casella postale di cui uno sconsiderato amico ha voluto dotarci, ci pervengono delle e-mail. Fra queste, alcune condividono le nostre analisi, ma considerano teorica la nostra azione perchè non indica soluzioni pratiche.

Questa opinione altrui mostra un modo errato d’intendere la politica, e l’incapacità dei modicani di "leggere" la realtà.

Nel Vangelo è scritto che l'albero si giudica dai frutti e non dai rami e dalle foglie. Qualora ciò non bastasse, si assurge alle vette della filosofia popolare citando Jovanotti il quale aggiunge alla frase un efficace: "per aver buoni frutti l'albero deve avere tempo per crescere e per maturare". Noi chiosiamo l’ultimo detto con una nostra speculazione, priva di qualsiasi originalità: se l'albero va giudicato dai frutti, quando i suoi frutti non siano buoni, trattasi di "mala pianta".

Enunciamo una simile ovvia banalità perché consapevoli di rivolgerci ad un mondo di “sorpresi dalle circostanze dalle quali sono stupìti” (stupidi). Anche gli stupìti dovrebbero essere in grado di comprendere che la disastrosa situazione del governo di Modica é il frutto di una "mala pianta".

Coltivando e curando la mala pianta politica che ha generato e genera frutti cattivi, come si può pretendere che ne faccia di buoni? Come si fa a non avvertire perfettamente stupida la presunzione d’intervenire a sanare i suoi frutti marci? Lasciando tranquilla la mala pianta di agire ed autoincensarsi per la meraviglia dei suoi (frutti) guasti, si spera che divenga sterile e si possa finalmente abbattere?

Il problema è quello di dove trovare i soldi per sanare il disastro finanziario del Comune, oppure è quello di mettere a nudo la natura e la qualità della classe politica che lo ha determinato?

Gli avvisi di garanzia (ormai nel numero di 19!) dipingono un quadro culturale politico intrinsecamente capace di essere causa del disastro finanziario che ha bloccato nei fatti ogni iniziativa? Oppure no?

Questi due spunti ci sembrano sufficienti per delineare lo schema che intendiamo svolgere. Chi fosse interessato ad una analisi più dettagliata veda nel nostro sito http://www.terzoocchio.biz

Se la ragione del degrado di Modica sta nella qualità della sua classe politica, è possibile affrontare il problema senza definire quest’ultima e valutarla; senza ricostruirne i comportamenti nella figura dei suoi singoli politicanti per il loro passato prossimo e per quello remoto?

Ricordare da dove venne un politicante, e in quante stazioni scese, e per quanto tempo stette ad indossare una gabbana, per proprio conto e tornaconto, è inutile esercizio di memoria, sterile ripestare acqua nel mortaio, incapacità di capire come vanno e come devono andare le cose, oppure è denuncia del male affinché esso non prevalga e prevarichi nel presente?

Ci sembra legittimo cacciare a pedate il muratore che, pagato in anticipo, ci consegna un muro in evidente stato di instabilità. E allora perché non deve essere possibile fare lo stesso con gli amministratori, tutti agevolmente individuabili, che hanno determinato il disastro finanziario attuale?

Il pensiero infantile è il pensiero del bambino, molto spesso rivoluzionario. Solo un bambino può vedere e dire che il re è nudo. Ma altra cosa è il pensiero dell’adulto regredito al livello infantile. Solo costui può affermare che noi non siamo propositivi, perché non ha più la schiettezza d’animo per capire chi è nudo e si è messo la foglia di fico dove si sa e le fette di prosciutto sugli occhi.

Se si conviene che il punto da risolvere è cosa fare della congrega di voltagabbana politicanti che da almeno vent'anni hanno visto aggravare sempre più i problemi della Comunità modicana senza far nulla, allora si dovrà riconoscere che non v’è altra possibilità d’azione politica che la nostra. E i rimbambiti (regrediti a livello infantile) aspettino pure che presentiamo nostre “proposte” sulla circolazione e il traffico o sulla distribuzione degli organici, o sulla raccolta dei rifiuti solidi urbani (noi ci occupiamo, semmai, di quelli umani!).

Occorre aspettare l'esito finale degli avvisi di garanzia per sapere se siamo in presenza di delinquenti, oppure no? E se saranno assolti, il disastro amministrativo a chi lo attribuiremo? Ai Tedeschi?

Il capomastro che ha fabbricato un muro precario è forse il miglior muratore cui affidare la costruzione di una buona muratura? Il fontaniere che ha lasciato le tubazioni a perdere acqua sotto il pavimento è forse il miglior artigiano cui far eseguire un buon impianto idraulico? E perché mai, allora, i portatori insani della “cultura” politica che ha creato la desolante situazione attuale dovrebbero essere interlocutori validi per attuare un progetto di buona politica?

L'Autorità Giudiziaria per emettere sentenze di condanna ha, giustamente, bisogno di riscontri e di prove. Ma noi, di quali riscontri o prove abbiamo di bisogno per individuare i colpevoli politici del disastro amministrativo della nostra città, quando essi stanno tutti di fronte a noi, nel luogo del crimine, con in mano l’arma del delitto, ancora fumigante del caldo sangue delle vittime sparse? La Magistratura faccia il suo corso, ma noi abbiamo comunque il dovere civico d’impedire la reiterazione del delitto politico applicando le manette del disprezzo. A Modica il referente politico possibile, al presente, è: l’incapace, il telecomandato, e quello che li usa entrambi per gestire ed aumentare il potere personale e di famiglia. Fra queste tre fattispecie è costretta la scelta dei Modicani.

E noi dovremmo dare suggerimenti e proposte a costoro? Dare “perle ai porci”? Dare "perle ai porci" non ha mai ingrassato un maiale. La politica é altro. Il politico é altro. La sensibilità politica é altro. La competenza é altro.

Noi abbiamo fede nell’esistenza dell’uomo saggio e lo cerchiamo. I politicanti sanno bene d’essere mediocri. Quelli fra di loro che non percepiscono nemmeno questa mediocrità sono ancora peggio.(Terzo Occhio in Dialogo febbraio 2009)

 

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Noi, facili profeti delle reti dei poteri vieti e dei veti di professori analfabeti.

Come avevamo previsto nel DIALOGO del gennaio 2009 (Storia di Piero ed Antonello) il fronte della mediocrità culturale e politica ha dato inizio al processo di restaurazione del suo potere, peraltro mai messo in discussione da rivoluzione alcuna.

Cominciò Piero Torchi Lucifora, "Il peggiore", umiliato da un esilio in isola diversa da Sant'Elena, come si converrebbe al Napoleone che si sente, dove scalpita e non vuol stare per i sei anni canonici, ma dalla quale spera di tornare per più dei cento fatidici giorni del Bonaparte. Continuò Peppe Drago, il capo del partito degli avvisati e dei condannati, e toccò poi a Minardo, Nino, il figlio politico piccolo di una grande monetocrazia in contanti.

Ultimamente si è aggiunto a questo fronte il sempreverde Carmelo Carpentieri, organizzatore di trasmissioni televisive atte a chiarire ai Modicani perchè Modica è dissestata, avocando “Il peggiore" quale esperto delle cause segrete, e a lui solo note, che hanno portato al dissesto la nostra Comunità per porvi conseguente illuminato rimedio.

In un mondo normale ogni azione si svolge nell’ambito di regole ed obbedisce a criteri morali che salvaguardano l’onore, la coerenza e la dignità dell’uomo.

Quando un Torchi s’incontra con un Carpentieri ed un Drago va a braccetto con un Minardo, anche l’ultimo, un normale frequentatore della "Latteria" si chiede il perché. E non ne trova uno solo, ma uno al giorno, perché i molti perché tendono tutti al maggior profitto del pacchetto di voti di cui ciascuno dispone.

Tutta questa gente sembra procedere in ordine sparso, ma in verità vuol lanciare il segnale che sta istruendo i preliminari della marcia che porterà alla propria restaurazione, quella del "Male al potere".

Purtroppo non è difficile prevedere la vittoria delle sue sperimentate falangi, non esistendo sul campo di battaglia il pur minimo segno di una qualche autorevole resistenza.

Forse Buscema sarà ricordato in futuro come brava persona, ma attualmente è solo, maledettamente solo. Fra i dormienti nelle sue schiere, i pochi colti da rari sprazzi di veglia farfugliano di altre vie che si dimostrano invece i soliti sentieri già percorsi dal teatrino della politica, inconsistenti, scontati e banali. E' sufficiente leggere quanto ha scritto Giovanni Di Rosa per rendersi conto di come tale fronte giochi di rimessa, senza pretesa alcuna d’impostare azioni decenti.

Ci spiace dirlo, ma nessuno della struttura burocratica (la quale dovrebbe per prima avvertire i segni della discontinuità, dell'innovazione, dell'efficienza, della moralizzazione), si è accorto della presenza di Antonello Buscema, e ci sembra che i suoi componenti continuino a prendere gli ordini emananti dalla "Latteria".

Nelle parole del prof. Di Rosa (DIALOGO di dicembre 2008) non si avvertono novità rispetto a un modo stantio d’intendere la politica e ci sembra davvero poco il suo annuncio che occorre redigere un "bilancio vero, non finto, non falso". Perché, esiste un modo corretto di amministrare con bilanci falsi? Non vediamo grandi poteri taumaturgici nella banalità.

Di Rosa conviene che "al Comune ci sono poche professionalità in grado di produrre e garantire servizi, molti che boicottano o che fanno gli opportunisti". In tutta onestà, possiamo mettere questo stato di cose in conto a Torchi? Non sono stati sufficienti ben 17 anni di gestione socialcomunista per riformare la struttura burocratica ed imporle un diverso modo d’essere?

Quale credibilità dovrebbe avere questo fronte che non vuole mollare sul mantenimento di un dispendioso quanto inutile Corso universitario?

Quale sermone di etica democratica può dispensare dal suo pulpito alle masse depresse un professore universitario che invia ad un nutrito gruppo di suoi studenti la seguente e-mail: "Per le elezioni del rappresentante degli studenti al Consiglio di Facoltà, che si terranno giorno 16 ottobre: nella Facoltà di Scienze Politiche a Catania e nella Facoltà di LIngue aRagusa per quelli di Modica, mi permetto di segnalarvi la candidatura di i un ragazzo in gamba: [omissis]. Grazie e saluti a tutti."(Abbiamo trascritto l’e-mail come ci è pervenuta, compresi gli errori di digitazione; della serie: quando il dito è più veloce della mente. L’omissis invece è nostro).

Ma il fronte di fronte al fronte del male è bifronte, e affronta ciascuno da solo i problemi e non si confronta e agisce sua sponte, siccome un soldato va al fronte.

In tempi piatti ed insignificanti come gli attuali, l’Assessore alla Pubblica Istruzione, Antonio Calabrese, si è ritagliato un momento di gloria per essersi sostituito all'autista del veicolo addetto alla distribuzione dei pasti a scuola, il quale aveva abbandonato il mezzo per aver avuto "un diverbio in sede pochi minuti prima di partire", come si legge in un comunicato stampa che prosegue, “Apprezzamenti generali per l’operato dell’assessore Calabrese sono stati espressi apertamente dai tanti genitori dei bambini presenti davanti agli istituti in attesa di prendere i loro figli, all’arrivo dell’assessore a bordo del Fiorino”. Il furgoncino in questione era infatti un Fiorino della FIAT.

A noi l'episodio suggerisce che Calabrese ha dimostrato d’essere un ottimo autista di Fiorino, ma un pessimo Assessore. In qual misura pessimo lo spiegheremo quando, trascorso il tempo necessario, avremo chiari i provvedimenti adottati.

Spiegheremo anche perché il PdL avrebbe dovuto chiedere le sue dimissioni, e non per la cattiva gestione di un servizio che è stato distrutto dalla politica fallimentare dello stesso PdL e dalla congrega di avvisati amici del loro passato e del facilmente prevedibile loro futuro  malgoverno.(Terzo Occhio in Dialogo marzo 2009)

 

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Giuseppe Brafa: non disgrazia ...omicidio!

Sono questi tempi in cui ad elevatissimi risultati della scienza e della tecnologia corrispondono altrettanto elevati livelli di inciviltà e di mediocrità della politica: questa è la immediata conclusione che scaturisce dall'esame del contenuto di provvedimenti, comunicati stampa e  dichiarazioni delle "autorità" sulla tremenda morte del piccolo Giuseppe Brafa.

Il documento che più rivela questo degrado racconta il perché di due avvisi di garanzia emessi nei confronti di due veterinari dell'Ausl 7. (fonte:www.rtm.it e www.corrierediragusa.it).

Da una relazione del 3 settembre 2008, redatta dai due veterinari "avvisati" e da alcune dichiarazioni rese dal responsabile del servizio veterinario si rileva che i due funzionari dell'Ausl avrebbero effettuato un sopralluogo nel casolare dello sciclitano Virgilio Giglio, a Punta Pisciotto attestando che "...l'area era pulita, i cani stavano bene ed il mangiare era ottimo". L'esame dei luoghi sarebbe avvenuto dall'esterno perché il Giglio avrebbe impedito ai due veterinari, privi delle necessarie autorizzazioni, l'accesso aizzando contro di loro numerosi cani.

Nascono spontanee alcune elementari osservazioni.

Ma che tipo di intervento hanno posto in atto i due veterinari? E chi ha il sopralluogo? Se era un atto del loro ufficio, perché non si erano dotati delle necessarie autorizzazioni? Se, invece, non potevano effettuare tale sopralluogo perché lo hanno fatto?

E se l'interno del casolare era legittimamente precludibile ai veterinari, perché nella relazione viene evidenziato che il Giglio lo impedì?

Era sufficiente l'osservazione dall'esterno per potere emettere un giudizio sulle condizioni di vita dei cani? E se non lo era perché la relazione non ha avuto alcun seguito con atti successivi?

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Se sarà accertata la proprietà dei cani che hanno ucciso Giuseppe, e provato il proprietario, o chi ne aveva la custodia, non adottò provvedimenti adeguati per neutralizzare una conosciuta pericolosità degli animali, sarà pure possibile emettere una sentenza di condanna.

Ma, anche se ciò dovesse avvenire, potremmo con serenità dire che il luttuoso evento si è verificato solo per l'irresponsabile comportamento di una persona e non anche, e principalmente, perché il problema dei cani randagi è stato criminalmente trascurato dalle Istituzioni?

Potrà anche essere individuato il responsabile diretto della morte di Giuseppe, ma rimangono immutate le responsabilità complessive di un fenomeno non governato.

Solo un imbecille può ipotizzare un rapporto di causa ad effetto tra il mancato finanziamento di un canile comunale e la morte del bambino, ancora più idiota ogni riferimento alla disastrata situazione finanziaria del Comune.

Da sempre il problema dei cani è stato compito del Comune (anche i più anziani ricorderanno che l'antico accalappiacani era un dipendente comunale), ancor di più da quando è stata istituita l'anagrafe canina.

La verità è che se si vuole davvero porre mano ad una seria analisi in ordine alla responsabilità sulla terribile morte di Giuseppe si deve fornire una esaustiva risposta alla seguente domanda: il Comuni di Modica e di Scicli cosa hanno fatto di quanto era nelle loro possibilità in ordine alla realizzazione dell'anagrafe canina?

Nulla! Diciamo noi. Un "non fare" che a Modica rende uguali Antonello Buscema e Piero Torchi Lucifora e le rispettive forze politiche di riferimento.

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Il monitoraggio accurato dei cani esistenti in un territorio e dei loro proprietari, non elimina totalmente la possibilità che si verifichi un evento luttuoso, consente, però una più sicura definizione della catena delle responsabilità.

Ogni Sindaco è "Autorità locale di sanità" e svolge un ruolo importante in materia di sicurezza pubblica anche quando la legge non gli attribuisce la qualità di "Autorità di Pubblica sicurezza".

Ciò premesso, ci sembrerebbe naturale discutere su quanto le Amministrazioni comunali potevano realizzare, autonomamente, prima di faraonici canili, con le normali risorse finanziarie e con l'adozione di provvedimenti semplici, poveri ma efficaci per governare il problema?

Le reazioni "dialettiche ed operative dei politicanti modicani sono state disarmanti. Basta giudicare il "Gioco del cerino" messo in atto subito dopo la morte del povero Giuseppe. Emblematica poi è la presentazione del disegno di legge sulla gestione del problema dei cani, come se la morte di Giuseppe fosse attribuibile a carenza legislativa. Questa "Presentazione" non ci sembra dissimile, politicamente, dell'attività degli "sciacalli" che rovistano fra le rovine dell'Abruzzo terremoto.

Questa mediocrità ci ha privato della "Disgrazia" nella quale si piangeva l'esito di un evento che si era verificato nonostante il controllo, per errore o per impossibile previsione e si accettava come destino.

Nel mondo attuale non esistono più le disgrazie. Ne esiste una sola: questa imbelle classe politica al potere, per "merito" della quale tutto può accadere, perché nulla è sotto controllo.

Per esempio, se in quel tratto del greto del torrente S.Liberale, che fiancheggia la via Modica Sorda, la circolazione di veicoli, persone e bambini in bicicletta fosse permessa perché un'autorità tecnica ha escluso ogni forma di possibile inondazione, in presenza di un evento luttuoso potremmo parlare di disgrazia.

Ma se per un mancato controllo del greto si dovessero creare delle ostruzioni a causa di "discariche fai da te", alberi caduti, fogliame e quant'altro, che rendessero possibile l'accumulo, durante piogge forti ed insistenti, di acqua che tracimando desse luogo ad improvvisa ondata forte, breve e capace di travolgere una persona, possiamo essere certi che i nostri politicanti riuscirebbero ad organizzare un dibattito per vedere a quale meteorologo attribuire la colpa del ferale evento per non aver saputo prevedere le piogge abbondanti.

Criminale non è il politicante amministratore che ponendo sotto controllo un settore non riesce a prevedere ciò che supera il buon senso e la buona diligenza Criminale è solo il politicante "imbecille" nel governo della Comunità e previdente nella gestione dei fatturati personali e di clan.(Terzo Occhio in Dialogo aprile 2009)

 

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Riusciranno a portare un Pirro davanti al giudice?

Sono trascorsi quasi sei anni da quando cominciammo questa rubrica.  Da essa, all’inizio, partì l’appello a nove modicani degni perché costituissero una Giunta ombra. L’invito fece scalpore, ma rimase in ombra, facendo ombra a varie Giunte di umbratili politicanti adombrati, già essi stessi ombra di sé. Ma, dall’attività intrapresa per costituire l’auspicata Giunta ombra nacque il Gruppo Terzo Occhio, del quale seguiamo l’opera, non sempre condividendone in tutto e per tutto le manifestazioni.

Sembra utile ricordare che il Gruppo ha pubblicato 23 numeri del foglio di battaglia “Terzo Occhio”, distribuito nelle edicole con tiratura di 500 copie (inviato a circa 900 persone nella forma digitalizzata), ed ha affisso il Manifesto "E' il Comun senza denari perchè un branco di somari..." il cui stile il compianto Franco Antonio Belgiorno paragonò a quello dell'indimenticabile Raffaele Poidomani. Stimolato dal murale, Belgiorno offrì al Gruppo la sua collaborazione scrivendo tre pezzi, poi stampati per le "Edizioni Terzo Occhio"

Il Gruppo, composto da persone di diverso (ed a volte opposto) orientamento politico, appare accomunato da una visione metapolitica, avendo deciso d’intraprendere una lotta disincantata contro quei politicanti che da anni sfruttano i modicani attraverso una attività pianificata e costante d’intossicazione delle loro anime.

Chi ci segue sa di noi tutto quello che serve di sapere, ma noi sappiamo che ci seguono con maggiore attenzione i politicanti verso i quali abbiamo lanciato più pesantemente i nostri strali. Lo stesso avviene per le pubblicazioni del Gruppo.

La situazione politica attuale riporta tutti all’attualità dell’interrogativo leniniano: "Che fare?".

In politica, di norma, all'analisi ed alla denuncia segue sempre la proposta, la quale si completa con la realizzazione concreta della risposta data alla domanda posta, oppure attraverso i suggerimenti accolti dal potere, per fare fatti. Ma fra il dire e il fare c’è il mare dell’impotenza economica nostra, aggiunta all’altrui consustanziale mediocrità. La difficoltà ad andare oltre la denuncia non ci demoralizza, al contrario ci sprona a far meglio, visti i risultati ottenuti, eccezionali se riferiti al deprimente contesto culturale in cui si opera.

Il Voltagabbanismo, le connessioni paramafiose tra politicanti e potere economico, la spregiudicatezza etica e morale, l’ignoranza crassa, la mediocrità, stanno divenendo elementi di valutazione della politica e dei politici, forse anche per merito nostro.

Dal rossore della guancia abbiamo provato a risalire a chi diede lo schiaffo. Dall'effetto abbiamo tentato di dare un volto a chi (singolo, partito o cultura) ha perpetrato la violenza su questa città.

In questo ambito, si può affermare che gli appartenenti al Gruppo Terzo Occhio hanno perduto ogni zavorra di passato fascista o comunista o anarchico per assaporare il piacere della libertà nel conflitto permanente, usato quale lievito di crescita culturale e di analisi disincantata. Ciò non è avvenuto senza polemiche conseguenze, e ciascun membro del Gruppo ha reagito alle critiche dei criticati e dei loro sodali, secondo il suo carattere. Il Gruppo è stato rimproverato persino d’aver attribuito importanza ad alcuni politicanti di scarsissimo rilievo, il che dimostra che non tutti hanno identificato i termini di una lotta politica nella quale non esistono le persone, ma ciò che esse rappresentano come valore simbolico, ben sapendo quanto grande sia la forza formativa ed educativa del simbolo. Cosa può simboleggiare un professore comunista che, documentatamene, inviti i propri studenti a votare uno studente a lui gradito nel Consiglio di Facoltà? Forse il “Barone” universitario, tanto disdegnato dalle sinistre? Oppure il sinistrorso imborghesito dal fascino dell’uniforme invisa, ma finalmente calzata?

Per quel che ci confidano i membri del Gruppo, sappiamo che stanno meditando d’andar oltre la pubblicazione di pamphlet come "Cultura e salsiccia" o "Don Calogero e il professore". Essi pensano che forse è arrivato il momento di portare qualche politicante davanti al Giudice per aumentare nei concittadini la consapevolezza della mediocrità della loro classe politica affiancando alla denuncia politica un'azione "giudiziaria".

Non potendo formulare una denuncia penale contro alcun politicante, vogliono portarne alcuni davanti al giudice con l’unico mezzo rimasto: facendosi denunciare. La loro sembra una ipotesi, alla quale dedicare tuttavia attento studio.

Il problema è delicato e complesso, non solo perché per essere denunciati è giocoforza rinunciare all’anonimato di Ombre, ma perché, una volta riacquistata l’individuazione, il Gruppo deve trovare un soggetto denunciante utile alla propria causa. Né basta selezionare il denunciatore, essendo imprescindibile scegliere anche la materia della denuncia. Infatti, l’escamotage deve risultare comunque vincente e, anche se il processo dovesse concludersi con una sentenza di condanna, esso dovrebbe avere una durata ed una risonanza tale da trasformarsi in una vittoria di Pirro per l’incauto denunciante.

Siamo convinti che l’amore per Modica, provato e manifestato dai componenti del Gruppo Terzo Occhio, potrebbe spingerli a portare a termine il loro intendimento, né ci sorprenderebbe, in questo modo, di toccare con mano la determinazione con cui ciascuno di loro sarebbe pronto ad immolarsi pur di liberare Modica dall’invasione dei mediocri e dalla loro propagazione per riproduzione autoctona spontanea o per fecondazione eterologa assistita.

In considerazione di ciò, siamo disponibili a mettere lo spazio editoriale messoci cortesemente a disposizione, a disposizione dei facenti parte del Gruppo Terzo Occhio che vogliano avere la risonanza offerta dal mensile Dialogo al fine di far conoscere a un numero maggiore di Modicani le loro ragioni. Ma ad una condizione: che nessun componente del Gruppo provi a travestirsi da Terzo Occhio. Per quello, bastiamo noi.(Terzo Occhio in Dialogo maggio 2009)

 

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Il brodo primordiale della "delinquenza" politica modicana

Se la politica è quella che ha distrutto, insieme alla finanze comunali, il futuro immediato della nostra Modica; se la politica è rinvio a giudizio di 17 persone per (politici ed altri) aver chiesto o accettato soldi in cambio di favori in materia di assegnazione degli appalti e priorità per l'incasso di crediti dal Comune di Modica; se la politica è anche sentenza definitiva per peculato di uno dei più noti politici locali; se la politica è tutto questo noi, senza se e senza ma, siamo "l'antipolitica", con la medesima fierezza del Bene che combatte il Male.

Fierezza senza presunzione, perchè se la politica è visione del mondo, prospettive e speranze, le sentenze ed i disastri economici sono inequivocabili dati di fatto che inchiodano ad incontestabili responsabilità.

Come la vita non può nascere spontaneamente dalla materia inerte, anche la delinquenza politica ha bisogno del suo brodo primordiale, ovvero quel mare necessario al "pesce di Mao" per vivere.

Quale è questo mare? E' un mare che vuole rendere normale anche una sentenza di condanna definitiva per peculato. Così avversari interni dello stesso partito solidarizzano con il condannato sia per necessità elettorale sia perchè "compagni di merenda" sia, ipocritamente, perchè si profilano nuovi spazi per nuove ambizioni di carriera politica.

Alcuni di essi in passato hanno proclamato la loro verginità gridando la loro "ferma fiducia nella giustizia" e adesso esprimono la piena solidarietà al parlamentare modicano condannato per peculato, dimentichi che tale solidarietà significa anche sfiduciare la Giustizia che si sarebbe resa colpevole di un grave errore giudiziario oppure, peggio, vittima di un complotto.

In questo brodo primordiale diviene facile pure prevedere che anche chi dei 17 rinviati a giudizio, dell'era Torchiana, per riciclaggio, ha già espresso fiducia nella giustizia, in caso di condanna farà marcia indietro e griderà allo scandalo ed al complotto.

Se poi il Parlamentare [designato non eletto] condannato, inveisce in maniera furiosa, dentro l'aula del Consiglio comunale, contro il consigliere comunale Cerruto, [consigliere comunale davvero eletto dal popolo] solo perchè ha fatto nel suo intervento un leggerissimo riferimento alla condanna inflittagli in nome del popolo italiano, diviene conseguente, logico e giusto rilevare una mediocrità politica evidente, ovvero la esistenza nella politica modicana di un brodo primordiale putrefatto che non può generare altro.

Un brodo primordiale in cui gli unici anticorpi dovrebbero essere rappresentati da una sinistra che, nonostante l'evidente disastro finanziario, prigioniera di un paio di cattedratici ex comunisti, mantiene un carrozzone universitario assurdo.

Una sedicente sinistra che, al contrario di ogni partito che ha a cuore le fasce più deboli, per la stagione teatrale appena conclusa, anziché favorire un teatro per tutti, ha speso circa 20.000 Euri per regalare circa 90 € solo a 200 cittadini modicani su oltre 50.000 come noi e come altri nostri amici, che già potevano permettersi di pagare l'abbonamento.

Per rendersi conto del livello di inquinamento del brodo primordiale dal quale ha origine la politica modicana noi consigliamo di frequentare i blog di www.rtm.it e www.modicaliberata.it.

In essi appaiono chiari gli scenari, i personaggi, le tare, la cultura dei servi, ma anche traspare una promettente antipolitica che secondo noi prima o poi avrà il sopravvento sulla politica delle condanne penali e dei rinvii a giudizio e della denarocrazia.

Peppe Drago, Riccardo Minardo, Marco Nanì, Meno Rosa, Giancarlo Poidomani, Tato Cavallino, Paolo Nigro, Sebastiano Failla, Nino Gerratana, Enzo Scarso ed altri sono gli attori di una sceneggiata avvilente per chiunque abbia come coordinate di riferimento, la logica, la coerenza, l'onestà intellettuale, il giusto, il bello.

E' qui che si rappresenta l'imborghesimento totale dell'ex comunista Poidomani e del suo Pd. E' qui che è in atto un processo teso a nobilitare beceri trasformismi, voltagabbanismi impudichi, travestendo in maniera davvero vergognosa indicibili interessi privati e  trame di clan e di "famiglie" con false ansie filantropiche ed ipocrite trepidazioni di bontà ed altruismo: si leggano su www.rtm.it i commenti sul passaggio di Tonino Solarino, ex sindaco di Ragusa dal centrosinistra al centrodestra.

In questo palcoscenico "Idea di centro" sta cercando di prendere la scena con comunicati e commenti che ne delineano il modo di essere, ben contrastata, per fortuna, da una agguerrita cultura antagonista.

Noi frequentiamo tali luoghi perché vi troviamo buoni elementi per virtuose analisi. Diciamo pure che specie "Idea di centro" nutre una sorta di orticaria ai nostri interventi, talché gli succede che ad una nostra accusa di essere luogo politico di voltagabbana e di avere precise e dirette corresponsabilità politiche nell'aver disastrato le economie del Comune, reagisce con epiteti. Di contro non reagisce ad accuse più pesanti di altri blogghisti.

"Idea di centro", non solo a noi, appare icona della malapolitica ecco perché considera offesa il nostro mettere in dubbio le qualità professionali, politiche e culturali del medico  e delle fallimentari ricette che essa propone per risanare il malato (Comune) e reagiscono, mentre considerano parte del teatrino della politica le accuse pesantissime che gli rivolgono gli ex compagni di merenda del mai sufficientemente deprecabile settennato Torchi.

Eppure bisognerebbe pur chiedersi perchè "Idea di centro" teme il confronto sulle qualità culturali e politiche del voltagabbana, oppure se esiste a Modica un problema di "Denarocrazia" e di come essa, se esiste, si rapporta con la Democrazia.

Sembra davvero ridicolo e democraticamente criminale utilizzare la quantità di voti oltre che come misura di peso elettorale anche come unzione di moralità, spiritualità e di etica, ed addirittura di capacità manageriali.

E' davvero patetico constatare come la sua direzione è ossessionata dal problema della "visibilità". Sembra davvero culturalmente penoso definire "coraggio" il presentarsi alle varie tornate elettorali e vivere la limitazione intellettuale di non immaginare altre forme di battaglia politiche oltre quelle elettorali e di potere.

Eppure non è estranea alla democrazia parlamentare la elezione di personaggi in odor di Mafia; la elezione nel Parlamento Italiano di autentici criminali e di pregiudicati. Ricordiamo quel buon uomo che condannato per delitti comuni veniva eletto dai comunisti, faceva l'onorevole coperto dalla immunità parlamentare e, per non farsi arrestare, durante la campagna elettorale si rifugiava in Jugoslavia.

A noi sembra che questi scenari legittimano certe diffidenze che nei tempi attuali, purtroppo anche a Modica, sono supportate da inquietanti avvenimenti giudiziari.(Terzo Occhio in Dialogo giugno 2009)

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Don Calogero modicano, l’Innominato e la confraternita dei "Fratelli ra quartaredda".

Sapevamo della esistenza a Modica, dei"Fratelli ra quartaredda", associazione molto riservata. Abbiamo infiltrato in essa un'amica, molto discreta che con disinibiti rapporti ha raccolto le notizie che ci ha descritto in questa lettera.

«Carissimo dottore,

di seguito alle intese via e-mail, Le fornisco alcune notizie sull’associazione "Fratelli ra quartaredda”.

La struttura dell’Associazione, si articola su cinque livelli.

Don Calogero, che nessuno conosce, presiede il “Direttorio” o primo livello, costituito da 3 persone, ciascuna delle quali dispone di uno staff di 3 sottoposti che insieme costituiscono la camera di secondo livello.

La struttura, come una catena di S.Antonio, si demoltiplica verso i livelli inferiori, con la stessa “regola del tre”, cosicché la camera di quinto livello raggiunge i 243 assoldati.

Un componente del direttorio, che per comodità chiamerò “l’Innominato”, è il vicario di Don Calogero e presiede tutte le riunioni dei restanti quattro livelli.

Le riunioni vengono realizzate con il passa-parola attuando uno schema di convocazione che, con una ulteriore espansione della “catena”, riesce anche a trasferire, nei periodi elettorali, fino ad un massimo di 3.500 voti, da un candidato all’altro, in 90 minuti.

Gli assoldati dei livelli superiori partecipano anche alle riunioni dei livelli inferiori.

Oggi, Sabato 10 ottobre 2009 ho partecipato per la prima volta alla riunione della camera di quinto livello, avvenuta in un grande magazzino (già granaio) attiguo ad una vecchia villa nella campagna tra Modica e Scicli.

Accolta da una popputa e scosciata ragazza raggiunsi il posto che mi era stato assegnato. L’ambiente scenico era molto simile a quello del Consiglio comunale. Niente destra e sinistra ma una composizione ed una sistemazione dei singoli assoldati, rispetto alla Presidenza, che obbediva ad una precisa gerarchia.

Sembra che detta “graduatoria” sia il frutto di complicate alchimie algebriche e criteri utili a rendere omogenee “qualità politiche” molto diverse come l’essere onorevole, consigliere comunale o provinciale; presidenti di enti, periodi assessoriali e di esperto in qualche cosa; l’aver riportato condanne penali per motivi di servizio politico, avvisi di garanzia o rinvii a giudizio; disponibilità di pacchetti di voto ed, infine, l’essere titolari di ditte che consentono di riversare soldi pubblici nel grande calderone delle spese necessarie all’“esercizio del potere”.

Per il momento niente nomi, egregio dottore; sappi solo che erano presenti tutti i voltagabbana modicani, nessuno escluso, senatori proletari, onorevoli social-democristi, zii nipoti, vecchi e nuovi costruttori di Carrozzoni Azasi e Multiservizi, nonché esponenti del mondo culturale e personaggi che la letteratura comunista una volta denominava “baroni universitari” e “pescecani”. Ex Sindaci "di tutta la città", ex Sindaci alternativi, belli e quant'altro. Esponenti del potere economico, direttori editoriali con la quinta elementare, ed altri nipoti e zii.

L’argomento all’ordine del giorno è stato annunciato dall’Innominato con queste parole:

Amici, camerati, compagni, sagristi e voltagabbana di tutte le provenienze e direzioni … ascoltate!

Questa riunione vuole sollecitare la riflessione sulla progettazione di un agire politico sul tema del cosiddetto “disastro finanziario” del nostro amatissimo Comune che sarà oggetto di una prossima conferenza di servizio.

Il problema non è contabile o finanziario ma psicologico. Infatti, la situazione viene percepita come “disastrosa” mentre, invece, è semplicemente “necessitata”.

I nostri amatissimi concittadini, in maniera sconsiderata, dal semplice ritardo nel pagamento degli stipendi degli impiegati comunali, traggono l’affrettata conclusione di una situazione finanziaria disastrata; confondendo una sensazione con una realtà solare. L’errore è legato al fatto che si rendono conto che il potere, che noi esercitiamo con la massima efficienza e profitto ha i suoi costi, che non possono essere ridotti.

Il potere non può rinunciare alle ingenti spese per le necessarie e continue campagne elettorali, né a quelle per tenere in piedi la necessaria macchina che consente al sistema democratico di eleggere democraticamente certe persone, e non altre, che il potere ha bisogno che siano eletti.

La conferenza di servizio dovrà individuare i modi per far capire che l’attuale stato delle finanze è irreversibile, necessario, ineliminabile e …legittimato dal fatto che il nostro miglior governo non può cambiare le cose.

Ciò è possibile realizzando processi psicologici che consentano di miscelare, nel modicano, una costante, grande etica e nobile rassegnazione con quella giusta quantità di speranza che deve essere appena sufficiente ad impedire la disperazione e capace anche di dare serenità alla rassegnazione non facendola mai percepire come irrimediabile.

In questa direzione abbiamo operato con intelligenza.

Magico quel passare dall’”Era petruzzana” all’”Era Antonelliana” che consente di contrastare l’idea che le giuste maggiori spese per l’esercizio del potere siano da ricondurre a colpa di Torchi.

Infatti, se come sta avvenendo il Buscema, bravo figlio, non riuscirà a cavare un ragno dal buco, come tutti sappiamo, sarà facilissimo fare della rassegnazione una idea per noi vincente.

In questo scenario potrà essere previsto un ritorno della destra, non perché ciò possa far cambiare le cose, ma per favorire nel popolo modicano, il giusto atteggiamento mentale di chi non riesce a capire un tubo su quanto sta avvenendo conseguendo, così, quello stato di minore sofferenza, per non dire di felicità, tipico di chi non capisce un cazzo.

Per propiziare l’ottimizzare di questo stato mentale, secondo le più valide teorie sociologiche e tecniche di persuasione delle folle, converrà sempre continuare a far finta di far litigare la destra con la sinistra, la maggioranza con l’opposizione, gli onorevoli fra loro, zii contro nipoti e voltagabbana che querelano perché solo così possiamo dare l’aspettativa che qualcosa potrà cambiare: guai se i cittadini dovessero sospettare che qui siamo tutti d’accordo, perderebbero ogni speranza e diverrebbero infelici, e noi non vogliamo che ciò accada.

Occorre però equilibrio, prudenza e moderazione. Il nostro centro studi “psicologia e potere”, ed il laboratorio culturale “democrazia virtuale” rilevano che tutti gli scrittori e pubblicisti della “sagrestia di S. Pietro”, sulla stampa locale, stanno esagerando nel descrivere l’attività amministrativa di Antonello Buscema facendola apparire miracolistica a fronte della fin troppo evidente sua inefficacia.

Questa “liturgia” non credibile perché balla colossale, può compromettere l’azione psicologica tesa a far passare l’idea che le colpe del disagio economico non sono di nessuno e, quindi il progetto complessivo. Questo lo dobbiamo evitare. A presto. Buona sera.”

Dalla contrada Eremo delle milizie tenere di Modica, egregio dott. Riceva i miei più cari saluti. ».(Terzo Occhio in Dialogo ottobre 2009)

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La zizzania nel campo di grano modicano.

La vita è contrasto. Il male convive con il bene: se non esistesse la coerenza, per esempio, non avremmo i voltagabbana.

E’ il sistema giuridico che raccoglie la civiltà, il modo di essere ed il sentimento di un popolo per sancire la norma condivisa che distingue il male dal bene ed il galantuomo dal delinquente.

E’ un dato di fatto che anche il male percorre il suo itinerario storico assieme al bene in una costante dicotomia e in una lotta continua in cui, a volte il male sembra avere la prevalenza.

Spesso, addirittura il male assume le sembianze del bene. Anche il vangelo di Matteo ci ricorda che la zizzania è l’erba che più delle altre si confonde con il grano. Solo quando si forma la spiga la zizzania viene riconosciuta in maniera solare.

A Modica esiste una zizzania manifesta ed una zizzania che si con-fonde ancora con il grano. Se ne avverte la presenza nelle parole di Riccardo Minardo e del nipote ed in quel nulla politico dei tanti altri politicanti che abbiamo spesso nominato. Ma si avverte anche in coloro i quali confondono la passione politica con “lo sbrigar faccenduole” e l’azione politica generalizzata con la cura clientelare dei propri portavoti.

Anche la “speranza Antonello Buscema” si sta rivelando zizzania incapace di attuare il precetto di Matteo (5,37) “Ma il vostro parlare sia SI SI NO NO ciò che è in più vien dal maligno

Nulla. Nulla di nulla. E la stanchezza si misura leggendo i blog, e la stampa o ascoltando i vari mezzi di comunicazione di massa. Ma i guasti peggiori della politica li vedi, non nel dover pagare con lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani anche la incredibile inefficienza di questi pennivendoli della politica, ma li vedi anche:

nei poeti, scrittori, critici d’arte che poetano passeggiando sul palco di un teatro come i venditori di pentole;

nei professori universitari che consigliano ai propri studenti chi votare nei consigli di facoltà.

Un senso di sopportazione pervade il campo di grano della vita modicana dove la zizzania dopo essersi con-fusa con il frumento ora manifesta con orgoglio e protervia il suo voltagabbanare, i suoi avvisi di garanzia e le sue condanne penali come frutto delle proprie capacità di far politica ed al grano non rimane che ritardare anche il formarsi della spiga.

Sono i sintomi della fase nichilista in cui i valori supremi si svalutano provocando decadenza e rassegnazione ma che per fortuna nel contempo generano individui che vanno per la loro strada imperturbabili perfino quando la catastrofe li spezza.

In questo senso, bene è stato scritto da un appartenente al “Gruppo Terzo Occhio” nell’ultimo numero del loro “Foglio di battaglia”:

“Preso atto della concreta impossibilità di incidere, sia pur minimamente, sulla qualità della politica, non rimane altro che invocare la saggezza dei padri ed il loro  categorico suggerimento: Càliti juncu ca passa la china!

Aspettare, quindi. Aspettare, sì aspettare! Una attesa consapevole, fiduciosa. Una attesa militante.

Aspettare che il degrado completi il suo corso.

Aspettare che le sagrestie ritornino sagrestie e le bettole bettole.

Aspettare che Diogene posi la lampada perché la ricerca dell’Uomo Degno ha raggiunto il suo scopo.

Aspettare con fredda determinazione che tutto si compia.

Aspettare con calcolata, frenetica inerzia che passi la nottata.

Aspettare tetragoni, impavidi, irremovibili, per aver valutato e riconosciuto come improrogabile la necessità di smettere di puntellare il marcio, che è solo destinato a disfarsi, sepolto dalle sue stesse macerie.

Dobbiamo essere nichilisti ottimisti, però, e pensare che verrà il tempo in cui chi nel 1989 pianse perché non voleva che il muro di Berlino cadesse e che in questi giorni ha telegrafato, esultante, per quella “caduta”, troverà, per ritornare ad essere uomo, il momento per vergognarsi del primo suo pianto  e del secondo suo telegramma.

Verrà anche il momento in cui quarant’anni di democrazia cristiana, si incontreranno con diciassette anni di socialcomunismo e con dodici anni di immondizia politica; l’Azasi si incontrerà con l’Università S. Martino, la “Fontana della decadenza” con i demolitori della chiesa di S.Agostino e si vergogneranno assieme: quello sarà l’inizio del nuovo giorno. .(Terzo Occhio in Dialogo novembre 2009)

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Siemu ne manu ri nuddu

Leggiamo: «L’improvvisa interruzione della viabilità ordinaria sul Viadotto Guerrieri di Modica, ha spinto il Sindaco Antonello Buscema a vergare una nota, inviata al Segretario generale dell’Ente, per chiedere spiegazioni su quanto accaduto. Nella missiva il primo cittadino chiede di accertare: · come mai il traffico risultava già bloccato nella prima mattinata e non a partire dalle ore 10.00 come da ordinanza trasmessa all’Ente dall’Anas in data 17 novembre…”

Nella missiva il primo cittadino chiede di accertare:” · come mai il traffico risultava già bloccato nella prima mattinata e non a partire dalle ore 10.00 come da ordinanza trasmessa all’Ente dall’Anas in data 17 novembre che disponeva l’istituzione di un senso unico alternato regolato da impianto semaforico lungo la SS 115 nel tratto interessato; · se la suddetta ordinanza è stata puntualmente trasmessa al comando del VV. UU. per consentire allo stesso di informare in tempo utile i cittadini e prevedere percorsi alternativi tali da ridurre i disagi alla viabilità. Nella nota il Sindaco chiede una “relazione scritta dalla quale evincere eventuali responsabilità interne o esterne all’ente”. (http://www.radiortm.it/Notizia.asp?id=30518) »

Il Sindaco, considerato che si trattava di una interruzione programmata del ponte ha avuto la possibilità di scrivere a qualcuno.

Nulla da obiettare, ma noi e tutti quelli che per ben due volte siamo rimasti bloccati, totalmente fermi, per due ore e mezza sulla via Nazionale, via Tirella, Via Nuova S. Antonio e sul Corso a seguito dell’improvvisa chiusura del ponte a causa di incidente stradale ci chiediamo, ammesso che qualcuno lo informò, a chi scrisse in quell’occasione il nostro sindaco e quali iniziative adottò?

Perché se è vero che un incidente stradale non è prevedibile nei tempi, anche se è certo che può avvenire, è pur vero che in questa scassatissima struttura amministrativa e di governo è assente ogni progetto di protezione civile che non sia il  prevedere la bovina attesa di rinforzi da parte di qualcuno o la esibizione di alcuni responsabili della protezione civile con uniforme, basco e sigaro cadente, per parcheggiare le auto nei pressi del cimitero nel giorno dei morti. E non si venga a raccontare che i nostri volontari con una colonna sono intervenuti con successo nella zona terremotata del … bla …bla …bla, perché questo è anche il comune in cui i volontari della Protezione civile non obbedirono all’appello del Sindaco per gli incendi estivi perché non erano attrezzati. E non si presentarono, ancor prima di sapere se il loro impiego prevedesse il materiale spegnimento degli incendi o la semplice osservazione o deviazione di traffico, attività che non richiedono attrezzature ed equipaggiamenti particolari.

Noi siamo buoni a fare uscire le scolaresche dalla scala di emergenza in quelle esercitazioni pur utilissime realizzate su imput delle prefetture, e basta. Poi succede un quid ed andiamo in tilt. Eppure, in un Comune altro, l’incidente stradale che blocca il ponte Guerrieri dovrebbe essere l’occasione per applicare la saggia regola del grande rivoluzionario indocinese Ho Chi Min il quale ebbe a dire che “il miglior addestramento è il combattimento”.

Noi non siamo tanto sciocchi da pretendere di non subire disagi se per un accidente il Ponte Guerrieri si rende inagibile, ma vivaddio non è tollerabile che allo stato attuale non esista un piano che scatti con la prontezza necessaria appena il ponte Guerrieri si dovesse rendere inagibile.

Ma quale occasione migliore di addestramento sul campo si può avere se non si sfruttano queste occasioni per oliare una macchina che dovrebbe essere sempre pronta all’emergenza?

Ma si vuole pensare all’ipotesi, non del terremoto ma di una molto più normale ed improvvisa bufera che dovesse provocare anche la chiusura del ponte, in quale maniera si potrebbe dare soccorso in una situazione in cui l’iniziale inerzia di chi deve governare il territorio riempirebbe tutte le strade principali del centro abitato di auto creando la paralisi totale?

Ma ci si vuole rendere conto che per la città di Modica il ponte Guerrieri è un obiettivo da tenere costantemente sotto controllo come un fiume in piena quando piove?

Ma per capire le condizioni del nostro Comune, e non farci illusioni, ci soccorre il ricordo dei cani randagi il cui problema si scoprì dopo la morte del caro nostro piccolo concittadino, ci soccorre il sapere che il territorio comunale non è sotto controllo da nessun punto di vista.

Un gioco semplicissimo: provate  a telefonare al Comune dal venerdì pomeriggio al lunedì mattina per porre un problema che sia di competenza del Comune… poi fateci sapere. .(Terzo Occhio in Dialogo dicembre 2009)

 2010

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Gli auguri di Don Calogero modicano

Pubblichiamo una seconda missiva che la nostra amica infiltrata nella confraternita dei "Fratelli ra quartaredda" ci ha fatto pervenire in occasione del Santo Natale.

«Carissimo dottore,

prima di partire per una vacanza invernale voglio porgerLe i miei più cari auguri di bene per le prossime festività.

Giorni fa ho fatto amicizia con un notissimo commercialista modicano, appartenente al terzo livello della Confraternita, che poiché intende sostituire uno dei suoi tre assoldati, mi ha fatto capire che, se sarò “escort” con lui mi potrebbe inserire nella camera di Quarto livello. Quasi sicuramente accetterò la proposta, considerato che come Lei ben sa, da questo punto di vista non ho concorrenti, né scrupoli di nessun genere avendo anche …le curve al punto giusto.

Diciamo che dovrei essere “promossa” e quindi avrò l’onere di scegliere i mie tre assoldati di fiducia da segnalare per il ripristino della naturale composizione della camera di quinto,  livello perché andrebbe a perdere i tre assoldati segnalati dall’uomo di quarto livello caduto in disgrazia. Se mi vuole segnalare qualcuno mi consideri a sua disposizione.

Comunque se sono fiori fioriranno… attenderò gli eventi come si dice con la mutanda in mano.

Per il resto Le riferisco che giovedì 10 dicembre ho partecipato per la seconda volta alla riunione di quinto livello.

Erano le 22 quando si presentò l’Innominato che venne salutato con un’ovazione dall’assemblea degli assoldati. “Vi abbiamo riunito  - disse - mentre in maniera perentoria con un gesto della mano invitava al silenzio, ottenendolo – per scambiarci gli auguri di Natale.

Ma questa, cari amici, camerati, compagni, sagristi e voltagabbana di tutte le provenienze e direzioni, è anche occasione di consuntivi e di progetti per il futuro come si conviene quando un anno finisce ed un altro inizia.

Possiamo dire che mai come in questo periodo la Confraternita ha vissuto momenti di così alta  compattezza: non uno screzio, nessuno ha remato contro e rapporti improntati alla massima fedeltà. L’opera di selezione con la necessaria eliminazione delle persone inaffidabili perché poco riservate ha realizzato una camera di quinto livello omogenea nel pensiero, nei metodi e dominata da un comune interesse: poter governare con decisionismo questa nostra Comunità. In questo momento la camera di quinto livello rappresenta di certo quello che a me piace definire: “Stati generali” del governo di Modica”.

Ricorderete i tempi in cui ogni campagna elettorale era un problema perché prima una parte si doveva imporre sull’altra, con grande dispendio di forze e di economie; poi si doveva governare la città con il contrasto di una opposizione che rompeva le scatole continuamente con iniziative di ogni genere, per non parlare di quelle assurde azioni di contrasto che pretendevano di tenere conto della visione cristiana della vita per non parlare di quel palloso fare riferimento alla morale, all’etica o allo stato sociale che di fatto impedivano la realizzazione di grandi progetti.

Abbiamo impiegato il tempo che ci voleva ma adesso abbiamo creato una classe politica culturalmente identica. Un processo che abbiamo iniziato con la sindacatura Torchi, in cui abbiamo raggiunto i massimi livelli di efficienza nella gestione, governo e controllo della popolazione modicana.

Durante tale periodo ancora sopravvivevano certe sovrastruttura per cui siamo stati costretti ad applicare la famosa regola “Una a te ed una a me”, cosicché abbiamo dato la Multiservizi ad una parte  e l’Università di San Martino all’altra.

Ora non abbiamo neanche questo problema:  tutta la classe politica è molto amalgamata creando il clima giusto perché il popolo modicano, non avvertendo il pericolo di contrasti tra i componenti della classe di governo, vive più sereno. Io credo che non si distingue più un comunista ateo ma filantropo da un cristiano che si fa orientare dalla caritas.

E gli effetti positivi sono davanti a tutti: sia con Torchi che con Antonello Buscema si fanno i cosiddetti rimpasti, la classe politica dice le stesse cose e nessuno le definisce puttanate.

Avremo tempo di parlare di queste cose nelle prossime riunioni, mi preme, però spezzare una lancia a favore della formula “ amici, camerati, compagni, sagristi e voltagabbana di tutte le provenienze e direzioni” contro chi vorrebbe sostituirla con qualche altra locuzione più breve e più aderente al livello di uniformità raggiunta.

Io vorrei mantenerla perché è bello ed utile ricordare le origini, e quindi il grande cammino che abbiamo fatto.

E’ in questo ecumenico clima che voglio lanciare l’augurio che Don Calogero, il nostro, lasciatemelo dire, caro Don Calogero, mio tramite vi fa pervenire nella certezza che anche per il 2010 potrete godere della sua protezione.

Dalla contrada Eremo delle milizie tenere di Modica, egregio dottore, riceva i miei più cari saluti». .(Terzo Occhio in Dialogo gennaio 2010)

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Coraggio Modicani, domani sarà peggio

Alla mediocrità politica, che ha fatto superare il limite del non ritorno, va dato il merito di favorire il raggiungimento del punto di degrado finale quale passaggio indispensabile per un nuovo inizio. Ecco perché, in una visione disincantata, il peggio che ogni giorno segue il precedente risulta ottimo e indispensabile. Ecco perché alcuni Modicani seguaci di San Tommaso del quale tradiscono il pensiero, incapaci di vedere oltre la soglia della gabbia dottrinaria in cui vivono da sempre, definiscono qualunquismo tutto ciò che non rientra nei loro schemi. Ecco perché gli stessi non avvertono l’inconsistenza dei miglioramenti sociali provocati dalla loro azione a causa della quale diventano parte e sostanza della decadenza che Modica vive.

Dicendo questo siamo qualunquisti? Dicendo questo siamo presuntuosi? E noi, dicendo questo, quanto diventiamo rei, brutti e cattivi?

Noi siamo i fautori dell’attesa militante. Siamo consapevoli, come lo era Heidegger, che l’Essere non ci appartiene, ma siamo coscienti di esserne i custodi. Noi non siamo i prigionieri dell’Avere: non ci interessano i quattrini e le poltrone. Noi siamo i guardiani della Verità! Non perché la possediamo, ma perché convinti, come Socrate, che essa va cercata, oltre i confini del tempo e dello spazio, giacché una vita senza questa ricerca non è degna di essere vissuta.

Consapevoli di quest’alta certezza, guardiamo il corso del fiume, e aspettiamo che passi il cadavere del nostro acerrimo nemico: la mediocrità, che come un’infezione purulenta sta devastando ogni anfratto, anche il più recondito, del vivere civile.

In quell’istante potremo abbandonare la postazione nella certezza che l’Essere, che in questi anni abbiamo custodito con passione, possa generare, finalmente, la luce della rinascita e del riscatto.

Per questi motivi, come cittadini modicani, siamo grati a coloro che in questi anni hanno condotto nel baratro la nostra città.

Siamo riconoscenti ai tanti voltagabbana impenitenti, che non conoscono la dignità dell’onore e il decoro della coerenza; ai cafoni incravattati che si aggirano altezzosi fra le stanze del Palazzo ed in quel luogo, ove regna il lezzo della disonestà e dell’ipocrisia, costruiscono altari al malaffare: l’unico dio che sono in grado di adorare e che incensano con la vacuità delle loro chiacchiere e la scurrilità del loro agire.

Diciamo grazie anche agli avvisati, agli inquisiti e ai condannati e a tutti quelli che hanno fatto della politica un affare. Siamo grati ai disoccupati, per scelta o per incapacità, che hanno fatto della politica un mestiere e che vivono nella spasmodica attesa di conquistare una poltrona, una qualunque, mentre un solo seggio sarebbero degni di occupare: la latrina!

Vogliamo urlare il nostro grazie a coloro che utilizzano il loro ingente patrimonio, accumulato con inganni e compromessi, per chiudere la città in una morsa senza scampo: burattinai senza scrupoli che muovono le fila dei tanti burattini che trascorrono la vita in uno squallido teatrino, con il cervello ottenebrato dal servilismo e dall’ignavia. Tutti costoro noi vogliamo ringraziare, perché la loro pochezza intellettuale e la loro miseria morale non fanno che rafforzare, ulteriormente, la devastazione della nostra città e non possono che farla precipitare sempre più nel baratro dell’assoluta mediocrità, dell’avvilente indifferenza e della crassa volgarità: è dal fondo della valle, infatti, che dovrà iniziare la scalata che condurrà alla vetta!

L’Essere, soffocato per le loro mani, cesserà di esistere e all’orizzonte appariranno le cupe sembianze del nulla; la Verità si dissolverà e sulle sue ceneri si ergerà vittorioso l’Errore: il degrado avrà così ultimato il suo cammino e Modica non sarà che una landa fredda e desolata.

Soltanto allora, quando il marcio sarà stato sepolto dalle sue stesse macerie, guarderemo l’orizzonte. Siamo certi che allora svaniranno le ombre della lunga notte e un chiarore intenso annuncerà l’alba di un nuovo giorno, il giorno in cui ogni cosa tornerà al suo posto: la cultura trionferà sull’ignoranza, la coerenza annienterà l’opportunismo e il coraggio prevarrà sulla vigliaccheria, la grandezza del pensare e dell’agire demolirà la mediocrità di quanti, pur avendo un cervello non lo sanno usare. .(Terzo Occhio in Dialogo febbraio 2010)

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La confraternita del crocefisso rosso

Le confraternite nacquero in epoche di barbarie, di insicurezza, di violenze e di sopraffazione come forma di autodifesa. La nobiltà degli obiettivi della confraternita era tale che eliminava ogni ambizione o interesse personale a favore di una formidabile ed invincibile sintonia complessiva degli adepti che ancora è possibile cogliere in alcune davvero lodevoli confraternite caritatevoli.

Cricche malavitose pensarono di utilizzare il clima interno che ogni “Confraternita” genera in possibile strumento. Ai giuramenti di adesione aggiunsero riti particolari, incisione dei polsi, occhi bendati, santini incendiati e quant’altro  e si realizzò quell’organizzazione perfetta in cui è presente una indiscussa gerarchia ed il massimo grado di cieca obbedienza. (Don Calogero insegni)

Nei tempi attuali stanno nascendo delle “confraternite di fatto”. Esse si realizzano indicando “Il bene della Comunità” come generico obiettivo di facciata ma creando  poi condizioni oggettive in cui un l’interesse personale o di clan diventa il sangue vitale della “Confraternita di fatto”.

A Modica, allo stato attuale esistono due confraternite di fatto. Della prima ne abbiamo scritto riportando i rapporti di una nostra infiltrata. E’ la confraternita dei "Fratelli ra quartaredda" per la quale si potranno avanzare tutte le accuse di fantasie e nostre fantasticherie ma è sufficiente avere la capacità di osservare la realtà modicana con vero disincanto per accorgersi della capillare presenza nel tessuto socioeconomico della sua rete che fa capo al Don Calogero Modicano.

La seconda, presente da molto tempo, è “La confraternita del Crocefisso rosso”. Ha sempre prediletto la domus della cultura ma non disdegnò la politica politicante: prima favorendo la nascita di 17 anni di socialcomunismo durante il quale, addirittura, riuscì a candidare un suo Sindaco contro Carmelo Ruta e proponendo, senza scrupoli, un fascista nella Giunta di governo.

Abbiamo più volte, qui ed altrove, scritto di quell’associazione a delinquere rappresentata dal centrodestra. Abbiamo pure scritto di una certa somiglianza in termini culturali tra destra e sinistra alienandoci i dissensi degli intellettuali della “Confraternita del Crocefisso rosso”.

In essa sono presenti coloro che pur manifestando simpatia ideologica nei confronti del centrosinistra che ha ammorbato Modica per ben 17 anni non hanno perduto occasione per manifestare “distanza” nei confronti di una sinistra “rifondarola” che tardava a piegarsi alla logica del “muro crollato”. Adesso che gli orfani di Marx sono stati sconfitti la “Confraternita del Crocefisso rosso” è al potere nella nostra città senza intermediari.

“Dio li fa e poi li accoppia”, dice il vecchio adagio. Ecco perché un carismatico intellettuale modicano, sedicente critico d’arte, poeta, scrittore e “… meccanico di biciclette” (direbbe Franco Antonio Belgiorno) si accoppiò con Drago, Minardo e politicanti vari che ci proposero programmi politici la cui vera sostanza era l’immagine di ingenue ragazze scosciate e pacche sulle spalle.

L’attuale governo della città è, invece, viva espressione della “Confraternita del Crocefisso rosso”.

I lettori di DIALOGO avranno, tanto per cominciare, notato che dopo un iniziale civile ed opportuno confronto con la stampa locale Antonello Buscema non ha più risposto neanche alle interrogazioni del nostro 31° consigliere, ha snaturato il progettato spirito dell’incontro con la stampa locale, realizzato su proposta del DIALOGO, trasformandolo  in torchiana passerella politicante.

Ancora più significativo appare, l’esame degli articoli che gli esponenti dell’intellighenzia della “Confraternita” firmano sulla stampa locale che sono più malefici degli autoreferenziali comunicati stampa che i tecnici della mistificazione dell’era Torchi mitragliavano tutti i giorni.

E’ vero, non bisogna mai essere affrettati per emettere giudizi. In passato abbiamo espresso benevolenza nei confronti di Antonello Buscema. Le critiche di Antonello Buscema e della sua “Confraternita” a Torchi & c. sembravano davvero esprimere segni di discontinuità e per questo avevamo una speranza. Ciò che detta intellighenzia andava scrivendo sembrava espressione di un mondo culturale in ordine, coerente, disinteressato ed antagonista al modello torchiano.

Illusione… era una tristissima illusione. Alla luce di quanto la “Confraternita” scrive adesso, per osannare l’attività del governo cittadino, le vecchie critiche che i suoi intellettuali  rivolgevano a Torchi & c. appaiono un concentrato di alterigia e saccenza.

Occorre scegliere: dei due l’una o erano spocchiosi allora oppure sono incapaci adesso ad osservare la realtà.

Esiste una terza possibilità che a noi è ignota: si può forse pulire una città con un articolo di giornale oppure servono ancora quei vecchi arnesi che si chiamano discariche, contenitori, operatori ecologici e … ahimè cartelle esattoriali?.(Terzo Occhio in Dialogo marzo 2010)

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Realizzeremo il gioco dell’oca modicano

Non esistono più spazi per il dialogo ma climi di incomunicabilità simili a quelli dei costruttori della torre di Babele. Per meglio farmi comprendere, indico il mio sillabario, le mie chiavi di analisi e le mie strategie attraverso un presupposto, cinque postulati, un sospetto ed un che fare?.

Il presupposto. Un peloso “buonismo” è divenuto lo strumento di lotta politica.

Primo postulato. Il comune di Modica è stato distrutto da una delinquenza politica senza eguali nella sua storia. Risultato non attribuibile a tedeschi, americani o ai burundesi, ma con certezza assoluta alla classe politica che ha governato e governa Modica.

Secondo postulato. Vi sono quattro famiglie che hanno impiegato loro rampolli nel governo della città; vi sono quattro famiglie che si sono arricchite realizzando un potere economico onnipotente.

Terzo postulato. una serie di personaggi ha attraversato, galleggiando come un sughero tra la prima e la seconda repubblica, traghettando verso ricchi lidi di laute pensioni politiche o verso posizioni di tradimento culturale della classe operaia: sono la genia malefica dei voltagabbana;

Quarto postulato. Esiste una struttura burocratica scassatissima, costruita e perfezionata dalla classe politica con persone  che sono, nella stragrande maggioranza, prima galoppini politici e poi impiegati comunali, prima procacciatori di voti per i proprio don Calogeri e poi competenti di qualcosa;

Quinto postulato. Vergognosa fedina penale della casta politica.

Sospetto. Il ruolo degli intellettuali modicani si muove tra la figura dell’intellettuale organico gramsciano servo devoto dell’ideologia e della parte, piffero della fazione e l’intellettuale giullare.

Che fare?

Prendere atto che a Modica esiste uno stato di guerra non significa esprimere un atteggiamento violento o favorirlo neanche quando adotteremo tutte le regole che “la guerra” in atto impone.

I cinque postulati disegnano il fronte della malapolitica che tenta di isolare, con ottimi risultati, ogni resistenza del vero fronte avversario quello antagonista. Lo fa proponendo al suo interno:destra e sinistra, il bene ed il male, la maggioranza e l’opposizione in guisa tale da sceneggiare con un’apparente dialettica politica la democrazia mentre di fatto esercita la dittatura.

Un po’ come il finto litigio di Nino Minardo e suo Zio che appare dialettica democratica ed, invece, consente ad una famiglia di occupare il potere. O come Antonello Buscema che appare eletto dalla sinistra quando è invece il risultato di una scelta dello stesso potere economico. O come professori universitari che ostentano per cultura ciò che è pura fazione e carrozzoni universitari come istituzioni culturali.

Le strategie. Esistono due tipi di intervento possibile: ripiegamento sulla pura attesa che il ciclo si compia; accettare il “combattimento”. Noi abbiamo scelto questa seconda ipotesi.

Le risorse. Asimmetriche le risorse: da un lato la penna, il volantino, i vincoli morali, la coerenza e la democrazia; dall’altro le televisioni, i manifesti giganti, la spregiudicatezza, il cinismo, la denarocrazia ed il voltagabbanismo, il puro baronaggio.

Ci proponiamo di “disaggregare” il generico concetto di casta politica dando un volto ai vari personaggi che “abitano” la brulla landa della malapolitica modicana.

Metteremo in vendita il gioco dei "Fratelli ra quartaredda” nel quale immortaleremo tutti i personaggi ed i luoghi politici che l’antipolitica modicana ha evidenziato in questi ultimi anni: Don Calogero modicano, l’Innominato, l’Inquisito, lo speculatore, il voltagabbana, “a cuoppula”, la confraternita “Fratelli ra quartaredda”, la “Confraternita del crocefisso rosso” il Sindaco, il fascista, il proletarspeculator, il mistico di Padre Pio, la sagrestia progressista, Terzo Occhio, il Consigliere telecomandato, u carduni alliccchittiatu, ecc. In esso percorrendo lo schema del gioco dell’Oca dovrà apparire chiara la vera attività parapolitica o paramafiosa che si cela dietro le dichiarazioni, l’attività consiliare ed il governo della città.

Ripeteremo l’accusa di voltagabbana e di delinquente politico, con la stessa ossessionante monotonia con cui gli interessati cercheranno di vendere, onestà intellettuale, immagine di coerenza o di innocenze smentite da aule giudiziarie della Repubblica Italiana.

Vogliamo trasformare il voltagabbana, u carduni alliccchittiatu, lo speculatore, il don Calogero modicano,  in icone capaci di inserirsi nella leggenda modicana  alla pari di “Giuggi balla a balla”, “Peppi tigna sicca” e “Pietru cco frischiettu”.

Un’azione non violenta che consenta di dare “a ciascuno il suo”. .(Terzo Occhio in Dialogo aprile 2010)

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E’ peggio un “Sindaco peggiore” oppure un “Sindaco insignificante”?

 

“Il Tiranno Moderno è malvagio per la sua elusività.

È più ignoto di colui che schiavizza.

Non è meno  prepotente dei tiranni del passato.

È solo più vile.

G.K. Chesterton.

Nell’era democristiana, (1946 1984) i sindaci a Modica si alternano alla guida dell’Amministrazione senza assumere un’aggettivazione particolare.

Poi, nel 1985 il governo della città per 15 anni viene assunto dai social comunisti, con brevi periodi di governo pentapartito: è il periodo in cui inizia a prendere  forma il più grande disastro socioeconomico della nostra città.

La novità della sinistra non sono solo le spese folli di un’amministrazione allegra, spregiudicata ed irresponsabile ma anche la sciccheria della sciarpa rossa al collo del sindaco, le tecniche di marketing con musichette particolari, manifesti a tappeto e carnevalate in tutta la città.

Il marketing politico anticipa anche la novità del personalismo cosicché si conia “Il Sindaco di tutta la città”, il “Sindaco alternativo”, il “Sindaco bello”; una bellezza che si sarebbe espressa in incontri con Gheddafi ed aule giudiziarie,“irriverenti”, che si sono permesse di emettere sentenze di condanna.

Tangentopoli segna la fine di un tipo di delinquenza politica e l’inizio di un’altra. Arriva così la seconda repubblica che ci regala un sindaco già comunista e poi il “Sindaco peggiore”, Piero Torchi Lucifora, che grazie al suo partito, che passerà nella storia di Modica come il partito con il più alto numero di indagati e condannati, riesce, in maniera magistrale, a crearsi una  rigeneratrice “Pappa reale” miscelando, potere economico rampante, efficientissimo clientelismo di stampo democristiano, trasformazione della struttura amministrativa del Municipio da strumento di servizi ai cittadini in macchina elettorale, scenari immaginifici, faraoniche panzane e quel po’ di proletarismo, buona maschera di dedizione al popolo umile e lavoratore da turlupinare.

Poi furbescamente, e spregiudicatamente, ad un anno di una forte rielezione a Sindaco, il ribattezzato “Piero Forza Niesci Fora”, tradisce i suoi elettori ed abbandona la città. Ben sapendo che il disastro economico generato e svezzato dai social comunisti e da lui decisamente aggravato, lo avrebbe cacciato a pedate nel c…., a furor di popolo si candita alle regionali. In questa avventura il “Peggiore” perde “pilu e puorcu” ed i i modicani solo il “….”.

Viene trombato alla grande, ma ci lascia Antonello Buscema, la persona per bene. Il cuore dei modicani si apre alla speranza. Il nuovo Sindaco arriva umile e senza pompa alle manifestazioni. Risponde a critiche e quesiti che gli pongono gli articoli della stampa locale, risponde al telefono di chi ha bisogno di parlare con lui. Accetta la proposta del DIALOGO di un appuntamento bimestrale con la stampa locale. Ma tutto dura poco: tutto questo si attenua fino a scomparire. In 18 mesi organizza solo quattro conferenze bimestrali con la stampa locale trasformandole in passerelle autoreferenziali, non risponde alle critiche che gli vengono mosse dalla stampa, non risponde alle telefonate, incapace di delegare non dispone del suo tempo assorbito dal contingente e senza possibilità di progettazione e programmazione.

Mantiene la delega alla cultura e nomina esperti a titolo gratuito che sono tanto presi dalla gratuità delle loro prestazioni che si dimenticano che qualcosa avrebbero dovuto pur proporla.

La stessa intellighenzia di sinistra che rimproverava il ritardo delle relazioni semestrali del Sindaco Torchi, ora non ha nulla da dire all’amico Antonello Buscema che l’ha resa “Relazione diciottomestrale”.

Leggendo questa relazione, chissà perché, ci è venuta alla mente un libretto redatto del Ministero dei lavori pubblici nel periodo fascista nel quale sono elencate “Le opere pubbliche” del regime in terra iblea. Non richiamiamo il fatto per dire che quest’ultimo elenco è, in termini qualitativi, decisamente migliore di quello di Antonello Buscema; segnaliamo questo parallelismo solo perché ci sembra evidente che ora come allora l’urbanistica è concepita in termini “dittatoriali” ovvero come scelta dall’alto. La cosa, in verità, non ci meraviglia non trovando molta differenza tra la saccenza e la presunzione della intellighenzia della ”Confraternita del Crocefisso rosso” e quella che potremmo definire  della “Confraternita del diavolo nero”. Esiste solo una differenza che mentre quest’ultima non faceva concessioni all’ipocrisia, dando per scontato che il “Duce ha sempre ragione”, quella della “Confraternita rossa modicana” ci prende per i fondelli con i termini di democrazia e coinvolgimento; parlandoci a parole di “Urbanistica partecipata” ma realizzando, nei fatti, il principio di accontentare interessi di categorie (per esempio i commercianti proprietari del centro storico) e la altrimenti impossibile esibizione di competenza urbanistica di professionisti e tecnici “prestati” alla malapolitica.

Questo nostre riflessioni ci disegnano uno scenario anarchico, infatti, ci rimangono solo delle sensazioni che fanno percepire la verità senza però poterla agguantare.

Intravediamo in mezzo al caos, che si ribella a schemi logici, una “ragione” circondata da incoercibili, settari e non percepibili interessi intrinsecamente bestiali, economici … di sopravvivenza.

Alla fine ci appare come vera solo l’idea di essere governati da un Sindaco insignificante ma quello che è più grave è che esso ci sembra peggio del “Sindaco peggiore”.   (Terzo Occhio in Dialogo maggio 2010)

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Sindaco: non bisogna avere paura del futuro!

Modicani: amen.

Sotto l’enorme ombrellone che un antico albero di carrubo forma nella nostra campagna in contrada Turri Ciaula, dopo una gradevolissima ed improvvisata schiticciata a base di focacce, arancini ed olive di salamoia arrostite nella cenere caldissima di una brace quasi spenta, che prima aveva arrostito costolette di maiale, era giunto il momento delle chiacchiere.

Erano venuti a trovarmi alcuni appartenenti al gruppo Terzo Occhio; si, quelle fantomatiche “ombre” che hanno firmato vari pezzi nei 26 fogli di battaglia pubblicati.

Eravamo tutti li: un manipolo di pericolosissimi presuntuosi e qualunquisti, animatori periferici di “grillate” e teorizzatori di quella politica antagonista che dopo aver parlato e scritto di delinquenti politici, di voltagabbana, di mediocrità culturale e politica, di carrozzoni universitari e di cultura e salsiccia, di “Confraternita del Crocefisso rosso” e “Confraternita re fratelli ra quartaredda” ha fissato i limiti della possibile elaborazione politico-culturale in Modica in quel “Coraggio Modicani, domani sarà peggio” che ha dato il titolo all’ultimo numero pubblicato, solo in forma digitale nello scorso mese di marzo del foglio di battaglia “Terzo Occhio”.

Un “Coraggio Modicani, domani sarà peggio” che dai dati più recenti più che un limite alla dialettica politica sembra la indicazione di un irreversibile destino della Comunità modicana.

E’ un segno di questo destino la remissione della querela da parte di Rosa e Militello contro la giornalista Bonino che dimostra la fondatezza di quanto scrisse, a suo tempo, uno dei nostri, quando affermò che la querela è “La lotta politica condotta con altri mezzi”. Infatti, le  scuse espresse dalla Bonino, che hanno motivato la remissione della querela, non aggiungono una sola virgola a quanto già abbondantemente la querelata aveva scritto a chiarimento in interviste ed articoli. E’, quindi, legittimo pensare che si cercavano le scuse formali davanti al giudice per utilizzare l’aula di giustizia come cassa di risonanza. Purtroppo, non essendoci stata una pronuncia del giudice non possiamo neanche aggiornare il dizionario dei sinonimi e dei contrari per sapere se quando un onorevole “acquista” significa “convincere politicamente”, “portare dalla propria parte” oppure qualcosa di disdicevole.

La remissione della querela produce anche un effetto collaterale: il querelante è una persona  buona che aveva ragione ed ha salvato il querelato da una sonora condanna.

E’ vero anche che nell’immaginario collettivo non si va per il sottile, rimangono solo sensazioni complessive, cosicché l’esito positivo dell’aspetto penale (Diffamazione a mezzo stampa) trascina anche l’aspetto politico assegnando al querelante buono un’assoluzione sulla sua attività politica caratterizzata dal voltagabbanare e sulla mancanza di quella qualità politica che si chiama coerenza la cui assenza ha caratterizzato la mala-politica modicana ed, in ogni epoca, i tempi di decadenza.

E’ in questo quadro che si devono inquadrare le discussioni alimentate in blog ed in articoli sulla stampa locale che hanno cercato di creare un clima in cui uno sfrenato politicante attivismo di sbriga-faccende può far dimenticare che la politica è altro.

Domani sarà peggio, dicevamo. E ti accorgi che è già domani anche quando si argomenta sulla creazione di una isola pedonale come quella del Corso Umberto in cui il Sindaco, che non trova mai il tempo per dare risposta a quanto da questa testata gli viene chiesto anche formalmente da giornalisti e semplici cittadini, fosse anche per mandarci a quel paese, licenzia una sua lunga missiva, che inizia con un “Non bisogna avere paura del futuro” che, detto da lui, chissà perché ci evoca nello stile l’esortazione di Giovanni Paolo II “Apri il cuore alla speranza…”, ma continua scrivendo che “Non è vero che la decisione (di chiudere il traffico la domenica mattina ndr)  sia stata presa senza ascoltare nessuno; se è vero infatti che non ci sono state consultazioni ufficiali,(sic) l’Amministrazione comunale tuttavia aveva sondato l’autorevole parere di molti (sic?) avendone spesso riscontri positivi....”; in pratica come Mussolini che non praticava una politica urbanistica partecipata ma vivaddio non si definiva democratico, ne doveva sottostare ad uno Statuto che prevede tutta una serie di consulte e di istituti di democrazia diretta: oppure lo Statuto del Comune di Modica era necessario solo fino a quando non arrivava al potere la sapienza della confraternita del Crocefisso rosso?

Di questo e di altro abbiamo parlato con tristezza fino a quando qualche bicchiere di vino in più ci ha convinto che forse al peggio c’è rimedio: basta sostituire il Sindaco con bottiglie di buon vino nero con le quali “innaffiare” le giornate sin dal primo mattino. (Terzo Occhio in Dialogo giugno 2010)

 

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Bocca di Rosa racconta: Torchi ritorna e il bel tempo rimena?

(Terzo Occhio in Dialogo ottobre 2010)

Questa è la terza missiva pervenutaci dalla nostra amica infiltrata nella confraternita dei "Fratelli ra quartaredda" che ha scelto di farsi chiamare “Bocca di Rosa”, nome in codice mutuato dalla canzone di Fabrizio De Andrè.

«Carissimo dottore,

sono tornata a Modica nel mese di agosto dopo aver trascorso dieci giorni come escort con un pezzo grosso di Forza Italia, per fortuna un maschio passabile, nelle montagne del Pollino in Calabria. Prima eravamo stati per quindici giorni alle Maldive.

Come può intuire, aiutandomi anche con una guepière di pizzo luxurious export  della linea “sport escort” della Marini, sono stata promossa al quarto livello dell’organizzazione che governa Modica. Sono molto contenta di me, ed anche il mio “concupito” pro tempore, ragioniere, mostra evidenti segni di soddisfazione.

Ho dovuto interrompere la vacanza sul Pollino perché raggiunta dalla convocazione della riunione della Camera di quarto livello della Confraternita. Era la prima di quel livello alla quale avrei partecipato. Si annunciava interessante per i temi e mi sembrava anche una buona occasione perché, seppure passabile, il ragioniere cominciava a stufarmi, anche per la sua nuova mania di concionare dai predellini.

Quando mi presentai nella sala di riunione, venni accolta dai presenti con sorrisi ed ammiccamenti vari. Il ragioniere, seduto al tavolo di presidenza mi espresse le sue congratulazioni per la promozione con ostentato stupore e fece finta di niente, ma mi spogliò con lo sguardo, ed io… mi sentii in guepière.

Alle 22,00 esatte del 10 settembre si presentò l’Innominato che venne accolto dall’assemblea con un’ovazione generale. Non sembrava di buon umore. Con perentorio gesto della mano ottenne il silenzio e con voce tra il greve e l’iracondo disse:

Dal 24 al 30 agosto  si sono susseguite sulla stampa alcune dichiarazioni di Piero Torchi Lucifora cui è seguita: una replica stizzita del PD, una dichiarazione dell’on.  (sic!) Drago ed una controreplica beffarda e risentita di Torchi, aventi tutte per argomento la situazione debitoria e finanziaria del nostro Comune.

Ebbene, poiché ho saputo che molti militanti della nostra Confraternita si sono allarmati per il tono fortemente litigioso delle dichiarazioni, con questa riunione di quarto livello voglio tranquillizzare tutti. Ciascuno di voi spieghi ai tre confratelli dipendenti, dai quali possono e devono pretendere assoluta e democratica obbedienza, che la situazione politica a Modica è sotto il mio, scusate, il nostro controllo.

Tutte le dichiarazioni e le controdichiarazioni fatte sono in perfetta armonia con il nostro progetto e fanno parte dello stesso copione. Esse sono state persino scritte dalla stessa persona. Quindi, fra noi esiste il massimo accordo. Ne è prova il fatto che Torchi, Drago, ed i massimi dirigenti del Partito democratico e del Movimento dei forzisti di complemento “Idea di centro”,  sono qui seduti al mio fianco.

(A questo punto la platea esplose in un lungo applauso oceanico corale di sollievo) Dite pure loro che anche le osservazioni al bilancio, i rimpasti che abbiamo fatto e che faremo, le minacce di dimissioni e le dimissioni stesse, qualora dovessimo decidere di ricorrevi, degli “amici, camerati, compagni, sagristi e voltagabbana di tutte le provenienze e direzioni” dell’MpA sono strategicamente pianificate: nulla è lasciato al caso.

Cari “ amici, camerati, compagni, sagristi e voltagabbana di tutte le provenienze e direzioni”, il problema è che, mentre tutti i confratelli appartenenti ai cinque livelli, 243 persone, possono conoscere le grandi strategie della Confraternita “Fratelli ra quartaredda", tutti gli altri modicani, compresi i nostri elettori di sempre, devono percepire con forza che stanno vivendo una democrazia vera. Diviene pertanto necessario che il nostro Antonello Buscema venga criticato ora dall’on. Minardo ora dall’on. Drago. E’ quindi anche logico che i vertici del Pd reagiscano: non devono forse far finta di essere gli eredi delle tanto amate armate proletarie?

Noi abbiamo fatto eleggere Torchi e poi Antonello Buscema. Ora è tempo di cominciare a pensare cosa fare per le prossime elezioni: è il caso che la nostra Confraternita faccia eleggere un sindaco di centro-destra, oppure è il caso di riconfermare Antonello Buscema? E’ vero che tutti i voti dei modicani, comunque espressi, sia che vinca la sinistra sia che vinca la destra, vengono da noi utilizzati. E’ vero che tutti i potenziali eletti appartengono a questa, diciamo, “famiglia”, ma è anche vero che dobbiamo salvare le forme.

Per il momento è tutto. Per vostra maggiore tranquillità voglio far notare a chi non lo avesse ancora notato che è presente anche il caritatevole Priore superiore della “Confraternita del crocefisso rosso” il quale ha accettato di partecipare ai lavori della camera di secondo livello della nostra Confraternita.

Sono dovuta tornare sul monte Pollino assieme al ragioniere pur passabile, essendo sfumate altre intraviste migliori opportunità. Approfitto del fatto che dorma, dopo ha sempre sonno, per scriverLe. Intanto riceva i più cari saluti da,

(firmato) Bocca di Rosa».

(Terzo Occhio in Dialogo ottobre 2010)

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La sede del Pid: Ucciardone o Piano del Gesù?

La costituzione del Pid  (Popolari per l'Italia domani) costola nobile dell’UDC ha provocato, su un blog di www.radiortm.it, una serie di botte e risposte tra convenuti che, tranne pochissimi, evidenziano il loro essere uddiccini, e piddini.

Per noi che cerchiamo tutti gli elementi per analisi disincantate queste sono occasioni uniche perché dalle reciproche accuse che gli uddiccini si scambiano, rese ancora più genuine dall’uso di nomignoli che celano la identità, è possibile ricavarne da un punto di vista  antropologico il modo di essere culturale e politico degli appartenenti a quel partito che i pubblici ministeri hanno scelto come interlocutori privilegiati.

Nel nostro caso è sufficiente virgolettare le frasi scritte da Lavima, Drago,  ma principalmente quelle di Paolo Nigro, (il draghetto) [che pare voglia proporsi come l’ideologo del Pid modicano], per ricostruire, come in un puzzle, la identità di quella che nello stesso blog un mio amico ha definito “La confraternita del Drago” forse perché ha visto il successo delle altre due confraternite che esistono a Modica.

E’ sufficiente “sostare” sulle dichiarazioni dei dirigenti di tale partito per sapere. A volte da tali dichiarazioni non si possono trarre notizie certe ma è invece sempre possibile cogliere il clima e, quindi, una cultura.

Infatti, non potremo mai sapere se furono più i pellegrinaggi presso la segreteria di Drago o in quella del dott. Zacco per le elezioni regionale del 2006 ma rimane il fatto che di pellegrinaggi si trattò, ovvero di invocazione di grazia e di favori, non di politica e meno che mai di democrazia: è un rapporto tra reggi moccolo e santini.

Ancora più difficile è assodare se il segretario dell’UDC deve a Drago il suo realizzarsi professionalmente oppure dobbiamo credere a quel “io faccio il primario perché ho vinto due concorsi per Modica e per Scicli … e …in ambedue sono stato dichiarato… professionalmente il migliore ed il più idoneo.  E’ certo, però, che quest’ultimo, accusato di carriera professionale per meriti politici, aggiungendo,” se avessi avuto o voluto un aiuto, mio caro disinformato, sarei primario a Modica non credi?” lascia capire che il concorso è un optional e che è sempre possibile il pellegrinaggio presso la segreteria di un onorevole per diventare primario in un ospedale.

Gli amici dell’UDC nelle campagne elettorali ci parlano di democrazia, di competenza, di merito; nel blog ci dicono che è Drago che ha fatto eleggere onorevole il sig. Ragusa, non il popolo della nostra provincia.

Questi scenari vengono completati da altri interventi che parlano di ingratitudine nei confronti dell’onorevole, di lecchini e sciacalli, di ex affiliati che occupano posti pubblici rilevanti grazie a Drago”; si scrive che “si ride e si piange insieme” e che non occorre sputare nel piatto in cui si mangiato.

Tutto questo materializza la tavolata ed i commensali. Qualcuno andando oltre la politica, nel mondo dei sentimenti, ricorda che in tante famiglie modicane la sera quando i padri baciano i loro figli dovrebbero rivolgere un devoto: grazie Drago, mentre, aggiungiamo noi, la mamma aggiunge amen.

Occorre dare merito a Peppe Drago, esperto in materia avendo  percorso tutti i sentieri del voltagabbanismo più spregiudicato, di avere introdotto, suppongo per gli studiosi di tale “pensiero”, un nuovo modo di essere voltagabbana: voltagabbanare pur stando fermi, senza cambiare partito; questa è l’accusa che ha rivolto all’on. Ragusa per non essere transitato con lui nel nuovo partito il Pid.

Questo è l’esito dell’analisi di quanto scritto nel blog. Per completezza aggiungiamo che il Pid è nato sotto i migliori auspici, infatti a pochi giorni dalla sua costituzione già un suo autorevole onorevole ed ex sindaco è stato arrestato per “associazione mafiosa, omicidio, estorsioni e rapine”: buon sangue (di provenienza uddiccina) non mente. In verità visti gli attori rimane un solo dubbio: la sede del Pid. Allo stato attuale si pensa all’Ucciardone di Palermo, ma si vuole aspettare l’esito del processo dei “Modica Bene”, perché la nostra casa circondariale di Piano del Gesù potrebbe essere una sede ancora più comoda. (Terzo Occhio in Dialogo novembre 2010)

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“Modica bene”: seconda puntata.

Condanna per peculato ed altra per falso ideologico nell’esercizio della funzione di Assessore; minaccia di querele tra deputati; querele contro giornalisti con discutibili remissioni di querela; accuse di gestione di società di comodo; gestione clientelare delle autostrade siciliane; associazione per delinquere ai fini di truffa aggravata in danno dello Stato; indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato ed estorsione.

Questa è la fedina penale a carico della classe politica modicana nell’ultimo decennio.

Quest’anno abbiamo acquisito la madre di tutti i pregiudizi penali: “Procedimento per riciclaggio di denaro e concussione” meglio conosciuto come “Modica bene” ed infine come addobbo finale dell’albero di Natale della malapolitica hanno provveduto Torchi, Carmelo Drago, il segretario comunale e 14 dirigenti pro-tempore che sono stati oggetto di una denuncia per abuso d’ufficio avendo, in occasione della tornata elettorale del 13/14 aprile 2008, operato il conferimento arbitrario di incarichi con mansioni superiori a personale dipendente del comune di Modica.

Questo è il contenuto della denuncia riportato dalla stampa, la Magistratura verificherà se essa è una verità giudiziaria o meno.

La verità giudiziaria, non esistendo la verità assoluta, è delle “verità” possibili, certamente quella che più delle altre provoca effetti: multe, interdizione dai pubblici uffici, obblighi particolari e galera.

Potendo provocare simili gravi effetti appare giusto che essa si basi sulla certezza assoluta delle prove o almeno di quelle che con ragionevole probabilità possono considerarsi tali.

Quando non si perviene ad una verità giudiziaria non è detto che non si possa formulare una verità politica; essa a volte ha la stessa qualità della verità di quella giudiziaria differendo da quest’ultima solo perché si basa su indizi, corrispondenze, rapporti di causa ad effetto tra comportamenti e risultati oggettivi o quando pur essendo nota la banda non è possibile individuare le responsabilità personali le sole capaci di dare sostanza ad una sentenza di condanna penale e fare scattare le manette.

Noi non sappiamo come andrà a finire, in termini giudiziari, il “Modica bene” ed il procedimento dei “dirigenti pro-elezioni personali”.

Confessiamo pure che l’esito ci lascia indifferente.

Dai documenti giudiziari di questi ultimi due procedimenti si ricostruisce con estrema chiarezza la struttura dell’associazione a delinquere ipotizzata, i ruoli di ognuno: il capo, l’organizzatore, il ripuliture di denaro, i tenutari di conti correnti per il transito di denaro, i dirigenti temporanei “beneficiati”.

Qual è l’errore che non occorre fare per valutare il tutto?

Il fare riferimento alla necessità che intervenga una sentenza passata in giudicato per trarre le conclusioni; né farsi fuorviare dall’assunto “che nessuno può essere considerato colpevole fino a quando non interviene una sentenza passata in giudicato”.  Esse sono sante parole che attengono però alla verità giudiziaria non a quella politica.

Infatti, occorreva la sentenza definitiva per peculato per avere contezza dell’onestà del politico? Bisognava acquisire una sentenza di condanna per falso ideologico per conoscere come il politicante ostenta il potere quando espleta il ruolo di Assessore?

Analogamente occorre aspettare la sentenza di “Modica bene” per sapere tutte le procedure che il comune, non adesso ma da sempre, adotta per ottemperare alla sua funzione di potentissima macchina elettorale anziché strumento di servizio al cittadino. Cambia molto se si dovesse appurare con sentenza passata in giudicato che oltre al risultato elettorale, che serve per consolidare il potere, tutti gli affiliati dell’associazione ci guadagnavano qualche euro?

E’ da decenni che si celebrano inutilmente processi per le tante stragi degli anni di piombo, non un solo condannato: ma vi è qualcuno in Italia che leggendo gli atti dei processi non sia convinto che furono “Stragi di stato”?

Ma a Modica esiste qualcuno che osservando la catastrofica situazione economica ed organizzativa del comune non sappia trarre il giusto collegamento di causa ad effetto con le ipotesi giudiziarie in itinere a livello di verità politica?

E se non interverrà il conforto di una verità giudiziaria cambiano le cose?

 Terzo occhio

(Terzo Occhio in Dialogo dicembre 2010)

 

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