Home Carmelo Modica

2005

Gennaio 2005

Come una voce proveniente dalla nostra storia. Onore al Presidente del Consiglio Comunale.

Voltiamo pagina

Colleghi! prima caliamoci le brache e poi faremo pressioni perché il Commissario dia le giuste indicazioni per diminuire il danno ambientale.

 

Febbraio 2005

Zona artigianale di Modica alta: non ripetiamo certi errori.

L’avevamo promesso. L’abbiamo mantenuto

Ora mio padre, che li votò per tanti anni, non voterebbe più questi “comunisti”.

 

Marzo 2005

Onore al Maestro Scarso

Consiglieri di maggioranza telecomandati: Coraggio, carta e penna… siamo pronti.

Alla latteria

Avviato il progetto “Trenini in mezzo al traffico

Fascista! si tanto fascista da sembrare un comunista.

 

Aprile 2005

Madonna vasa vasa: nasce un comitato di ringraziamento.

Pasqua 2005. Eurochocolate: Cioccolato Modica, il migliore amico dell’uovo

 

 Maggio 2005

però - direbbero loro - resteremmo sempre cittadini modicani …cacchio!

La cultura è una cosa seria non è …politica politicante

L’ultima putia ri vinu….

 

Giugno 2005

Baricco ci invita a volare alto

Terzo occhio fotografa il politicume modicano

Un illuminante (rim)pasto della Giunta Torchi dà ragione a Terzo occhio

 

Ottobre 2005

Il centro sinistra tenta di “arruolare” l’avvocato Scarso

Un “Lombardo” “Scarso” darà l’autonomia alla Sicilia

Torchi e Ruta richiesti dagli organizzatori del palio di Siena

  

Novembre 2005

…un potere tanto democratico che riesce decidere prima di discutere e di votare

Avremo un colloquio con Terzo Occhio e ne nascerà un libro

Eccidio di Passo gatta: Signor Sindaco destabilizziamo la menzogna

Gli altri hanno la Bocconi noi abbiamo l’Azasi

Nei prossimi numeri:

 

Dicembre 2005

Abbiamo avuto il primo incontro con Terzo Occhio

Al ‘Palazzo della cultura’ è andata in scena la ‘cultura di Palazzo’

Notizie vere che potrebbero essere false e viceversa

Indovinello con premio

 

Carta Bianca

Finestra sul Consiglio Comunale di Modica e ...dintorni.

Rubrica mensile a cura di Carmelo Modica

gennaio 2005

 

Come una voce proveniente dalla nostra storia. Onore al Presidente del Consiglio Comunale.

 

In occasione del concerto di fine anno l’aula consiliare, per una sola sera, purtroppo, si è liberata delle meschinità che di norma navigano nascoste  tra le parole che alcuni consiglieri lanciano nell’aria, inquinandola. Il merito è da attribuire al Presidente del Consiglio Comunale Enzo Scarso, che mai come in questa occasione ha esercitato il ruolo di “autorità impersonale”, quando nel presentare il concerto ha letto alcuni brani di Alberoni riprese dalla sua rubrica (Corriere della Sera 20 dicembre 2004). Non ci sembra ozioso riscrivere qui quelle parole, perché abbiamo la speranza (velleitarietà?) che esse potrebbero provocare, in alcuni consiglieri comunali benefiche crisi di coscienza.

…nell'essere umano,-legge il Presidente Scarso- in tutti gli esseri umani,… c'è sempre anche un bisogno profondo di andare al di là del presente, del quotidiano, del conflitto, del disordine, della volgarità e del cinismo.

C'è, e rinasce sempre, l'esigenza di qualcosa per cui oggi non abbiamo più una parola, ma che un tempo chiamavamo «spirituale». Che non vuol dire «buono», «sociale», «solidaristico», o «umanitario». … Lo spirituale è ciò che va al di là del tumulto del presente, dell'utile, del calcolo, della avidità di successo e di potere, per raggiungere ciò che è superiore, puro, essenziale, sublime.

Il grande artista, il grande scrittore, il grande musicista, il grande… non potrebbero creare nulla se non potessero lasciare il mondo quotidiano ed entrare in questa regione dove incontrano l'ordine e la semplicità”

Stiamo attribuendo un particolare valore all’avvenimento, perché da un elementare raffronto tra quanto avviene normalmente nella nostra aula consiliare (comizi, ingiustizie, perseguimento di interessi di parte, arroganza, mediocrità, ecc.) e quanto è avvenuto in tale occasione si dovrebbe dedurre, che esiste un livello “altro” che a moltissimi consiglieri è decisamente sconosciuto: una ignoranza incolpevole, del tipo “Mio Dio perdona loro che non sanno quello che fanno”.

Alberoni ha concluso scrivendo: … esiste, nel fondo del nostro animo, uno spazio dove, possiamo entrare in rapporto con la divina semplicità dell'essere. Un luogo in cui possiamo ogni tanto rifugiarci, purificarci, ritrovare la pace ed uscire più puliti e più forti. Senza di esso scivoleremmo verso un vuoto ed una aridità insopportabili.

Leggendo questa conclusione noi ci chiediamo se nel tentativo di aumentare i “luoghi” dove …rifugiarci, purificarci, ritrovare la pace ed uscire più puliti e più forti…non si possa inserire un evento annuale, che potrebbe coincidere anche con il concerto di fine anno, che preveda  nel rispetto di un protocollo approvato dal consiglio comunale l’intervento di una “entità esterna” al Consiglio comunale ed all’Amministrazione, che in maniera impersonale e disincantata con la consapevolezza di svolgere un ruolo di alto giudizio, come un magistrato giudicante, costringesse i consiglieri comunali ed l’Amministrazione ad una salutare riflessione. Una sorta di “messaggio del Presidente della Repubblica”, pensiamo, ad esempio, sulla falsariga della “Opposizione di Sua Maestà”, ad un rapporto “Opposizione del Conte di Modica”, da far divenire, nel tempo, un atteso ed impegnativo giorno di riflessione fuori da ogni logica di parte. Come una voce proveniente dalla nostra storia, dai nostri padri…

 

 

Voltiamo pagina

Anno nuovo vita nuova. E’ banale, spesso un luogo comune, la solita promessa di cambiare.  Ci accodiamo anche noi a questo coro dicendo che abbiamo deciso di mutare forme e sostanza nel nostro impegno politico-culturale che con questa rubrica portiamo avanti.

Abbiamo intenzione di non cedere più, confessiamo che qualche volta (rare per fortuna) è avvenuto, a nessuna forma di autocensura e di favorire il principio evoliano di non opporsi a che  “…cada tutto ciò che è destinato a cadere”.

Per noi non esisteranno più cose da fare o cose che questo consiglio comunale ha fatto o ha promesso di fare, che questa Amministrazione ha fatto o ha dichiarato di fare, che questa opposizione ha detto di fare o ha promesso di fare.

Non cadremo in questa trappola. Per noi esistono solo atteggiamenti mentali, modi di essere, culture espresse con gli atti approvati.

Noi assumeremo come unità di misura e di valutazione il vecchio e noto buon senso del buon padre di famiglia, la coerenza culturale e politica oltre che di partito o meglio la fedeltà ad un sistema di pensiero, la contraddizione tra essere e fare, tra giusto o ingiusto tra brutto e bello, e, per dirla come  “Terzo Occhio”, tra ostentazione e sobrietà.

Per quanto riguarda i modi, l’unico riferimento sarà il codice penale, quindi non bloccheremo le nostre parole nella palude dell’ipocrisia e tutto ciò che sarà mediocre tale sarà chiamato, tutto ciò che è vergognoso tale sarà definito. Trasferiremo nel campo politico  termini come maleducato, non puntuale, arrogante, atteggiamento da bullo, atteggiamento da bambino, ipocrita che oggi sembrano abbiano esclusiva valenza nella società civile.

Il linguaggio sarà limpido e chiaro e quando apparirà violento sarà il fatto ad esserlo.

Qualcuno ci dirà: perché questa dichiarazione di intenti?.

Due ordini di motivi. Il primo è che vogliamo favorire quel movimento che sta nascendo attorno all’iniziativa di “Terzo occhio” sulla Giunta Ombra ed il secondo, in via principale, è perché non è più sopportabile non stigmatizzare in maniera adeguata una maggioranza in consiglio comunale che offende coloro i quali vogliono seguire le vicende del nostro Municipio con violenze all’intelligenza comune ed alla democrazia ed una opposizione che non trova i modi per opporsi a tale mai visto scempio,.

Noi non ci riteniamo presuntuosi e comunque cercheremo il confronto contando sul fatto che la nostra opinione non vale meno di chi ritiene che con una certa quantità di voti un asino possa trasformarsi in Cavallo.

Combatteremo la tecnica del sistema che si affida al silenzio per ottenere l’oblio sui fatti che gli vanno a genio e, quindi, ci sforzeremo di usare la poco nobile arma della pedanteria ripetendo per esempio l’accusa di maleducazione fino a quando gli interessati non reagiranno o, se sono uomini, porranno le loro scuse.

***

Abbiamo ricevuto alcune e-mail con le quali ci viene rimproverato di trattare argomenti minori anziché argomenti importanti come il piano regolatore, il traffico,  i rifiuti solidi urbani, il piano regolatore.

Ma cosa vorreste che scrivessimo su questi argomenti?

Vi è qualcosa ancora da dire: problemi sui quali sono passati vent’anni di amministrazioni di tutti colori.

Ma scusate:è per caso un argomento minore parlare della cultura e degli atteggiamenti mentali che producono questa misera amministrazione?

Il piano regolatore non si risolve per una sua intrinseca difficoltà cui potremmo dare una mano con nostri suggerimenti, oppure non si risolve perché autentici approfittatori, e forse ladri di regime, mestano i loro traffici da venti anni?

Risulta a qualcuno, da qualche dibattito in consiglio comunale, in tutti questi anni (venti) che esiste uno scontro politico e culturale sul modo di concepire la vita in città tra due o tre schieramenti?

 

Colleghi! prima caliamoci le brache e poi faremo pressioni perché il Commissario dia le giuste indicazioni per diminuire il danno ambientale.

Cominciamo da subito ad applicare le regole che abbiamo prima enunciato. Il consiglio comunale del 29 dicembre doveva discutere la richiesta di ampliamento di un centro di rottamazione di Frigintini per la cui definizione la legge prevede una dichiarazione di assenso da parte del consiglio comunale: la maggioranza si dichiarava a favore dell’assenso la opposizione contraria e comunque in subordine chiedeva che la pratica venisse corredata da un non previsto, ma possibile, parere di qualche organo tecnico.

Si sviluppava, così, una discussione che metteva a nudo carenze fondamentali di questo consiglio comunale.

La prima veniva subito, ma solo accennata, dal prof. Barone ed è l’incapacità dei consiglieri di maggioranza, di cogliere la differenza tra politica [ovvero: sensibilità, modo di sentire, giudizio popolare] e visione tecnico-burocratica [ovvero: giudizio  di legittimità giuridica ed aderenza a norme e procedure].

E’ noto che per il consigliere comunale la legge, che fino a poco tempo fa faceva fare la prova di scrittura e lettura, ormai superata dall’introduzione dell’obbligo scolastico, prevedeva  come unico requisito quello di saper leggere e scrivere, ed  in democrazia non potrebbe essere diversamente. E questo perché il consigliere comunale è chiamato ad esprimere sempre e solo giudizi politici e non tecnico-giuridici o amministrativi. Per questi giudizi non politici la legge prevede i pareri tecnici di chi ha competenza per esprimerli.

Invece, i nostri hanno sciorinato disquisizioni di carattere giuridico e normativo del quale la maggior parte dei consiglieri non ha titolo alcuno per interloquire rinunciando, invece, ad esprimere quello che la regola della democrazia gli chiede e cioè il giudizio politico.

Ma può un assenso o un dissenso basarsi solo sulla valutazione della correttezza giuridica o procedurale? Ma che bisogno avrebbe un atto di essere verificato nella sua legittimità da una pletora di consiglieri comunali (geometra, ragionieri estetisti, artigiani ecc) ignorantoni di cose giuridiche, fra tanti avvocati del comune, segretari comunali o capiservizio?

Qualcuno poi più ignorantone ha sentenziato che la dichiarazione di assenso richiesta era un atto dovuto; concetto molto impegnativo che veniva completato, in una sorta di gara anche di scarsissimo buon senso, dall’altro ignorantone secondo il quale  il consiglio comunale “…deve dare solo un assenso e non una autorizzazione”: da arrossire.

E se fosse così, a cosa servirebbe questo assenso?  E se l’assenso del consiglio comunale dovesse essere preceduto dal parere di qualche altro ente più o meno tecnico, il consigliere comunale su cosa dovrebbe esprimersi: su ciò che sente lui o su ciò che ha sentenziato quell’ufficio?

Signori consiglieri della maggioranza questo prova solo che non conoscete cosa significhi dare un giudizio politico

Il consigliere Nigro raggiungeva il parossismo dicendo, con altre parole: colleghi prima caliamoci le brache e poi faremo pressioni perché il commissario dia le giuste indicazioni per diminuire il danno ambientale. Infatti, non può significare altro il pretendere di dare prima l’assenso (un giudizio politico) e poi invadere le competenze del commissario senza nessuna competenza specifica su un argomento tecnico-giuridico.

Noi non intendiamo entrare nel merito della dichiarazione ma vogliamo dire che in questo caso il consigliere comunale, in una democrazia vera, deve avere il coraggio delle sue azioni dichiarando: Io conosco la zona, ho fatto un sopralluogo e ritengo che questo ampliamento possa realizzarsi e quindi dò il mio assenso perché chi mi ha votato lo ha anche fatto perché conosce il mio modo di essere, ed ha fiducia nei miei giudizi.

Ma vi è ancora di peggio perché qualcuno facendoci ricordare il concetto che servi si è dentro,  ha detto: “il nostro parere è tutelato da un ente sovraordinato”. Pensate un consigliere non sa che il governo del territorio e la sua tutela è uno degli obiettivi fondamentali del consiglio comunale, si pensi al grande potere che ha con lo strumento del piano regolatore. Ma solo un consiglio comunale fiacco e smidollato può pensare di far passare sul proprio no la decisione di un ente sovraordinato con interventi sul proprio territorio senza un’azione energica di contrasto.

Sovraordinato significa gerarchia e dipendenza ed il consiglio comunale, in particolare, non è sott’ordinato a nessuno ma solo alla legge. Siete voi consiglieri della maggioranza, come abbiamo scritto la volta scorsa, che siete sott’ordinati a qualcuno e, di certo, lo siete quando rifiutate l’autonomia perché da essa scaturisce la responsabilità: vi scagliate tutti contro il vecchio podestà che obbediva ma ne cercate sempre uno.

La perla finale, però, ci sembra debba appartenere a quel presidente di commissione che propenso al voto favorevole in commissione si astenne perché voleva meglio vedere la pratica?

E’ vero, però, che tale merito non  è definitivo perché erano assenti alcuni consiglieri che certamente si sarebbero battuti per fare peggio ancora, ecco perché chiediamo al Presidente del consiglio comunale che quando si aprono livelli così alti di discussione rimandi il consiglio comunale in modo che possano parteciparvi tutti i consiglieri comunali, altrimenti qualcuno potrebbe raggiungere, nei demeriti, primati immeritati.

Anche la sinistra non ci è piaciuta perché doveva essere mantenuto l’impegno di abbandonare l’aula: di Aventini la storia ne racconta uno, perché unico fu il personaggio che lo provocò ed irripetibili le circostanze.

L’Aventino è uno strumento democratico di battaglia politica perché esistono occasioni quando il votare contro è insufficiente a manifestare un dissenso e, quindi, ci vuole altro. Vogliamo dire che un fiero e convinto “no” può opporsi ad un “si” altrettanto sentito e fiero; un fiero “no” contro un mediocre “si” è trascinato nella mediocrità. Per questo la mediocrità doveva essere isolata e lasciata li da sola ad esibirsi in quell’ultimo parlare cicalecciato, penoso, vergognoso, inconcludente, minimale e da uggia, posto in atto da alcuni consiglieri comunali che al rumore delle loro parole accompagnavano un sorriso strafottente, il sorriso dei furbissimi, che con la loro grande capacità dialettica stavano compiendo l’alto compito di fare arrivare altri consiglieri comunali perditempo in aula consiliare per realizzare quel numero legale necessario per approvare l’atto; stavano compiendo quell’alto gesto da consegnare, alla storia, da esibire agli amici ed agli amici degli amici ma anche alla latteria e a che detiene il telecomando, ma perché no, anche impresa da raccontare ai nipotini.

Carmelo Modica

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febbraio 2005

 

 

Zona artigianale di Modica alta: non ripetiamo certi errori.

Il 29 dicembre scorso nei locali del Barycentro si è tenuta una riunione propedeutica alla costituzione di una zona artigianale a Modica Alta. Erano presenti i rappresentanti di categoria, il Sindaco ed, ovviamente, molti degli interessati. Dei trenta consiglieri comunali l’unico interessato all’iniziativa sembra essere il diessino D’Antona, comunque gli altri, hanno riferito, si faranno vivi in occasione delle prossime elezioni.

Noi abbiamo appreso dell’iniziativa in questa occasione ma essa è già ad uno stato avanzato di elaborazione tanto che sono ben delineate le coordinate principali esistendo già una buona intesa anche sull’area che dovrebbe essere utilizzata.

I nostri quattro lettori sanno che noi alla cultura dei supermercati abbiamo sempre opposto quella della bottega, sanno pure che ultimamente abbiamo rettificato il tiro (per evitare guai peggiori) sul polo commerciale, ipotizzando un sistema città capace di salvare la cultura della bottega inserendola in un contesto più ampio dove possa convivere e provocare sinergie positive con i supermercati stessi.

L’idea del polo commerciale, in menti pigre come sono quelle moderne, caratterizzate da un permanente copiare e mai creare, vuole fare scuola anche con la nascente area artigianale di Modica Alta. Ovviamente non abbiamo nessuna voglia di opporci a questo Trend (vigliacco! dirà subito coraggiosamente chi, invece, passivamente e senza forza ed idee proprie si fa trasportare dal trend) ma ci sembra necessario che si evitino, almeno, alcuni errori: due soprattutto.

Il primo è di carattere culturale:deve essere chiaro che quella che si vuole creare non è una zona artigianale ma una zona destinata alla piccola industria. L’artigianato per definizione è altro. L’artigianato vero è tanto vicino all’arte  quanto la “cosa” che si vuole creare è vicina alla zona industriale. Tra loro esiste la stessa differenza che esiste tra il metalmeccanico e l’orafo, tra la catena di montaggio ed il coltello di intarsio: entrambe necessarie ma decisamente differenti. E di questa differenza occorre tenerne conto per evitare confusioni e per adottare provvedimenti che siano utili ad entrambe le categorie.

Il secondo carattere attiene, invece, all’idea di realizzare quella che viene definita “Zona artigianale integrata” cioè non solo “l’artigiano” ma anche la banca, il distributore, il “lavaggista”, ovvero una idea simile al Polo commerciale.

Fuori da ogni valutazione culturale del tipo (desertificazione delle città) noi vorremmo che si evitasse l’applicazione spietata  della legge del più forte. Occorre evitare di realizzare, specie nei servizi accessori, una zona “artigianale” con “artigiani” diversi, (magari amici degli amici con forti amicizie politiche, parapolitiche e quasi mafiose.) da quelli che già esercitano a Modica, con il risultato di buttar in mezzo ad una strada quanti in Modica esercitano la loro attività da decenni. Ecco perché riteniamo di suggerire di stare attenti nella definizione dei criteri perseguendo più una logica di consorzio fra gli artigiani già in esercizio che una logica che miri all’apertura di ulteriori officine che finirebbe per impoverire tutti.

Riepiloghiamo:

Definizione di artigianato e sua differenza con la piccola industria;

Provvedimenti a favore del vero artigianato;

Zona artigianale di Modica Alta che privilegi l’assegnazione, secondo criteri di consorzio, alle ditte già esistenti.

***

Sulle zone artigianali, industriali, poli commerciali e quant’altro noi abbiamo cambiato decisamente opinione. Ci siamo convinti che essi sono da favorire perché in verità sono un bisogno della città vivente, sana e tradizionale che sta riemergendo. In questo suo risveglio sta allontanando da se tutto ciò che gli è per cultura estraneo. Si sta scrollando di tutto ciò che la inquina. Tornino pure i Mc Donald’s: gusteremo di più la focaccia. Continui il supermercato a venderci dieci vite, troveremo chi ci venderà quella sola che ci serve e ci farà grazia dei costi della confezione e delle altre nove che non sappiamo che farcene. Ma chi resterà in città? Tutti quelli che non si farebbero mai ghettizzare: perché non provate ad invitare in quella che definite zona artigianale gli orafi, il miglior fabbro, il pasticciere, l’ebanista, la ricamatrice ecc . Poi fateci sapere cosa vi avranno risposto: provate a chiedere all’antica dolceria Bonajuto?

 

 

 

L’avevamo promesso

L’abbiamo mantenuto

Questo è il titolo di un manifesto apparso sui muri della città con il quale l’Amministrazione comunale ci comunica di aver mantenuto l’impegno di risarcire i modicani che avevano subito danni dall’ormai famosa grandinata.

Ogni comunicazione contiene sempre un messaggio in chiaro e tanti messaggi criptati. Il primo, nel nostro caso, è quello che si legge: abbiamo mantenuto la promessa.

Pare ovvio, però, che il solo fatto di essere ricorsi ad un manifesto dica pure che, per questa Amministrazione, è possibile non mantenere una promessa, come può anche dire… questa promessa l’abbiamo mantenuta ma non è detto che manterremo le altre : ve lo diremo di volta in volta con altri manifesti ed ovviamente solo per quelle che manterremo, proprio perché sarebbe assurdo immaginare di affiggere un manifesto per comunicare una promessa non mantenuta, perché se questa Amministrazione fosse capace, in un atto di estrema lealtà, di affiggere un tale manifesto, avrebbe posseduto le qualità per non affiggere il manifesto di cui stiamo discutendo.

Nella Tradizione la promessa è un impegno d’onore tanto che per marcare di più tale impegno i nostri padri lo hanno assimilato al dovere di restituire il debito lanciando nell’immaginario culturale il valore che “la promessa è un debito”. Nel mondo della Tradizione chi non mantiene le promesse viene paragonato ad uno spergiuro senza onore e senza parola. Nella cultura di questa Amministrazione il mantenere le promesse è un atto eccezionale tanto da meritare un manifesto.

 

Ora mio padre, che li votò per tanti anni, non voterebbe più questi “comunisti”.

Il bello della politica in generale ma a Modica in particolare è quello che di un argomento se ne parla per alcuni mesi e poi nella fase finale si dimenticano tutti passaggi. La vicenda del canone idrico è veramente emblematica sia per misurare la capacità dei partiti di essere coerenti sia come è ignoto il limite del ridicolo e sia per l sinistra come la difesa delle fasce più deboli sia semplicemente una battuta elettorale.

Ricostruiamo i singoli passaggi.

Il consiglio comunale con l’accordo di tutte le forze politiche presenti in consiglio comunale approva in €21,50 il canone per l’allacciamento idrico che garantisce all’utente la manutenzione fino al contatore.

Tutto si sarebbe concluso li se Modica, che non si fa mancare nulla, non si pregiasse di avere anche un Movimento politico locale, “Modica viva”, una lista civica con esponenti già di rifondazione comunista, democratica, ma tanto… tanto democratica che nell’ultime elezioni amministrative pescò voti a sinistra per cedere il suo consigliere a Forza Italia.

Ebbene “Modica Viva” non gli è sembrato vero di avere un argomento tanto ghiotto, quello delle tasse, e “spara” un manifesto contro tutte le forze politiche presenti in consiglio comunale indicando anche tutti i consiglieri comunali presenti e, quindi, colpevoli di questo ennesimo fardello a carico della povera gente. A caratteri cubitali la cifra incriminata ben €21,50 e scusate se è poco.

La sinistra che anche se è caduto il muro di Berlino sa autonomamente annusare le strategie, e poi diciamocelo, fessa non è, per non farsi scavalcare a sinistra ripropone la questione sostenendo di lasciare libero il cittadino di accettare il canone oppure no, in guisa che chi ha l’impianto vecchio da temere problemi di manutenzione, paga il canone, chi invece ha l’impianto nuovo, e non ha di questi timori non lo paga. Dove il comune andrebbe a prendere i soldi per manutenzionare l’impianto sarebbe un problema delle generazioni future: questa si che è libertà.

Ma chi avrebbe rinunciato, in nome di questa libertà concessa dai sinistri, al canone accollandosi le spese di manutenzione?

Ma tutte quelle vecchiette, piccole e grandi borghesi, capitaliste e false povere, piene di soldi: tanto per capirci quelle resistentissime vecchiette capaci di fare la fila, in piedi, per ore ed ore, con quello stramaledetto libretto di pensione infilato in una busta di plastica, trasparente sorretta da un elastico, stretto sotto l’ascella, alla posta a ritirare quelle lautissime pensioni che certamente sono più che sufficienti a pagare la manutenzione del loro nuovissimo impianto nuovo di mezzo secolo, li a scavare seguendo tubi dell’acqua che si sa dove arrivano ma non si sa da dove vengono (chiedetelo ai fontanieri del comune).

Chi sarebbe stato avvantaggiato se non quei morti di fame della zona sorda, dotati di impianti vecchissimi di dieci anni.

Finalmente il centro-cosa? (che fine ha fatto Alleanza nazionale) ha capito che anche quando ci sono tasse in mezzo, quando la cosa e stupida… è stupida. Bene ha fatto a rintuzzare questa mozione di un centrosinistra che certamente non deve aver idee se si comporta così: mio padre che la votò per tanti anni ora non la voterebbe più

 

Carmelo Modica

 

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marzo 2005

 

Onore al Maestro Scarso

Anche noi vogliamo rendere omaggio al Maestro Scarso per l’eccezionale risultato ottenuto nel settore della scherma culminato nella sua nomina a “Presidente della federazione nazionale scherma”, ma vorremmo uscire dai luoghi comuni e dalle solite e scontate litanie.

Non vogliamo innanzitutto utilizzare il sistema utilizzato dalla nostra dirigenza politica che ci è sembrato quello dello scalcagnato ciclista che cerca di sfruttare la scia di quel corridore che dopo mesi ed anni di allenamento cambia rapporto e stacca tutti in vista del traguardo.

Quando parliamo di dirigenza politica non alludiamo solo a quella attuale:sarebbe penoso parlare di alcuni episodi che conosciamo e che non riportiamo non per non fare un torto ai politici, che non meritano riguardi, ma perché guasterebbe questo momento felice. Noi vogliamo parlare del Maestro Scarso come esempio di un modo di essere: con il suo passo costante da montanaro, uno dopo l’altro, senza titubanza, con l’umiltà di chi sa cosa deve essere fatto, senza orpelli ed ostentazioni. Un “esempio contro”  chi, magari non lo dice, sognerebbe di proporre un grande manifesto con il Maestro Scarso che mangia la cioccolata fabbricata a Palazzo San Domenico e non nei laboratori dei nostri bravissimi artigiani.

 

Consiglieri di maggioranza telecomandati: Coraggio, carta e penna… siamo pronti.

Alcuni consiglieri comunali, si sono lamentati perché saremmo stati eccessivi sia quando nel mese di dicembre abbiamo parlato dei consiglieri comunali telecomandati, sia quando nel successivo mese di gennaio abbiamo accusato di calabrache alcuni consiglieri comunali in merito all’ampliamento dell’area destinata al centro di demolizione di Frigintini.

Qualcuno ci ha direttamente rimproverato, in particolare, che ci riferiamo solo ai consiglieri della maggioranza, quasi a pretendere una sorta di par condicio.

Questi rimproveri, ovviamente, ci inducono alla riflessione ma purtroppo [per loro consiglieri della maggioranza], l’esito di tale riflessione ci conferma la giustezza delle nostre considerazioni ed accuse.

La prima e più immediata considerazione è che, a quanto pare, alcuni consiglieri della maggioranza non sanno maneggiare la penna come la lingua: abbiano il coraggio, quindi, di prendere la penna e confutare quanto abbiamo scritto in entrambi i casi.

Le “idee si muovono con le gambe dell’uomo”, diceva Giorgio Almirante, quando esisteva una destra in Italia e nel nostro consiglio comunale. Quindi non è presunzione definire ignorante chi si mette ad esprimere giudizi giuridici non avendo nessuna competenza: ecco perché confermiamo l’accusa senza nulla togliere a quanto abbiamo scritto.

Una delle tecniche di difesa del mediocre è quella di dire: “faccia nome e cognome!”. Egli sa che l’ingiuria o la diffamazione si concretizza anche quando si dovesse dire vecchia baldracca ad una notissima prostituta.

Voi pensate che sia possibile fare nome e cognome dell’Assessore che non potendo far sentire il “cliente” che siede davanti alla sua scrivania, esce dalla sua stanza per telefonare al “padrone” e farsi dire cosa deve fare su una cosa sulla quale dovrebbe decidere lui?

Luciano Lama, sindacalista comunista, che abbiamo stimato moltissimo, non lo vedemmo mai con giacca e cravatta: non rinunciò mai alle maniche di camicia indossate all’inizio della sua prestigiosa carriera. E ci deve essere una differenza con quei piccoli uomini che appena ricevuto l’incarico di componenti del consiglio direttivo del condominio San Domenico hanno indossato giacca e cravatta esibendo potere, padronanza , competenza e… conoscenza del cellulare segreto del padrone per dimostrare, alla Massimino, che “io può”.

Noi che scriviamo cerchiamo di descrivere all’opinione pubblica un clima, degli scenari e delle sensazioni ed utilizziamo parole dette e scritte ed atteggiamenti poste in atto dai consiglieri. Un insieme a volte di frammenti che si compongono in mosaico. Non è colpa nostra se dal mosaico appare servilismo ed ignoranza. Non è necessario fare nomi. Noi descriviamo un ambiente per i nomi provvede il nostro lettore. Poche parole e pochi atteggiamenti bastano per vedere la mediocrità, ancora più facile è per il “popolo” che ha un sesto senso tanto che nell’immaginario collettivo la vox populi è definita la voce di Dio.

Coraggio, quindi, carta e penna… siamo pronti.

 

Alla latteria

Se esiste un modicano disposto a credere che a Marisa Giunta non interessa fare l’Assessore gli attribuiremo il “premio ingenuità 2005” che sarà assegnato in agosto alla latteria.

Marisa Giunta è uscita da Forza Italia: ma quando? Non se ne accorto nessuno.

***

Cavallo: E’ il mio sogno. Creare un anello attorno alle quattro colline che ci circondano, con dei tunnel scavati sotto, risolverebbero i problemi della viabilità” (La città 26 febbraio 2005). Modicani che volete che sia manca poco alla soluzione del traffico a Modica: quattro gallerie ed è fatta. Così mentre il Comandante dei Vigili urbani provvederà alle gallerie forse l’assessore ai lavori pubblici renderà più ordinato ed efficiente l’impiego dei vigili urbani, prime vittime dell’attuale caos organizzativo.

***

24 febbraio 2005Torchi senior: “Ritardi sul piano regolatore? La responsabilità è solo della sinistra

24 febbraio 2012 “Ruta junior : “Ritardi sul piano regolatore? La responsabilità è solo della destra”

24 febbraio 2020Torchi Junior: ”Ritardi sul piano regolatore? La responsabilità è solo della sinistra”

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Ricordate le violente filippiche dei comunisti contro le correnti democristiane di Saverio Terranova e Nino Avola?   chissà quanti di loro ora firmano il manifesto dell’area Fassino.

 

Avviato il progetto “Trenini in mezzo al traffico

In visita a Modica, per motivi turistici, alcuni amministratori svizzeri sono rimasti affascinati nel vedere il trenino per i bambini, che  pieno di pannelli pubblicitari e di pochi bambini si muoveva nel traffico quasi fermo di Corso Umberto. In particolare è stato apprezzato il fatto che la velocità molto bassa del trenino consente una più prolungata e meditata osservazione dei cartelli pubblicitari che addobbano in maniera sobria il trenino, il che aumenta vistosamente i consumi e con essi lo sviluppo della città.

Alta sensibilità nei confronti della salute pubblica specie dei pargoletti - hanno aggiunto i nostri svizzeri - è il fatto che una copertura di plastica trasparente oltre a coprire i bambini dalla eventuale pioggia mette gli stessi al riparo da tubi di scappamento di camion e bus quasi fermi dentro il traffico”. Gli amministratori svizzeri hanno deciso di realizzare il progetto nella loro cittadina anche se devono risolvere il problema di convogliare tutto il traffico su una unica strada perché non hanno un solo punto della città in cui esiste il contesto di un traffico quasi fermo come il nostro inimitabile Corso Umberto, fatto che - hanno aggiunto detti svizzeri - è essenziale per la giusta realizzazione dello straordinario progetto modicano, che tra non molto sarà più conosciuto del vostro cioccolato”.

Il nostro comune ha assicurato la massima collaborazione ai colleghi svizzeri, non  escludendo che, se il progetto andrà in porto, sarà realizzato un gemellaggio e la creazione di una rete di città dei “trenini in mezzo al traffico” di tutte le nazioni che gemellate fra loro potranno creare importanti sinergie. “Se sarà necessario, specie nella fase iniziale dell’attuazione del progetto -ha detto l’assessore al traffico - sarà inviato in missione il comandante dei Vigili Urbani sempre che trovi un pò di tempo visto che ora ha l’impegno delle quattro gallerie.

 

Fascista! si tanto fascista da sembrare un comunista.

Il giudizio espresso da Santina Floridia nei nostri confronti con la sua lettera al direttore, ci ha fatto meditare a lungo. In poche righe ci ha definito fascista e nel contempo possibile “…dirigente della sinistra modicana”.

Come prima cosa potremmo obiettare che sarebbe necessario che prima di tutto rinascesse una sinistra a Modica, intendendo per sinistra solo quella comunista perché l’altra, quella cattocomunista è nella sua natura blasfema per entrambe le componenti cui si richiama e, da un punto di vista di antropologia culturale manifesta più un carattere strumentale che una visione del mondo con dignità culturale propria ed autonoma.

Non ci dispiace aver provocato un disorientamento nella Floridia, perché esso è sempre motivo di riflessione e di benefici dubbi. Noi riteniamo che Santina Floridia non abbia mai letto ne i punti di San Sepolcro del 1919 né i punti di Verona. Se li avesse letti avrebbe compreso che il Fascismo fu un Movimento nel suo aspetto dottrinario “di sinistra” ed è in queste “origini” che risiede un’attrazione ancestrale tra destra estrema e sinistra estrema. Esiste un’ampia letteratura che riguarda il cosiddetto “Fascismo rosso” o “Comunismo spirituale” o “nazionalbolscevismo”; quest’ultimo al suo primo manifestarsi venne sconfitto, purtroppo, dal nazionalsocialismo Hitleriano. Abbiamo dato un cenno di questa corrente di pensiero in una introduzione a “Togliatti in camicia nera”, un libricino edito un paio di mesi fa. Queste correnti di pensiero hanno un solo limite sono interdette a comunisti e fascisti dogmatici, a comunisti e fascisti faziosi e fondamentalisti.

 

 

Comunicazione

Nel nostro, sito www.cartabianca.biz., aderendo alla richiesta di Terzo occhio abbiamo inserito tutti gli interventi che riguardano il progetto della “Giunta Ombra”

 

 

Carmelo Modica

 

 

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aprile 2005

Madonna vasa vasa: nasce un comitato di ringraziamento.

E’ nato un comitato per raccogliere le firme che sottoscrivono un sentito ringraziamento all’alta direzione politica di Modica, onorevoli e senatori compresi,che dopo alcuni secoli hanno consentito ai modicani di conoscere che nella loro città, in occasione della Santa Pasqua, si celebra a Modica il rito della Madonna vasa vasa.  Sembra che da una delle indagini commissionate da Forza Italia si era appreso che nessun modicano sapesse di questa “Maronna vasa vasa”, nessun padre lo aveva riferito al figlio e neanche nessun nonno, ecco perché il Comune di Modica e l’Azienda provinciale del turismo di Ragusa sono corsi ai ripari facendo coprire Modica di manifestini che annunciavano il bellissimo rito: mai soldi furono spesi così bene!

Noi, invece, abbiamo condotto una indagine empirica su un campione di persone che ha visto la manifestazione religiosa in televisione. Praticamente abbiamo chiesto loro, escludendo, ovviamente quelli che si vedeva erano impediti da malanni e malattie, il perché avevano rinunciato a vedere la festa di presenza, preferendo la televisione.

Queste due risposte a nostre domande ci sembrano meritevoli di essere riferite:

- Per nessuna cosa al mondo rinuncerei a questa trasmissione annuale. Nonostante mi gusto esilaranti frasi e dichiarazioni nelle riprese del consiglio comunale, devo dire che le puttanate che politici ed amministratori dicono nelle interviste volanti, durante la diretta per la “Madonna vasa vasa”, sono sublimi oserei dire …divine, tanto che devo confessare che a volte mi viene il dubbio che siano ispirate dalla Madonna stessa nell’allegria del Cristo Risorto. E non mi si venga a dire che voglio favorire il centro-destra, se affermo che le puttanate del centro destra sono migliori di quelle del centro sinistra: Non saprei indicare il perchè ma le gusto di più.

La sinistra si vede che si sta attrezzando ma ci vorrà del tempo perché non è facile poter superare quella che è l’attitudine alla puttanata che il centrodestra possiede nel suo DNA basta leggere i manifesti o sentire gli interventi in consiglio comunale dei suoi consiglieri comunali. Insieme ad amici che riflettono su questi problemi abbiamo tratto delle prime conclusioni. La puttanata si dice bene solo quando non si ha la consapevolezza di dire una puttanata, oppure si può dire con scioltezza solo se si è attori. Ovviamente attore navigato perché un attore dilettante gli verrebbe da ridere…

-la puttanata più bella corrisponde a quella più classica ed è come hanno reso puttanata la frase “ per il bene della città” oppure, una sua variante più sentimentale, “per il bene della nostra amata Modica”. E’ vero, i neo consiglieri della maggioranza  hanno dimostrato di essere sulla buona strada  e sono seriamente impegnati a non far rimpiangere il passato, ma, ci chiediamo, riusciranno mai a superare quel ineguagliabile “per il bene di Modica” che diciamocelo come lo pronunciava Saverio Terranova nell’aula consiliare non lo ha mai detto nessuno?”…qui siamo!. Non è escluso, inoltre, che il buon Dio ci darà la salute per sentire dal nostro Saverio un bel “per il bene della città” dai banchi del centrosinistra” anche perché vorrei completare la collezione avendo memorizzato quello detto da democristiano e da forzista. Se ciò si verificherà, anche sorretto da un bastone, ho detto ai miei nipoti che voglio essere la in quell’aula consiliare per  l’ultimo e triste …applauso … se lo merita.

 

Pasqua 2005. Eurochocolate: Cioccolato Modica, il migliore amico dell’uovo

 

Se avessimo noi ricoperto la carica di sindaco avremmo indetto un forum il giorno successivo alla manifestazione, invitando associazioni, commercianti, elementi della protezione civile, rompiballe come noi di Dialogo e chiunque avesse voluto partecipare, con lo scopo di trarre tutte le notizie necessarie per meglio organizzare l’evento l’anno prossimo.

Nel trattare l’argomento cercheremo di non farci influenzare dal fatto che siamo rimasti intrappolati in via San Giuliano per ben due ore prima di riuscire ad attuare una manovra di emergenza che ci consentisse di tornare sui nostri passi rinunciando all’avventura, né da tutte le altre cose che sono accadute per disorganizzazione pura.

Se noi facessimo una operazione del genere saremmo peggiori di questa amministrazione che è capeggiata da un Sindaco del quale non condividiamo alcune cose importanti e da un resto di amministrazione ed una maggioranza di consiglieri che, invece, con qualche sparuta eccezione disistimiamo profondamente.

***

 

Un evento del genere, come qualsiasi operazione impegnativa o complessa è costituito e si realizza seguendo queste fasi:

  1. Idea;
  2. Definizione precisa dell’idea;
  3. Valutazione costi benefici e primo giudizio di fattibilità;
  4. Ricerca delle risorse economiche;
  5. Individuazione della struttura organizzativa capace di realizzarla;
  6. Realizzazione.

Ogn’una di queste fasi richiede dei passaggi interni ad esse stesse, e non sono completamente autonome perché si condizionano reciprocamente nel loro divenire.

A noi sembra che le prime quattro fasi siano state ben avviate ed impostate sia tecnicamente che politicamente intendendo per politica l’armonia dell’idea di fondo con le nostre tradizioni. E diciamo subito che già questo ci sembra sufficiente per emettere un giudizio decisamente positivo sulla globalità della manifestazione. Giudizio che non può assolutamente cambiare per le cose molto pesanti che diremo di seguito.

Non ci dilungheremo molto su queste prime quattro fasi se non per dire che questa manifestazione, a livello di idea, racchiude lo spirito del Sindaco Torchi e si è fatta solo perché il Sindaco è lui con il suo dinamismo e un “pensarla alla grande” che se non fosse infarcito di vuoto marketing non avrebbe quei perniciosi effetti collaterali che spesso ha.

Deve essere anche chiaro che non attribuiamo nessun merito alla sua squadra di governo e tantomento ad una certa struttura burocratica che ha approfittato di Eurochocolate per esibire tutta intera la sua inconsistenza organizzativa. Noi che siamo davvero liberi di farlo, sentiamo il dovere di evidenziare che, se Torchi ha potuto avere l’idea è successo perché vi era stato un modicano che aveva piazzato il cioccolato di Modica nel mondo, prima con il passa parola, poi con un’azione culturale più che di marketing e di pura immagine, quell’azione lenta ma inesorabile perché qualitativamente in ordine. E’ stato lui che ha reso credibile l’operazione Eurochocolate anche alla dirigenza di Eurochocolate.

E’ difficile, in questi casi fare una attenta analisi costi benefici ma si percepisce che questi €40.310,00 spesi dal Comune, sui €199.950,00 complessivi sono stati un vero affare.

Tutto bene, quindi, una idea in ordine con le nostre tradizioni, un gratificante (ma purtroppo isolato) “pensarla alla grande”. E tutto questo costituisce una novità.

Quella che, invece, non costituisce una novità è stata la realizzazione dell’evento che ha messo a nudo una cosa già nota: La struttura direzionale del comune per colpa dei politici non esiste.

Noi non conosciamo in maniera perfetta in quale modo è stata organizzata la catena di comando dell’intera manifestazione. Immaginiamo il forte contributo che avrà dato la direzione di Eurochocolate e non possiamo non  pensare che traffico, acqua e bagni siano caduti sotto la responsabilità dell’alta dirigenza del comune. Non stiamo qui a ripetere quanto in questi ambiti hanno già scritto nell’immediatezza alcuni giornali che diamo quindi per conosciuti.

Ma caro nostro Comune, non è possibile giustificarsi dicendo che non era prevedibile tutto questo afflusso. Ecco noi siamo convinti che questo maggiore afflusso non è stato tale da giustificare alcuni lampanti errori di organizzazione con i conseguenti gravissimi disagi. Quando si vuole pensarla alla grande ciò deve avvenire in tutto anche nelle previsioni.

Sarà stato individuato un responsabile unico del comune per la parte organizzativa. Pensiamo che tale responsabile sia stato inviato per tempo ad analizzare la stessa manifestazione realizzata a Perugia. Vorremmo ricordare che lo stesso Ciuffini è di Perugia ed avendo studiato il nostro traffico avrà su richiesta dato i suoi buoni consigli. E’ così?

Veda Signor Sindaco noi giustifichiamo gli errori con il fatto che Lei dispone di una struttura burocratica capace di organizzare al massimo solo una giocata a tombola e ciò non per colpa dei singoli appartenenti alla struttura stessa. Lei come i suoi predecessori non vuole prendere atto di questa situazione, per indicibili motivi che diremo in altra occasione per non intaccare in questa occasione, il principio che vogliamo far passare della positività complessiva della manifestazione.

Staremo a vedere cosa succederà l’anno prossimo, ma perché aspettare? Ci dia una conferma di pensarla alla grande sopprimendo quella indecente “Giostra dei Chiaramonte”, una grandissima “puttanata”, una invereconda scopiazzatura di altre manifestazioni più degne. Mettiamoci attorno ad un tavolo ed inventiamo una Tradizione seria, non necessariamente vera ma in linea con la nostra cultura, il nostro modo di essere e la nostra natura.

Scalini di accesso e cortile del Castello, le tre cave con scarso spazio ai lati evocano muli ed asini più che cavalli. Continuando così non possiamo escludere che qualcuno parli proprio di asini che al momento si presentano, come razza, solo “ragusani”  non diamo spunti per inventarne altre: a noi basta la “Vacca modicana”

 

 

Carmelo Modica

 

 

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maggio 2005

 

però - direbbero loro - resteremmo sempre cittadini modicani …cacchio!

Il giorno 13 aprile scorso, nell’androne di un edificio, di Via Sacro Cuore, abbiamo trovato un volantino firmato “Comitato di cittadini”, in pratica anonimo, dove era scritto:

GIÙ LE MANI DA MARINA DI MODICA

Cittadini,

il comune di Modica ha un debito nei confronti del comune di Scicli di

Cinque milioni di euro (€5.000.000,00)

per conferimento nella discarica in territorio di Scicli dei nostri rifiuti.

In questi giorni corre voce che per estinguere definitivamente il debito è

stato proposto l’allargamento del territorio del Comune di Scicli fino ad

annettere la frazione di Marina di Modica!

Signor Sindaco, Signori amministratori,

se non siete in grado di onorare gli impegni assunti

ANDATEVENE A CASA, invece di svendere il nostro territorio!

Signor Sindaco, Signori amministratori,

che fine fanno i soldi pagati dai cittadini modicani per lo smaltimento

dei rifiuti!

Signor Sindaco, Signori amministratori,

quando penserete di risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti ed

 evitare quindi l’accumalarsi di tanti debiti!

Marina di Modica non si tocca! E’ e sarà sempre in territorio di Modica

Comitato di cittadini

Non siamo riusciti a conoscere gli animatori di questo “Comitato di cittadini”;.infatti, ci volevamo congratulare con gli autori di questo stupendo pezzo di satira.

Esso racchiude tutti gli elementi del messaggio politico efficace, perché se costringe a socchiudere le labbra al sorriso fa anche pensare perché il suo contenuto coglie interamente lo spirito della cultura politica attuale.

La boutade per far sorridere non deve essere necessariamente credibile, è sufficiente, come nel nostro caso, che sia una vistosa caricatura in linea con lo spirito dei tempi e di un modo di pensare ecco perché il volantino è veramente intelligente ed efficace perché la cultura che abbiamo al potere, non ha assolutamente il senso della Comunità e del bene comune e fa della privatizzazione un Cavallo di battaglia; ad una cultura del genere, immaginate cosa gliene possa fregare del rapporto uomo-territorio.

Per completare il volantino noi potremmo aggiungere che la pratica di estinguere i debiti cedendo territorio spiagge e quant’altro, per come vanno le cose, potrebbe avere come conseguenza che questa cultura politica potrebbe correre il rischio di cedere Modica Alta per pagare l’energia elettrica e la Vignazza per le spese telefoniche e noi cittadini modicani potremmo pagare l’ICI all’Enel o a Telecom, a seconda del luogo in cui insiste la nostra abitazione, però - ci direbbero loro - restereste sempre cittadini modicani …cacchio!

 

La cultura è una cosa seria non è …politica politicante

Non sappiamo chi fosse colui che sedeva al centro del tavolo in occasione della presentazione del numero 10 di “Harchivium Historicum Mothhycense” nell’Aula Magna di Palazzo S. Anna di Modica ma è necessario che qualcuno gli dica che gli incontri culturali non sono come quelli politici, o peggio, faziosamente politici. E’ necessario che qualcuno gli dica che negli incontri culturali non sta bene sollecitare gli applausi per nessuno e tanto meno subito dopo la lettura di un telegramma ciclostilato “…impossibilitato ad essere presente…”, specie se tale telegramma non appartiene a studiosi che hanno acquisito particolari meriti per la loro attività culturale.

Nel dominio culturale l’applauso è solo ed esclusivamente spontaneo, come quello che abbiamo tributato al prof. Colombo.

Se poi questo moderatore ha problemi di riconoscenza personale con l’autore del telegramma, si disobblighi , se vuole, inviandogli “a tuma” a Pasqua ma ci lasci gustare il piacere di un pomeriggio di pura cultura, liberi da appiccicosa ed invadente presenza politica.

 

L’ultima putia ri vinu….

Negli anni ’80, in consiglio comunale un consigliere comunale proletario utilizzò in un battibecco il termine “contadino” come “aggettivo” qualificativo negativo. La nostra decisa reazione a difesa della cultura contadina trovò, dobbiamo dirlo, l’appoggio del professore Saverio Terranova che stemperò la rissa dialettica raccontando delle sue magnifiche ore passate sotto qualche carrubo insieme  “e massari” durante sue campagne elettorali.

Noi abbiamo una venerazione particolare per la cultura contadina, non perché, qualcuno potrebbe malignare, nei contadini sopravvisse, subito dopo la guerra, più che negli operai, l’uso della camicia nera, infatti sappiamo che tale uso non fu dovuto a fede politica ma a quel dovere di consumarla interamente che derivava dall’esigenza interiore di evitare ogni spreco che veniva da loro percepito come sacro.

Ci affascinava, in particolare, quel loro essere legati alla natura da un rapporto quasi carnale: i suoi ritmi, le sue condizioni metereologiche ed i suoi calendari giornalieri, lunari e stagionali. Tutto era condizionato e dettato dalla natura e dai suoi ritmi: dall’alimentazione all’accorto e  migliore uso delle risorse, molto spesso poche ma in un mondo in cui anche improvvise maggiori disponibilità non facevano mutare l’atteggiamento culturale che considerava lo spreco un’”offesa a Dio ed agli uomini” e ciò consentiva alle galline di ricevere le molliche del pane ed agli altri animali ogni altro resto alimentare.

Nulla era affidato al caso e tutto si svolgeva secondo regole tramandate più oralmente che attraverso i libri. Ogni appartenente alla famiglia contadina aveva un ruolo preciso e la domenica tutti in piazza luogo di raduno per incontri di amicizia o di lavoro i cui contratti venivano firmati con un bicchiere di vino ed un pezzo di bollito. E se i contratti erano tanti si diventava “allegri di vino”, allegria che non inficiava minimante la parola data e siglata con una stretta di mano anche quando essa veniva data barcollando e strascicando le parole. “A putia ro vinu” era il luogo sacro in cui si consolidavano le amicizie ma anche una sorta di ufficio notarile che senza scartoffie e carte registrava le volontà espresse e le conciliava fino a quando non venivano innaffiate da buon vino che le trasmutava in patto.

La piazza piena la domenica materializzava il popolo cui ci affezionammo. Eravamo poveri…ma quanta dignità…ma veramente eravamo poveri? Si! Lo eravamo veramente perché non potevamo permetterci di non essere accorti, generosi e solidali: la vita ci costringeva e la Comunità ci aiutava ad essere saggi.

Ed ora siamo ricchi? Ma ricchi di che cosa?

I putiei ro vinu sono scomparse, forse ne rimane una sola quell’aula consiliare che, sconsolatamente dobbiamo constatare, delle antiche mantiene solo l’”ebbrezza” di… parlarsi addosso senza riferimenti alti, senza una Comunità vigilante perché distratta, con consiglieri comunali telecomandati da interessi di privati servi di potentati economici, ubriachi di potere e di immagine con giacca e cravatta, rampanti e valigetta ventiquattro ore piena di niente: costoro non avrebbero ricevuto un solo voto da quegli antichi villani perché erano sufficientemente ignoranti per percepire la mediocrità a naso, anche, forse meglio, quando lo avevano con la punta rossa.

 

Carmelo Modica

 

 

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Giugno 2005

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Baricco ci invita a volare alto

I miei quattro lettori sanno che a noi della mancata scerbatura delle strade non ce ne frega nulla perché la vera politica è altro. Ci sembra come spalmare, ci ha suggerito un amico medico, una pomata su un Epitelioma cutaneo (tumore della pelle). La cosa più grave è che si sta sempre più metabolizzando questo mediocre e devastante modo di fare politica fino al punto di non conoscerne un altro. La cultura del grande fratello, che provoca più “consensi politici ed esistenziali” di milioni di spot, alimentando la “cultura dell’ignoranza” contro ogni riferimento alto consente di trasmettere nell’immaginario collettivo il pensiero che questo è l’unico modo di intendere il governo.

Noi non vogliamo rassegnarci ecco perché questo mese proponiamo due antibiotici, il primo ce lo fornisce Alessandro Baricco.

«Dire e insegnare che la guerra è un inferno e basta è una dannosa menzogna. Per quanto suoni atroce, è necessario ricordarsi che la guerra è un inferno: ma bello. Da sempre gli uomini ci si buttano come falene attratte dalla luce mortale del fuoco. Non c'è paura, o orrore di sé, che sia riuscito a tenerli lontani dalle fiamme: perché in esse sempre hanno trovato l'unico riscatto possibile alla penombra della vita. Per questo, oggi, il compito di un vero pacifismo dovrebbe essere non tanto demonizzare all'eccesso la guerra, quanto capire che solo quando saremo capaci di un'altra bellezza potremo fare a meno di quella che la guerra da sempre ci offre. Costruire un'altra bellezza è forse l'unica vera strada verso una pace vera. Dimostrare di essere capaci di rischiarare la penombra dell'esistenza, senza ricorrere al fuoco della guerra. Dare un senso, forte, alle cose senza doverle portare sotto la luce, accecante, della morte. Poter cambiare il proprio destino senza doversi impossessare di quello di un altro; riuscire a mettere in movimento il denaro e la ricchezza senza dover ricorrere alla violenza; trovare una dimensione etica, anche altissima, senza doverla andare a cercare ai margini della morte; incontrare se stessi nell'intensità di luoghi e momenti che non siano una trincea; conoscere l'emozione, anche la più vertiginosa, senza dover ricorrere al doping della guerra o al metadone delle piccole violenze quotidiane. Un'altra bellezza, se capite cosa voglio dire.» (Alessandro Baricco, Repubblica 14 settembre 2004)

Terzo occhio fotografa il politicume modicano

Questa “altra bellezza” invocata da Baricco contro la guerra ci appare un raro modo per indicare che esistono altri sistemi, oltre quelli politicamente corretti, per analizzare le vicende umane. Questo primo antibiotico di Baricco ci sembra un ottimo scenario analitico per introdurne un secondo a noi più vicino illustrato da Terzo Occhio quale chiave di analisi altra del politicume modicano. Scrive Terzo Occhio. «Quale migliore enunciazione di un programma è la nomina del proprio figlio assessore o di un fratello ignaro di politica segretario regionale di un partito? Occorrono particolari riflessioni per comprendere i progetti e gli obiettivi di simili nomine? (…) Sarà la foglia di fico di una “libera lista civica” a coprire il progetto di qualche piccolo Berlusconi nostrano che dopo aver migrato dal compianto dott. Rizza all’abbraccio con i fascisti, dopo aver distrutto la grammatica italiana e dopo aver messo una buona parola per fare incontrare  capezzoli e capezzali sta avviando un rampollo di famiglia sulla sua stessa strada? (…) Qualcuno aspetta forse il programma di questo rampollo ? Non vi dice nulla di programmatico il constatare che ha fatto l’assessore alla sinistra e poi alla destra  (…) Ma cos’altro deve dire la sinistra di programmatico, considerato che nel solco delle migliori tradizioni, che la videro accettare il voto dell’odiato (accusato di ogni malefatta) senatore Minardo al loro primo presidente del Consiglio, ora si appresta ad accogliere rampolli ed ex sindaci scrittori?. Modicani ma che c..zo volete ancora che vi dicano di più esplicito questi indegni eredi di Meno Viola? (…)» (Terzo Occhio in Dialogo aprile 22005)

Questa magnifica istantanea di alcune famiglie modicane, delle quali non è difficile identificare i casati, non è stata scattata da Terzo occhio per sollecitare un semplice sorriso, ma se ciò fosse avvenuto noi la riproponiamo, invece, come antidoto contro chi vuole usare il cittadino modicano come utile idiota per legittimare la dittatura del denaro e della mediocrazia.

Come Baricco ritiene che solo una altra bellezza può sostituire la “bellezza della guerra” così Terzo occhio suggerisce un’altro modo di intendere la politica per sostituire la non politica.

Riproponendo questa sua  istantanea noi vogliamo indurre alla riflessione ed andare oltre quello che appare; noi vogliamo che ogni modicano mantenga memoria degli impegni assunti dai nostri politicanti; noi vogliamo invitare a conservare i singoli tasselli, le singole dichiarazioni dei nostri amministratori perché solo se si è capaci di mantenere memoria dei singoli pezzi è poi possibile riconoscere, come in un puzzle, il disegno complessivo.

Molte cose scritte da terzo occhio non le condividiamo, ma non abbiamo problemi a dire che addirittura ci entusiasma, invece, la sua analisi complessiva puntualmente confermata dalle dichiarazioni e comportamenti degli esponenti della direzione politica locale.

Un illuminante (rim)pasto della Giunta Torchi dà ragione a Terzo occhio

Quella che segue è una cronologia dei fatti, comportamenti e dichiarazioni che hanno accompagnato il recente (maggio 2005) rimpasto della giunta Torchi la quale dimostra che quanto scrive Terzo occhio non è il frutto di supposizioni o fantapolitica ma la logica deduzione delle dichiarazioni enunciate dai responsabili della politica modicana.

(Giornale di Sicilia del 30 aprile 2005).”Pace ai vertici di forza Italia.Rimpasto nella Giunta Torchi. Azzeramento della squadra amministrativa … C’è un posto anche per Carpentieri”. Come è a tutti noto, ai frequentatori della latteria in particolare, la querelle si era aperta subito dopo la cacciata di Carpentieri dall’APT.

“Rimpasto”: mai tale termine è stato utilizzato in maniera così propria.

(Giornale di Sicilia del 5 maggio 2005).Alleanza Nazionale che aveva ritirato il suo appoggio all’Amministrazione e vorrebbe cambiare un commensale si dichiara subito favorevole al (rim)pasto

(Giornale di Sicilia del 5 maggio 2005). Alcuni Consiglieri comunali di Forza Italia fanno finta di incazzarsi sulla designazione a vicesindaco di Carpentieri: praticamente all’ultimo arrivato non si contesta il posto ma la posizione nella tavolata.

Ma queste sono piccole scaramucce scontate e previste: qualcosa di simile di quelle piccole punture d’estate: che c.zo vogliono questi! Avrà detto qualcuno …

Poi si passa alla fase seria, quella istituzionale si direbbe in maniera solenne:

(Giornale di Sicilia del 14 maggio 2005). “Ritirate le deleghe agli otto assessori”. Commoventi le parole del Sindaco e del segretario del suo partito Lavinia: “si tratta di una riformulazione della giunta municipale decisa congiuntamente con i segretari cittadini dei tre partiti maggiori”,  Meno male che i tre segretari cittadini dei tre partiti maggiori (in verità due più uno meno maggiore) erano d’accordo, altrimenti è difficile immaginare cosa sarebbe successo, infatti, tutti a Modica sanno come nulla è possibile muovere nei partiti della maggioranza se Lavinia e  Garofalo non sono favorevoli. “Non ci saranno né promozioni né bocciature, non solo per l’alta qualità del lavoro svolto da tutti gli assessori e per il raggiungimento indubbio degli obiettivi programmatici, ma solo valutazioni condivise di ordine amministrativo programmatico nell’esclusivo interesse della città”. “Questa è una seconda fase ma ce ne sarà anche una terza”, precisa Lavinia a chi fosse portato a pensare che la cosa finisce qui. “…l’esigenza di azzerare la squadra assessoriale è nata per rilanciare il programma dell’amministrazione comunale, a due anni dalle nuove elezioni e non tanto per cambiare gli uomini che lo andranno a ad attuare. Ma che altro vogliamo dal momento in cui, sintetizzando, si dice che tutto questo è avvenuto nell’interesse della città; ma poi ci vogliamo rendere conto del privilegio che abbiamo nel disporre di una direzione politica come la nostra che nonostante l’alta qualità del lavoro svolto da tutti gli assessori uscenti e dal  raggiungimento indubbio degli obiettivi programmatici, no, non si accontenta e rilancia?

Questa amministrazione non vuole essere efficiente assai ma assalissimo.

(Giornale di Sicilia del 17 maggio 2005) “Escono Frasca e Di Raimondo entrano Carpentieri e Nigro” Il (rim)pasto è stato definito, quindi, mano alle f…

In queste prime immagini appaiono, con chiarezza,  nel nostro puzzle i primi disegni di manovre affaristiche esibite come provvedimenti per massimizzare il raggiungimento del bene della città.

Quando in una rissa tra compari si riesce ad eliminare le prove dell’avvenuta rissa, ad esempio il ferito o il morto, e si lasciano solo immagini ed identità confuse di quanto è avvenuto nelle menti, di persone sempre più distratte o  in qualche modo interessate o conniventi, diviene difficilissimo per gli organi inquirenti ricostruire i fatti.

Per nostra fortuna questa volta abbiamo degli indizi chiari e netti che consentiranno di completare il puzzle e di individuare il… cadavere.

Il Giornale di Sicilia del 17 maggio 2005 titola: Aria di fronda in Forza Italia…. Carmelo Scarso accusa la Casa delle libertà “ di scarsa trasparenza (…) le trattative (…) non sono state svolte né a livello politico né a livello partitico ed hanno tutte le caratteristiche di giochi di imposizione di vertice. Ancora una volta e con lo stesso metodo: prima alla provincia di Ragusa, ora al comune di Modica, ad opera degli stessi personaggi. Il Coordinamento cittadino ed i componenti del consiglio comunale di Forza Italia (…) non hanno potuto fare altro che limitarsi a ratificare tali imposizioni di vertice, sotto pena di delegittimare l’autorevole personaggio che aveva già deciso per loro partecipando a formare accordi, i cui contenuti ancora oggi sono occulti. Non risponde ai canoni della dignità personale e politica mettere il Coordinamento e i consiglieri di fronte al fatto compiuto perché di questo si è trattato. In questo contesto più che nel chiuso di una stanza o di un villico salotto, le responsabilità di ciascuno di noi vanno assunte avanti a tutta la città e nella sede naturale: in seduta pubblica del consiglio comunale”.

Il puzzle che vogliamo offrire ai nostri quattro lettori (sempre che qualcuno nel frattempo non ci abbia abbandonato) è particolare. E’ simile a quei quadri che vendono nei mercatini che apparentemente sembrano delle macchie sparse ma che poi, fissati per alcuni secondi, come per incanto, lasciano apparire il contenuto. Non tutti, pur fissandoli a lungo, a volte, riescono a vederne il contenuto. Il nostro puzzle è simile ecco perché non potrà essere osservato con successo da quella enorme pletora di persone vittime di quel terribile gas soporifero costituito da grande fratello, telenovele straniere, ragazzi pomicianti o aspiranti al pomicio, accuratamente miscelate da quell’immacolato progressista miliardario ed elettore della sinistra e della di lui moglie (scriverebbe l’appuntato) che si chiama Maurizio Costanzo ed iniettato con dosi via via più elevate dalle televisioni di quel “fascistissimo” Belusconi.

Il contenuto del puzzle modicano non potrà neanche apparire a chi non percepisce che quel “ il duce ha sempre ragione” degli anni ’30 non è certamente peggiore del sinistro “ il duce ha sempre ragione” degli anni 2000 che pretende di avere ragione sempre: sia quando nel 2003 (Referendum sull’articolo 18 dello statuto dei lavoratori) il suo invito a non votare venne definita astensione attiva, sia la settimana scorsa quando ha definito diseducativo ed antidemocratico l’invito a non votare fatto dalla destra per il referendum sulla fecondazione assistita.(*)

Ripercorrendo la carrellata che abbiamo prima sintetizzato appare chiaramente come l’avvocato Scarso è determinante nel dare sostanza e volti nello scenario generale per cui, come non è difficile individuare il distruttore della grammatica italiana di Terzo Occhio, non sembra difficile collocare nel nostro puzzle il “villico salotto”, i “vertici che impongono” ed i “contenuti oggi ancora occulti”.

Vi è, inoltre, un personaggio che diviene uno strumento necessario all’affresco dell’avvocato Scarso ed è il consigliere servo e teleguidato che tanto fece imbestialire il consigliere Nigro (ora neo assessore: complimenti!) e che fu oggetto di una animata seduta del consiglio comunale e di un nostro Carta Bianca.

Il ferito o morto? Anche questo è identificato. E’ al centro del nostro puzzle:la democrazia; gli è ancora vicina una entità con il pugnale che gronda sangue, ma nessuno reagisce, nessuno chiama il medico, si continua a chiedere la scerbatura delle strade oppure la convocazione urgente del consiglio comunale per un approfondito dibattito sulla crisi politica amministrativa (Giornale di Sicilia del 17 maggio 2005).

Pensate un sistema che riesce tranquillamente a fare scempio delle Istituzioni sarebbe in crisi? I mistero laico della sinistra?

 

(*) Per completezza occorre dire che la cultura comunista, che è vera, anzi l’unica, cultura definì il suo invito a non votare “astensione attiva” e l’invito a non votare della destra “astensione diseducativa ed antidemocratica”: siamo nella stessa logica delle repubbliche sovietiche che pur essendo state delle micidiali e sanguinarie dittature certamente peggiori di quella tedesca, fascista e cilena sono state lanciate nell’immaginario collettivo come forme di democrazia. Sempre per completezza occorre tenere presente che con questo voto gli italiani hanno pure risparmiato circa due miliardi di vecchie lire che i referendari avrebbero incassato se almeno un referendum avesse raggiunto  il quorum.

 

Carmelo Modica

 

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ottobre 2005

Il centro sinistra tenta di “arruolare” l’avvocato Scarso

Abbiamo trascorso l’estate a preparare una relazione sulla propaganda nella politica.  Per descrivere il quadro di riferimento complessivo di riferimento, abbiamo dovuto condurre una piccola ricerca che ci ha costretti a rispolverare alcuni autori che avevamo letto almeno trent’anni fa: Weber, Mosca,  Pareto e Machiavelli; ai quali abbiamo aggiunto un più recente Popitz.

Autori importantissimi al fine di descrivere con le loro opere la natura del potere e la sua vera identità, opere che costituiscono gli antecedenti sociologici necessari per quell’autentico capolavoro che è “Psicologia delle folle” di Gustave Le Bon.

E’ con questo interesse culturale in evidenza [che poi diviene anche un filtro di valutazione] che siamo andati, l’8 settembre, ad assistere al palazzo Azasi ad una manifestazione del“Le opposizioni ed il buon governo della città” organizzata dalla vecchia opposizione del centro sinistra allargata all’avv. Scarso freschissimo laeder del “Movimento per l’autonomia”, fondato dall’on Lombardo.

Prima di esprimere il nostro giudizio sul contenuto dell’avvenimento intendiamo annunciare ai nostri quattro lettori che intendiamo, ora e per sempre, radicalizzare la nostra franchezza eliminando ogni forma di autocensura che, lo confessiamo, qualche volta abbiamo praticato quando i nostri giudizi potevano dispiacere, a livello personale, qualche nostro avversario politico.

Si arrabbi chi vuole ma è un dato di fatto che le idee si muovono con le gambe degli uomini e poiché intendiamo dare battaglia sulle idee non vogliamo rinunciare di colpire l’idea avversaria solo per timore di “colpire” con essa anche la persona che con i suoi comportamenti ed atteggiamenti ne invera la contraddittorietà, la incoerenza e la faziosità.

Non potevamo, perciò, farci bloccare dalla stima complessiva che abbiamo di Antonello Buscema, del prof. Barone, dell’avv. Scarso, dell’Avv. Ruta per valutare con disincanto quanto andavano dicendo.

Intendiamo utilizzare questa radicale franchezza con il prof. Barone perché egli proviene da un partito che per certi aspetti ci è caro perché fu il partito di nostro padre.

Durante la nostra presenza nei banchi del consiglio comunale,tutti sanno [alcuni della nostra parte politica ce lo hanno sempre rimproverato], di un nostro filing con la sinistra e con i comunisti in particolare. Una volta abbiamo scritto “ può un fascista essere tradito da un comunista?”

Ebbene noi ci sentiamo traditi dal prof. Barone, tutta la città di Modica deve sentirsi tradita per averci lasciato, nonostante la sua eccezionale statura culturale, nelle mani di autentiche mezze calzette politiche.

Sentendo parlare il prof. Cacciari o il prof. Zecchi, sia che ciò avvenga in una lezione all’università sia che ciò avvenga in una tribuna politica è sempre possibile cogliere la presenza di quel volare alto, quell’evidente disincanto e quell’armoniosa sintesi tra cultura e politica caratteristiche inconfondibili del professore universitario.

Il prof. Barone a Modica ci ha lasciato nelle mani di mezze calzette perché riesce a volare tanto alto quando si rivolge ai suoi allievi universitari, quanto basso quando parla in scenari politici o peggio partitici. Ecco noi siamo convinti, [forse condizionati dal contenuto delle attuali letture di Le Bon], che anche all’Azasi il prof. Barone si è fatto trascinare da un clima generale non certamente edificante.

Non è possibile accodarsi a quel livello bassissimo di discussione dominata non da un progetto politico, ma dall’applicazione di quelle tecniche di propaganda che vengono rimproverate alle “nuove orde”.

Tutti gli interventi sono stati caratterizzati dall’idea divenuta un tormentone inconcludente ed ossessionante che tutto quello che sta facendo Torchi era stato già programmato dal centro sinistra nei sue nove anni di potere, fino all’esilarante affermazione dell’ex sindaco Ruta che perfino l’assessore Carpentieri [uomo del centro- centro cioè quel centro che c’è sempre], grazie alla sua “guida” ha organizzato meglio la “Giostra dei Chiaramonte” di come l’ha organizzata con la “non guida” di Torchi.

Qui non si tratta di aprire una polemica sulla teoria delle elites, ma non vi è dubbio che per esserci un seguito politico vero occorrono anche quelle.

Quella sera all’Azasi non vi era nulla di tutto questo: l’anima collettiva aveva assorbito le anime individuali tanto da far utilizzare, all’avvocato Scarso, gli “estintori scaduti” del palazzo comunale quale formidabile, geniale e giudiziaria arma contro Torchi. L’avvocato Scarso se non fosse stato aggredito dall’anima di “folla” avrebbe evitato quelle filippiche moraliste contro alcuni poteri forti modicani perché qualsiasi uomo sobrio si sarebbe chiesto perché lo sta facendo solo quando si è reso conto che quei “poteri” avevano chiuso in via definitiva il suo ingresso nel parlamento siciliano in sostituzione del dimissionario Leontini. E’ in questi pochi mesi che si è costituito questo potere economico onnipotente?

Nessuno, ormai anche a sinistra, coglie niente di strano nei personaggi che sono capaci a stare sia a sinistra che a destra con la massima naturalezza, personaggi che ovviamente sono buoni quando operano con loro e pessimi quando operano con gli altri.

Meno preoccupato di tutti ci è sembrato l’on. Borrometi che con l’intervento finale, quello di primo della classe, quello da libro stampato, quello dal quale tolti i luoghi comuni e le cose scontate non rimane veramente nulla, ci ha lasciato solo la sensazione che abbia voluto dire: “fate quello che volete ma io sono il candidato alle politiche, specie ora che forse vinceremo”. Ecco, se vi è una cosa di concreto che abbiamo colto è proprio questa: Borrometi è l’arma segreta vincente del centro destra modicano.

 

Un “Lombardo” “Scarso” darà l’autonomia alla Sicilia

 

Il bagaglino ha cessato di fare cassa perché la politica con i suoi politicanti riesce a fare meglio. Domenica 18 settembre 2005 presso  l’Hotel Principe d’Aragona si è tenuta una manifestazione provinciale del Movimento per l’Autonomia dell’eurodeputato Lombardo che ha creato nel consiglio comunale di Modica una testa di ponte con l’avvocato Scarso, ex Forza Italia.

Ha reso gli onori di casa il nostro piccolo belusconi reduce di tante battaglie, prodotto di tanti miasmi democristiani, sempre fedele al motto militare “presidiare tutto”: io mi metto con Lombardo, mio nipote lo metto a destra e mia … la metterò a sinistra (vedrete).

Il nostro piccolo berlusconi, non ha perso l’occasione di arricchire la sua raccolta di frasi celebri che un nostro amico ha in animo di pubblicare, trattando gli  extraurbani [saranno gli abitanti delle campagne?] come se fossero degli extracomunitari. Il Mastella modicano ha introdotto il “Lombardo” che salverà la Sicilia, mentre lui e l’avvocato Scarso provvederanno a salvare Modica e dintorni [anche gli extraurbani?]. Il “nostro” ha creato il clima delle grandi battaglie elogiando il “coraggio del Lombardo” con tanta enfasi e tali esagerati, inopportuni e servili aggettivi da costringere il “Lombardo” ad invitare, nel suo intervento, i suoi scudieri ad abbassare i toni.

Da un punto di vista politico nulla di nuovo: presenti tutti i trombati dell’UDC e di Forza Italia. Della provincia di Ragusa. Pensate costoro con Lombardo in testa che non sono riusciti a far valere lo Statuto siciliano ora si riciclano diventando sicilianisti. Dopo aver deriso per tanto tempo chi si è sempre battuto da posizioni sicilianiste ora scoprono l’“orgoglio sicilianista”: Quando la vecchia democrazia cristiana aveva coliche intestinali espelleva gruppi e gruppetti, il Movimento per l’autonomia è una “espulsione” di quella cultura.

L’unica nota stonata è venuta da Ernesto Lorefice, che seppure corteggiato un pò da tutti ha manifestato le sue riserve con un intervento veramente sentito e fuori dal coro e dalla mediocrità che si avvertiva nell’aria.

 

Torchi e Ruta richiesti dagli organizzatori del palio di Siena

 

La fontana dello stretto, che tanti giudizi negativi sollevò, è il simbolo di quanto la destra sia identica alla sinistra: la sinistra la progettò e la destra la realizzò.

La “Giostra dei Chiaramonte”: la sinistra la inventò e la destra la osteggiò per poi rilanciarla.

La “Giostra dei Chiaramonte” nella sua genesi evidenzia tutta la modestia della sinistra e la sua pochezza di idee. In un’ottica in cui in qualsiasi cosa vi è sempre qualche traccia di positivo, però, la istituzione della giostra ha consentito di evidenziare la mediocrità dei demoforzisti con un Sindaco che osteggia la nascita di tale boiata per poi rilanciarla in maniera provinciale, e con un concentrato di disorganizzazione e di superficialità culturalmente e politicamente immisurabile, come ha messo in evidenza l’andamento dell’ultima giostra, in cui un Cavallo è divenuto l’eroe, in una diretta televisiva esilarante e parossistica.

Un Cavallo che diviene un eroe per coprire inaccettabili superficialità e carenze di pianificazione dove abbiamo avuto Sindaco, assessori, fantini e quanti altri esponenti di una politica tuttologa e presuntuosa, improvvisarsi competenti di cavalli e corse di cavalli oppure, scegliete, per non allontanarsi dalla mediocrità, incapaci di scegliere le persone giuste per organizzare bene eventi del genere.

E non ostenti aria di sufficienza l’ex sindaco Ruta, perché se gli organizzatori del Palio di Siena chiederanno l’intervento di esperti modicani oltre a Torchi chiederanno anche la sua presenza perché tutti ricordano che in una delle sue “Giostre” un Cavallo cadde e lui prese il microfono in mano per raccomandare di andare piano dicendo che il tempo non influiva (sic) sulla gara.

Noi abbiamo più volte invitato l’Amministrazione ad organizzare qualche evento che sia in ordine con la tradizioni e la natura del popolo modicano. Una giostra come è stata fin’ora realizzata è una puttanata colossale. Questi eventi richiedono un retroterra sportivo e culturale alle spalle che Modica non ha. Se così fosse stato gli organizzatori della giostra non avrebbero trovato nessun fantino disposto a far soffrire e morire il proprio Cavallo su quel terreno.

Via… non è successo nulla; è stato l’incontro di ignoranza e presunzione: questa è la vera giostra, la giostra degli a….., che purtroppo sta divenendo, nella nostra classe politica, una …tradizione.

Carmelo modica

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novembre 2005

 

…un potere tanto democratico che riesce decidere prima di discutere e di votare

 

Immaginate che vostra moglie, cada malamente e si spacchi il ginocchio.

Immaginate che dopo averla fatta medicare vi rechiate in una farmacia e leggete, nella piccola bacheca, quale è la farmacia di turno.

Immaginate che andate nella farmacia di turno così indicata, e non trovate traccia né del farmacista né di adeguate altre informazioni.

Immaginate di andare in una terza farmacia e leggete solo il cognome del gestore della farmacia di turno e non anche la via o almeno la zona.

Immaginate di andare in una quarta farmacia e vi trovate solo il nome e l’indirizzo della farmacia di turno.

Immaginate di andare in questa quinta farmacia e di comprare, finalmente, l’antibiotico che vi serviva.

Immaginate che, a questo punto, avete la necessità di bloccare una rabbia che, istintivamente vi sta assalendo.

Immaginate, finalmente, che quella domenica mattina, con il vostro antibiotico al sicuro sul cruscotto della vostra auto, passate davanti alla latteria e vedete li il Sindaco, gli assessori, alcuni consiglieri comunali (quelli più etero diretti) ed i “datori di lavoro” di tutti costoro, seduti a discutere di quanto stanno facendo per il bene del cittadino modicano.

Immaginate che in mezzo alla dirigenza politica modicana tanto indaffarata a fare pubbliche relazioni, scorgete il futuro difensore civico, quello che sarà, “democraticamente”, indicato dalle associazioni culturali, quello che sarà eletto “democraticamente” dal democraticissimo nostro consiglio comunale non eterodiretto. Quell’uomo tutto d’un pezzo, che ha già dimostrato la sua competenza ed il suo amore per la città ed i suoi cittadini “lavorando duro” con la vecchia democrazia cristiana; quell’uomo che ha dimostrato di saper scegliere il partito giusto nella seconda repubblica con un fiuto che gli tornerà utile per gestire sapientemente la funzione di difensore civico.

Dite la verità! Non provate un sentimento di felicità nel constatare che vivete in una città dove il potere è tanto democratico ed efficiente che riesce decidere chi sarà il difensore civico prima di discutere e di votare?

Ma poi… dite la verità non sentite una certa tranquillità nel sapere che il difensore civico apparterrà a Forza Italia?

 

Avremo un colloquio con Terzo Occhio e ne nascerà un libro

Riportiamo la corrispondenza che abbiamo avuto con “Terzo occhio” nella quale si delinea il progetto di un colloquio che, per quanto ha espresso nella sua rubrica si annuncia molto severo nei confronti della dirigenza politica modicana.

 

Egregio Terzo Occhio,

in questa pausa estiva, ho riletto i suoi interventi sul mensile Dialogo e devo dirLe che in moltissime occasioni mi sono trovato d’accordo con Lei. Per quanto riguarda la proposta di Giunta Ombra, Lei sa che, comunque, la sua iniziativa ha prodotto degli incontri ed esiste l’embrione di un Movimento politico, che non sappiamo ancora quali sviluppi avrà, del quale sono stato nominato portavoce.

A prescindere da tutto questo Le chiedo se fosse disponibile a rilasciarmi una intervista che potrei pubblicare a puntate sulla rubrica “carta bianca”. Lei potrà ovviamente porre le sue condizioni,  che io mi riservo di accettare, fermo restando che, anticipo sin d’ora, che se Lei volesse mantenere l’anonimato non ho alcuna remora ad impegnare la mia parola d’onore a mantenerlo.

Vivissime cordialità

Modica 17 ottobre 2005

Carmelo Modica

 

***

 

Egregio dott. Modica,

ho riflettuto sulla sua richiesta di intervista e confesso che l’idea mi sembra allettante. Ovviamente non ho alcuna intenzione di rinunciare all’attenzione pubblica derivante dall’anonimato, unico strumento risultato efficace per scuotere le coscienze nella miseria della realtà politica locale.

Mi affido, con estrema tranquillità, alla sua parola d’onore, perché mi è noto il conto nel quale Lei tiene l’onore, attraverso la dimostrazione pluriennale della sua azione politica. Se non fossi certo di questo, non prenderei nemmeno in considerazione la possibilità di un discorso serio, che risulti utile alla comunità alla quale ambedue apparteniamo.

In verità avevo pensato ad uno scambio di corrispondenza attraverso e-mail. Poi ho scartato tale modalità, poiché il rapporto interpersonale ed il contatto umano mi sembrano più adeguati al fine preposto. L’anonimato può essere un mezzo per richiamare la curiosità, non un escamotage per dir male impunemente di chiunque.

Visto che Lei si interessa di piccola editoria, anche alla pubblicazione dell’intervista a puntate su “carta bianca” preferirei l’edizione di un libro che raccogliesse in maniera il più possibile completa le nostre chiacchierate. Se Lei è d’accordo, proporrei come data di pubblicazione del libro il mese di luglio del 2006. Naturalmente Lei ha “carta bianca” sulla grafica, sull’impostazione e sul lancio del libro, mentre io mi riserverei di concorrere alle spese della sua stampa.

Mi preme in particolare sin d’ora sottolineare che piena e totale deve rimanere la libertà di esprimere il mio giudizio su tutti i personaggi della vita politica modicana.

Lei potrà ovviamente non condividere il mio pensiero ma, con il solo limite del codice penale, non potrà modificare nemmeno un solo aggettivo delle mie affermazioni. Su questo punto La richiamo alla parola d’onore offertami, in considerazione del fatto che alcuni dei personaggi sulle qualità culturali e politiche dei quali ho molto, ma molto da ridire (come, ad esempio, Domenico Pisana, il sindaco Torchi, i Minardo, l’onorevole Drago, il professor Uccio Barone, l’Assessore Cavallo, e tanti altri) mi risulta che siano suoi amici. Le chiederei inoltre che la pubblicazione fosse distribuita in tutte le edicole modicane.

Decida e mi faccia sapere. Mi scriva il suo recapito telefonico e la contatterò direttamente.

Cordiali saluti.

Terzo Occhio

 

Ricevuta il giorno 28 ottobre 2005

 

***

 

Egregio terzo occhio

 

Accetto tutte le sue condizioni, e non credo di dover fare particolare fatica. La pregherei tuttavia di non definire “amici” alcune mie conoscenze. Subito dopo l’infanzia, da quando ho conosciuto il primo democristiano, ho rinunciato all’uso di “amico” nel suo significato cristiano, ed ancor meno posso sopportarlo da quando nel calderone degli “amici” si sono riversati anche “compagni” (comunisti e socialisti) e “camerati” duri e puri.

A presto.

Carmelo Modica

Modica 18 novembre 2005

 

 

 

Eccidio di Passo gatta: Signor Sindaco destabilizziamo la menzogna

Da anni a Verona, in Piazza Viviani viene commemorata, Sindaco in testa, la “storica battaglia in cui, il 9 settembre 1943, perdettero la vita sei giovani partigiani, uccisi dai nazifascisti”;

Poi, nel 2001 Sergio Stancanelli, siciliano di origine ma ormai cittadino veronese, viene a sapere, da un testimone oculare, che il 9 settembre del 1943, in quella piazza non era successo nulla e che i nomi dei giovani, invece corrispondevano a sei soldati (non partigiani) caduti nella difesa di una caserma. Le uniche cose avvenute quel giorno in quella piazza erano state l’uccisione di un motociclista tedesco.

Lo Stancanellli, incuriosito acquisisce altre testimonianza che confermavano la notizia e, quindi, scrive una lettera al direttore de “L’Arena” di Verona raccontando la “bufala”.

La lettera al direttore provocava allo Stancanelli la reazione di Aldo Aniasi che, nella qualità di presidente dell’associazione partigiani d’Italia, lo querelava per “oltraggio ( o simile) della Resistenza”.

La vicenda giudiziaria si è conclusa il 6 maggio 2004 quando il legale rappresentante del partigiano Aniasi ha ritenuto utile ritirare la querela subendo l’imposizione del querelato di assumersi l’onere totale delle spese processuali.

Tutto questo non ha impedito il 9 settembre 2004 e 2005, agli amministratori di continuare a celebrare i sei, mai esistiti, “partigiani uccisi dai nazifascisti”.

***

E’ da più di cinquant’anni che in Mozzano Ascoli (Ascoli Piceno) viene reso omaggio, presso il sepolcro, durante le periodiche manifestazioni commemorative resistenziali, al valore di un "partigiano sconosciuto caduto in combattimento contro i nazi-fascisti” il  17 Giugno 1944.

Ebbene  Roberto Gremmo, storico, racconta in un documentatissimo studio, in "Storia ribelle" di aver scoperto che quel corpo li sepolto non appartiene a nessun partigiano sconosciuto bensì ad Elso Masci, caporal-maggiore del reparto "IX Settembre" delle brigate "Mussolini" della Repubblica Sociale Italiana, e che in quei giorni in quel luogo di Mozzano Ascoli non avvenne nessun combattimento. Gremmo conclude il suo documentatissimo studio con queste parole: "se questa è la "logica" con cui venne scritta sulle lapidi la Resistenza Ascolana c'è da restare di stucco".

***

Riportiamo questi due episodi perché sono sintomatici di atteggiamenti mentali che meritano di essere ancora indagati. Essi da un lato alimentano il cretinismo  di quei fascisti che richiamano tali episodi perché li ritengono utili per sporcare l’immacolata ansia di riscatto di alcuni italiani che videro nella Resistenza uno strumento per conquistare la libertà; dall’altro indicano la esistenza di persone, storici, politici e studiosi che hanno fatto della menzogna lo strumento delle loro fortune. Non è sopportabile né l’uno né l’altro atteggiamento mentale perché entrambi sono riconducibili a faziosi, indicibili, ed odiosi modelli culturali.

A Modica ogni 29 maggio la liturgia resistenzialista prevede il deposito della corona in via Roma in una lapide posta “A perenne memoria dei lavoratori assassinati dalle squadre fasciste il 29.5.1921…”. Una liturgia che ha come fondamento una menzogna perché non esiste alcuna sentenza che per quell’episodio, abbia condannato qualche fascista mentre è più che noto che l’unico processo che venne celebrato, durante e dopo il ventennio, finì con l’assoluzione degli imputati.

Prima del prossimo 29 maggio cureremo la pubblicazione del rapporto dell’ispettore Lutrario che relazionò sull’eccidio di Passo Gatta e sostenne la fondatezza della menzogna prima accennata. Spetterà a lei Signor Sindaco decidere se continuare a coltivare la menzogna.

I fascisti sono stati maestri di violenza sulla quale si dovrebbe discutere ancora di più, scartando, però, la menzogna come strumento di comunicazione e sull’episodio di Via Roma non esiste alcuna sentenza che attribuisce ai fascisti l’uccisione di quei nostri concittadini.

Né è lecito giustificare la menzogna scritta sulla lapide, richiamando il clima di violenza generalizzato che caratterizzò quegli anni. Quella scritta potrebbe essere una verità politica, ma nelle lapidi si deve riconoscere tutta intera la Comunità e, quindi, in esse non possono essere scritte menzogne giudiziarie.

Con questo noi non stiamo esprimendo giudizi di valore sulle parti politiche che negli anni venti si contrapposero ecco perché chiediamo, Signor Sindaco che si rettifichi la lapide in argomento. La violenza non deve passare ma la menzogna neanche: la violenza uccide persone; la menzogna è violenza che uccide il valore dell’onestà intellettuale.

Noi desideriamo che la menzogna venga percepita come grave dis-valore; a noi dà fastidio avere un Sindaco che con grande codazzo utilizza la Resistenza per stabilizzare una falsità: onore ai morti ma non alla menzogna

***

Qualcuno nella nostra casella telematica ci ha rimproverato di valutare il revisionismo in termini di rivincita. No! diciamo a loro ed ai nostri quattro lettori. Non è la destra che si sta prendendo la rivincita sui comunisti. E’ la storia che si sta sostituendo alla menzogna.

La storia la scrivono i vincitori e quelli come noi hanno solo il grande vantaggio che non avendo vinto la guerra non hanno avuto la possibilità ed il potere di diffondere autentiche menzogne così come, invece, hanno potuto fare i comunisti.

Conosciuti i fatti, e non escludiamo anche alcuni nostri storici locali, rimproverare ai fascisti di essersi alleati con i nazisti dimenticando che il primo atto della seconda guerra mondiale fu l’aggressione nazi-comunista della Polonia, prima ancora che l’Italia fascista dichiarasse guerra a Francia ed Inghilterra è spudorata faziosità che non può essere contrabbandata come cultura.

Accusare Pansa di filo-fascismo solo perché ha scritto che più di ventimila italiani sono stati uccisi dai comunisti partigiani dopo la fine della guerra ovvero dopo l’ordine di cessare i combattimenti, è espressione di menzogna da DNA.

Una verità scomoda alle interpretazioni comuniste del fascismo cessa di essere una verità?

Il giudizio sul fascismo può trarre vantaggi dalla scoperta di una violenza rossa senza limiti ed inumana?

Se il comunismo è quella miscellanea di correttezza, di democrazia, di giustizia sociale perché teme le verità di Pansa?

Forse i comunisti, per manipolare la verità dei fatti stanno sostituendo la stupidità alla menzogna?

***

I comunisti, con la vile connivenza della democrazia cristiana, da quando furono battuti dal fascismo, hanno utilizzato la menzogna, come mai era avvenuto nella storia dell’uomo, per modellare la verità storica alle loro necessità. Una menzogna scientificamente applicata con determinazione e con violenza culturale e, quando era necessario, con la violenza e con il sangue. La menzogna è stata utilizzata come forza capace di immergere la verità storica come una palla sotto acqua. Ma poi bastava un De Felice, un Pansa, l’apertura di un archivio o la rivelazione di un documento perché essa schizzasse fuori ostinatamente. E via altre menzogne più violente per altre immersioni più profonde ed altre “schizzate fuori”, sempre più frequenti, altrettanto violente. Ora si sta verificando che la menzogna comincia ad essere insufficiente a tenere la “palla” sottacqua ed il trinariciutismo guareschiano si sostituisce alla menzogna, in attesa di un “…contro ordine compagni… ci hanno scoperto… da oggi la verità!”.

Ma esiste un comunista che potrà gridare questo ultimo “…contrordine compagni”? solo se verrà fuori un comunista capace di ciò potremo dire che il comunismo è finito.

 

 

 

Gli altri hanno la Bocconi noi abbiamo l’Azasi

Chissà se il grafico della “Modica Multiservizi” si  è ispirato nella scelta del logo alla “M” che usava Benito Mussolini per siglare i documenti e che alcuni battaglioni della Repubblica sociale italiana riportarono nelle loro mostrine: a noi sembra di si.

E’ vero, però, anche che lo spirito antimoderno Mussoliniano la Multiservizi lo attuò all’inizio fornendo per la sosta,  tagliandi che richiedevano l’uso di una penna. Forse  con il minor costo, si volle recuperare qualche spicciolo che consentisse di costituire quei pochi, ma davvero pochissimi denari che occorreva dare al presidente della Mulitservizi.

Poi forse, qualche “gerarca” si accorse che i modicani, fregandosene dello stipendio del presidente della Multiservizi, usavano più volte lo stesso tagliando utilizzando una penna con inchiostro facile da rimuovere e, così, visto che, altro si ma fessi non sono, tornarono al più sofisticato “gratta e sosta”.

Questa è managerialità, direbbe qualcuno, noi invece, diciamo che siamo salvati dallo spirito dell’Azasi che è la vera risorsa di Modica.

Non è una coincidenza che la nostra classe politica si è formata e viene dalla gavetta dell’Azasi.

All’ex presidente della regione Nicolosi fu sufficiente essere solo impiegato dell’Azasi per divenire il numero uno siciliano, e che dire del più volte sindaco Terranova che fu tra i fondatori dell’Azasi.

Dalla scuola dell’Azasi sono usciti l’On. Avola, l’On. Drago. Ma anche un’Azasi in liquidazione fornisce i suoi frutti ed è certamente questa dirompente forza formativa dell’Azasi che ha consigliato di scegliere tra i suoi allievi anche l’attuale presidente provvisorio della Multiservizi: Scivoletto secondo.

Abbiamo nominato la crema della direzione politica modicana, quella crema che volle l’Azasi e che adesso ha voluto e creato la “Modica Multiservizi”. Vedrete che riuscirà a far fare alla Multiservizi le stesse mirabili cose che ha fatto con l’Azasi.

Stiano tranquilli i modicani perché questa “crema manageriale modicana è spalmata” ed ha i suoi presidi sia nel centrodestra con l’On. Drago; sia nel centro sinistra che se vincerà le prossime elezioni non provocherà nessun problema di continuità essendo ben dotato con la presenza dell’immarcescibile Saverio Terranova che già dalle colonne de “L’isola” -  libero “quindicinale di politica economia cultura” presenta le sue credenziali specialistiche.

La grande direzione aziendale italiana ha la Bocconi: la nostra Bocconi è l’Azasi ma anche quello che resta.

 

 

 

 

Nei prossimi numeri:

Domenico Pisana ci ha citato nel suo ultimo libro “Aspettando la politica”. Risponderemo sul tema anche perché il Pisana secondo noi attende inutilmente anche per sue precise ed attualissime responsabilità.

Carmelo Modica

 

 

 

 

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dicembre 2005

Abbiamo avuto il primo incontro con Terzo Occhio

Alcuni giorni fa abbiamo avuto il privilegio di aver conosciuto personalmente “Terzo Occhio” con il quale abbiamo programmato il calendario degli incontri per la realizzazione dell’intervista che abbiamo annunciato nello scorso numero.

Nella massima e reciproca stima e franchezza abbiamo deciso di scegliere insieme l’avvocato che darà al libro intervista il “Pronto si stampi”. Abbiamo convenuto di ricorrere al parere dell’avvocato perché per scuotere la melassa che caratterizza la classe politica modicana, è necessario un attacco diretto e personale ad alcuni personaggi del potere economico e politico modicano e, pur non volendo rinunciare a tutto quello che deve essere detto perché i modicani sappiano quanto sta dietro il paravento della politica, vogliamo evitare di sconfinare nella ingiuria o diffamazione a mezzo stampa.

Per quanto riguarda il Movimento politico “Quelli che non nominerebbero mai un parente assessore”, del quale siamo portavoce, abbiamo convenuto che non sarà oggetto delle nostre chiaccherate.

 

 

Al ‘Palazzo della cultura’ è andata in scena la ‘cultura di Palazzo’

Il giorno 2 dicembre Auditorium affollato al Palazzo della cultura in occasione della presentazione di “Aspettando la politica”, ultima fatica del prof. Domenico Pisana.

I relatori (troppi) chiamati a parlare del libro, come per tacita intesa hanno ignorato, il libro di Pisana. Solo i professori Barone e Colombo hanno reso onore all’autore. Il primo con giustissime osservazioni sul titolo scelto ed il secondo con un intervento ‘alto’ sul concetto di politica. Tutti gli altri non hanno trattato il tema del libro.

Il dott. Cannata, direttore di Video Mediterraneo, ci ha raccontato dello spirito della sua rubrica “Punto di vista” e Don Cerruto ha nominato  Domenico Pisana solo per rimproverarlo di aver abbandonato la dottrina sociale della chiesa piegandosi alla logica del mercato (scusate se è poco per un cristiano come Domenico Pisana).

Ma chi ha battuto ogni record è stato il prof. Rando che è riuscito a trattenere i presenti per almeno mezz’ora su Carmelo Ottaviano, senza mai nominare né l’autore, né il titolo del libro e meno che mai, neanche alla lontana, l’argomento del libro stesso. A quanto sembra diviene sempre più manifesto che al presidente della scuola di filosofia “C. Ottaviano” la direzione culturale su di lui esercitata dal suo patron, in una pur bella trasmissione su una televisione locale, sta producendo effetti negativi.

Dopo avere atteso invano anche una sola parola del prof. Rando sul libro di Pisana, ha chiuso la serata un intervento genuino, semplice e spontaneo della ragazza giornalista Bonino, che sollecitata dal suo collega Iacono, ha praticamente detto che la politica non vi è bisogno di aspettarla perché è già presente e si è manifestata in tutta la sua valenza morale nel “vergognoso episodio Carpentieri-Minardo” (le virgolette sono nostre).

Solo le parole ed i concetti espressi dal prof. Colombo avevano individuato una possibile contiguità tra cultura e politica ed era necessario sradicare una simile pericolosissima erbaccia. Il problema veniva affrontato dal nostro Sindaco che per evitare che si confondesse la cultura con la politica ha chiuso la serata dicendo direttamente o indirettamente che Pisana non ha nulla da aspettare perché la politica, la nuova politica, è già arrivata e si chiama consociativismo. E’ quel nuovo modo di operare che consente al Torchi di affermare che avrebbe potuto ripetere le stesse cose che poco prima aveva detto il prof. Barone.

L’assenza “per improvvisi impegni istituzionali” del programmato intervento dell’On. Drago ci ha privato di un livello “più alto” per affermare l’imperativo categorico della classe politica attuale che vuole, proprio come necessità operativa, la più netta  incompatibilità tra cultura e politica.

L’On. Drago fu antesignano di questo consociativismo con il tentativo di essere rieletto presidente della regione una volta con il centro destra ed una volta con il centrosinistra.

E’ quella politica in cui “ci si deve incontrare su ciò che unisce e non su ciò che disunisce” come a dire il trionfo della banalità perché tali sono gli argomenti che possono unire due visioni del mondo fieramente contrapposte.

E’ in base a tale “postulato” che l’ateo comunista materialista si incontra con la visione religiosa e spirituale della vita del cristiano solo perché entrambi mirano a tutelare nella maniera massima le fasce più deboli. Che volete che sia la differenza tra un credere e non credere?

Anche il ruolo dell’informazione, per come lo ha definito l’esponente dell’UDC diviene funzionale al consociativismo: il giornalista deve anche scrivere delle cose che l’Amministrazione realizza.

E’ rilevante che qualcuno ci chiarisca quali sono i doveri ordinari dell’Amministrazione oppure dobbiamo ringraziare l’Amministrazione del fatto che viene riempita una buca sulla strada?

Noi consideriamo irresponsabile lo svuotamento del conflitto politico ovvero la messa al bando delle “questioni importanti” nel timore che esse possano produrre lacerazioni. In verità attraverso lo svuotamento del conflitto politico si persegue un obiettivo più produttivo, ovvero la riduzione della politica in amministrazione per produrre una ecumenica ‘pace sociale’ e con essa disaffezione e disinteresse.

 

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Il titoletto che abbiamo dato a questo”pezzo” è la frase con la quale un nostro carissimo amico ha sintetizzato la “presentazione” del libro di Domenico Pisana.

Ma questo contesto non può diminuire i meriti di Domenico Pisana che ci ha donato un libro di immediata, piacevole e scorrevolissima lettura che pur con un titolo decisamente bugiardo rispetto al contenuto,  è capace di sollecitare salutari riflessioni.

“Aspettando la politica” viene interpretata normalmente un’attesa della politica con la “p” maiuscola, considerando, di conseguenza, quella in atto, “bassa politica” oppure “politica con ‘p’ minuscola”. Luogo comune che fa il paio all’altra masturbazione intellettuale della politica “...che non si attende ma si fa”.

Noi interpretiamo il titolo del libro del Pisana nel suo significato letterale, ovvero assenza della politica perché sarebbe sciocco attendere qualcosa che dovesse in qualche forma, anche degradata, essere presente.

Ovviamente riconosciamo che ogni dominio è caratterizzato da modi di essere nobili e degradati ma nel dominio politico riteniamo che non possono esistere forme degradate che meritino la definizione di azione politica.

Sostenere la esistenza di una politica con la ‘p’ minuscola ha l’obiettivo di dare dignità al malaffare ed alla delinquenza politica che è fatta di precise violazioni alle leggi penali e differisce dalla delinquenza comune solo per il fatto che il delinquente politico si muove in scenari di violazioni di legge che sono divenute un costume accettato o tollerato.

In tali contesti non vi è un solo “favore” del politico che non si realizzi attraverso una precisa violazione di una norma di legge oppure di una norma etica.

E’ questo il momento in cui, come un noiosissimo copione, ci viene rivolta l’accusa di inseguire una utopia.

Ebbene si! noi perseguiamo l’utopia. L’utopia è concretezza perché costringe l’uomo a superarsi e ad inseguire un orizzonte irraggiungibile. Costringe l’uomo a volare alto come l’aquila e non a razzolare come le galline. L’utopia ci insegna a non accontentarci, a sfruttare il meglio delle nostre capacità e dei nostri sentimenti. L’utopia ha come riferimento l’assoluto e non l’”onorevole tipo”: impasto perfetto dei sentimenti, “valori”, interessi più mediocri e decadenti. L’utopia non raggiunge mai l’orizzonte ma in questo suo volerlo raggiungere lascia nel suo cammino il massimo realizzabile.

Un obiettivo alto esalta; un obiettivo mediocre dà risultati meschini e banali.

Noi consideriamo la politica l’esito di una cultura o meglio di una visione del mondo [weltanschauung] ovvero l’esito di uno sguardo integrale di una visione unitaria che coinvolge momenti teorici ed atti pratici nel loro essere sintesi di astrazione e concretezza. Quello "sguardo" che anche quando si concentra su cose singole, rimanda ad una prospettiva globale.

O, ancora, luogo dove la persona vede rinnovarsi ogni volta la possibilità di cogliere il mondo non nella sua genericità materialmente superficiale o cerebralmente astratta, bensì nella sua unità concreta.

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Ritorneremo sul libro di Pisana al quale, comunque, suggeriamo, sin da ora, l’organizzazione di un forum pubblico cui non ci dispiacerebbe partecipare, per ridare quella dignità al suo libro che nella serata del 2 dicembre è stata inquinata, sottraendo l’argomento alla politica politicante ed ai suoi maggiori esponenti.

Nel frattempo Domenico Pisana darà una risposta al titoletto di pagina 28 dove, dopo aver annunciato  “La sinergia con l’On. Drago e il sen. Minardo”, non ne scrive per niente. I modicani, infatti, sono curiosi di conoscere quali sinergie hanno posto in atto, fra loro, i nostri due parlamentari oltre a quelli delle reciproche accuse nel mercato delle vacche che ha caratterizzato rimpasti nella Giunta, attribuzione di incarichi e prossime elezioni regionali e nazionali.

 

Notizie vere che potrebbero essere false e viceversa

Sulla scia di Berlusconi, che propose ai vertici della Fiat di sfruttare il prestigio del nome “Ferrari”, per rilanciare nel mondo l’azienda torinese, sembra che il nuovo presidente della Modica-Multiservizi voglia cambiare la ragione sociale della Multiservizi in “Seconda Azasi” [SA]. Con tale provvedimento i nuovi vertici dell’Azienda ritengono di sfruttare il prestigio della vecchia Azasi che in tanti anni fu quella che meglio delle altre aziende siciliane riuscì a massimizzare il rapporto Costo (per la collettività) – Benefici (per raccomandati, telecomandati, portaborse e tirapiedi).

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Sembra che per creare ed alimentare un sano spirito di corpo tra gli appartenenti alla multiservizi è stato affidato l’incarico di redigere e musicare un inno della multiservizi.

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Dopo aver constatato la somiglianza tra la ‘M’ rossa dei “battaglioni Mussolini” e quella della Multiservizi un comitato di base è stato creato all’interno della Multiservizi per vigilare su tutte le iniziative dei vertici dell’azienda, particolare attenzione sarà posta alle scelte che riguarderanno il colore delle camicie...

 

Indovinello con premio

"I nostri programmi sono decisamente rivoluzionari, le nostre idee appartengono a quelli che in regime democratico si chiamerebbero di sinistra. Su ciò non può esserci nessun dubbio:noi siamo i proletari in lotta contro il capitalismo. Se questo è vero, rivolgersi alla borghesia agitando il pericolo rosso è assurdo.Lo spauracchio vero, il pericolo autentico, la minaccia contro cui lottiamo senza sosta viene da destra".

(Al comunista, ammesso che se ne trovi uno, che indovinerà l’autore di questa dichiarazione resa il 22 aprile 1945, regaleremo personalmente un abbonamento al DIALOGO).

 

Egregio Terzo Occhio,

in questa pausa estiva,  ho riletto i suoi interventi sul mensile Dialogo e devo dirLe che in moltissime occasioni mi sono trovato d’accordo con Lei. Per quanto riguarda la proposta di Giunta Ombra, Lei sa che, comunque, la sua iniziativa ha prodotto degli incontri ed esiste l’embrione di un Movimento politico, che non sappiamo ancora quali sviluppi avrà, del quale sono stato nominato portavoce.

A prescindere da tutto questo Le chiedo se fosse disponibile a rilasciarmi una intervista che potrei pubblicare a puntate sulla rubrica “carta bianca”. Lei potrà ovviamente porre le sue condizioni,  che io mi riservo di accettare, fermo restando che, anticipo sin d’ora, che se Lei volesse mantenere l’anonimato non ho alcuna remora ad impegnare la mia parola d’onore a mantenerlo.

Vivissime cordialità

Modica 27 settembre 2005

Carmelo Modica

 

 

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