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2003
Gennaio 2003
Comune Pozzallo Provincia Modica: questo è l’indirizzo postale che il Sindaco Ammatuna vorrebbe per i suoi cittadini
Dal successo di Cava d’Ispica prenda il via un progetto organico
Febbraio 2003
I fondi del caffè ci hanno svelato che la facoltà di Giurisprudenza di Modica.…
Notizie piccole piccole per stupidità grandi grandi
Il gregge e il branco
Poche lire per due quadernetti di cultura antagonista
Cosco Giuseppe, Introduzione alla microfisica del potere,. La storia di un sistema occulto di potere, la sua reale configurazione e la sua gestione. Elementi essenziali per una prospettiva nuova di analisi e giudizio su panorami segreti della storia. Edizioni La biblioteca di Babele, Modica 2002, pp. 70, Euro 4,00.
Miguel Martínez Neil Mackay, USA: in un documento il progetto per sottomettere l'umanità. Bush aveva pianificato il “cambio di regime” in Iraq prima ancora di diventare presidente, Edizioni La Biblioteca di Babele, pp.52, Modica (RG) 2003 Euro 3
Ancora sulla facoltà di giurisprudenza a Modica.
Onore al piatto di lenticchie
Quel Sant’uomo di Giuseppe Stalin
… e non comprendiamo …come vi sia stato insegnato a vivere
Il telefonino: la cartina di tornasole della cafonaggine
San Giovanni Bosco
Quel non guardare negli occhi
…le feste religiose sono riti con i quali i padri parlano con i figli
Nel solco della tradizione
Politica ed esoterismo
Giorgio Galli, Fatima, La Russia e le due torri
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Ancora sulla toponomastica modicana
Il segno dei tempi
Contro ordine compagni: oltre il nulla vi è qualcosa… è la sinistra
Le dichiarazioni dei politici nuovo sistema di misurazione del caldo
La condanna all’On. Mauro ci lascia assolutamente indifferenti
La focaccia modicana manda a casa la “polpetta globale”
In margine ad una recensione del Genius loci
Creare un “sistema Modica” propedeutico ad un “sistema provincia di Modica”
Finchè la barca va
Chi ci difenderà dal Difensore Civico?
Occorre mettere mano al riordino delle struttura burocratica: questo l’insegnamento del “caso Baahia”
Libri segnalati
Carta Bianca
Finestra sul consiglio comunale di Modica e ...dintorni.
Rubrica mensile a cura di Carmelo Modica
Comune Pozzallo Provincia Modica: questo è l’indirizzo postale che il Sindaco Ammatuna vorrebbe per i suoi cittadini
Dopo l’intervista del Sindaco di Modica Pietro Torchi Lucifera sulla richiesta di ampliamento del territorio comunale avanzata dal Comune di Pozzallo, proponiamo in questo numero una nostra intervista al Sindaco di Pozzallo Roberto Ammatuna sullo stesso argomento.
D: Signor Sindaco, durante il dibattito al Consiglio Comunale di Modica qualcuno ha detto che... “di giorno ci sediamo attorno ad un tavolo per collaborare allo sviluppo del comprensorio e di notte il sindaco Ammatuna lavora per appropriarsi del nostro territorio.”
R: Siamo sempre disponibili a portare avanti una politica comprensoriale, poiché pensiamo che questo tipo di politica porti indubbi vantaggi alle comunità che amministriamo.
Non c'è nessun collegamento tra la promozione di una politica comprensoriale e la rivendicazione di una parte minima di territorio, rivendicazione che rappresenta un atto di giustizia per la città di Pozzallo.
Altri interpretano la politica comprensoriale m maniera poco corretta e indubbiamente distorta, esempio ne è la costruzione di un nuovo mattatoio quando quello di Pozzallo, già funzionante ed in piena operatività, soddisfa le esigenze dell'intero comprensorio ed anche oltre. Pertanto, mi sembra inutile la costruzione di un altro, quando le somme per l'edificazione di questa struttura potrebbero essere destinate ad altro scopo, utile al comprensorio stesso.
Ripetutamente nel passato si è cercato di avere un dialogo con la città di Modica, ma come risposta abbiamo ottenuto un insediamento industriale ubicato ad appena un centinaio di metri dal perimetro urbano delta nostra città, senza che ne fossimo nemmeno informati.
D: Conosciamo i motivi ufficiali che hanno spinto la sua Amministrazione ad avviare questo progetto di ampliamento del territorio comunale di Pozzallo, ma qualcuno sostiene che il suo vero obiettivo è quello di appropriarsi della zona Asi.
R: I veri motivi che portano alla richiesta di ampliamento dei confini territoriali sono quelli di avere la possibilità di ampliare il perimetro urbano, giustificata dal crescente numero di abitanti ed in vista della entrata a pieno regime del porto che certamente inciderà nel far aumentare il numero di insediamenti abitativi e da qui la necessità di accrescere il numero dell'offerta abitativa.
Con la vicina Ispica ci separa una parte di territorio che potrei definire fascia di tolleranza, mentre con Modica, ad ovest e a nord, siamo a diretto contatto. Non è un mistero che il nostro perimetro urbano corrisponde quasi all'intera estensione del nostro territorio. Non rivendichiamo una zona in particolare, come ci si vorrebbe accusare, ma una sorta di fascia di sicurezza e, ritengo giusto, conoscere quanto ci riguarda a pochi metri dal nostro centro urbano.
D: Nelle dichiarazioni dei consiglieri comunali di Modica non mancano neanche i riferimenti storici e da tale ottica si è sostenuto che.... il comune di Pozzallo è figlio di Modica il territorio piccolo è frutto della storia, penso che il sindaco Ammatuna si sia lasciato trasportare da un sentimento di patriottismo municipale....
R: Attingere alla memoria storica non sancisce l'immutabilità delle situazioni socio-economiche sempre in movimento: gli eventi storici dimostrano tutt'al più il continuo evolversi e trasformarsi dalle situazioni di partenza. Pozzallo contava appena 1.200 abitanti nel primo scorcio dell'800, 6.000 abitanti ai primi del '900, quando Modica ne contava all'incirca 48.000. Oggi, Pozzallo ne conta 18.000, il che vuol dire che ha triplicato in un secolo la propria popolazione, mentre Modica ha mantenuto quasi costante tale numero. Il nostro non è, quindi, patriottismo municipalistico ma, piuttosto, una questione quasi di sopravvivenza e soprattutto di giustizia.
D: Sempre durante il dibattito in seno al consiglio comunale di Modica si è sostenuto che la vostra richiesta è politicamente inopportuna, perché produce un danno a Modica senza avere benefici.
R:Non è assolutamente vero che la nostra richiesta produca danno per la città di Modica, per questo non la riteniamo inopportuna. Mi chiedo quali danni produce alla città di Modica? Lo spieghino chiaramente. In realtà l'attuale stato delle cose produce un grave danno solo alla città di Pozzallo, mentre la nostra proposta apporta, come è ovvio, vantaggi per Pozzallo, mentre rimangono inalterati gli interessi della città della contea
D:Lei ha dichiarato.... Siamo disposti al dialogo e, nell'ipotesi estrema siamo pronti a trattare la rideterminazione dell'ampliamento escludendo in ogni caso la zona a ridosso del centro abitato... Significa che potreste accontentarti di meno territorio?
R:Lo ripeto e ribadisco ancora: siamo aperti al dialogo e al confronto civile e pacato. Se la nostra rivendicazione venisse accolta, Pozzallo rimarrebbe sempre il comune più piccolo della provincia di Ragusa. Il Comune di Modica da 290 kmq. perderebbe appena 34 kmq., mentre il Comune di Pozzallo passerebbe da 14 a 48 Kmq. In ogni caso il territorio di Pozzallo sarebbe meno di 1/5 del territorio di Modica.
D:Sulla scorta di quali elementi lei afferma che il timore manifestato dal sindaco di Modica circa la diminuzione degli abitanti sotto la soglia del 50.000 abitanti è manifestamente infondato.... Ha fatto fare un censimento?
R:Secondo dati a nostra disposizione, la popolazione interessata a tale ampliamento non arriva a 500 unità. Se facciamo un pò di calcoli, vediamo come Modica, attualmente, ha una popolazione di più di 52 mila abitanti. Con l'ampliamento del nostro territorio, Modica non scenderebbe mai al di sotto della temuta soglia dei 50 mila abitanti, come lamentato dal Sindaco Torchi. Lo sottolineo ulteriormente: se tale ipotesi si dovesse verificare, ma sono sicuro che non accadrà, siamo pronti a discuterne insieme nel comune interesse delle due città.
D:Il consigliere comunale di Modica, Frasca Caccia si è chiesto sei lei non abbia in animo dì raccogliere, se non lo ha già fatto, una sorta di malcontento dei residenti nelle zone interessate. Quali sono gli elementi che dovrebbero farle vincere il referendum che necessariamente dovrà essere indetto?
R:Non vi è dubbio alcuno che i residenti delle zone interessate hanno più rapporti con la città di Pozzallo piuttosto che con quella di Modica. Faccio solo un esempio: il trasporto scolastico per i bambini della fascia dell'obbligo residenti in queste frazioni limitrofe a Pozzallo che, puntualmente, ogni anno, il comune di Modica, ci sollecita di prestare per consentire loro la frequenza nelle nostre scuole. E' solo un esempio che spiega la convenienza che hanno queste persone a passare sotto la giurisdizione del nostro comune, piuttosto che rimanere con quella di Modica.
D: Abbiamo constatato che la proceduta da lei attuata rispetta quella prevista dalla legge regionale, sappiamo che esistono organi partitici a livello provinciali che avrebbero dovuto consentire un coordinamento sull'argomento: tutto fa pensare, insieme anche alle assemblee di cittadini da lei organizzate nel marzo di quest'anno, la prima delibera consiliare e quant'altro che la vostra richiesta non fosse un mistero. Perché non avete pensato di coinvolgere subito il Comune di Modica in maniera formale?
R: La questione dell'ampliamento del territorio risale a diversi decenni fa, ma i buoni propositi e le giuste intenzioni di allora sono sempre state mortificate dall'assenza di uno strumento legislativo che consentisse concretamente di portare a buon fine tale iniziativa. Ora, grazie ad una legge votata dalla Regione nel dicembre del 2000, su sollecitazione di un numeroso gruppo di sindaci di piccoli comuni della Sicilia, ci sono le condizioni legali per poter avviare un procedimento di ampliamento dei confini territoriali.
La nostra proposta, che si è voluto fosse una proposta unitaria ed equilibrata, è scaturita da un lavoro di presentazione e di consultazione della città e successivamente è stato informato il comune di Modica, anche se questo non era per noi un obbligo. Non è una proposta rigida, ci tengo ancora a dirlo, ma modificabile.
D:E' veramente convinto che la sua città nei decenni ha sempre subito scelte scellerate di chi ha paragonato il suo territorio ad una pattumiera, insediandovi impianti industriali a ridosso del suo centro abitato? Non pensa che questa scelta fosse anche condizionata dal nascente porto di Pozzallo e che comunque fosse anche vantaggiosa per il comune di Pozzallo?
R:Sono convinto Pozzallo abbia subito nel passato scelte scellerate da altri determinate. Non è vero, per caso, che alcune attività industriali siano state ubicate a ridosso dell'abitato, quando potevano benissimo essere collocate a qualche chilometro di distanza da Pozzallo. Come interpretare la proposta di insediamento di una discarica vicino Pozzallo, quando Modica possiede un territorio immenso?, Perché si è realizzato un impianto di depurazione dei reflui fognari alle porte di Pozzallo? L'elenco dei misfatti potrebbe ancora continuare.
D: Quando rimprovera al consiglio comunale di Modica di avere assunto una posizione municipalistica che rimane fine a se stessa, lei pensa a qualche altro ruolo che potrebbe esercitare Modica? Se si quale?
R: Mi sono meravigliato e sono rimasto amareggiato dalla posizione municipalistica assunta dal Consiglio Comunale di Modica, che sulla questione ha usato indubbiamente toni assai poco corretti. Mi sarei aspettato tutt'altro dalle determinazioni assunte dal Consiglio Comunale di Modica, da me considerata una città guida del comprensorio, che dovrebbe ambire ad avere una funzione più alta e propositiva e non certamente far scendere il livello del dibattito e confronto ad una sorta di litigio con i comuni vicini.
D:Lei ritiene possibile per Modica esercitare una funzione di guida dell'intero comprensorio, che corrisponde alle popolazioni dell’attuale bacino del polo commerciale di Modica che per tale aspetto diviene sintomo di una vocazione. Quali sono le condizioni che porterebbe a questa funzione di Modica?
R:Modica è stata da sempre una città comprensorio, deve esserlo sempre di più. La presenza del polo commerciale, la presenza di un tribunale, la presenza di istituzioni sanitarie e culturali e buon per ultimo anche istituzioni universitarie ne fanno il naturale riferimento per l'intero comprensorio, comprendente i comuni di Pozzallo, Scicli e Ispica. Però Modica deve assumere a pieno titolo tale ruolo di città guida, guardando e trattando gli altri comuni con pari dignità.
D: Avrebbe problemi a lottare con Modica per tentare di realizzare la provincia di Modica che comprendesse anche Ispica, Scicli, Rosolini, Pachino e Portopalo?
R: Non solo non avrei problemi, ma sono stato io, alcuni mesi fa, a proporre l'istituzione della provincia di Modica, comprendente anche i comuni del comprensorio e della zona sud est della provincia di Siracusa.
Questa proposta non è stata ben accolta dalla classe politica dirigente del Comune di Modica. Ciò mi ha meravigliato ma anche deluso. E' proprio questa funzione che Modica dovrebbe avere: pensare in grande e non in uno spirito di competizione municipalistica con altri comuni, ma una battaglia comprensoriale che porterebbe indubbi vantaggi economici per Modica e gli altri comuni vicini. Modica è una città che ha le carte in regola per intestarsi questa battaglia che può portare solo vantaggi. Mi azzardo a dare un consiglio agli amici modicani: “uscite dalla mentalità rinunciataria e fatalista, assumete un ruolo dinamico e rivendicate per la vostra città e il suo comprensorio l'istituzione di una nuova provincia siciliana dinamica socialmente, culturalmente ed economicamente.”
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Il Sindaco Ammatuna con molta calma ha ribadito le ragioni della sua Pozzallo alla richiesta di ampliamento. Noi notiamo che sia Torchi che Ammatuna sono mossi da un profondo amore per la propria città che non può essere confuso con il viscerale “municipalismo” in nessuna direzione. L’amore per la propria città è vero solo quando la sua grandezza è pari al rispetto che si ha dello stesso sentimento dei cittadini delle altre città, ecco perché siamo convinti che più si litigherà su questo più ci si incontrerà.
Per quanto ci riguarda noi vogliamo lasciare il contenuto delle due interviste alla riflessione dei consiglieri comunali di Modica e Pozzallo e faremo di tutto per alimentare la nascita di una visione di comprensorio capace di superare la semplice logica della concertazione che di solito è incentrata solo su considerazioni di carattere economico o comunque di interessi materiali per mirare ad un livello di integrazione più profonda ed organica che si alimenti nelle comuni radici storiche e nello stesso modo del sentire.
Solo per comodità possiamo parlare di Provincia di Modica, anche se non ci piace molto e ci piacerebbe che questo processo si avviasse subito organizzando in tempi molto rapidi un consorzio tra i comuni già indicati quale strumento operativo dove inserire tutta la concertazione sui problemi in comune e quale tavolo capace di avviare via via quel processo di integrazione sempre più completo ed organico.
Il sentimento di appartenenza alla provincia di Ragusa diminuisce sempre di più in tutto il comprensorio modicano e ciò è alimentato sia da una competitività che il sistema richiede sempre di più che impone delle scelte di campo, sia dalle profonde radici storiche comuni che le città del comprensorio modicano hanno fra loro e ,che per certi versi non esistono con le altre città della provincia. Per quanto ci riguarda, e riteniamo che il sentimento sia condiviso, noi consideriamo distanti Comiso e Vittoria e, dopo tanti anni non riconosciamo alcuna Leadership a Ragusa che tra l’altro non sembra capace di esercitarla. Con molta calma e molta compostezza trasformiamo questo comune sentire in provvedimenti.
Riprenderemo l’argomento in termini operativi
Dal successo di Cava d’Ispica prenda il via un progetto organico
Sentirsi snocciolare per buoni 15 minuti di seguito l’elenco delle ditte del centro storico, attraverso vari altoparlanti posti su Corso Umberto, tutte unite in uno interessato lancio augurale al popolo di Modica, frammezzato da musiche tradizionali del Santo Natale inquinate da “blasfemi” messaggi pubblicitari ci ha consentito di apprezzare in maniera ancora più sublime le bellezze del presepe della Cava d’Ispica che si sviluppava in un itinerario magico in un armonioso incontro tra una religiosità tutta da riscoprire ed antiche tradizioni che mantengono vive le radici gratificando anche l’anima.
I due luoghi, Corso Umberto e Cava d’Ispica, in tale occasione hanno marcato due mondi: da un lato la violenza del nichilismo più assoluto e dall’altro i ritmi naturali del tempo e la perfetta integrazione dell’uomo tra terra e cielo.
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Un vero successo il presepe di Cava d’Ispica: 20.000 persone hanno visitato il presepe con una organizzazione che, per il contesto dei luoghi, è stata impeccabile creando un vero problema a margherite ed olivastri in genere che non avendo nulla da dire hanno lamentato i lunghi tempi necessari per entrare nel percorso presepiale o la distanza in cui erano costretti a lasciare l’auto rispetto all’ingresso, o ancora, abbiamo colto un ex consigliere comunale che si lamentava perché a circa trecento metri dall’ingresso non vi era illuminazione.
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Nonostante tutto sia andato bene noi riteniamo che per produrre effetti duraturi e territorialmente più vasti, anche gli eventi vanno istituzionalizzati e per fare ciò occorre un livello scientifico ed una politica complessiva e costante, ed, ancora, molta pazienza. Vogliamo dire che non era al livello del nostro ma anche quello organizzato, con pochissimi mezzi, nella valle della Madonna della Scala in Noto è stato molto suggestivo e lo è stato perché tali sono i luoghi.
Dobbiamo convenire che come luoghi suggestivi non esiste solo la cava d’Ispica; ne consegue, quindi, che se si vuole pianificare un evento che gratifichi i modicani può andar bene così ma se si vuole suscitare ed organizzare un evento che cominci a superare i limiti territoriali occorre intervenire con professionalità e scientificità. Questa via ci sembra l’unica considerato che se si continua su questa strada potremo essere i migliori degli ultimi e non certamente ambire a mete molto più alte che abbiamo il dovere di tentare di perseguire pensandola alla grande: meglio essere accusati di velleitarismo che di meuse mosce.
Vediamo di spiegarci ancora meglio. Tanti eventi che caratterizzano molte città, dal Palio di Siena al Carnevale di Viareggio o a quello di Acireale o altri ancora, hanno una tradizione ed un rapporto con la cultura locale fortissima perché ne evidenzia le peculiarità oseremmo dire il genius loci.
Questo non deve bloccarci nell’assumere iniziative del genere ma ci deve far capire due cose:
la prima che occorre un approccio scientifico in ordine con le nostre tradizioni, indole e natura;
la seconda che occorre progettare per tempi che superano quelli dei mandati politici ed amministrativi.
Non certamente come ha fatto la sinistra che non rispettando nulla di tutto questo ha scopiazzato con la Giostra dei Chiaramonte epiche epopee, forse estranee al nostro passato ed alla nostra natura, estraneità confermata, quando in una delle Giostre effettuate, ricorderete, cadde un cavaliere e la paura della direzione politica di allora fu tale che suoi altissimi esponenti cominciarono a frenare i cavalieri dicendo una enorme bugia “Andate piano perché il tempo non conta ai fini della classifica”. Ve lo immaginate un palio di Siena col Sindaco che grida di andare piano.
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Noi riteniamo, quindi, che il successo del presepe di Cava d’Ispica deve farci avvertire la necessità di uno studio accurato che preveda:
1-La istituzionalizzazione del presepe in un tentativo diretto a recuperare non solo l’aspetto scenografico, ma anche quello strettamente religioso, coinvolgendo le strutture eclesiali;
2-Scelta del luogo più vocato a “ricevere” il Presepe: vocazione che deve essere attenta sia alla scientificità del presepe (è noto che il presepe ha dei canoni precisi che se si vuole istituzionalizzare non si possono no rispettare), sia ad altre esigenze meno divine;
3-Inserimento dell’evento in un contesto culturale organico.
Noi riteniamo che per quanto riguarda il luogo anche il presepe vivente di Santa Venera deve essere rivalutato, anche perché avvertiamo, e lo faremo in un prossimo articolo, che per Cava d’Ispica deve essere possibile un progetto più ampio valido tutto l’anno. Pensiamo ad uno studio di fattibilità di un “sistema autosufficiente” che nel pieno rispetto delle norme dettate dalla Soprintendenza possa far rivivere la valle andando anche oltre ad un concetto di museo, sembrandoci l’ambiente ideale per un insediamento ecocompatibile ed autosufficiente che potrebbe essere utile per un progetto di una comunità di recupero e nel contempo sperimentare modelli di sviluppo alternativi, con un grande obiettivo politico: togliere ai sinistri pretese e presunzioni e spingerli giù dai tetti dei gulag sovietici dai quali continuano a gridare al mondo il loro essere i depositari di certe sensibilità sociali.
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Il successo del presepe di Cava d’Ispica realizzato attraverso le migliori sinergie tra provincia e comune, dopo la questione del piano regolatore ribadisce l’importanza dei rapporti comune-provincia-regione-governo centrale che tanto scandalo suscita nel fronte ulivista. Questa questione che ricordiamo in campagna elettorale suscitò in un dibattito alla domus di San Pietro una violenta reazione della sinistra quando la sua utilità venne richiamata dall’allora candidato Sindaco Torchi merita riflessioni più organica.Venne in tale occasione evocata una lesa democraticità del principio come a voler rimproverare che se non vinceva il polo a Modica da Palermo attraverso il Polo al governo si poteva tentare di ostacolare finanziamenti per Modica.
E’ tempo che questa sinistra venga svergognata sul piano delle idee di fondo senza timori di nessun genere.
Come si può negare che sul piano realizzativo una visione politica uguale tra assessori che entrano in relazione produce migliori risultati e maggiore efficienza?
Perché se si sostiene l’utilità della omogeneità politica è consequenziale immaginare che se essa non si realizza sarà attuata un’opera di ostruzionismo contro gli interessi della propria città? (gennaio 2003)
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Carta Bianca
Finestra sul consiglio comunale di Modica e ...dintorni.
Rubrica mensile a cura di Carmelo Modica
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I fondi del caffè ci hanno svelato che la facoltà di Giurisprudenza di Modica.…
L’argomento dell’università è stato, in questi ultimi giorni,oggetto di interviste sulla carta stampata e sulle televisioni locali, articoli e dichiarazioni, delibere, numeri e rivelazione di nascosti obiettivi degli avversari con contestuale dichiarazione di personale disincanto, purezza d’animo e perfetta modicanità.
Per ultimo domenica 9 febbraio, una manifestazione del centrosinistra ha visto una interessante relazione del prof. Barone incentrata sull’impegno che aveva assunto l’università di Catania sulla facoltà di Giurisprudenza a Modica, per il quale ha corteggiato il professore Terranova (in sala) perché presente all’incontro con il Magnifico Rettore in tale occasione, una dissamina sulle facoltà realizzate in provincia di Ragusa e sulla inconsistenza delle offerte alternative alla facoltà di giurisprudenza proposte a Modica. Il resto degli interventi non ha fornito alcun contributo al dibattito se non alcuni luoghi comuni che non dimostrano nulla, privi di ogni forma di autocritica (e diremo perché era necessaria) che con noiosa monotonia sono stati ripetuti fino all’intervento finale dell’onorevole Borrometi
La manifestazione sarebbe stata inutile se gli unici “autentici modicani” presenti in sala e cioè il Sindaco di Pozzallo Ammatuna ed il Sindaco di Scicli Falla non avessero posto il dito sul vero problema e cioè la inesistenza di una autorevole classe politica modicana capace di attuare una politica di comprensorio. Posizione giustissima (noi lo diciamo da alcuni mesi), tanto che quando il prof. Galfo (ottimo il suo intervento) lanciava una sua provocazione proponendo che sarebbe stato il caso, per le prossime elezioni in Modica, di proporre per l’ulivo Ammatuna (attuale sindaco di Pozzallo) quale candidato Sindaco di Modica ha strappato un istintivo e corale applauso dei presenti.
In effetti il prof. Galfo con tale affermazione ha formulato una precisa accusa agli stessi che lo hanno applaudito perché non si può ragionevolmente sostenere che gli atteggiamenti e le decisioni che stanno maturando per la facoltà di giurisprudenza debbano attribuirsi solo alla dirigenza politica attuale da un anno al potere. Questi atteggiamenti provengono da lontano.
Prima di andare oltre, per evitare ogni equivoco noi diciamo che è giusto, naturale ed in linea con il nostro passato con le nostre vocazioni e le nostre tradizioni l’assegnazione della facoltà di Giurisprudenza a Modica anche come naturale sinergia con il corso di laurea in scienze del Governo e dell’amministrazione istituita nel 2001.
Il comportamento di Ragusa sull’argomento mette ancora una volta in evidenza la ormai antica qualità culturale di Ragusa come espressione di una leadership imposta ma non tradizionale che, come tutte le leadership imposte, è priva di autorevolezza. In poche parole nessun comune della provincia riconosce a Ragusa il ruolo di capoluogo, essa non è riuscita in tanti decenni a far dimenticare la povertà delle sue origini come capoluogo di provincia.
Stiamo scrivendo questo con rabbia, una rabbia però che non è rivolta a Ragusa che in questa vicenda manifesta tutta la sua mediocrità (con una autorevolezza che non può avere perché non è presente nel suo DNA tradizionale); la rabbia è rivolta alla classe politica modicana a cominciare dai fascistelli modicani che nel 1927 non si opposero alle assurde pretese del fascista Pennavaria, non escludendo gli antifascistelli dello stesso periodo che non seppero balbettare neanche un timido dissenso contro l’autentico abuso che il Fascismo stava operando contro Modica e contro la storia. Non crediamo che il regime di Mussolini potesse impedire ai fascisti di Modica di essere modicani, né crediamo che se gli antifascisti modicani avessero manifestato il loro dissenso sarebbero stati olioricinati o chissà cos’altro. Ma anche gli antifascistelli del 1945, a democrazia ripristinata, e cioè quando non esisteva alcun pericolo né di olio di ricino né di confino, non tentarono di ottenere un benché minimo riconoscimento per risarcire, per quanto era possibile, l’abuso subito dal fascismo.
Questi, cari lettori, sono i fondi di caffè dove è possibile leggere il futuro di Giurisprudenza a Modica. In questi fondi di caffè, leggiamo che questa inconsistenza qualitativa della classe politica modicana ha origini lontane, come abbiamo detto, ed è divenuta endemica e costante: la si legge nei venti anni del Palazzo di Giustizia ancora non ultimato, nel modo in cui si trascina la vicenda dell’eliporto, ma innanzitutto nella incapacità di esercitare la funzione di guida che tutti i comuni del comprensorio riconoscono ed invocano alla nostra città, una leadership che ha le sue radici nella sua cultura e nella sua storia. Questa mediocrità si legge in maniera diretta anche nel problema attuale dell’università:
- Non è possibile aderire ad un consorzio in cui i rapporti tra i consorziati sono affidati a rapporti di forza e poi piangere perché non vengono rispettate tradizioni, vocazioni ed altri elementi metaeconomici: è stupido;
- Partecipare ad un consorzio con una sola quota (Modica) è una scelta politica come lo è partecipare con 10 quote (Ragusa);
- Non si può sostenere l’assegnazione della facoltà di Giurisprudenza accusando le decisioni del presente degli altri e minimizzando gli effetti di una propria politica fallimentare nel recente passato: si perde in credibilità ed autorevolezza;
L’asina forse è l’unico animale che ha provato a generare un animale migliore di se ma accoppiandosi con il cavallo non è riuscita ad andare oltre il mulo, ecco perché ancor prima di sentire affermazioni storiche e “geniali” i politici modicani ci devono dire perché con questi presupposti, con questi fondi di caffè, dovremmo ancora sperare di salvare Giurisprudenza.
Che fare? Rinunciamo alla lotta? Affatto, occorre aspettare senza agitarsi: finirà il tempo della mediocrità.
Nel frattempo suggeriamo una sola strada:
- Lasciamo Ragusa al suo destino, in maniera plateale e senza timore di essere accusati di municipalismo;
- Abbandoniamo il consorzio universitario Ibleo;
- Costituiamo subito un consorzio tra Modica, Ispica, Scicli, Pozzallo, Rosolini, Pachino non per creare un polo universitario ma per un progetto organico di sviluppo dell’intero comprensorio, come surrogato efficace di una eventuale ma non necessaria Provincia di Modica;
- Istituzione immediata della libera università di Modica con un progetto che preveda una razionale e riflettuta diffusione degli istituti universitari nell’intero territorio del comprensorio con la previsione, per i comuni che ne fanno parte, di individuare un apposito capitolo di spesa nel proprio bilancio;
- Coinvolgimento di tutte le realtà imprenditoriali del comprensorio in tale progetto;
- Richiesta all’università di Catania di mantenere l’impegno di assegnare la facoltà di Giurisprudenza a Modica e non al consorzio Ibleo.
Dei nostri politici ormai sappiamo che prima vengono i c…. loro, ecco verifichiamo se prima di essere margherita, Forza Italia o altro sono Modicani, Sciclitani, Pozzallesi, ecc.
E dopo? Dopo ci vorrebbero gli elettori giusti non quelli che votano un polo o l’altro ma quelli capaci di mandare a quel paese anche quei politici che non danno prova di amare la propria città…ma anche questo è un problema forse quello insormontabile.
Notizie piccole piccole per stupidità grandi grandi
Esistono notizie piccole piccole, pubblicate in giornali piccoli piccoli che raggiungono solo pochi cercatori. Sono quelle notizie, riteniamo, che hanno la funzione di “saltare” la cronaca per proiettarsi solo nella “storia”.
Questa notizia mette in luce l’incapacità della sinistra di cogliere, la misura del senso del ridicolo:
“A Bolzano la giunta di sinistra (Margherita, Ds, Verdi)) della quale fa parte anche la Sudtirol Volkspartei-Svp, un anno addietro ha cancellato “Piazza della vittoria” sostituendola con Piazza della pace”. La motivazione adottata è stata che Piazza della Vittoria era un nome fascista, volutamente dimenticando che la guerra del 1915-1918 venne vinta quattro anni prima dell’ascesa al governo di Mussolini. Convinti di stravincere, grazie anche al maggioritario gruppo di lingua tedesca, la giunta municipale ha poi accettato di indire per domenica 6 ottobre il seguente referendum consultivo “Sei favorevole che il Comune di Bolzano ripristini la denominazione di Piazza della Vittoria in sostituzione di Piazza della Pace? Su 80.032 aventi diritto al voto hanno votato 50.605 abitanti di Bolzano di questi il 61,94% ha votato per il si e solo il 38,06% per il no. (pubblicato in Italia Reale n.9 Ottobre 2002)”
Questa notizia pone due problemi uno sulla qualità di chi tenta di imbonire con macroscopiche ignoranze, il secondo sulla qualità dei destinatari di simile stupidità con l’aggravante che, dei due una: o il destinatario di simili messaggi è sciocco per sua natura oppure, ed è peggio, i destinatari sono considerati sciocchi dai mittenti dei messaggi stessi. “Contro ordine compagni” direbbe Guareschi.
Il gregge e il branco
Tra il grigio delle pecore si celano i lupi, vale a dire quegli esseri che non hanno dimenticato che cos'è la libertà. E non soltanto quei lupi sono forti in se stessi, c'è anche il rischio che, un brutto giorno, essi trasmettano le loro qualità alla massa e che il gregge si trasformi in branco. E' questo l'incubo dei potenti." (Ernst Jünger)
Poche lire per due quadernetti di cultura antagonista
Cosco Giuseppe, Introduzione alla microfisica del potere,. La storia di un sistema occulto di potere, la sua reale configurazione e la sua gestione. Elementi essenziali per una prospettiva nuova di analisi e giudizio su panorami segreti della storia. Edizioni La biblioteca di Babele, Modica 2002, pp. 70, Euro 4,00. E’ un quadernetto molto interessante che esaminando la storia da un posto di osservazione inconsueto, diremmo esoterico, fa intravedere nuove possibilità di analisi in cui il potere si evolve secondo itinerari che prescindono da ogni forma di democrazia. Il quadernetto contiene un ricco glossario sulle principali organizzazioni del potere mondialista ed una ricca bibliografia per saperne di più.
Miguel Martínez Neil Mackay, USA: in un documento il progetto per sottomettere l'umanità. Bush aveva pianificato il “cambio di regime” in Iraq prima ancora di diventare presidente, Edizioni La Biblioteca di Babele, pp.52, Modica (RG) 2003 Euro 3. Il settimanale scozzese Sunday Herald ha pubblicato il 15 settembre 2002 il sunto di un documento redatto due prima per conto di alcuni dei principali esponenti dell'attuale governo americano, che descrive in dettaglio un progetto per la sottomissione militare del pianeta al dominio statunitense. Traduzione in italiano con testo originale a fronte. Il prezzo copre solo le spese di stampa. Chiuso il 11 febbraio 2003)
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Carta Bianca
Finestra sul consiglio comunale di Modica e ...dintorni.
Rubrica mensile a cura di Carmelo Modica
Ancora sulla facoltà di giurisprudenza a Modica.
Leggendo la copiosa letteratura prodotta sull’argomento della facoltà di giurisprudenza a Modica, non può non passare inosservato il modo ed i termini usati che, a nostro modo di vedere, non possono ripercorrere gli itinerari tipici che tali discussioni seguono nei discorsi dal Barbiere o dal fruttivendolo.
Ci riferiamo anche a scritti su questo giornale per dire che chi scrive in linea di massima, a differenza di quanto avviene dal barbiere, prima riflette, organizza una scaletta dell’articolo, si documenta e quando non è documentato chiarisce che sono sensazioni. Intendiamo dire che chi si appresta a scrivere segue dei criteri che o sono scientifici, perché percorrono un preciso processo e riferimento scientifico oppure seguono l’itinerario della supposizione o dell’intuizione, in ogni caso onestà intellettuale vuole che si separino i fatti dalle opinioni.
Se questo metodo fosse stato seguito noi non avremmo letto che a Modica alta vi è una grande richiesta di alloggi ed una grandissima attività di restauro di vecchi edifici a tale richiesta legata: a meno di pensare che tutto avvenga in nero non vi è nulla di tutto questo: a meno di confondere lucciole per lanterne. Dire che essa è un volano per l’economia è un’autentica sciocchezza sempre che anche il raccattare molliche non venga definito volano per l’economia (sfidiamo chiunque con le carte in mano e con i numeri).
Non avremmo sentito paragoni tra i 1000 iscritti a scienze dell’Amministrazione e gli iscritti delle facoltà ragusane tra le quali vi è Medicina che è a numero chiuso. Paralleli improponibili. Alcuni non avrebbero confuso degli studenti mordi e fuggi con un panino con il volano dell’economia. Certo se si confonde la ricaduta del panino con il volano dell’economia pensate come sono chiare le idee in materia di disoccupazione.
Noi comprendiamo, da Modicani, l’ansia di opporsi allo “scippo” di giurisprudenza ma non comprendiamo come si possano usare argomenti così ininfluenti per dimostrare una richiesta che trova le sue giustissime ed uniche radici nelle tradizioni e nella storia della nostra città e della nostra provincia.
Queste ultime radici, inoltre, non sono utilizzabili da quelle forze politiche che fecero partecipare il comune di Modica al Consorzio con una sola azione. I leader di tali forze dopo aver favorito l’organizzazione di un consorzio basato solo su rapporti di forza non possono impedire come naturale conseguenza il proiettarsi nell’immaginario collettivo la visione di un candidato sindaco di Ragusa che tira dalla sua parte il lenzuolo della facoltà di giurisprudenza mentre dall’altro lo stesso lenzuolo lo tirano professori ed aspiranti professori con altissimi interessi personali.
Saltando il cosa noi faremmo che abbiamo descritto nel nostro precedente carta bianca, vogliamo concludere con una ultima considerazione.
La scelta della facoltà giusta dovrebbe avere due tipi di obbiettivi: quello culturale e quello di sviluppo economico.
La pretesa di acquisire la facoltà di giurisprudenza è in armonia con il modo di essere della nostra città, con il suo passato e con le sue tradizioni: è solo per questo che noi pretendiamo per Modica la facoltà di Giurisprudenza.
Modica, però non può accontentarsi solo dell’aspetto culturale di ordine tradizionale deve anche pensare ad un sistema di studi che tenti di riattivare processi di rivitalizzazione economica.
Noi a livello intuitivo riusciamo a comprendere che un sistema di studi del tipo ipotizzato deve avere la capacità di essere coerente con il tessuto socio economico che è chiamato a rivitalizzare ma comprendiamo che è difficilissimo realizzare le anticipazioni simulate degli effetti rivitalizzanti considerato che lo stesso sistema socio economico è in continuo mutamento. Vogliamo dire che pur non essendo dei tecnici ci sembra intuibile la complessità di simile analisi che oltre a “fotografare” la situazione attuale devono proiettarsi nel futuro chiamando in aiuto una serie enorme di variabili che non consente, per certi versi, di eliminare un certo livello di rischio.
Uno dei segni dei tempi che riteniamo più marcati di questa epoca è la disorganicità e la presunzione. Non si comprende come consiglieri comunali, onorevoli (magari già cittadini falliti) e tanti altri pur privi di competenze specifiche dichiarano tanta sicumera in campi in cui studiosi del settore non riescono a dire nulla senza aver prima operato studi ed analisi specie negli ultimi decenni in cui tutto è divenuto difficile, complesso e con mutazioni di trend così rapide che rendono difficilissima la possibilità di operare utili proiezioni verificandosi addirittura che le proiezioni possono magari coprire solo dei tempi inferiori alla durata regolare degli studi. Tendenza che è confermata dal fatto che proliferano diplomi post-laurea e master appunto per adeguare meglio la preparazione alle necessità alla ormai non prevedibile e rapida mutazione del mercato del lavoro.
Alla presunzione si accompagna la superficialità delle analisi ostentando i 1000 iscritti di scienze dell’Amministrazione senza alcuna previsione di quanti saranno a regime, di chi sono gli attuali iscritti e di quale effetto avranno, come onda lunga, sullo sviluppo della nostra città.
Individuare la facoltà giusta richiede competenze ed analisi che non hanno i nostri onorevoli o i nostri consiglieri comunali; loro come noi possono proporre qualsiasi cosa ma solo a naso e noi non ci fidiamo di tali nasi che giudichiamo ottimi solo per fiutare un buon piano regolatore, una buona gara di appalto, un notevole bacino di voti, ma non per queste cose tremendamente serie. Il politico non spari l’utilità di questa o quella facoltà non ha alcun titolo in più per farlo rispetto al pizzicagnolo di sottocasa. Migliaia di voti consentono di sedere in un consiglio comunale, in un consiglio provinciale regionale o in un Parlamento ma non possono dare altro. L’eletto faccia il suo dovere chieda le analisi, le varie soluzioni e poi anche a naso scelga: abbia l’umiltà ed il buon senso di cercare nel mercato italiano ed europeo le competenze giuste per un progetto di grande rilancio economico.
Onore al piatto di lenticchie
Un ex proletario nostro avversario politico, avversario anche di questa Amministrazione, ci ha rimproverato che per un piatto di lenticchie ci saremmo acquietati nei confronti di questa Amministrazione. Una prima constatazione è che i nostri avversari ci fanno muovere su un livello alto perché a livello terminologico, siamo certi che all’origine solo un possidente può aver rimproverato un altro possidente di essersi accontentato di un piatto di lenticchie. Siamo anche grati ai nostri avversari della loro stima perché siamo certi che il rimprovero vuole anche dire che ci riconoscono un valore più alto del piatto di lenticchie. Però, a pensarci bene, la cosa ci rattrista perché se ci siamo accontentati di un piatto di lenticchie potrebbe anche significare che siamo veramente miserabili.
Quanti significati per quel caro piatto di lenticchie che, senza se e senza ma, ci sfamò negli anni cinquanta. Quel piatto proletario che ora è divenuto nel linguaggio dei moderni proletari un’arma contro gli irriducibili reazionari.
Riconoscere questa origine nobile al piatto di lenticchie non ci impedisce, però, di avere piena consapevolezza del significato che esso ha assunto nell’immaginario collettivo, e come tutte le cose purtroppo anch’esso è costretto a barcamenarsi tra significati gratificanti e non.
Noi sappiamo che questa giunta oltre a prevedere assessorati e quant’altro ha predisposto in buona vista anche dei piatti di lenticchie e la scelta non è certo mortificante, infatti, noi non sappiamo in un piatto di lenticchie quante lenticchie ci vanno ma pensiamo che non siano molte di più delle cinquecento che consentirono, per esempio,al Sindaco Torchi di essere eletto e ad altri di non essere eletto onorevole.
Questa Amministrazione in sede di campagna elettorale ed in sede di progetto ha preso precisi impegni e siamo certi che dopo questo primo necessario periodo di analisi del disastro lasciato dal centrosinistra farà quello che deve essere fatto. Al fallimentare centrosinistra vogliamo dire che occorre ridare l’onore tolto al piatto di lenticchie considerato che il giudizio di valore su di esso dipende più dallo spirito di chi intende usarlo e della capacità di strumento che esso può avere nelle mani di chi lo vuole usare. Né è il caso di dimenticare il formidabile effetto educatore che ha un piatto di lenticchie che ti arriva in faccia.
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Il rimprovero del piatto di lenticchie ci è stato rivolto da un ex comunista che poi la stessa sera in consiglio comunale si sedeva con una sinistra che nei confronti della relazione semestrale del sindaco Torchi ha tenuto un atteggiamento accomodante..Tutto questo non è un fatto banale perché in effetti è la estrinsecazione di una mentalità totalitaria perché loro che stanno all’opposizione attuano un riferimento al buon senso e pretendono da noi, che stiamo nella maggioranza, l’esercizio della demagogia. Il loro fondamentalismo culturale e filosofico gli consente di non avere il problema del dubbio essi vivono la certezza assoluta di essere i depositari del pensiero e quello altrui è un non pensiero se non è strumentale ai loro progetti di dominio culturale.
Quel Sant’uomo di Giuseppe Stalin
Solo per notizia volevamo segnalare che Vladimir Bukovskij, ex internato nel Gulag sovietico presiede i comitati per le Libertà che propongono di fissare una giornata della memoria per il 7 novembre, anniversario della cosiddetta “Rivoluzione di ottobre”. Per chi ne vuole sapere di più: Tel. 02-54122665 oppure www.libertates.org
(Chiuso il 10 marzo 2003)
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Carta Bianca
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Rubrica mensile a cura di Carmelo Modica
… e non comprendiamo …come vi sia stato insegnato a vivere
(…)Un seme, un fiore, un albero si sviluppano secondo le istruzioni che gli sono state date. Noi abbiamo sempre cercato di vivere secondo le nostre istruzioni e non comprendiamo le vostre. Come vi sia stato insegnato a vivere. Quali sono le vostre istruzioni (...).(Giovane donna della tribù di Mashpee nel Massachussetts, 1980, ripreso da Progettare secondo natura di Nancy Jack Todd e John Todd).
Una prospettiva di analisi, che a nostro avviso è trascurata, è quella che consente di leggere, nei singoli ed a volte banali fatti del quotidiano, lo spirito dei tempi e trarre da tali analisi spunti per emettere giudizi di valore non sulle banalità ma sui principi cardine.
Nelle società Tradizionale esisteva un sistema di valori che veniva preso come sistema di riferimento per valutare analisi e comportamenti e che, quindi, diveniva anche un sistema di misura. Erano quelli che la giovane donna della tribù di Mashpee nel Massachussetts indicava come “criteri”.
Erano “criteri di vita” che distinguevano il delinquente dal galantuomo, l’onesto dal disonesto, l’onore dal disonore. Erano tempi in cui l’allontanamento dal sistema di valori avveniva con piena consapevolezza e con tranquillità se ne subivano le conseguenze.
Erano i tempi in cui la differenza tra onesto e disonesto era netta e categorica e non subiva mai annacquamenti del tipo “tutti rubano”, oppure “ha rubato per il partito”. Erano tempi in cui chi rubava era un ladro al quale spettava solo il dovere della punizione che a volte generava un senso di vergogna tale che l’interessato cercava il riscatto morale nel gesto liberatorio del suicidio.
Una regola delle società tradizionali era quella di fare analisi, porre in atto comportamenti e farsi giudicare dai risultati. Vi furono tempi in cui il nobile non si annunciava con titoli onorifici (o non solo) ma lo faceva con i suoi comportamenti con la sua educazione, con la sua saggezza, con il suo tratto sempre semplice e scevro da esibizionismi. Vi furono tempi in cui la generosità era anonima ed era una esigenza di un proprio equilibrio interiore.
Nel tempo moderno tutto deve essere dichiarato: la democrazia, l’onestà, la competenza, l’efficienza, la coerenza, l’umiltà, lo stare con il popolo; la generosità per essere tale deve essere plateale e sollecitata: la partita del cuore con lo spettacolo come ricompensa della generosità.
Qualcuno si sta chiedendo dove vogliamo andare a parare con queste argomentazioni in una finestra sul consiglio comunale.
Abbiamo fatto questa premessa per dire che per quanti sforzi facciamo non riusciamo a cogliere nei dibattiti del consiglio comunale niente che ci entusiasmi, ci inorgoglisca: niente di elevato… e la stampa, oltre a barcamenarsi tra notizie dell’attività amministrativa banali e normalissime, peggiora le cose senza analisi e commenti capaci di migliorare il tono dell’attività amministrativa.
Viene lamentato il ritardo dell’intervento di un’ambulanza (servizio 118) perché sembra che il suo conducente non conoscesse l’ubicazione del luogo dell’incidente: e vuoi che non sia stato promesso che sarà riorganizzato? I tempi?: Ricordate quante dichiarazioni per quel passaggio a livello di Scicli, che con la sua chiusura impedì il passaggio di un pronto intervento sanitario diretto o in uscita dal vicino ospedale, non ricordiamo più quando avvenne, ricordiamo, invece, i volti degli onorevoli e senatori che sdegnati promisero fuoco e fiamme, con loro interventi…bla, bla….
Che dire dell’Eliporto? Ci sono altre analisi da aggiungere sulla questione?… Noia, noia.
Avanza il progetto di telesorveglianza nella zona commerciale, forse perché il comune ha un ruolo marginale; una questione in cui per la prima volta Prefettura e Questura hanno incellofanato il progetto in una perfetta operazione di Marketing un tempo sconosciuta. Se alle telecamere aggiungeremo anche le guardie giurate possiamo anche avviare la chiusura del Commissariato con… grandi risparmi. (Ma a proposito non fate caso che ogni cosa promette grandi risparmi… ma chi ne usufruisce?).
Ecco noi siamo certi che la battaglia deve essere condotta non perdendo tempo sui singoli argomenti accendendo una rissa attorno al macello, oppure alla statua di San Giovanni Bosco, o all’efficienza del servizio manutenzione. In questo livello si ha l’effetto di creare due schieramenti contrapposti che sembrano avere validi argomenti.
Il livello della discussione va portato oltre per chiedersi:
è stato finanziato il macello comunale a 10 chilometri di quello già esistente di Pozzallo, bene; tale provvedimento risponde ad una logica comprensoriale oppure no?
Il controllo del territorio ai fini dell’ordine pubblico è un obbiettivo da perseguire, d’accordo. Mettiamo le telecamere, bene. Ma tale progetto è uno strumento a disposizione di una più marcata mentalità di poliziotto del vigile urbano oppure vuole essere un inutile surrogato di un vigile urbano che non vuole e/o non può, per organizzazione, addestramento, carenze strutturali e quant’altro fornire alcun valido contributo in tale direzione? Ed ancora il vigile di quartiere controlla il territorio con questa visione o cosa?
Ecco noi riteniamo che ogni provvedimento deve essere correlazionato ai criteri di armonia e coerenza con una visione organica
Il telefonino: la cartina di tornasole della cafonaggine
Abbiamo in più occasioni detto e scritto che noi stiamo vivendo tempi ultimi. La mediocrità e la volgarità ne sono i sintomi inconfondibili. Ecco noi siamo convinti che “la buona battaglia” anche politica deve alzare il tiro. Occorre andare a colpire la cultura, la mentalità, il modo di essere dai quali scaturiscono risultati e provvedimenti più che pestare l’acqua nel mortaio delle cose da fare come se fossero indipendenti dalla mentalità di chi le realizza.
Noi vogliamo dire che occorre creare le giuste corrispondenze e, non basta, occorre poi vincere il timore di ripetersi enunciandole con moltissima frequenza o quanto meno con la stessa frequenza con le quali il male ripete i suoi richiami.
Qui di seguito elenchiamo alcune corrispondenze:
Se una persona ritarda o peggio non viene ad un appuntamento programmato è un cafone; analogamente se i responsabili di un partito non si presentano ad un appuntamento sono lo stesso dei grandissimi cafoni. Assumere questa consapevolezza significa valutare tutto quello che fanno alla luce di questa loro prima qualità.
Se un uomo assume un impegno e non lo mantiene non ha onore, lo stesso vale anche per il politico e per le forze politiche.
E’ ormai dimostrato che le persone che detengono un potere reale nelle democrazie degenerate come la nostra sono pochissime (più o meno come nelle dittature) e molto spesso non sono neanche dei politici (o politicanti?).
Occorre spogliare ancora una volta il Re: spesso, subendo l’effetto alone dell’uomo arrivato, potente, ricco e senza problemi, ci si dimentica che il parlamentare può anche essere ignorante, villano, arrogante, esibizionista, incapace e con qualità tali che nella vita poteva fare solo l’onorevole e null’altro.
L’ultima innovazione tecnologica, quella del telefonino il cui uso è molto utile ed a volte anche vitale per le persone serie diviene la cartina di tornasole della mediocrità prima accennata.
Se una persona lascia suonare il proprio telefonino per esempio in una chiesa durante una funzione religiosa si deve assumere la consapevolezza che si è in presenza di un cafone senza pari, arrogante e senza rispetto per il prossimo.
Se una persona mentre si sta discutendo di una cosa ti lascia fottere per rispondere al telefonino è un cafone, se questa persona è anche un politico (o politicante?) è un cafone esibizionista.
Avere un telefonino sempre all’orecchio non significa essere importanti, anche quando è un politico (o politicante ?): non è vero che stanno discutendo di cose importanti.
San Giovanni Bosco
In questi giorni è scoppiata la protesta contro la realizzazione del Monumento a San Giovanni Bosco da allocare in piazza Garibaldi (per i Piemontesi) oppure Piazza Principe di Napoli (per i neo borbonici (?) o piazza Municipio per tutti gli altri.
Pensate un’Amministrazione che ha in confusione il proprio indirizzo postale, che non sa neanche dove abita...
Ma ritorniamo alla polemica del Monumento. Ecco cosa si è detto.
L’Amministrazione:
L’amministrazione sta attuando una progetto della precedente Amministrazione di sinistra.
I contrari:
L’amministrazione di sinistra aveva approvato il progetto ma non l’allocazione;
La piazza per la sua configurazione non può accogliere nessuna statua senza deturparsi.
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E’ proprio vero che il piccolo contiene sempre il tutto. Non esiste comportamento azione o risultato, anche il più elementare che non sia indicativo del sistema di pensiero di chi li attua.
Vogliamo vedere il tutto che ciascuno di questi piccoli frammenti lascia intravedere?
L’amministrazione sta attuando una progetto della precedente Amministrazione di sinistra: Una simile ammissione non può non evidenziare la carenza di un progetto culturale complessivo e non vi è dubbio che normalità vuole che un progetto non condiviso non viene realizzato oppure si modifica, ovviamente nelle parti in cui ciò è possibile. E deve essere anche chiaro che non esiste politica culturale complessiva che non sia il risultato di un’azione corale della Giunta e non del solo Assessore alla cultura.
Ma se realizzare il progetto avviato da altri ancorché non condiviso può essere opinabile è veramente risibile difendere la vecchia Amministrazione di sinistra dicendo che era stato approvato il progetto ma non il luogo in cui installare il monumento. Si comprende subito che quella del monumento diviene un motivo di polemica e non un fatto culturalmente rilevante.
La protesta assume la fisionomia di un pretesto se si vuole immaginare che è possibile progettare un monumento, individuandone la spesa senza alcun riferimento al luogo ove allocarlo, come se un monumento non avesse alcun problema di armonia architettonica con l’ambiente circostante.
Questa protesta ci insospettisce dal momento che certi personaggi non ebbero nulla da ridire contro le famose panchine in cemento nobilitato che hanno impestato il nostro centro storico, certamente più oggettivamente brutte anche se poi quell’Amministrazione pensò di non lasciarle sole e li accompagnarono a “bellissime pensiline” di plastica.
Ci sembra più coraggioso il definire, il busto del Santo un elemento estraneo e contrastante ai luoghi ed una forma di bigottismo la decisione assunta, come ha fatto il prof. Orazio Galfo in una lettera con la quale chiede l’intervento dell’Assessore regionale BBCC di Palermo ed al Soprintendente di Ragusa.
Certamente le affermazioni del prof. Galfo hanno un qualche fondamento specie quando si constata che spesso ci si dimentica che San Giovanni Bosco, certamente vorrebbe meno busti e molta più attuazione dei suoi insegnamenti che, tra tutti i Santi, furono e sono più caratterizzati da azioni “laiche” ed operative che religiose in senso dottrinale.
E’ difficilissimo esprimere giudizi sul concetto di bello, ovviamente queste difficoltà le percepisce solo la persona normale perché a Modica esistono persone che per un certo attivismo culturale (encomiabile attivismo che molto spesso non implica, però, particolari qualità per esprimere giudizi sulla bellezza) ritengono di poter imporre i loro gusti. Ovviamente questa loro pretesa si esercita solo ed esclusivamente nei limiti in cui chi deve resistere a tale palese violenza non è capace di opporre altro che una analoga ignoranza.
Perché un centro culturale dovrebbe avere questa qualità infusa capace di esprimere autorevoli giudizi di bellezza?
Noi sull’argomento non ci sentiamo di esprimere un parere, forse non abbiamo neanche gli strumenti. Cogliamo solo che la sinistra nel bigottismo ha una arma in più rispetto ai cattolici che non dispongono di un termine equivalente per bollare ad esempio l’ipotesi di una statua a Pertini.
Non abbiamo strumenti per esprimere una opinione, perché qualsiasi nostra istintiva idea si blocca perché non si riconosce in una visione organica che solo dall’esistenza di un sentimento di Comunità potrebbe scaturire.
Non avvertiamo tensione anche per l’assenza di simboli nostri. Noi non sopportiamo questa prevalenza nella toponomastica e nella monumentistica di personaggi e simboli non modicani ancorché dominano simboli e miti italiani o siciliani che orgogliosamente riconosciamo nostri ma che consideriamo subordinati al “modicano sono”
Non ci turba più di tanto se personaggi senza storia ci dicono che tutto questo può essere campanilismo: noi diciamo che Modica ci interessa prima di tutto il resto. Ecco perché vorremmo statue modicane e strade intitolate a modicani.
Noi vorremmo, comunque, che le strade di Modica si inseguissero fra loro, attraversando piazze e lasciando qua e là statue disegnando con armonia e giusta connessione il divenire anche simbolico e mitico della nostra gloriosa storia. Per fare ciò ci vogliono modicani al Municipio, ma purtroppo non è questo il momento.
Il dialogo aprile 2003
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Carta Bianca
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Rubrica mensile a cura di Carmelo Modica
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Quel non guardare negli occhi
Nell’ultimo numero del nostro giornale, Giancarlo Palazzolo ha iniziato un suo articolo di critica alle nostre posizioni sulla questione di Giurisprudenza, parlando di una amichevole reazione ad un nostro scritto, ma poi dopo aver citato quel “panino mordi e fuggi” che ci individuava senza ombra di dubbio come destinatario delle critiche, non riteneva di indicarci con il nostro nome e cognome: Carmelo Modica.
Ci dispiace rilevare questa negatività che vogliamo ancora ritenere non rancorosa che però, comunque, non può non farci riflettere sul come si pensa di far convivere amicizia e scorrettezza o come stia divenendo labile il concetto di amicizia.
Ecco questo non guardare negli occhi, per noi qualifica anche le tesi che si sostengono che, anche quando dovessero essere buone risultano per ciò stesso senza radici. Nel mondo della Tradizione l’essere in ordine impone la chiusura di ogni colloquio non perchè si giudicano infondati gli argomenti dell’interlocutore (che sarebbe velleitaria presunzione) ma perché inquinato da comportamenti scorretti; ma noi, lo confessiamo, non riusciamo ad essere in ordine ed affidando a tre asterischi la divisione dell’ordine dal nostro disordine schematizziamo le nostre osservazioni a quanto ci ha rimprovera Giancarlo Palazzolo con l’impegno di chiudere qui l’argomento.
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a) In quale parte dei nostri scritti abbiamo approvato la scelta di Giurisprudenza a Ragusa;
b) In quale parte dei nostri scritti “demoliamo”. (Ma vi è qualcosa da demolire nella dirigenza politica modicana? Si possono demolire le rovine?. Certo noi, seguendo le orme dei nostri maestri, non siamo stati, non siamo e non saremo mai tra coloro i quali stanno a sorreggere …ciò che è comunque destinato a crollare: Falso problema l’unica quota posseduta dal comune di Modica, false argomentazioni i volani dell’economia, le grandi ricadute economiche, marginali argomentazioni tutte le altre).
c) Noi avremmo “congetturato e presbiterato…quando…
d) Noi con i fondi del caffè abbiamo previsto come andrà a finire. Noi dalla qualità della classe politica modicana ne facciamo derivare che Giurisprudenza andrà a finire a Ragusa. Fare queste analisi e queste previsioni non significa né augurarselo, né sollecitarlo, né favorirlo, significa aver intravisto una fessura che annuncia un crollo inevitabile: punto.
…le feste religiose sono riti con i quali i padri parlano con i figli
Ci stiamo convincendo sempre di più che alla toponomastica cittadina non si sta attribuendo la giusta importanza. Un segno di questo giudizio negativo deriva dal fatto che non avendo avvertito la necessità di allargare la commissione che se ne sta occupando ad esponenti delle realtà culturali modicane ed alle forze politiche non presenti in consiglio comunale questa Amministrazione ha rinunciato a dare al problema un taglio culturale.
Abbiamo la certezza che in simili condizioni lo studio è di basso livello dovendosi addirittura constatare che alcuni lo considerano uno scontro se è vero che noi stessi siamo stati contattati per suggerire qualche “fascista” da contrapporre a personaggi contrari come a dire che è necessario equilibrare un Lenin con un Bottai ed un Berlinguer con un Almirante. La depressione aumenta quando si percepisce che anche tali scelte obbediscono a logiche trasversali di ordine elettorale che magari non impegnano in maniera diretta pacchetti di voti ma vogliono creare “riconoscenze” (subliminali?) per inconfessabili obiettivi a breve e media scadenza.
Noi non sappiamo in quale maniera si mosse il compianto prof. Ragusa che ci sembra abbia lavorato su questo problema: non tenerne conto sarebbe un’offesa ad uno dei pochi modicani che finora abbiamo conosciuto .
Il problema della toponomastica per noi è fondamentale e deve obbedire a logiche culturali ovvero a logiche di memoria e di radici, e tutti sappiamo che sono radici solo quelle profonde ecco perché riteniamo fondamentale che vengano prima definiti alcuni criteri per la scelta dei nomi di vie e piazze perché solo così si potrà realizzare un progetto organico.
Per uscire dal vago indichiamola bozza di alcuni criteri che occorrerebbe porre come griglia di valutazione nelle scelte:
1-Non meno del settanta per cento delle vie e delle piazze deve essere destinato a personaggi che hanno dato direttamente lustro alla nostra Modica ripercorrendo tutta la nostra storia, tenendo conto del loro attaccamento alla nostra città: a noi per esempio di un premio nobel che non ha dimostrato alcuna modicanità non può fregarcene più di tanto.
2-La scelta dovrà privilegiare per i personaggi che riguardano la storia del XX secolo l’obiettivo primario della pacificazione nazionale ed il consolidamento di una forte senso di identità comunitaria locale e nazionale;
3-Le strade si devono inseguire lasciando piazze, monumenti e chiese riscrivendo sempre la nostra storia in maniera organica;
4-Ogni scelta deve avvenire lasciando traccia di un’ampia descrizione del personaggio o del fatto dimostrando ampiamente la carica di modicanita, di esempio o di simbolo
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Stiamo parlando di un problema di identità modicana ma sappiamo anche che la toponomastica può essere uno strumento eccezionale ma non il solo. In questa direzione ci sembra necessario un’operazione di difesa e di recupero della dimensione autenticamente religiosa. Tutto il nostro territorio è punteggiato da simboli che non ammettono equivoci: le chiese e le edicole votive sono segni incontrovertibili delle nostre radici religiose.
Anche le feste religiose sono riti con i quali i padri parlano con i figli, ma perché ciò avvenga, permanga e si trasmetta è necessario recuperare principalmente la dimensione religiosa che non è facile in un momento epocale in cui la Tradizione sembra manifestarsi più con la sua scimmia che con la sua autenticità: basta vedere il messaggio televisivo che tutta la ripresa della madonna vasa vasa ogni anno ci lascia, completamente diverso da quanto si percepisce stando in mezzo alla folla durante il rito.
Noi apprezziamo, davvero, gli obbiettivi annunciati dal Sindaco Torchi, dal Vicesindaco Minardo e dall’Assessore Cavallo e di quanto hanno brillantemente realizzato in questa Pasqua, ma vi è in tutte queste manifestazioni ancora un eccessivo taglio di esibizione, e di blasfemo rispetto di regole di marketing. Pur comprendendo la giusta e legittima aspirazione a raccogliere anche frutti di carattere turistico noi riteniamo che occorre capovolgere lo schema attuando progetti autentici in cui il ritorno di carattere economico sia la conseguenza di un processo di recupero di autenticità e non una operazione di marketing che snatura le origini delle nostre Tradizioni più autentiche. Solo così inoltre si può vincere la concorrenza di tutte quelle altre città che, come tutti sappiamo, hanno anch’esse feste simili che se si vedono applicare le stesse regole di marketing corrono il rischio di appiattirsi in un prodotto omologato e simile se non uguale e, pertanto, privo di interesse ovviamente per il turista. Non sarebbe da escludere limitatamente al periodo pasquale un prrogetto di livello comprensoriale.
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La società modicana, comunque non ha solo radici cristiane, ha una sua storia che va rinvigorita creando dei meccanismi che consentono di convivere con essa nella vita di tutti i giorni. Come strumento pensavamo che si potrebbe utilizzar quello dell’illuminazione pubblica di monumenti e chiese, immaginando per ciascuno di essi una illuminazione normale ed una …di gala da attuare secondo un calendario, in modo che il modicano ed il turista vedendo il castello con l’illuminazione di gala possa ricordare ad esempio la fondazione della Contea, legando così ogni cosa al ricordo di ciò che simboleggia e ai fatti dei nostri padri che possano alimentare il nostro orgoglio di modicani.
La città illuminata può essere suggestiva per il turista ma non lo è più per l’occhio abituato a vedere sempre la stessa cosa e noi Modica la dobbiamo rendere bella e desiderabile di continuo attraverso variazioni e differenziazioni che divengano ritmi di una storia più che immagini cristallizzate. Al turista dobbiamo vendere non solo l’immagine della nostra città ma anche fargli gustare e percepire la peculiarità dell’amore dei modicani per la sua terra ed i suoi simboli.
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Proponiamo agli amministratori tutti ed all’Assessore alla cultura in particolare:
Organizziamo una consulta aperta a tutti coloro che ne vogliono far parte, perché dal recupero dei ricordi dei nostri anziani si possa redigere un calendario annuale di manifestazioni, anche quelle più piccole e dimenticate, per inserirle in un progetto generale ed organico. Noi vorremmo farne parte.
Nel solco della tradizione
In un articolo Giuseppe Nativo, in questo stesso numero, accenna ai problemi che esistevano tra il Governatore della Contea di Modica che risiedeva nel castello dei Conti ed il Capitano della Sergenteria che risiedeva nel castello di Scicli tra i quali non correva buon sangue tanto che ciascuno cercava di far valere privilegi in ordine a squilli di tromba e levate di cappello.
Ci sembra il caso di vigilare perché nessun trombettiere venga assunto dal comune perché aggirandosi nei corridoi del Municipio ci sembra essere l’unico elemento che manca per ripetere ora quello che avveniva in quei lontani anni.
E’ pur vero che un ripristino di tale tradizione incontra altre difficoltà perché, considerato che i tre squilli di tromba nella Contea segnalavano l’istante in cui il governatore ed il Capitano comandante la Sergenteria si sedevano per …mangiare, qualcuno in maniera maligna potrebbe fare degli accostamenti antipatici e… non veri.
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A proposito di tradizioni perché non istituire una volta l’anno in occasione della festa della polizia urbana il Rapporto della Sergenteria al consiglio comunale nel quale l’Assessore alla polizia Urbana riferisce ai modicani tutti i dati che riguardano la sicurezza pubblica nel territorio comunale?
Politica ed esoterismo
Giorgio Galli, Fatima, La Russia e le due torri, Asefi Terziaria, Pagg. 120 - € 11,90
In questo libro Galli ribadisce che la cultura attuale deve recuperare gli antichi saperi, che oltre all'aspetto apparente della realtà ne prendevano in considerazione quello celato, esoterico.
La cultura odierna deve riprenderne in considerazione le parti positive, per esempio gli aspetti intuitivi e simbolici. Il simbolo, come dice il suo stesso nome, è unificante, riassume cose e concetti che è difficile rappresentare, tanto che anche la scienza ha adottato il linguaggio simbolico: un lungo discorso diminuirebbe il significato pieno trasmesso dai simboli.
Ogni situazione presenta due, tre, fors'anche quattro - ma non di più, ragionevolmente parlando - possibilità che prevedono sbocchi diversi. Oggi, però, si concentra l'attenzione solo sullo sbocco che la situazione ha avuto, risalendo alla causa che lo ha prodotto, come se fosse l'unica strada che poteva o "doveva" essere percorsa. Mentre potevano essere percorse altre vie parallele, che sarebbero sfociate ciascuna in un evento diverso. (dialogo maggio 2003 )
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Carta Bianca
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Rubrica mensile a cura di Carmelo Modica
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San Giovanni Bosco utilizza la nostra e-mail
Nella nostra e-mail abbiamo ricevuto questo comunicato del comitato che ha realizzato il Monumento a San Giovanni Bosco accompagnato dalla richiesta di un nostro parere sull’intera vicenda.
Questo il comunicato:
Il 31 maggio il comitato costituito per conseguire la costruzione del Monumento a San Giovanni Bosco, convocato dal Presidente Saro Minardo, si è riunito per la rendicontazione finale e finanziaria relativa alla realizzazione dell’opera.
In tale occasione è stato dato atto della loro generosità ai tantissimi devoti, che con le loro sottoscrizioni, hanno consentito di affrontarne gli oneri finanziari ed è stato rivolto, altresì, il ringraziamento ed il riconoscimento alle autorità politiche e religiose ed a quanti hanno dato l’apporto di idee, di iniziative, di opere e di impegno lavorativo, che ha prodotto non soltanto la realizzazione del Monumento, ma anche la piena riuscita della manifestazione del 17 maggio 2003.
Il presidente Saro Minardo e tutti i componenti presenti del comitato hanno voluto rimarcare il particolare e determinante ruolo svolto dal Presidente dell’Unione ex Allievi di Don Bosco, Geometra Concetto Calabrese, dimostratosi insostituibile per il suo instancabile impegno, dalla ideazione, alla cura maniacale del dettaglio, ad ogni momento di concreta e tangibile attività di,.lavoro necessaria, per la quale si è avvalso della collaborazione entusiasta di alcuni componenti del comitato e del Consiglio di Amministrazione dell’Unione, fino al felice epilogo, costituito dalla riuscitissima inaugurazione e benedizione del Monumento.
Prima di prendere atto del venir meno della ragione posta a base della sua costituzione e conseguentemente, di pronunciare l’autoscioglimento il Comitato ha deciso di destinare la modesta somma residua (Euro 1250,74) in parte per contributi ad alcuni Istituti Religiosi ed in parte per la successiva necessaria manutenzione ordinaria e straordinaria del Monumento, che viene affidata agli organismi attuali e futuri, di governo della Unione ex Allievi di Don Bosco.
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Abbiamo deciso di pubblicare questo comunicato perché rimanga traccia nella pubblicistica locale delle persone e degli enti ed associazioni che hanno voluto e realizzato il Monumento.
Per quanto riguarda il resto dobbiamo dire che non riusciamo a percepire i grandissimi danni ambientali che alcuni avevano annunciato e che tuttora denunciano, non sappiamo perché: che sia una carenza di senso artistico?
Forse è una cosa ancora più grave e pericolosissima e si chiama memoria. Per molti di noi San Giovanni Bosco fu il nostro primo incontro con gli amici più cari, quando, è vero, da piccoli la partita all’oratorio doveva essere preceduta da una Messa… interminabile, poi si invertirono le cose ed ora, per l’età, le partite sono scomparse e le Messe sono divenute più …brevi.
Con questa memoria il popolo, vede il simbolo; non vede altro. Quando passa per quella piazza non si chiede se doveva essere posto di profilo o di fronte, se doveva essere posizionato più in là o in un’altra piazza; se la statua è artistica oppure no. Ancor meno se doveva essere di bronzo o di pietra. Quando passa da quella piazza incrocia il suo sguardo, lo saluta col cuore e… va.
Sentimentalismo borghese? Sovrastrutture mentali? Non ce ne frega nulla!
Ecco il valore più nascosto del comunicato di un’associazione ed un comitato che ha realizzato una aspirazione interiore.
Sin dall’origine dei tempi molti simboli e molte opere anche quelle oggettivamente brutte, parliamo di statue, fontane, edicole votive, sono il risultato di iniziative di piccoli ed attivi gruppi che hanno trasferito in tali simboli aspirazione e sentimenti ed è da tali continue stratificazioni che, comunque, prendono corpo identità e culture che per ciò solo meritano rispetto.
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Tutto questo, però, non ci fa escludere, anzi siamo convinti che esiste, deve esistere, un livello estetico dove passioni e sentimenti potrebbero incanalarsi verso sentieri di armonia artistica facilmente “leggibili” anche da parte della massa. L’accusa però sulla inesistenza di un clima culturale e di scarsa sensibilità artistiche non può provenire assolutamente da chi definisce la scelta “bigottismo”: si può discutere come si vuole ma questo ci indigna.
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“Il reazionario non è il sognatore nostalgico di passati conclusi, ma il cacciatore di ombre sacre sulle colline eterne. Ogni fine diverso da Dio ci disonora. Quel che non è religioso non è interessante (Nicolás Gómez Dávila)
Ancora sulla toponomastica modicana
Il nostro articolo sul numero precedente ha provocato una reazione che si è espressa attraverso questa e-mail che abbiamo trovato nella nostra casella. L’autore del quale non conosciamo il nome ma siamo con lui in contatto attraverso l’e-mail non ha ritenuto di firmare il pezzo: volontà che rispettiamo. La pubblichiamo integralmente e con piacere considerato che per certi aspetti completa quanto abbiamo già scritto sull’argomento.
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In linea di massima, la toponomastica dovrebbe rappresentare la storia del territorio nel quale viene applicata. Va da sé che oggi, nel terzo millennio, ci ritroviamo a scontare errori del passato che, solo a volerlo, potrebbero essere corretti. Qualche esempio. A leggere lo stradario di Modica vi si può leggere: Via Amore e … via Amore vero. Come a dire amor sacro e amor profano. Così, a continuare abbiamo una via Zacco, Vico Napolitano, Via Pozzo …Barone, e così via. Credo che non sapremo mai chi erano il signor Zacco, il signor Napolitano, il signor Barone e il famoso signor Amore che addirittura può vantare ben due vie. Rifuggendo dal passato, per arrivare ai giorni nostri, oltre alle centinaia di Vanella (n°1/2/3/4/5/6/7/8/9/10 ecc) dove si nota una fantasia sbrigliata di amministratori e commissioni toponomastiche, nella frazione rivierasca di Marina di Modica si arriva a paradossi kafkiani (Via delle rose, via delle magnolie, via dei gerani, via dei fiori, via dei ciclamini…) e basterebbero solo queste quattro righe introduttive per chiudere il discorso e cercare di non parlarne, per non rischiare un rigetto culturale da idiosincrasia. Poi, sempre a Marina di Modica, se chi girovaga è alla ricerca, scopre che avvicinandosi verso il lido, amministratori e commissioni toponomastiche sembra si ravvedano. Così troviamo nomi di personaggi che con il mare hanno avuto qualcosa da spartire. Ma il viandante si stupirà, e non poco, quando arrivato verso la battigia, vedrà un cartello con la scritta: Lungomare Michelangelo Buonarroti . E si chiederà: ma cosa avrà fatto il comune Michelangelo Buonarroti con il mare o con la città di Modica? Zavattini diceva che in Italia non esiste qualcosa di più definitivo che non sia nato come provvisorio. Così, per le generazioni future Buonarroti rimane. Punto e basta! Parola di amministratori e commissioni toponomastiche, vecchie e nuove
Ma non tutto è stato fatto male. Nelle vie dedicate ai musicisti, e che si trovano nella parte alta della Città (a 500 metri dal carcere) la via principale è dedicata ad Arturo Toscanini. Tutte le piccole traverse (via Perosi, via Puccini ecc.). Il viandante resterà a dir poco allibito, quando vedrà una delle traverse (lunga una decina di metri) titolata a Vincenzo Bellini. Ma non pignoliamo, signori. E soprattutto cerchiamo di non spaccare il classico cappello in quattro. Vi risponderanno che gli amministratori attuali, ben consci degli errori delle amministrazioni passate, stanno lavorando a tutto tondo su problemi importantissimi. Non sembri un problema di poco conto sistemare una fontana allo stretto. Una fontana in stile futurista nel centro del barocco. Non vi sembra difficile sposare lo stile barocco con quello surrealista? E’ difficile. Ma i nostri amministratori attuali, tanto hanno detto (fra pochi di loro) e tanto hanno fatto (fregandosene della opposizione, poiché non esiste) che l’hanno collocata. Come? Non piace? Non importa il giudizio della gente. La gente si è sempre lamentata. Noi comandiamo (non conoscono la parola governare) e facciamo quello che ci pare e piace.
Ma un merito a questa amministrazione bisogna pur darlo. Non ha commesso gli errori dei loro predecessori: non ha dedicato più vie con nomi di fiori;, in compenso ha dedicato un vicolo al compositore di Bergamo Gaetano Donizetti. Sono convinto che se a bruciapelo in un seduta consiliare si chiedesse (con alzata di mano) chi conosce Donizetti, credo solo due o tre alzerebbero la mano.
E quei tre saprebbero solo che è un musicista. Ma cerchiamo di non pretendere da una cinquecento le prestazioni di una Ferrari. Debbo concludere con un’osanna all’attuale commissione toponomastica. Non conosceranno la storia della musica (del resto per svolgere il compito di consigliere comunale o assessore non è prevista una specializzazione in musicologia), ma perdinci lo posso assicurare conoscono a menadito la storia dell’Italia repubblicana. Credetemi, ne sono orgoglioso. E vi dirò pure che conscio di questo dormo sonni tranquilli. Ma è proprio per questo (non viviamo forse in un Paese democratico?) che hanno collocato quattro ex presidenti della Repubblica in quattro vicoletti. Via Resistenza Partigiani, indi Via della Costituzione. C’erano quattro vicoli… senza titolazione. Bisognava mettere un nome. E così gli ex Presidenti hanno trovato una collocazione. Tutto il resto non li ha nemmeno sfiorato. Ora i nomi secondo l’iter passeranno al vaglio della Prefettura e poi dell’ufficio della storia Patria di Catania per l’avallo. Penso che le parole siano superflue, a questo punto. Ritengo solo che una cosa sia stata dimenticata, e che riguarda la stessa democrazia. Ossia a dire che la democrazia è in pericolo, e con essa la nostra storia e quella di coloro che l’hanno scritta con il sacrificio e con il sangue.
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Forse le parole del nostro interlocutore in certe fasi possono sembrare severe nelle forme ma egli pone problemi veri e seri che purtroppo richiedono tempi medio lunghi di maturazione a condizione, però, che si segni con decisione il punto zero di tale evoluzione. Ecco noi vorremmo che questa Amministrazione raccogliesse, con molta umiltà, attorno ad un tavolo operativo le migliori forze culturali di cui Modica dispone, coinvolgendo anche, in un rinnovato entusiasmo il corpo insegnanti, perché almeno si fissino procedure, schemi, protocolli, canoni, grammatiche, da utilizzare per tracciare i giusti itinerari per procedere alle scelte che implicano sensibilità e senso artistico. Realizzare un monumento oppure la scelta del nome della strada non è un fatto burocratico.
Il segno dei tempi
La saggezza, nel nostro secolo, consiste anzitutto nel saper sopportare la volgarità senza irritarsi.
Oggi il ricco vive la ricchezza con l'ingordigia del povero arricchito e il povero la povertà con le impertinenze del ricco decaduto. Ricchezza e povertà hanno perduto le loro virtù proprie. ( Nicolás Gómez Dávila)
Questa vuole essere una prima segnalazione su un autore che abbiamo scoperto in questi giorni e sul quale ci proponiamo di indagare.
Gómez Dávila, autore colombiano scomparso nel 1994, uomo di enorme cultura e appassionato lettore (in casa si creò una biblioteca di più di 30 mila volumi.)
La sua opera consiste sostanzialmente in un cospicuo corpus di massime e aforismi, presentati come annotazioni o glosse a un supposto "testo implicito". Sono stati raccolti ed editi in tre opere nel 1977, nel 1986 e nel 1992 (con un anticipo nel 1954).
In margine a un testo implicito, Adelphi, Milano 2001, pp. 196 Euro 10,00, è una fulminante raccolta di aforismi, annotazioni in margine che sta a noi scoprire. “Si deve leggere solo per scoprire ciò che va eternamente riletto” per rimanere tra i libri; oppure “La libertà non è un fine, è un mezzo. Chi la scambia per un fine, quando l’ottiene non sa che farsene”. Sono, schegge che incidono come altrettante evidenze. Un volumetto che si legge con interesse è presentato da Franco Volpi presenta anche in appendice un bel saggio integrativo dal titolo "Un angelo prigioniero nel tempo". (Il dialogo giugno 2003)
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Contro ordine compagni: oltre il nulla vi è qualcosa… è la sinistra
Su suggerimento di un amico ci siamo procurate le cassette della seduta del Consiglio comunale del 22 luglio scorso
La seduta è stata particolarmente interessante non per il tema trattato ma per i valori culturali espressi dalle forze politiche e dai singoli consiglieri comunali
per la vendita dei beni immobili comunali
A nostro avviso, la registrazione di questa seduta deve essere conservata perché mette a nudo uno spaccato del modo di intendere la democrazia che ha dell’incredibile e del tragico
Solo ricorrendo a Gustave Le Bonn con la sua “Psicologia delle folle” ed il suo “Psicologia politica” si apre qualche spiraglio alla speranza che l’uomo singolo e, quindi, anche il consigliere comunale, possieda, tutto sommato, una sua anima individuale di valore
L’anima collettiva della opposizione “folla”, quella sera, aveva deciso un atto di forza contro la maggioranza per rimandare il punto ad altra data ed è qui che l’anima individuale si è degradata al punto da rimproverare, ad una maggioranza che aveva già accolto sia l’assegnazione della decisione della vendita al Consiglio comunale sia l’asta pubblica come strumento democratico e trasparente di vendita del bene comunale: - che la maggioranza aveva fretta di trattare l’argomento chissà per quali loschi affari; - che la maggioranza aveva già deciso la vendita di beni importanti ed utili alla collettività; - che l’elenco di tali immobili era stato allegato quasi clandestinamente al già approvato piano triennale delle opere pubbliche con violente accuse all’Amministrazione su ciascun bene inserito in tale elenco
Ebbene si può attaccare sul merito della vendita di ciascun bene se esso è stato solo inserito in un elenco di “beni vendibili” se poi la bozza del regolamento prevede che la decisione dovrà essere assunta dal Consiglio comunale? Perché non entrare subito nel merito del regolamento ed inserire in esso tutti i meccanismi idonei a frenare la conclamata arroganza della maggioranza e ancor di più per impedire quei “loschi affari” che tra le righe tutti gli interventi dicevano essere l’obiettivo della maggioranza? Così mentre tutto lo schieramento di sinistra è abilitato e può lasciare intendere che la maggioranza persegue strani obiettivi, non è permesso al giovane Failla di definire tali insinuazioni “atti terroristici” al quale il consigliere Rosa obbedendo al richiamo della foresta, e con lo scopo di volergli “fare male a tutti i costi” sottointendendo il suo passato di missino diceva “non voglio fare un dibattito sugli anni di piombo… io ho vissuto il ’68… Lei non era nato... Non voglio fare un dibattito sul terrorismo e quindi certi riferimenti da chi non conosce la storia …”. In pratica cercava con un fraseggio incerto di far consolidare quella ormai scontata (per loro) associazione di idee secondo la quale la violenza è solo di matrice missina e quindi un sinistro o un ex comunista non può essere autore di un atto terroristico
La grandissima stima che abbiamo nei confronti del consigliere Rosa del quale non si può non constatare la costante attenzione nel sollevare problemi seri non ci impedisce, anzi ce lo sollecita di riferire al giovane Failla che allora non era nato ciò che né Rosa ed ancor meno altri gli avrebbero mai detto in un dibattito sul terrorismo
Non gli avrebbero mai detto che sulle mura di Milano, con significativa vernice rossa in quel periodo veniva scritto “uno cento …mille Annarumma” (poliziotto assassinato dai comunisti il 19 novembre 1969) ed anche “…se trovi un poliziotto ferito, finiscilo!”
Non gli avrebbero mai detto che negli anni di piombo, decine di giovani missini sono stati uccisi dai comunisti nelle piazze: per tutti i fratelli Mattei bruciati vivi dentro una sezione missina romana ed il giovane Venturini che in Genova ebbe solo la colpa di essere a fianco di Almirante durante un comizio. Tanto meno, caro Failla, le avrebbero parlato delle Brigate rosse che in un primo momento furono definite sedicenti (quasi nere). Gli avrebbero molto parlato, invece, del terrorismo nero imbellettato da illazioni e racconti di fantapolitica perché stia tranquillo non avrebbero potuto esibire una sola sentenza di assassinio o strage attribuibile alla forza politica cui lei è appartenuto
Ma sappia caro Failla che tutto questo lo avrebbero fatto, però, in buona fede perché i comunisti sono davvero convinti che i fascisti che uccidono sono criminali ed i comunisti che uccidono solo “compagni che sbagliano”
Solo nella loro antropologia culturale un Amos Spiazzi, che ha al suo attivo dodici sentenze di assoluzioni, rimane un terrorista, mentre un Adriano Sofri che ha ben otto sentenze di condanna per l’uccisione del Commissario di polizia Calabresi è … innocente e poi è…un uomo di cultura e… comunque merita la grazia anche senza l’assenso dei familiari dell’assassinato. E’ sempre nella logica comunista che tutte le lapidi che ricordano le stragi attribuiscono le stesse ai fascisti sulla base delle indicazioni dei tribunali del popolo, mentre per esempio la lapide che ricorda l’uccisione dell’on. Moro non indica le brigate rosse come accertati esecutori dell’assassinio
Ma non dobbiamo andare lontano perché, pur non esistendo una sentenza di condanna, l’eccidio di Passo Gatta a Modica è attribuito dalla lapide ai fascisti. Né dobbiamo dimenticare che mentre quel criminale nazista Goering diceva “Quando sento la parola cultura metto mano alla pistola” quei democratici e tolleranti comunisti, invece mai dissero questa frase ma mandarono dei propri sicari ad assassinare a freddo il filosofo Giovanni Gentile che trovarono in possesso di una micidiale arma …la penna
Assistendo a queste scene non si può non evidenziare le grandissime responsabilità che hanno avuto certi mediocri cantori della democrazia nel passato nell’affermarsi di alcuni dittatori, Mussolini compreso
*** Noi siamo intervenuti interloquendo da una postazione che attualmente non è presidiata in Consiglio comunale, marcando una insopportabile associazione di idee che la sinistra non perde occasione di voler realizzare per perpetuare il sistema della mistificazione e della menzogna; sfruttando, nell’occasione, non un lapsus (presidente Scarso) ma una giusta reazione del consigliere Failla
Al resto ha provveduto il Sindaco la stessa sera quando prendendo la parola a conclusione della serata ha con un magistrale intervento ridicolizzato l’opposizione che dopo tanta caciara, dopo tanta protervia e dopo tanta arroganza ed accuse ha risposto con un “contro ordine compagni…”, mentre Guareschi sornione sorrideva
*** Noi non vogliamo rivincite; se questo fosse il nostro atteggiamento mentale non saremmo migliori di quella genia che ha scritto quella storia intrisa di odio e di menzogne. E’ noto che sono i vincitori a scrivere la storia: lo ha fatto Mussolini dopo la presa del potere, lo hanno fatto gli antifascisti dal 1943. Le menzogne di Mussolini caddero con la sua morte, quelle degli antifascisti stanno cadendo una dopo l’altra, ora
Nel futuro noi vediamo una stretta di mano che però potrà esprimere tutto intero il suo valore simbolico e fondante solo tra persone che si guardano negli occhi e con atteggiamento fiero
Le dichiarazioni dei politici nuovo sistema di misurazione del caldo Non vogliamo diminuire i meriti degli scienziati che in questi ultimi tempi sono impegnati a dimostrare che siamo in presenza di variazioni significativi del clima quando diciamo che non occorrono particolari esperimenti, comparazioni statistiche e ricerche per constatare che le temperature nella nostra area sono in aumento con tutte le conseguenze: è sufficiente analizzare le dichiarazioni dei nostri politici per constatare gli effetti dell’eccessiva calura
Le prime tracce di caldo eccessivo le troviamo nelle prese di posizione di tutti i protagonisti in occasione con la dichiarazione da parte del segretario cittadino di Alleanza Nazionale di non riconoscere nel dott. Giorgio Cavallo l’Assessore designato da A.N. E’ questione di caldo eccessivo
Chi avesse ancora dei dubbi sulla capacità di trarre dalle dichiarazioni dei politici i segni di quanto il caldo sia in aumento è sufficiente riflettere sulle dichiarazioni dell’on. Mauro riportate dal Giornale di Sicilia del 15 agosto (proprio nel giorno di maggiore calura). “C’è troppa Modica nel centrodestra… non si tratta di toccare un uomo di Miccichè... Cugnata lo vedo bene... l’asse Drago Minardo…”
Traducendo dal politichese significa che l’on
Mauro pretende che il famoso bilancino oltre che tenere conto della forza dei singoli partiti deve anche tenere conto delle stesse anche nella loro distribuzione nei vari comuni cosicché, in un concetto di democrazia che solo nel deserto infuocato si può miraggi(are), se per esempio Alleanza Nazionale volesse, per obiettivi propri, privilegiare nell’assegnazione di incarichi i suoi uomini di Chiaramonte Gulfi non lo può fare perché verrebbe a rompersi un equilibrio. Questi equilibri se vuole li persegua dentro il suo partito, ma non pretenda di perseguirli dentro la Casa delle libertà
Noi sentiamo puzza di bruciato. Dopo l’indimenticabile scippo della provincia nel periodo fascista (e pretendevano pure di inserire nel monumento a Pennavaria anche l’emblema del Comune di Modica …come è vero che certi peggiori fascisti sono uguali di certi ex democristiani) dopo il recente scippo della facoltà di giurisprudenza cos’altro ci vogliono fregare? Questa frase dell’on. Mauro non è contro l’asse Minardo-Drago, ma secondo noi è un mettere le mani avanti per pretendere qualcosa forse di indicibile contro la città di Modica
On. Mauro, come è bella questa politica fatta di assi, fronti, prevalenze ...quanto disinteresse, quanta giustizia, quanta equità
La condanna all’on. Mauro ci lascia assolutamente indifferenti L’on. Mauro è divenuto l’argomento principale di questa nostra rubrica sia per questa sciuta ri funnucu contro la città di Modica, ma anche per una domanda che ci ha posto il quinto dei quattro gatti che seguono questa rubrica
Infatti, con una maliziosa email ci ha chiesto quali sensazioni avvertiamo nel sederci con persone come l’on. Mauro che è stato condannato per associazione finalizzata alla corruzione negli anni in cui era presidente della provincia regionale. A questo nostro gatto, quinto perché pensa di metterci a disagio, diciamo che noi apparteniamo ancora al fronte contrario ai tribunali del popolo e, quindi consideriamo colpevole solo chi ha una sentenza passata in giudicato e, quindi, Mauro non lo è
Questo lo diciamo non come luogo comune che consente di giustificarci: non possiamo considerare questo principio di giustizia un luogo comune perché offenderemmo i tanti giovani che negli anni di piombo venivano arrestati solo perché sorpresi ad amare l’Italia con il corpo del reato in mano, il nostro tricolore, o per aver partecipato ad un rito celtico
Purtroppo per i tempi che viviamo, comunque vada a finire la vicenda dell’on. Mauro provocherà una ulteriore ferita: se innocente al sentimento di giustizia, per la perpetuazione di un magistero che continua a perseguire innocenti; se colpevole si salva la giustizia e viene mortificata la democrazia come sistema che non riesce a realizzare il governo dei migliori dal momento che nei fatti si consente ai corrotti di governare
In altra sede chiariremo meglio ed in termini politici quale rapporto abbiamo con la Casa delle libertà per il momento è sufficiente chiarire che l’accordo con la Casa delle libertà non significa aver espresso alcun giudizio di valore sulle singole forze che la compongono e tantomeno sui suoi esponenti. Noi siamo nella Casa delle libertà per un nostro progetto e per una nostra agibilità politica che allo stato attuale è l’unica possibile
La nostra storia, il nostro patrimonio etico e morale è solo carnalmente nostro (né potrebbe essere diversamente) e non potrà mai essere inquinata ed intaccata da comportamenti di altri appartenenti alla Casa delle libertà che possono interessare la magistratura
Un’alleanza di questo tipo impone solo il rispetto di alcuni impegni pratici sul fare e non impegni metafisici sul sentire; ecco perché la condanna dell’on. Mauro non ci suscita alcun sentimento
Non ricorriamo all’altro luogo comune che in questi casi prevede il dire : speriamo che l’on
Mauro riesca a dimostrare la sua innocenza… e meno che mai …siamo certi dell’innocenza dell’on. Mauro… Nella Casa delle libertà noi siamo dei convitati di pietra ai quali con la massima freddezza non frega nulla, ma davvero nulla, dell’innocenza dell’on. Mauro. Noi viviamo un momento politico di totale disincanto nell’animo e siamo privi di ogni forma di sentimento e di reazione
E’ lo stesso stato d’animo che, acquisite le valutazioni sul sistema politico in atto, non ci fa meravigliare della presenza di pregiudicati in Parlamento, anzi considera tutto ciò un naturale effetto delle devastazioni spirituali in atto cui non è possibile opporsi, nella fase attuale, con altra arma che non sia il disincanto
Non abbiamo nell’immediato neanche il problema che di solito si ha in presenza di una disavventura di un compagno di partito e, quindi, non possiamo provare gioia o dolore entrambi sentimenti che possono esistere solo nei confronti di coloro cui si è legati da una stessa visione del mondo e con l’on. Mauro non esiste tale ipotesi
Per dirla con il vangelo noi siamo nel mondo, ma non siamo del mondo. (Carta bianca ottobre 2003)
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Creare un “sistema Modica” propedeutico ad un “sistema provincia di Modica” Sfogliando i giornali dell’ultimo mese la qualità delle notizie raccolte esprimono una sorta di noia che forse è più attribuibile ai tempi che a qualcuno in particolare. Una seduta illegittima viene fatta rilevare da un indipendente e da un consigliere della maggioranza. Forse la noia della opposizione è tale che non si cura più neanche di questi aspetti che in verità sono trascurabili perché non incidono nella sostanza delle cose (fosse un segno di rinsavimento?)
Cogliamo, è vero, un certo attivismo dell’Amministrazione, viaggi in Italia ed in America, iniziative promozionali, del Sindaco e del vicesindaco in particolare, che però, a nostro avviso, mancano di un contesto generale capace di far maturare risultati più importanti e duraturi
È sufficiente analizzare le iniziative dei sindaci dell’area iblea, ma anche oltre, per notare come si è in presenza di scopiazzature reciproche, dichiarazioni simili, valutazioni identiche susono tendenze generali da effetti di provvedimenti amministrativi. Per certi versi ci vengono in mente le grandissime facce toste di chi, per tanti anni, ha tentato di assumersi il merito di aver creato il Polo commerciale. In una situazione del genere è difficile immaginare che possano radicarsi duraturi processi di sviluppo
Perché ciò possa avvenire la parola d’ordine è la solita, che abbiamo in più occasioni già espresso, e cioè differenziare l’offerta tra un comune ed un altro ed inserire il tutto in un fare sistema almeno a livello comprensoriale. Anche la proposta del Municipio unico di Giancarlo Palazzolo che però, e lo abbiamo già scritto, noi concretizzeremmo in un immediato consorzio tra tutti i comuni del circondario di Modica (Ispica, Scicli, Pozzallo, Rosolini, Pachino, Portopalo e Noto) soddisferebbe questa esigenza di fare sistema oltre che opporsi all’arroganza di Ragusa che si fa sempre più pesante visti anche gli ultimi atteggiamenti dell’on. Mauro
Tale obiettivo, però, dovrebbe essere preceduto dal tentativo di creare il sistema città di Modica Ma questo è un problema molto importante che richiede particolari impegno e mutamenti sia culturali che gestionali e che tratteremo in altra occasione. Oggi diciamo che alcuni episodi remano contro questa prospettiva. Sintomi gravi sono le polemiche tra il consigliere Aprile e l’assessore Frasca, mentre decisamente inadeguata appare la direzione burocratica del comune nel suo rapportarsi ai problemi di ordinaria gestione; è sufficiente riflettere sui problemi ordinarissimi sollevati dal consigliere Aprile, Di Giacomo o dall’attivissimo Meno Rosa, Uccio Mania ed altri, per comprendere che se la struttura burocratica ha problemi per la ordinarissima manutenzione che è un settore che si presta meglio alla standardizzazione ed all’applicazione di tecniche manageriali immaginiamo coma essa possa rendere in settori che richiedono creatività, ricerca ed elaborazione di nuovi strumenti
La focaccia modicana manda a casa la “polpetta globale” Dobbiamo manifestare la nostra grandissima gioia nel vedere chiudere il Mc Donald’s modicano e siamo in completo, totale e deciso disaccordo con il presidente dell’associazione del polo commerciale, Antonio Aurnia, al quale auguriamo ulteriori sconfitte, di questo genere, fino a quando farà confusione tra interessi locali ed interessi stranieri, a parte l’aspetto culturale della vicenda che in lui sembra completamente assente. Infatti, questa non è solo una sconfitta commerciale, ma è una vittoria della tradizione autentica della genuinità rispetto ad un’idea in cui si vogliono omologare anche i gusti ed i riti del buongustare
Un colosso mostra segni di crisi. E successo nel settore alimentare; ma chi ci dice che non possa avvenire anche negli altri settori? Ci dicono che sono in arrivo supermercati sempre più iper, incredibili, immaginifici. Pare che siano in arrivo delle strutture, delle quali non si conoscono neanche i contorni precisi della proprietà, che faranno sembrare l’attuale polo commerciale una botteguccia. Ma perché rinunciare alla speranza che si ripeta piano piano (noi speriamo in una valanga) quanto ora sta succedendo al Mc Donald’s? Perché come la focaccia ha battuto la “polpetta globale” non si possa sperare che la gente rinsavisca e cominci a notare che non è vero che nei supermercati risparmia ed ancor meno che sceglie i prodotti in maniera libera? Lo riconosciamo questo è per noi un sogno… lontano, ma non vi è dubbio che non possiamo condividere le dichiarazioni del presidente del polo commerciale che dopo aver definito di grande pregio l’avere avuto il polo commerciale un’alleata come la multinazionale Mc Donald’s lamenta che purtroppo, a Modica, è ancora radicata l’idea di fare commercio a conduzione familiare: praticamente rimprovera questa provincia babba di provincialismo o di antiquata sprovvedutezza (Giornale di Sicilia 4 novembre 2003)
E’ nota la nostra avversione ai supermercati che ci costringono a comprare 20 viti anche quando ce ne serve una, che studiano il nostro comportamento per applicare tecniche di persuasione occulta o quasi per venderci anche ciò che non ci serve, che appena entrati in un supermercato ci costringono a seguire itinerari di vendita studiati con psicologi e psichiatri. Nonostante queste riserve, o forse proprio per questo, noi riteniamo che occorre fare fronte comune creando un sistema commercio che ponga in sintonia il polo commerciale con la vecchia e cara conduzione familiare, magari rivedendo le merci da destinare all’uno e all’altra ed immaginando itinerari e organizzazione di eventi che riempiano gli spazi tra l’uno e l’altra fino a rendere entrambi i sistemi complementari
Illustri cittadini Franco Antonio Belgiorno mercoledì 5 novembre con un bellissimo articolo sul Giornale di Sicilia ha, da par suo, difeso, con molto garbo la memoria di alcuni nostri illustri concittadini che erano stati oggetto di un irriverente articolo su un altro quotidiano. Ecco, a noi non dispiacerebbe che qualche consigliere comunale ricordasse che la tutela della nostra memoria storica e dei nostri “genius loci” (tali sono i nostri padri specie quelli che sono divenuti simboli e miti della città) è cosa molto più importante di tante banalità che molto spesso intristiscono le sedute del consiglio comunale
Finché la barca va L’ultimo numero de “La provincia di Ragusa” edito dall’Amministrazione provinciale di Ragusa tra alcuni ottimi articoli, esibisce l’arte del bilancino: una foto a me, una foto a te ed una foto assieme; anche Calvo, il repubblicano che, però chissà quando avrà la possibilità di rivedersi immortalato
Tagli di nastri, consegna di targhe, sorrisi stampati… poi tutti con Orietta Berti per la quale la barca continua ad andare
In margine ad una recensione del Genius loci Nell’ultimo numero di Dialogo, Giovanni Antoci, in margine ad una recensione della rassegna delle tesi di laurea su Modica, ha raccontato che in “L’azione comunista” dell’11 maggio 1944 definì l’uccisione di qualche giorno prima del filosofo Giovanni Gentile da parte di un commando comunista un “severo ammaestramento etico capace di ispirare alla gioventù patriottica i più alti sentimenti di onore e di sacrificio”
Non sapevamo di questo comandamento religioso dei comunisti. Diciamo religioso perché vogliamo richiamare il suo integrale significato essendo esso uno degli elementi che contribuirà, come è stato fatto con il nazismo, a ricostruire il d.n.a. comunista
La ideologia comunista ha il suo fondamento nell’odio di classe in uno schema semplice che prevede la classe operaia e quella dei pescecani e dei capitalisti, senza alcun stadio intermedio
Il processo di revisione storica in atto ormai sta divenendo una valanga inarrestabile nonostante i patetici tentativi di opporvisi
In periodi di guerra, purtroppo, si deve convivere con la violenza, ma un conto è fronteggiare un combattimento, reagire ad una violenza in atto o anche realizzare un attentato che raggiunga obbiettivi militari; un conto è un agguato ad un uomo di cultura sotto casa, lontano dal fronte, del tutto indifeso, senza alcuna scorta e senza alcun risultato di carattere militare
…Severo ammaestramento etico capace di ispirare i più alti sentimenti di onore e di sacrificio…: riflettiamo su questa frase… Pensate, una uccisione a freddo e contro una persona disarmata ed inerme è definita “etica”; ma se questo atto educa all’onore ci vogliono dire che cosa è la vigliaccheria? *** Noi pensiamo che stia maturando ormai una vastissima letteratura dalla quale, andando oltre i fatti, si potrà dedurre il modo di essere dei comunisti
Un libro fondamentale ci sembra senza dubbio il recentissimo Il sangue dei vinti di Pansa Giampaolo
Il libro che ripercorre quanto accadde nell’Italia del Nord all’indomani della Liberazione ha suscitato reazioni e polemiche prima ancora di comparire nelle librerie. Il libro non rivela nulla di nuovo, infatti, narra che l’Italia venne liberata dai partigiani nell’aprile del 1945 ma narra anche che in tale liberazione i liberatori si vendicarono abbondantemente sui loro nemici con una serie di incredibili massacri di fascisti ma anche di molti civili innocenti
E’ un libro sconvolgente, un racconto terribile e spietato, dove a prevalere è la brutalità del castigo inflitto a chi si era schierato con la Repubblica Sociale Italiana. Per molti la morte arriva dopo una via crucis di umiliazioni, violenze, torture e stupri e dopo che la guerra era terminata, azione che si incrocia con l’eliminazione preventiva di quanti avrebbero potuto opporsi alla vittoria del comunismo in Italia: i borghesi ricchi, gli agrari, i preti, i democristiani
Il lettore vi troverà le storie di tantissimi italiani incappati nella sorte che sempre tocca agli sconfitti: dai gerarchi a una folla di donne e uomini qualunque, vite anonime anch’esse straziate. Le loro figure riemergono da queste pagine come fantasmi ancora in attesa di una dignitosa sepoltura
Il libro va oltre la crudeltà dei fatti descritti per mettere a nudo la vera natura dei comunisti. Il libro ha avuto anche il merito di aver provocato delle reazioni che dimostrano come la criminale natura in esso descritta non abbia subito in questo ormai lungo dopoguerra alcun processo migliorativo. Infatti, nessuno confuta il contenuto
Giorgio Bocca, ha dichiarato che il libro di Pansa «Più che un libro inchiesta, è una vergognosa operazione opportunista. […] è vergognoso far uscire un libro del genere, proprio nel momento in cui è in corso una chiara rivalutazione del fascismo con gli ex fascisti che sono al governo […]. Pansa che si dice antifascista […] non si rende conto che si rafforzano le tesi fasciste sui comunisti tutti assassini». (La Stampa, 11 ottobre 2003) Sono frasi che si commentano da sole. Noi riteniamo che la natura comunista è tutta sintetizzata nel pensiero di Stalin quando in occasione della morte di Mussolini, ebbe a dire: «Con Mussolini scompare uno dei più grandi uomini politici cui si deve rimproverare solamente di non aver messo al muro gli avversari»: errore che, è certo, non fece lui ma neanche tutti gli altri capi comunisti compresi i partigiani comunisti del libro di Pansa(Carta bianca novembre 2003)
Chi ci difenderà dal Difensore Civico?
L’argomento all’ordine del giorno del Consiglio Comunale, che merita una particolare attenzione, è certamente la elezione del Difensore Civico
Esso è estremamente importante perché l’approccio ad esso va oltre il significato immediato per darci indicazioni sul modo di intendere la politica
Le dichiarazioni che sono state fatte dalle varie forze politiche non ci hanno meravigliato. Primo di tutto una conferma: il Consiglio Comunale decide solo quando è con l’acqua alla gola, in questo caso si è accorto che esiste uno Statuto del Comune di Modica, un atto fondativo, una sorte di Costituzione, solo ora perché esso prevede un parere del Forum delle associazioni, e solo perché tale parere, a quanto pare, disturba certe manovre di potere
Nonostante siano chiare ed intuitive le competenze del Difensore Civico si disserta sulle sue competenze, come se la legge e lo Statuto stessonon lo definissero a sufficienza
Tutta la discussione (Il giornale di Sicilia del 22/XI/2003) e gli interventi contengono i segni del costante processo degenerativo del concetto di democrazia. Fatta eccezione per il consigliere Antonello Buscema (e non è la prima volta che ci sorprende in termini positivi) che ha accennato alla necessità di attivare il Forum, tutti gli altri interventi contengono i segni inconfondibili della mentalità totalitaria ed antidemocratica
La democrazia è vera solo quando si articola su un complesso di Istituzioni che attraverso una contrapposizione istituzionalizzata ed attraverso il reciproco controllo e condizionamento realizzano il migliore antitodo contro le prevaricazioni
“…La società civile non può prevaricare quella politica… il Consiglio Comunale viene limitato al… parere del Forum…”. Queste sono a nostro avviso i peggiori segni di aspirazioni al totalitarismo che chiudono quel cerchio che alcuni giorni prima si era cominciato a tracciare con scandalose candidature
Il Difensore Civico, se ci si rifà alla storia della sua nascita, è il rimedio a certi malfunzionamenti della democrazia. Tra tutti i cantori della democrazia non esiste alcuno che non sappia che, nei momenti attuali in particolare, l’eletto dal popolo è da tutti unto tranne che dal Signore; ecco perché i veri democratici sostengono la necessità di adottare una serie di contrappesi capaci di contenere quella che appare una costante tentazione della partitocrazia e cioè di affiancare a formali democrazie, sostanziali situazioni totalitarie, magari in nome dell’efficienza, della rapidità delle decisioni e così via, cioè con gli stessi argomenti dei dittatori
Non si riflette, forse abbastanza sulla genesi delle istituzioni, perché allora si comprenderebbe che se gli eletti avessero fatto appieno il loro dovere non sarebbe mai nata l’idea di istituire il Difensore Civico. Ecco perché Buscema ha detto bene che il Difensore Civico non deve garantire i partiti, ma neanche il Sindaco o il Consiglio Comunale, aggiungiamo noi. Un sindaco in gamba non può avere timore della presenza del Difensore Civico che può e deve neutralizzare nel solo modo giusto: svuotandogli la funzione: con il buon governo!. Il Sindaco deve essere il vero ed autentico Difensore Civico dei suoi concittadini: ecco la sfida
Il Sindaco Aiello di Vittoria una mattina di alcuni anni fa si presentò all’ufficio postale per lamentare insieme a suoi concittadini per come venivano trattati gli utenti. A Modica, purtroppo, abbiamo perso anche i vecchi comunisti, scomparsi nella melassa borghese; ciò che di essi è rimasto non riesce ad andare oltre il dire che il Difensore Civico deve essere un competente dell’area giuridica ovvero un altro azzeccagarbugli
In un Comune esistono una grande quantità di organi, avvocati e poteri nelle mani del Sindaco e della Giunta per poter sostenere che il Difensore Civico sia un altro orpello. Piaccia o no il Difensore Civico, nel suo spirito democratico, deve essere uno strumento per il cittadino per difendersi da qualcuno; ma da chi se non dall’Amministrazione comunale e dal potere in generale? Quindi il Difensore Civico non può essere né espressione della maggioranza, né dell’opposizione deve essere culturalmente terzo, (ecco l’importanza del parere del Forum) perché sia la maggioranza che l’opposizione hanno gli strumenti per tutelare il cittadino: la prima con il governo, la seconda con l’attività ispettiva come brillantemente già fanno alcuni consiglieri
Il Difensore Civico deve essere una persona saggia e disincantata, avere sensibilità, senso del dovere, del giusto, della solidarietà; deve nutrire amore per il popolo ed in esso riconoscersi a livello culturale con un senso di appartenenza. Il Difensore Civico può essere anche avvocato, ma deve commuoversi a vedere la vecchietta fare la fila alla posta ed avere innato il senso dell’indignazione, del disprezzo per l’arroganza ed infine la schiettezza dell’uomo pulito di colui che non conosce potenti nei confronti dei quali abbassare lo sguardo. Non vogliamo altri azzeccagarbugli, bastano quelli che abbiamo
Noi forse pessimisti per natura già intuiamo come andrà a finire; è bene, però, che si sappia che le forze politiche che vogliono intruppare il Difensore Civico nella logica del potere sono faziose ed antidemocratiche
Quindi il Consiglio Comunale ed il Sindaco non si adombrino perché è richiesto il parere del Forum, facciano il loro dovere. Il Forum lo ha previsto un altro Consiglio Comunale certamente non meno degno di quello attuale. Si capiscano le motivazioni e comunque si elegga subito il Difensore Civico, fosse anche il peggiore di questo mondo e poi si metta mano alla sua riforma, magari organizzando il tutto in maniera tale che il popolo modicano non abbia la necessità di ricorrere ad un avvocato personale contro la faziosità politica del Difensore Civico
Occorre mettere mano al riordino della struttura burocratica: questo l’insegnamento del “caso Bahia” Chi ci legge sa che non ci interessa quell’attività scontata che a volte viene presentata come una grandissima intuizione, un innovativo modo di procedere ed invece si tratta di fatti banali, di normalissima amministrazione e spesso dovuti
Alcuni provvedimenti sollecitati a favore di alcuni vigili urbani ci fanno riflettere sul concetto di normale, perché se si chiede la promozione per meriti speciali esibendo fatti normalissimi ci si deve chiedere cosa è il normale e cosa lo straordinario episodio che merita un particolare riconoscimento. Noi purtroppo stiamo vivendo dei momenti in cui anche la normalità e l’ovvietà è divenuta rivoluzionaria. Vogliamo dire che il livello normale è tanto basso che anche una banalità diviene eccezionale
Tra i fatti che noi preferiamo perché consentono riflessioni più profonde è da annoverare il “caso Bahia”. Promettendoci di ritornare sull’argomento con una intervista al consigliere Giovanni Rosa che ha sollevato il caso, adesso vorremmo anticipare solo qualche sensazione che ci viene procurata dalla lettura dell’articolo pubblicato sul Giornale di Sicilia del 4 dicembre scorso che per noi appare (pronti a rettificare il giudizio) una conferma dello stato fatiscente della struttura burocratica del Comune
Tale relazione che appare, dal resoconto della giornalista, puntuale nella cronologia dei fatti fa nascere spontanea una domanda che il relatore o la giornalista lascia insoluto: e allora? Il direttore generale non può limitarsi a porre in cronologia i singoli fatti e documenti, dovrebbe cercare di individuare anche chi ha commesso gli errori e perché, ma ancor di più anche la estraneità o coinvolgimento della catena di controllo che dal più basso grado arriva al direttore generale
Non esistono neanche i soliti spazi che il burocrate invoca e cioè il condizionamento dei politici: la struttura burocratica ha la forza che gli deriva dalla legge, ovviamente tale forza si può esercitare solo quando esiste anche nel burocrate la forza delle… Qui le responsabilità non sono politiche se non nell’ordine generale di comprendere che se la struttura burocratica sarà mantenuta a livelli di scarsa professionalità e di scarsa responsabilità fissando i rispettivi livelli di competenza, a livelli bassi di motivazione e costretta a procedimenti farraginosi, antiquati e mortificanti, non si può pensare di andare lontano.
Libri segnalati
Alessandro Mezzano, I danni del fascismo, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma 2003, pp
80, Euri 8,00 Amedeo Bordiga, che nel 1921 fu uno dei fondatori del Partito Comunista d’Italia, soleva dire che il danno peggiore prodotto dal Fascismo era stato l’antifascismo
I danni del Fascismo documentati in questo libro di Alessandro Mezzano sono però di ben altra specie. Ne elenchiamo alcuni: tutela del lavoro di donne e fanciulli; assistenza ospedaliera per i poveri; assicurazione di invalidità e vecchiaia; riforma dell’ordinamento scolastico; riduzione dell’orario di lavoro a otto ore giornaliere e a quaranta ore settimanali; istituzione dell’Opera Nazionale Dopolavoro; istituzione dell’Accademia d’Italia; bonifiche dell’Agro Pontino e di altri territori; colonizzazione del latifondo siciliano; istituzione dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia; emanazione della Carta del Lavoro; creazione delle aree industriali; istituzione dell’INAIL; istituzione del Libretto di Lavoro; istituzione dell’INPS; istituzione degli assegni familiari; riforma dei codici di legge; istituzione dell’assistenza sanitaria gratuita; socializzazione delle imprese(Carta bianca dicembre 2003)