Pagina principale Terzo Occhio
2011-2013 (fine)
La politica è una cosa che si mangia!
(Dialogo gennaio 2011)
Qualcuno ci scrive: lei e le sue confraternite…
(Dialogo febbraio 2011)
Bollette del servizio idrico: se non riesci a convincerli, confondili.
(Dialogo marzo 2011)
A colloquio con Carmelo Modica
Un seme diventa albero o uomo seguendo le proprie istruzioni.
Noi non comprendiamo quali istruzioni segua il Sindaco.
(Dialogo aprile 2011)
Terzo Occhio a Colloquio con Carmelo Modica
La “notte” della nostra cara Modica
(Dialogo maggio 2011)
A colloquio con Terzo Occhio
Disarmiamo la malavita politica modicana
(Dialogo giugno 2011)
A colloquio con Carmelo Modica
Un seme diventa albero o uomo seguendo le proprie istruzioni.
Noi non comprendiamo quali istruzioni segua il Sindaco.
(Dialogo ottobre 2011)
Apriamo la campagna elettorale del giugno 2018
(Dialogo novembre 2011)
A colloquio con Carmelo Modica
Assolti giustificati e redenti?
(Dialogo dicembre 2011)
Signor Sindaco, dialogo o scontro?
(Dialogo gennaio 2012)
Antonello ci vuole felici
Geniale utilizzo del nostro Sindaco delle cartelle ICI 2006
(Dialogo febbraio 2012)
Il Leviatano Antonello Buscema
(Dialogo marzo 2012)
Il trasferimento del palazzo ex bicatex: un progetto del nostro prossimo sindaco Peppi Cuoppula?
(Dialogo giugno 2012)
E’ scelta democratica anche non votare!
Elezioni comunali del 2013
(Dialogo dicembre 2012)
Don Calogero modicano…
Per il bene della città
Terzo Occhio giugno 2013
La politica è una cosa che si mangia!
(Terzo Occhio in Dialogo gennaio 2011)
Abbiamo riletto “Cultura e salsiccia”, un piccolo libello pubblicato pochi anni fa per le “Edizioni Terzo Occhio” e prelevabile dal sito www.terzoocchio.biz nella sua edizione digitale.
In esso abbiamo trovato le motivazioni del perché tutti i post, nei blog locali più attivi, che fanno riferimento ad avvenimenti storico-culturali, presentano pochissimi ed insignificanti commenti.
I blog più commentati sono quelli politici dove quasi sempre le varie tifoserie partitiche si affrontano in una rissa dialettica inconcludente nella quale, i vari attori, coperti da bizzarri, ridicoli ma a volte spiritosi nomignoli di battaglia, quando non utilizzano imbecilli monosillabi e sconclusionate osservazioni, perdono di vista il perché di ogni ragionamento. Non esiste una tesi, una ipotesi, una proposta. Quasi sempre essi sono fuori tema e senza senso: impossibile trarre un qualche insegnamento. In essi si ripetono più o meno i linguaggi, le presunzioni e l’inutilità dei ragionamenti che confusamente si accavallano nelle rumorose discussioni da “Grande Fratello”.
In essi si assume la consapevolezza di quanto sia vero ciò che sostengono alcuni che dopo il Primo Stato (clero), il Secondo (l'aristocrazia), il Terzo (la borghesia) ed il Quarto (il proletariato) sta emergendo il quinto Stato che molti definiscono quello dei "mendicanti, dei banditi e dei dementi".
E’ sufficiente inserire in un blog la sacrosanta verità che per Nino Minardo il pubblico ministero di Messina, Santo Melidona, ha chiesto il rinvio a giudizio per avere da presidente del Consorzio Autostrade siciliane, firmata una delibera in violazione di una sentenza del Tar del 2006 perché si scateni il putiferio.
Le tifoserie, come un formicaio raggiunto da una pietra generano un agitatissimo caos ed uno scontro senza quartiere e senza pudore in cui il più puro servilismo si sposa con la più crassa ignoranza muovendosi concettualmente tra posizioni che fanno del Nino Minardo il più grande statista di tutti i tempi ed altre che lo posizionano nella mediocrità politica più assoluta.
Le truppe si schierano: iscritti, simpatizzanti, amici, ex compagni ed ex camerati, dei partiti, che pascolano nei corridoi di Palazzo San Domenico, scendono in campo; se appartengono alla stessa confraternita, si scambiano la vicendevole accusa “Tu sputi nel piatto in cui mangi. Se anziché rimproverare si vuole intimare, la frase diviene: “Non sputare nel piatto in cui mangi!”.
Frase significativa perché è la più capace di altre nel determinare la qualità della nostra politica, tanto che se noi fossimo professori universitari assegneremmo ad un nostro laureando in Scienze politiche la tesi di Laurea dal titolo: “Tu sputi nel piatto in cui mangi: il laureando, rifletta sul significato di tale frase in politica individuando tutti i suoi possibili significati e del come essa si relazioni con il “rimpasto” termine che indica il provvedimento per risolvere le crisi di governo locale”
Ecco, noi siamo certi che se tale tesi fosse stata assegnata nella inimitabile, e purtroppo estinta, “Facoltà di scienze del governo e dell'amministrazione” di Modica, che tanto bene ha portato, sta portando e porterà al bilancio economico del nostro Municipio, ma principalmente al decisivo salto di qualità della cultura modicana, il relatore avrebbe condiviso la conclusione della ricerca: La politica è una cosa che si mangia!
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Qualcuno ci scrive: lei e le sue confraternite…
(Terzo Occhio in Dialogo febbraio 2011)
Un lettore del DIALOGO ci ha indirizzato una lettera della quale, per ragioni di spazio, virgolettiamo i passi che più sollecitano riflessioni ed argomentazioni:
“ Egregio dottore, Lei ha pubblicato tre lettere che le sarebbero state inviate da “Bocca di rosa”, sua infiltrata nella “Confraternita dei "Fratelli ra quartaredda".[…] Ora mi sembra fin troppo evidente che Lei ha una grande fantasia e si avvale di personaggi e congreghe fantasiose per raccontare la politica modicana da una prospettiva inusuale. […] Per sostenere il teorema della esistenza di una cupola che decide la politica modicana lei crea personaggi e confraternite coprendo tutto l’arco politico tanto è vero che alla “Confraternita dei "Fratelli ra quartaredda" ha affiancato la “Confraternita del Crocefisso rosso” con il suo bravo padre priore superiore”. […] Devo però ammettere che pur leggendola con la consapevolezza di muovermi in un mondo fantasioso al termine della lettura mi rimane una strana sensazione di vero… qualcosa di esotericamente vero […].”
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Carissimo lettore
a costo di destabilizzare ulteriormente il suo sistema di pensiero Le devo dire che la sensazione di vero che Lei percepisce è sufficiente per dimostrare che le due “Confraternite” esistono davvero.
Perché Lei è così scettico? Ragioniamo.
Legga attentamente la prolusione del cardinale Bagnasco all’apertura del consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana di Ancona del 24 gennaio scorso. Sono certo che la rileggerà più volte e l’annoterà come tutti i testi fondamentali.
Bagnasco scrive: […] La religione è certo apprezzabile nella società civile per le sue attività caritative e assistenziali, dunque per la sua dimensione orizzontale. Essa però prospera nella misura dell’intensità della dimensione verticale. L’apertura al trascendente, che pure è indisponibile allo Stato, non può essergli tuttavia indifferente, in quanto struttura la persona, la mette in grado di interpretare ciò che la circonda, le dona quell’idealità e quella forza morale che la materialità non garantisce. Soprattutto, la rende capace di scegliere il bene anziché il male. Che per una società è la direzione primordiale e insostituibile..
Questa valutazione applicata alla realtà politico-sociale modicana dà sostanza all’esistenza della “Confraternita del Crocefisso rosso”.
In una riunione con gli animatori del foglio di battaglia “Terzo Occhio”, abbiamo appreso che alcuni notissimi esponenti della “Confraternita del Crocefisso rosso” hanno chiesto la loro cancellazione dalla lista degli indirizzi cui esso viene inviato via e-mail (circa 1000), forse perché il loro tanto pubblicizzato “centro di ascolto” è impegnato in altre cose; la totale intesa e qualità politico culturale si completa con analoga democraticissima richiesta di esponenti apicali del democraticissimo Pd, giusto per dimostrare che a Modica le sacrestie si cercano più degli altari.
Ovviamente ognuno è libero di scegliere ciò che vuole leggere. Anche Goring, come loro, ritenendo di aver raggiunto la verità, diceva che ogni altra “cultura” che gli si presentava gli faceva venire la voglia di mettere mano alla pistola mentre altri epigoni della democrazia “gulaghiana” introdussero, tra i vari modi in cui si può praticare la dialettica culturale, quella del piombo contro la penna e la parola (assassinio di Giovanni Gentile).
Di contro, il fatto che nessuno dei noti esponenti del centrodestra modicano, abbia chiesto la cancellazione dalla lista di indirizzi non è manifestazione di democrazia, anzi. Proprio questo dà ragione a chi, come Solgenitsin, definisce questa democrazia qualcosa di simile della dittatura: “nella dittatura non si può parlare, anzi si deve tacere, nella democrazia, invece si può parlar… meglio, anche gridar… ma al vento”.
Questo ci consente di facilmente prevedere che l’invito de “Il clandestino” del novembre scorso perché Saro Minardo gli rilasci una intervista sulle origini dell’impero economico da lui creato non sarà mai accolto.
Mi creda, gentile lettore
Si faccia un giro nei luoghi frequentati da certi personaggi: Partecipi ad eventi “culturali” ed inaugurazioni e vedrà sfilare uno per uno i 243 appartenenti alla “Confraternita dei "Fratelli ra quartaredda" ed i maggiorenti della “Confraternita del crocefisso rosso”, verificherà che alcuni hanno la tessera di entrambe.
Terzo occhio
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Bollette del servizio idrico: se non riesci a convincerli, confondili.
(Terzo Occhio in Dialogo marzo 2011)
L’Intergruppo (politicanti interisti?) ed esponenti di “Forza del sud (miscela di voltagabbana doc, malriusciti futuristi, già fascisti, già Pdl, già tutto e predisposti, sin da adesso, ad essere anche altro) hanno deciso insieme, in omaggio a Harry S. Truman, (Presidente degli Stati Uniti, 1884-1972), di attuare il suo aforisma:Se non riesci a convincerli, confondili.
Come campo di battaglia è stato scelto quello delle “bollette pazze” del servizio idrico.
Noi confessiamo che non conosciamo la normativa e le tecniche di rilevamento dei consumi perché ci siamo limitati a pagare e basta. Ora la bagarre su questo arrivo delle bollette ci ha incuriosito ed abbiamo cercato di capire cominciando a visitare il sito del comune dove esiste un solo comunicato stampa che chiarisce in maniera perfetta la situazione: le bollette riportano l’effettivo consumo e si riferiscono agli anni 2008 e 2009 anche se per motivi tecnici e non per superficialità è stato indicato solo il 2008.
Non abbiamo nessun motivo per dubitare che le cose stiano come ha dichiarato il Sindaco, anzi siamo certi che dice il vero. Questo non ci impedisce però di considerare imperdonabile cecità politica l’affermazione con la quale l’assessore ha indicato come necessità tecnica e non leggerezza l’aver indicato solo il 2008 e non anche il 2009 come anno cui si riferiva il tributo. Irresponsabile decisione che ha scatenato un’altra, altrettanto irresponsabile, reazione degli “Intergruppini” potendo contare sulla preoccupata convinzione dei cittadini che in pratica era avvenuto un raddoppio del costo dell’acqua.
L’episodio in verità mette a nudo i limiti di efficienza della struttura burocratica nella quale non si percepisce alcun desiderio di ben servire la Comunità; in pratica non gliene ha fregato più di tanto se la “esigenza tecnica” avrebbe preoccupato la cittadinanza. Siamo ormai abituati a vedere file infinite davanti all’ufficio idrico e all’ufficio rifiuti solidi urbani di cittadini che devono chiedere chiarimenti secondo il principio della dirigenza politica e non del Municipio: “intanto spariamo bollette poi si vedrà… qualcuno pagherà ed intanto incassiamo… altri verranno a chiedere e risolveremo loro il problema… mica possiamo perdere tempo appresso a loro…
Per il caso specifico qualcuno ci dovrebbe dimostrare che non era possibile, in termini informatici, anche fuori dai quadri tecnici della bolletta, inserire una comunicazione generalizzata oppure inserire un foglio aggiuntivo o… ricorrere anche ai segnali di fumo personalizzati per dire a tutti i destinatari che la bolletta si riferiva anche ai consumi del 2009.
Scene di ordinaria inefficienza che comunque ci devono preoccupare meno delle “scene di ordinaria follia politica” messe in atto dagli “Intergruppini politicamente apolidi” (senza patria culturale) che sfruttano un disagio con il pericolo di crearne uno peggiore.
E’ giusto aspirare a gestire il potere ma certamente tale aspirazione non si può avvalere dall’invito a non pagare quanto è dovuto. Nulla di nuovo: gli “Intergruppini” cavalcano un disagio per prepararsi alle prossime elezioni; fanno ciò perché è estremamente facile, mentre non si sognano lontanamente di presentare un progetto organico di revisione del sistema di gestione delle acque che richiede un’ansia e delle competenze che i saltimbanco di norma non hanno.
Nel palazzo S. Domenico l’Amministrazione “Rosso-rosella-grigioscuro” resiste, ha buone armi ma nulla può fare contro un clima reso cupo dai “fumogeni” sparati dagli “Intergruppini apolidi” che assediano l’edificio. Poco più in là da un finestrone al terzo piano di un edificio alcune persone in abiti gessati, silenziosi osservano la scena come se aspettassero un cenno dagli assediati per intervenire.
Ecco di cosa ci dobbiamo preoccupare ancor di più. Accanto a degli assediati che si difendono dai cultori della malapolitica esistono altri che determinano gli eventi oppure prendono atto del loro verificarsi e li “piegano” ai loro “Bisogni”.
Terzo Occhio
A colloquio con Carmelo Modica
Un seme diventa albero o uomo seguendo le proprie istruzioni.
Noi non comprendiamo quali istruzioni segua il Sindaco.
(Terzo Occhio in Dialogo aprile 2011)
• (Terzo Occhio) – Nel precedente numero, il Sindaco rimprovera DIALOGO per avergli rivolto furenti rimproveri e livorose critiche. Potendosi dimostrare che siamo noi e, quando con noi consonante, il Gruppo Terzo Occhio, i veri destinatari dei suoi strali, una replica sembra lecita. Il mutamento degli arenili a seguito della realizzazione del porto di Pozzallo ha creato l’incantevole spazio ai piedi della Torre Cabrera, dove mi rifugio spesso ad oziare. Ed è con l’atteggiamento dell’ozio che le chiedo di organizzare una risposta alle esternazioni del Sindaco.
- (Carmelo Modica) –In effetti il Sindaco, con questa reazione, riconosce anche l’esistenza del Gruppo Terzo Occhio, infatti tutte le sue argomentazioni più risentite si riferiscono a critiche nostre piuttosto che a quelle rivoltegli da DIALOGO. Per rendersi conto di ciò è sufficiente consultare il sito www.terzoocchio.biz dove ho raccolto, in forma cronologica, gli articoli di stampa pubblicati in tutte le testate locali, che contengono richieste e osservazioni fatte al Sindaco (tantissime) e le sue risposte (quattro), dalla sua elezione (giugno 2008) al giugno di quest'anno.
● Nella lettera a DIALOGO Antonello Buscema, nonostante sia ben attrezzato per capacità di elaborazione e scrittura, ci attribuisce sentimenti di livore e furore ideologico, senza entrare nella sostanza delle cose. Un po’ come quando, evidenziando una certa qual pigrizia culturale, ci accusò di qualunquismo.
- A sua discolpa, si potrebbe ipotizzare che, da uomo di fede, egli confonda il linguaggio deciso e severo con il livore perchè, non essendo capace di provare quest’ultimo nei confronti di chicchessia, non è in grado di riconoscerlo. Per lo stesso motivo egli non s’accorge di quanto ci insulti attribuendoci schizofrenici pregiudizi, frustrazioni e "bisogni" psicologici...
● …né appare libero da visioni complottarde quando attribuisce a DIALOGO un progetto premeditato contro di lui: DIALOGO, attraverso incontri mensili con la stampa locale, proporrebbe una finta collaborazione col Sindaco, avendo in realtà l’intenzione di munirsi di elementi utili per poterlo attaccare poi con furore ideologico…
- … e livore! Davvero diabolici questi di DIALOGO! Ma il Sindaco ha scelto l’argomento sbagliato. Fui proprio io, su delega, a spiegare la proposta di DIALOGO in un incontro preparatorio fra Sindaco e giornalisti d’altre testate. L’incontro, da mensile divenne bimestrale, con data fissa, orientato verso attività di laboratorio culturale, e cioè, da un lato proposte concrete e dall’altro impegni chiari e netti del Sindaco. S’iniziò subito male. Al primo incontro, per DIALOGO, eravamo presenti Peppe Ascenzo ed io. Il conduttore Sammito, gironzolando come una star, col microfono in mano, tutto fighetto, parlando di tempi televisivi, trovò problematica la presenza del prof. Ascenzo, perché non giornalista. La cosa rientrò perché si capì che, se fosse andato via Ascenzo, sarei andato via anch’io. Il secondo incontro “bimestrale", si fece dopo quattro mesi ed iniziò con un’ora di ritardo. Io chiesi chiarimenti sull’episodio di una tomba costruita abusivamente, il quale lasciava intuire l’esistenza di climi malavitosi, e feci la proposta di avviare un’indagine amministrativa "storica" sui lavori compiuti dentro al cimitero. Il Sindaco non accennò minimante a rispondere alla mia domanda e, per almeno 30 minuti, ci spiegò tutti i progetti di allargamento del cimitero.
● Cosa la sorprende? Rispondendo ad una critica di Antonio Di Raimondo, Buscema scrisse che, durante la messa e la successiva processione della Madonna delle Grazie, aveva ascoltato <<la ‘campana’ della Parola di Dio che recitava: "se facendo il bene sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio">> e ancora <<"oltraggiato non rispondeva con oltraggi e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua ostentata causa a Colui che giudica con giustizia">>. Non le sembra ch’egli, invece d’invocare l'aiuto di Dio per la sua azione di governo, pretenda che la sua amicizia con Dio postuli un automatico atto di fede sulla bontà di tale azione?
- Questo piano di discussione mi innervosisce: andiamo oltre.
● Veniamo alla sostanza? Abbiamo sollecitato il Sindaco Buscema su argomenti concreti (non onerosi per le casse del Comune): l'attuazione dello Statuto comunale nelle parti che riguardano le consulte e gli strumenti di partecipazione dei cittadini; il caos nella gestione delle aree di sosta e la conseguente ingiustizia in materia di contravvenzioni; la possibilità di visionare gli atti originali del settimo centenario della Contea; la modernizzazione del sistema di pagamento degli oneri di urbanizzazione, o dei contatori dell'acqua, e le tante altre cose evidenziate dal nostro Direttore lo scorso mese di Giugno. Silenzio assoluto. Solo alla richiesta di diminuire le indennità degli amministratori ha trovato il tempo per scrivere. Forse per raccontarci che, a causa di un incidente occorsogli con la sua auto privata mentre si spostava per motivi di servizio, aveva "eroicamente" intaccato le sue finanze, anziché quelle del Comune.
- Sarà per questa “eroicità” che ci ha chiesto "almeno l'onore delle armi cioè il rispetto"! Non sarà che confonde "l'onore delle armi", spettante ai valorosi nemici sconfitti, con il "rispetto", dovuto anche agli amici? Non sarà che da noi ha avuto più rispetto di quanto meritasse? Chi non ha mai voluto rispondere alle precise e circostanziate prove sull’esistenza di una struttura burocratica fatiscente, clientelare e talmente disorganizzata da rendere credibili gli scenari malavitosi descritti dal Pubblico Ministero nei processi in itinere, per non parlare delle osservazioni sulle accuse indirette ai vigili urbani da parte di esponenti della sua maggioranza, o della sostituzione del prof. Sortino nella direzione della Fondazione Grimaldi; costui, è forse degno d’onore e per di più delle armi?
● E tuttavia, ammetta che in questa lettera ha fatto un passo indietro, definendo becera l’idea di misurare la qualità politica e culturale con la quantità di voti che, invece, aveva sostenuto su La Pagina, aggiungendo però che “separare del tutto la qualità politica e culturale dei propri progetti dal consenso e dalla condivisione popolare sia un'idea reazionaria e fascista esibita una volta nelle case del fascio e oggi, almeno nel nostro Paese, in nessun'altra casa o sagrestia”!
- Aveva un gran desiderio di darmi del fascista, e lo ha fatto! Forse pensava che mi vergognassi di tale sintonia culturale, come d’essere stati comunisti vilmente si vergognano alcuni suoi compagni di cordata. I flirt tra sagrestie e case del fascio di allora (e case del popolo adesso), appartengono alla medesima logica di potere di chi definì Mussolini "l'uomo della Provvidenza". Forse che Buscema ha preso le distanze da un Vescovo che ha invitato i fedeli a pregare per un suo compagno di maggioranza, arrestato per associazione criminale con truffe e malversazioni ai danni dello Stato?
● Giusto! Ma la divaricazione tra qualità politica e progetti di condivisione popolare è un problema vero.
- Certo, ma definire fascista l'attività di chi si propone di dare qualità culturale alle proprie elaborazioni, senza volersi curare di realizzare progetti di condivisione politica è tipicamente …fascista! Forse che ogni studioso puro diventa fascista solo perché non ritiene di creare attorno alla propria proposta il consenso elettorale?
● Però, si deve ammettere che la lettera, nel suo complesso, è una nobile lettera. Nella parte finale evidenzia le qualità della nostra Comunità.
- Buscema confonde le speranze con la realtà che noi ci limitiamo a descrivere, non a determinare. Noi non abbiamo messo in dubbio le qualità umane della nostra Comunità, ma esse non si trasferiscono automaticamente alla direzione politica, perché il sistema di trasferimento (quello elettorale) è inquinato da un potere degradato e mafioso: sono 42 i politicanti inquisiti a vario titolo per gravi reati. E’ innegabile che le sue qualità umane producono nel Sindaco un effetto alone che lo fa apparire diverso dai suoi predecessori. Tuttavia, è sufficiente 'sostare' sulle sue parole e sui suoi comportamenti per assumere la consapevolezza che egli appartiene allo stesso mondo culturale di Torchi e degli altri che li hanno preceduti...
● ...e sembra talmente inconsapevole di questa sua condizione da non riconoscere posizione "altra". Quando, per dimostrare il nostro qualunquismo, afferma che gli ultimi tre sindaci "differenti per carattere, per storia personale, per appartenenza politica" sono stati ugualmente oggetto delle nostre severe critiche, egli utilizza uno strumento dialettico convincente solo in apparenza, poiché non valuta il dato di fatto che, a livello di risultati amministrativi, non esiste soluzione di continuità dal 1985 ad oggi.
- Come tutti ormai, egli opera una personalizzazione della politica, strumentale perché, elezione diretta o meno, egli è espressione di una coalizione politica. Questa personalizzazione è un marchingegno di ogni politica pro tempore per non farsi giudicare. Diamo le colpe a Torchi, a Buscema, a Ruta e così cancelliamo le responsabilità di ogni Sindaco. La gente dimentica: 40 anni di democristiani, 17 anni di socialcomunisti, 6 anni di centrodestra e 3 di non so cosa. Così come la gente dimentica che Buscema è l'espressione di quella formazione che volle lo Statuto del Comune di Modica: la stessa forza che ora, avendone la possibilità, non si cura di attuarlo.
● Buscema, con sufficienza, ci invita ad elaborare un "progetto compiuto" che non si esaurisca in una enunciazione teorica. Lo fa con l'atteggiamento di chi è convinto che noi abbiamo parlato d'altro, poiché non sapremmo andare oltre una sterile critica, essendo incapaci di renderci conto della “faticosa quotidianità”.
- Il problema è intendersi sul significato di "progetto". Buscema lo definisce: piano di risanamento economico, piano del traffico, smaltimento dei rifiuti solidi urbani, governo delle acque, piano di protezione civile, piano regolatore generale, ecc. Noi, per ciascuno di questi settori, ci chiediamo: come? Lui e i suoi predecessori si affannano, da ignoranti di ciascun dominio, a suggerire presuntuosamente soluzioni tecniche; noi, da ignoranti consapevoli, chiediamo ai tecnici di elaborare ventagli di soluzioni scientificamente valide perché il politico possa scegliere, a ragion veduta, quella più aderente agli interessi della comunità, pur nell’ambito della propria visione politica.
● Noi chiediamo alla struttura burocratica d’essere lo strumento di elaborazione e redazione del ventaglio di soluzioni tecniche fra cui operare la scelta. Gli altri lasciano che essa eserciti l’unica funzione che Saverio Terranova, Nino Avola e seguenti le hanno affidato: quella di strumento per l'attività clientelare della politica. Quando Antonello Buscema ci chiede un nostro progetto, non sa di cosa parla. Egli non percepisce l’evidenza: il nostro progetto risiede proprio nell'oggetto della nostra critica.
- Un progetto di risanamento ne presuppone uno tecnico che, monitorate le risorse materiali, economiche ed umane, evidenziate le potenzialità connesse ai vari possibili utilizzi (collegate ad eventuali incentivi), individui un rapporto costi-benefici completo dei suoi valori, anche immateriali. Per esempio, solo dopo un accurato studio delle varie alternative, si potrà decidere se trasferire gli uffici di Palazzo Campailla nell'edificio dell'ex Azasi ed affittare il Campailla ad un privato perché vi realizzi un... atelier d’alta moda, ottenendo l’eliminazione di un permanente attrattore di traffico indisciplinato, l'incasso di un affitto e la nascita di un'attività imprenditoriale. Questa idea, pur apparendo percorribile, per essere politicamente valida deve essere scelta tra le tante proposte derivanti dall’indagine di soggetti competenti; altrimenti sarà la solita decisione d’un amministratore pro tempore, presuntuoso e ignorante. Ma queste sono considerazioni così ovvie che esprimiamo serena compassione per chi pretende di imporre un senso unico, o interviene sulla Via Conceria, al di fuori del contesto organico dell'intero piano del traffico.
● A Modica, la politica ha mortificato le poche competenze, ha eliminato ogni senso della dignità della funzione. Manca un progetto tecnico, ogni cosa è raffazzonata e disorganica. Le decisioni sono approssimative. Sulla città calano politicanti sbriga-faccende, starnazzanti come quei gabbiani svergognati che, abbandonato il mare, frugano nelle discariche a cielo aperto.
- Con dolore, devo concordare con lei. Ma, se il Sindaco, sbagliando, ci ha attribuito sentimenti di livore, disgusto, furore e qualunquismo, perché non ci ha detto che siamo anche presuntuosi? Avrebbe colto nel segno, perché lo siamo. Non possiamo gloriarcene, perché non è difficile, nemmeno ai mediocri, essere migliori di questa classe politica. Noi siamo ormai anziani, ma anche i giovani possono avere una saggezza antica. Una giovane donna della tribù Mashpee, nel Massachussetts, diceva ai “visi pallidi”: "Un seme, un fiore, un albero, si sviluppano secondo le istruzioni che gli sono state date. Noi abbiamo sempre cercato di vivere secondo le nostre istruzioni e non comprendiamo le vostre". Ora siamo noi i visi pallidi e anche noi le diciamo: “Signor Sindaco, noi non comprendiamo il suo modo di governare. Noi non comprendiamo questo suo modo di voler bene a Modica”. La preghiamo, non faccia l’indiano!
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Terzo Occhio a Colloquio con Carmelo Modica
La “notte” della nostra cara Modica
Mai nella sua storia Modica ha avuto una direzione politica ed amministrativa così mediocre dal punto di vista etico e morale. L’arresto di Riccardo Minardo e le vicende giudiziarie che negli ultimi anni hanno interessato la classe politica ed amministrativa modicana ne sono la prova.
(Terzo Occhio in Dialogo maggio 2011)
― (Terzo Occhio) –Il desiderio di avere un colloquio conLei è maturato dopo aver riletto la nostra “Intervista a Terzo Occhio”. Essa, infatti, mi ha fatto pensare che sarebbe utile completare la descrizione dello scenario politico modicano da una prospettiva più pratica ed “operativa”.
― (Carmelo Modica) – Alcuni considereranno questo colloquio non reale. Infatti, vi è chi sostiene o sospetta che sia io stesso Terzo Occhio.
― (t.o.) – Risulta anche a me. Si vede che non hanno letto la nostra “Intervista…” e, alla nostra simile visione del mondo, fanno corrispondere l’identità delle persone. Costoro, non per pigrizia, ma per mediocrità culturale, non riuscendo a confutare concetti ed ipotesi, si affannano a demolire il privato culturale o ideologico del loro autore sicché, se Terzo Occhio afferma che è censurabile quel professore che indica ai suoi discenti lo studente da votare negli organismi democratici universitari, non discutono se tale azione è diseducativa, una nuova forma di “baronaggio universitario”, di indottrinamento, di scarso senso democratico, ma preferiscono discutere della possibile identità dell’autore della comunicazione non gradita, non avendo argomenti per contestarla.
― (c.m.) – Noto che Lei comincia subito con le bordate, ma in verità è più importante l’ordinanza di custodia cautelare emessa contro Riccardo Minardo, la moglie ed altre tre persone per associazione a delinquere, truffa aggravata, malversazione ai danni dello Stato…
― (t.o.) – E’ certamente più grave, ma entrambi i fatti appartengono allo stesso mondo culturale: utilizzare cariche pubbliche per obiettivi privati e di clan, o per imporre una ideologia totalitaria, o per utilizzare la funzione educativa al fine di indottrinare e non di formare. Credo che il clima culturale descritto nella citata “intervista” sia il presupposto per intendere gli avvenimenti giudiziari poi avvenuti.
― (c.m.) – I politici modicani hanno avuto una condanna definitiva per peculato, per fatti commessi nella funzione di Presidente della Regione Siciliana, ed un’altra per falso ideologico, nell’esercizio della funzione di Assessore di una Giunta di sinistra a Modica. Per l’arresto di Riccardo Minardo, non essendo in presenza di condanne definitive, nulla si può dire…
― (t.o.) – …dal punto di vista giudiziario, ma moltissimo si può dire dal punto di vista politico. Il processo giudiziario si muove nel rispetto di regole rigide perché deve raggiungere una verità provata. Il giudizio politico no. Proviamo a ricostruire la fedina penale della classe politica modicana?
― (c.m.) – In un file del mio computer denominato “Fedina penale della classe politica modicana dell’era belusconiana” ho raccolto tutti i dati. Alle due condanne definitive prima citate si affianca quella di primo grado all’ex presidente del Consorzio Autostrade Siciliane per abuso d’ufficio e rifiuto di atti d’ufficio, mentre, tra politici, amministratori ed “amici”, nei procedimenti “Modica bene”, “Carriere facili” ed “Indagine Copai” (Consorzio Provinciale Area Iblea) sono coinvolti ben 42 soggetti, principalmente modicani.“
― (t.o.) – La recente condanna di primo grado a carico di Nino Minardo...
― (c.m.) – … scusi se la interrompo… se Lei è d’accordo, vorrei evitare di fare altri nomi. Mi sembra che una discussione impersonale sia più efficace per analizzare politicamente la realtà. Ogni cosa, infatti, correrebbe il rischio di essere interpretata come volontà di attaccare questo o quello e di essere noi una parte in lotta. Io penso che occorra analizzare più i climi che le persone.
― (t.o.) – Concordo.
― (c.m.) – Tra l’altro io, nei confronti dei singoli condannati, avvisati ed indagati, non nutro sentimenti di avversione o di disprezzo. Poveretti loro, poiché ritengono che questo sia l’unico modo di far politica e non ne conoscono altro!
― (t.o.) – Concordo che fare i nomi potrebbe essere riduttivo, perché implicherebbe l’idea che le colpe siano di questi 45 personaggi. E’ difficile a Modica ricostruire la genealogia di un’epoca oscura, ma è altrettanto difficile, dopo aver constatato che non è l’uomo a discendere dalla scimmia ma il contrario, stabilire un “che fare?”.
― (c.m.) – Io penso che l’unica resistenza possibile debba prendere le mosse dalla mediocrità politica e culturale. Quello giudiziario è un elemento accessorio. Nel clima etico attuale, sentenze di condanna non avrebbero alcun potere dissuasivo, perché queste sarebbero studiate per escogitare migliori accorgimenti per delinquere, facendola franca, piuttosto che considerate come motivo di riflessione morale.
― (t.o.) – Dalla comparazione dell’organizzazione malavitosa descritta dal documento di richiesta di rinvio a giudizio di “Modica bene” e quello relativo all’indagine Copai, con le figure “professionali” delle persone coinvolte, risaltano tutti gli elementi “necessari”: il politico fa la scelta, il burocrate la realizza e l’imprenditore consente il trasferimento del malloppo dal pubblico al privato.
― (c.m.) – E’ vero. Esistono anche le società di comodo, le mogli vicepresidenti di qualcosa, le figlie socie; esistono le società fittizie presso la segreteria privata del potere, assessori nominati sul campo per meriti “fraterni” e neo onorevoli divenuti tali solo per denarocrazia. Tutto questo non è reato.
― (t.o.) – Giusto, e basta leggere le dichiarazioni del 27 aprile 2011 del coordinatore cittadino del Movimento per l’Autonomia, Angelo Gugliotta, in merito all’arresto di Riccardo Minardo: “Esprimiamo la massima fiducia nella giustizia ma esprimiamo innanzitutto la massima solidarietà, il nostro affetto e la nostra vicinanza all’onorevole Minardo, e la nostra costernazione per quanto avvenuto. Non ci sono minimamente dubbi sul fatto che il nostro leader continuerà ad avere la nostra piena fiducia nella sua azione politica”.
― (c.m.) – Io ho letto anche la dichiarazione di un altro Gugliotta, Piero, esponente del Movimento “Una nuova prospettiva” che separa la vicenda giudiziaria di Minardo dal fatto che sono alleati di governo. Con un politichese di rara ipocrita maestria annuncia che: “Una nuova prospettiva” garantirà un’azione di sostegno ancora<<più decisa e determinata nel portare avanti il progetto di una città bella, pulita, a misura di cittadino e dove si possano guardare senza sospetto, ma con fiducia e stima, quanti sono chiamati a guidarla ed amministrarla>> concludendo con l’immancabile ritornello “Riponiamo la massima fiducia nell’operato della magistratura e delle forze dell’ordine “ (radiortm.it 28 aprile 2011).
― (t.o.) – Appare più illuminante la posizione degli eredi di Berlinguer i quali adesso invitano a distinguere Alì Babà dai quaranta ladroni quando, non molto tempo fa, il solo essere conoscenti di Alì Babà era motivo di disprezzo. E così affermano che: “poiché l’indagine non riguarda persone e fatti riconducibili all’attività amministrativa, la vicenda giudiziaria non inficia i rapporti di coalizione”. (radiortm.it 26 aprile 2011). Poco conta, quindi, con chi hanno sottoscritto il patto di governo: l’alleanza non si rompe. Più affettuoso il sindaco Buscema il quale, nel fatto che le indagini non riguardano persone e fatti riconducibili all’attività amministrativa, trova “la conferma e l’incoraggiamento per continuare insieme agli amici dell’MpA con la stessa abnegazione, determinazione e coraggio (sic!)” (radiortm.it 27 aprile 2011)…
― (c.m.) – …considerato che i patti Antonello Buscema, Giancarlo Poidomani ed amici di cordata li fecero con Riccardo Minardo, per discutere con lui della formidabile azione di governo, avranno solo il problema di farsi autorizzare dal giudice per proseguirla e condurla in porto, visto che tutto avviene per… “il bene di Modica”, e anche perché tutti sanno che la sinistra è garanzia morale di etica politica.
― (t.o.) – Amaro sarcasmo il suo, oppure rassegnazione?
― (c.m.) – No! Fredda indignazione. Aggiungo che il vero tradimento lo ha maturato quella sinistra tutta casa, morale e chiesa. Che il potere economico si comporti come i capi di imputazione dei procedimenti penali lasciano intravedere è normalissimo perché è il risultato naturale del suo sistema di pensiero.
― (t.o.) – Siamo d’accordo. In pratica il male sta al potere con due facce, quella della delinquenza politica o quella della mediocrità politica, talora distinte e talora sovrapposte. Esso ostenta comunque una grossolana, inconcludente ed odiosa pretesa di egemonia etica e morale.
― (c.m.) – “Che fare”? Lei ha detto poco fa.
― (t.o.) – Io non temo d’essere definito “qualunquista” nel sottolineare che, se la destra contribuisce al degrado di Modica con gran parte dei 45 tra condannati, indagati e rinviati a giudizio, la sinistra ha fornito il suo determinante contributo alla conservazione del clima malsano di cui si discute, preservando l’acqua melmosa in cui prospera il pesce malavitoso. Quindi il “che fare?” è bonificare la palude.
― (c.m.) – Sono d’accordo, anche per esperienza diretta. Ho collaborato con il Sindaco per la posa in opera di una targa al cimitero vecchio relativa ai nove villani uccisi dal potere modicano nel settembre 1860, ho visionato gli atti relativi ai vari manufatti costruiti da privati in suolo pubblico a Monserrato, ho comparato i tempi e le procedure relative a pratiche dell’Ufficio Tecnico con le stesse dei comuni vicini ed ho la consapevolezza che la struttura del Comune di Modica è un ostacolo all’economia sana ed un meccanismo incapace di amministrare.
― (t.o.) – Incapace? Se fosse solo incapacità basterebbero corsi di formazione, ritocchi organizzativi ed attenzione ai profili professionali. Invece la struttura burocratica manifesta una evidente stupidità amministrativa che, anche quando non sia pianificata e voluta, è certamente sfruttata e mantenuta.
― (c.m.) – Che il caos burocratico sia sfruttato e mantenuto dalla dirigenza politica corrotta mi sembra riduttivo. Senza tenere in alcun conto le capacità di direzione e di organizzazione, prima con i concorsi truccati, poi con la nomina di capiservizio fedeli al clan, è stata creata una struttura amministrativa con persone scelte in funzione di quella attività clientelare che deve supportare il mantenimento del consenso, la ricerca di fondi per le campagne elettorali, non trascurando il trasferimento di denaro nei conti personali con la “nobile” scusa di finanziare il partito. Ne fa fede l’indagine “carriere facili” che, anche se legali, si rivelano provvidenziali strumenti per l’azione malavitosa. In un recente passato il “dirigente” esercitava la sua funzione, la mattina nel suo ufficio al Municipio ed il pomeriggio presso la segreteria privata dell’onorevole. E’ ovvio che in un clima del genere non può esistere alcuna dignità della funzione. Ne è sintomo la lettera scritta dall’Assessore alla Cultura al quindicinale La pagina per indicare il telefono giusto della biblioteca: un dirigente che sopporta di essere responsabile di procedure burocratiche imbecilli quasi fosse l’ultimo degli impiegati nel settore. La sinistra si vanta di non avere alcun indagato tra i suoi esponenti, ma è vero che dal 1985 ha governato Modica per un lunghissimo periodo senza risanare minimamente l’ambiente malarico cui ci riferiamo. Quindi, anche quando non si possa dimostrare che abbia rapinato, ha le stesse responsabilità di chi presta la propria auto ai ladri.
― (t.o.) – Il Comune è divenuto la palude in cui ciascuno esercita il potere che la funzione istituzionale gli assegna ma, ciascuno nell’esercizio delle sue mansioni, anche di basso livello, è a conoscenza di certe cose. Persino l’autista di don Calogero ha il potere del ruolo che gli consente di conoscere i segreti del capo, oltre a quello conferitogli per “giusto compenso” al suo servire.
― (c.m.) – L’azione politica, alla ricerca del consenso, non può ridursi alla segnalazione e al rattoppo delle buche nelle strade per ottenerne riconoscenza, visibilità e voti: questo è lo schemino gradito a Don Calogero. Il problema è culturale e pertanto complesso e, forse, risulta irresolubile, nell’immediato, anche con i normali strumenti giudiziari. Io credo che l’unica strada percorribile sia quella di inserire nel sistema provvedimenti capaci di metterlo in corto circuito. Attualmente limiterei le disposizioni al risanamento della struttura burocratica. Una struttura burocratica ordinata, motivata, con procedure snelle e severe che obbedisse ad una sorta di protocollo procedurale, una carta dei servizi oculata e chiara che fissa procedure, competenze e responsabilità; una chiara struttura delle dipendenze ed una netta separazione delle responsabilità di direzione politica e di direzione tecnico-amministrativa eliminerebbe quell’ambiente melmoso in cui è possibile “raccomandare” una pratica, far passare l’approvazione di un progetto dietro compenso di denaro o di voti. Sì, la struttura burocratica è l’arma principale della malavita politica.
― (t.o.) – Mi farebbe piacere tornare sull’argomento, rischiando che molti ritengano questo colloquio una sua conversazione allo specchio. La deluderò, evitando scrupolosamente di citare a macchinetta articoli e commi di legge o di esibire tabelle. Comunque, trattandosi di provvedimenti organizzativi che non richiedono impegni di spesa, questa Amministrazione non avrebbe l’alibi dei soldi.
maggio 2011
***
A colloquio con Terzo Occhio
Disarmiamo la malavita politica modicana
Mi piace conversare con Carmelo Modica, accomunandoci una condivisa weltanschauung nell’ambito di militanze politiche diverse. Ritengo che i nostri colloqui possano essere di una qualche utilità ai Modicani e ringrazio Dialogo perché ha deciso di pubblicarli. Abbiamo dedicato il precedente colloquio ad analizzare la fedina penale della classe politica modicana ed abbiamo individuato nella struttura burocratica lo strumento fondamentale per la realizzazione degli obiettivi malavitosi. Ora tentiamo di dare qualche indicazione sul come disarmare la delinquenza politica e di suggerire alla sinistra il modo per dimostrare che è possibile non fare da palo ai ladri. Accetto il rischio di apparire molesto, convinto in ogni caso che “repetita iuvant”.
(Terzo Occhio in Dialogo giugno 2011)
● (Terzo Occhio) – A quanto pare la sinistra modicana non ha gradito il fatto che le abbiamo assegnato un ruolo attivo sulla questione morale.
– (Carmelo Modica) – La sinistra ex comunista, e ancor di più quella cattolica, ha sempre preteso di avere un indiscutibile primato morale e di essere, per ciò stesso, esentata da indagini riguardanti l’etica. La stessa locuzione “compagni che sbagliano”, coniata per definire quei comunisti che hanno commesso veri e propri crimini, è sintomo di questa strategia.
● Non la credo proprio una strategia, ma una profonda, connaturata convinzione di rappresentare il Bene. Nel contesto modicano, il coinvolgimento dei tanti soggetti del centrodestra in procedimenti penali alimenta questo processo di “auto-beatificazione” della sinistra...
– …queste ultime vicende, inoltre, oscurano le grandissime e determinanti colpe della sinistra.
● La supremazia culturale, della quale la sinistra si sente portatrice, fa sì che essa lotti permanentemente per gestire direttamente il potere più che per costruire uno Stato di diritto. Ne è prova il fatto che nessuno dei problemi d’incompatibilità di Berlusconi furono affrontati e risolti dal governo Prodi. (1)A Modica, nessuno degli strumenti e degli istituti utili a rendere refrattaria la struttura burocratica alla delinquenza politica sono stati affrontati dalla sinistra nei 15 anni di gestione della città, né immediatamente prima di Torchi, né nei tre anni successivi, a guida Antonelliana. Lo stesso processo di “incarnazione” del potere economico nella politica modicana risale al periodo in cui la sinistra ha governato la città. Ricorderà i famosi articoli pubblicati nel 1985 da “I siciliani” di Giuseppe Fava, ucciso dalla mafia…
–…che io considero un vero è proprio antecedente della situazione giudiziaria attuale...
● …come i responsabili de “Il clandestino”, che li ha ripubblicati recentemente ritenendoli essenziali per comprendere la situazione attuale.
– Non precisamente. La carica dei quarantacinque inquisiti in procedimenti contro esponenti del centrodestra arriva da lontano. Venne concepita nel periodo in cui l’on. Avola fece raggiungere alla democrazia cristiana modicana il massimo “splendore” a Modica e a Palermo; si irrobustì durante i 15 anni a guida social comunista e si “sublimò”, infine, nelle sindacature Torchi. La verità è che la sinistra s’interessa degli articoli de “I Siciliani” non per “indagare” in termini scientifici la natura criminogena del sistema, ma per obiettivi di battaglia elettorale contro i Minardo. E’ da sempre che la sinistra ha sollecitato, favorito ed utilizzato, per acquisirne il monopolio, i grandi temi “etici”: difesa del territorio, azione antimafia e cultura, imponendo una sorta di meccanismo mentale di associazione di idee per effetto del quale solo la sinistra ha le carte in regola per perseguire tout court l’azione antimafiosa, fino a coniare termini come “borghesia mafiosa” che criminalizza tutta una classe in quanto tale; un po’ come i comunisti che hanno reso dottrina l’intendere il comunismo come unico antifascismo possibile. Il risultato è che, per esempio, uno come me, in quanto appartenente alla cultura della destra radicale e sociale, non ha titolo per discutere di mafia.
● Però, al fine d’individuare un possibile “Che fare?”, così non facciamo passi avanti. Riepiloghiamo. Questi procedimenti in corso potrebbero concludersi con condanne, ma esse non avrebbero alcun effetto di risanamento sul sistema che continuerebbe ad esser di per sé criminogeno nelle procedure e nell’organizzazione, considerato il fatto che la sinistra, nelle vicende giudiziarie, sembra vedere la questione morale solo come strumento contro gli avversari.
–E’ vero, ed il governo Buscema ripete lo schema caro alla sinistra, sintetizzato in: “purché siamo noi a governare il resto non conta, né importa con chi ci alleiamo”.
● E’ pur vero che Antonello Buscema ha assicurato un governo della città…il che è certamente meritorio.
–Il mio riferimento è l’assoluto, non il relativo; un assoluto accompagnato dalla consapevolezza della sua irrealizzabilità che impedisce ogni fondamentalismo…
● … e che rende concreta l’utopia?
– Per certi versi, sì. Questo mi consente di vedere i 45 condannati, inquisiti ed indagati modicani, come entità senza volto cui non intendo applicare il sentimento dell’umano troppo umano che impedisce analisi disincantate ed ipocrite litanie buoniste. Le battaglie morali ed etiche non devono essere minimante corrotte da interessi di fazione. Il solo loro apparire strumentali a guerre di parte le rende non credibili. Allearsi con l’area politica contigua al potere economico che ha distrutto Modica avrebbe avuto un senso solo se il governo della città fosse stato orientato a sterilizzare il sistema da quegli elementi criminogeni che, è provato, indubbiamente possiede. Perché, o si ritiene che sia possibile incidere sul male, oppure si isolano i malvagi. Ogni alleanza col male diventa sua legittimazione. In altre parole: è meglio lasciarlo da solo al potere, controllandolo da lontano con il distacco di una seria opposizione, piuttosto che insozzarsi per lui in un rapporto fangoso ed ipocrita.
● E’ tempo di dare sostanza a quanto abbiamo detto e tentare di affiancare allo scenario teorico lo scenario reale che ne è la diretta conseguenza. Per iniziare questa analisi penso sia efficace porsi questa domanda: per le prossime elezioni comunali, alla luce della gravissima situazione giudiziaria in atto, quale schieramento politico ha le carte in regola per proporsi ai cittadini elettori? Un centrodestra nella cui area sono presenti 45 inquisiti dalla magistratura, oppure un centrosinistra che in ben 18 anni di governo della città non si è curato di creare un sistema democratico, trasparente, efficiente ed impenetrabile alla delinquenza politica?
–Difficilissimo argomento. Solo uno schieramento che ponga in primo piano la questione morale può aprire il cuore alla speranza, perché non è sufficiente dichiararla enunciandola pomposamente nei programmi. Questo lo ha fatto anche Antonello Buscema. L’obiettivo di un buon governante non può essere quello di non farsi raggiungere da avvisi di garanzia: questi non arrivano agli onesti, e neanche a coloro che sanno rubare bene. Il buon governante, in maniera sistematica, severa e decisa, cerca di realizzare una struttura di governo in cui modelli normativi, organizzativi e procedurali disarmano la delinquenza politica, rendendo impossibile rubare, o almeno più difficile. Fino a quando il cittadino, per fare qualsiasi cosa ha bisogno di rivolgersi all’assessore: o si ruba, o si fa clientelismo; nel primo caso il reato si compie, nel secondo si favorisce. Recentemente (DIALOGO aprile 2011) lei ha raccontato delle inutili peripezie cui è sottoposto il progettista modicano nei suoi rapporti con il Municipio spiegando come esse siano il presupposto necessario per facilitare azioni malavitose di concussione, corruzione e riciclaggio di denaro. Quindi anche lei considera l’impegno nel risanamento della struttura burocratica la cartina di tornasole per giudicare chi si vuole impegnare contro la delinquenza politica. In questo senso Antonello Buscema è una grande delusione.
● Di recente, ho letto che il Comune di Modica, nell'ambito del Premio Trasparenza PA 2011 per il sito web istituzionale, si è classificato al primo posto nella sezione "organizzazione e PEC (Posta elettronica certificata)”. Io capisco poco di queste cose, Lei lo sa, visto che per gestire i miei rapporti telematici chiedo il suo aiuto.
–E’ stato fatto un buon lavoro, anche se l’aspetto autoreferenziale è prevalente, sia nel linguaggio usato sia nelle notizie riportate. La sua efficacia in direzione della trasparenza è, però, irrilevante. Le stamperò l’elenco delle deliberazioni in esso riportate per farle vedere come siano di difficile lettura e come la sintesi del contenuto di ciascuna sia insufficiente per una efficace attività di studio e di riflessione per chi volesse ad essa dedicarsi. Nasce il dubbio che le deliberazioni siano riportate solo per poter dire che si persegue la trasparenza, non per conseguirla effettivamente. Se i dati riportati non consentono elaborazioni, raffronti, report, ma richiedono un enorme lavoro d’integrazione e ricerca di altri documenti, essi non servono a nulla. Se poi, acquisito il titolo, per visionare il fascicolo relativo si deve sopportare la caotica struttura burocratica modicana, il risultato non può che essere quello di lasciar perdere come è accaduto a me. Comunque, poiché sto prendendo gusto a questi nostri colloqui, se lei è d’accordo, potremmo dedicare un colloquio per ciascun settore, per meglio mettere a fuoco quanto potrebbe essere fatto senza spendere un euro, anche per il piacere di tentare di dimostrare quello che è possibile realizzare con un efficace management in cui è massimizzato il ruolo del personale, l’utilizzo della telematica, delle tecnologie e delle procedure amministrative.
● Tradendo le sue origini militari lei ha detto che occorre disarmare la delinquenza politica. Vogliamo definire meglio gli attori e le metodologie di questo agire?
–Sviluppiamo un concetto elementare. Se esiste una rapina esiste un rapinatore, un malloppo ed un’arma. Quarantacinque inquisiti ci dicono che esiste una rapina. Il disastro finanziario del comune ci fa vedere un possibile malloppo. Se le certezze sui rapinatori potrà darle solo la Giustizia, è certissima l’arma impiegata per la rapina: la struttura burocratica.
I rapporti del Procuratore della Repubblica di Modica, dimostrano come una malattia, trascurata per tantissimi anni, può portare alla morte della politica. Il clientelismo è la prova del come un agire politico deviante, utilizzato per troppo tempo come strumento per ottenere il consenso corrompe anche chi resta lungamente spettatore senza reagire con tutte le sue forze, fino a percepirlo come comportamento innocuo con il quale convivere; un espediente censurabile sì, ma necessario “strumento” del far politica. Ricordo le violentissime accuse di clientelismo dei comunisti, prima del 1985, alla corrotta democrazia cristiana al governo, ma ricordo anche come, conquistato il potere, loro analoghi comportamenti, vennero spacciati per “democratica ed umana assistenza alla classe operaia”.
● Clientelismo, in volgare, significa: “io ti faccio un favore e tu mi dai il voto”, da parte di chi, agendo politicamente, ha trasformato i diritti del cittadino in concessioni al questuante. E’ davvero significativo che sia trascurato dai campioni dell’antimafiosità proprio quello che è il brodo primordiale della cultura mafiosa e paramafiosa.
–Sono argomenti che entrambi abbiamo trattato su DIALOGO e chi ci segue già li conosce. Forse sarebbe utile riunirli in un testo organico.
● Al solito, avremmo bisogno di maggiore spazio per documentare quanto stiamo discutendo. Proveremo a farlo con il contributo del Gruppo Terzo Occhio che ci risulta stia elaborando una ricerca sul tema.
–Mi lasci chiudere con un interrogativo che mi sembra capace di rappresentare la potenzialità della struttura burocratica come “arma dei rapinatori”. Accadrà mai che sia emanata una disposizione severa per mezzo della quale la struttura burocratica acquisisca notizia delle inefficienze e le risolva? I vigili urbani i quali, per motivi del proprio incarico o servizio, si muovono sul territorio, al loro rientro, potrebbero segnalare i guasti di competenza del Municipio, anche i più banali, (difetti nell’illuminazione pubblica, buche sulla strada, perdite d’acqua, segnaletica insufficiente, situazioni di pericolo, ecc.), anche quelli che non ricadono nella propria diretta responsabilità. E questo dovrebbe fare tutto il personale del Comune. Ma questo non accadrà mai, perché i disservizi e le necessità del cittadino verrebbero risolti senza bisogno di raccogliere firme e rincorrere assessori. Se questo si verificasse il politicante verrebbe giudicato per come è capace di governare e non sarebbe votato per grazia concessa di favore ricevuto. Trasferiamo queste metodologie nei settori economici, concessioni edilizie, annona, cimitero, vigili urbani e si comprenderà come il clientelismo ed una scassatissima struttura burocratica possano produrre voti e tangenti. E’ impossibile immaginare che ambienti di questo tipo potrebbero generare situazioni di tecnici che al mattino al comune definiscono quei progetti che, come direttori dei lavori di fatto, in studi tecnici “convenzionati” seguono nei cantieri il pomeriggio?
● La prossima volta ci vediamo a Pozzallo che, come avrà certamente notato, è divenuta più modicana di Marina di Modica, o meglio, è tornata ad essere la naturale propaggine estiva di Modica, come ben descritto da “Carrube e cavalieri “ di Raffaele Poidomani.
Dialogo Giugno 2011
Aggiunta
(1)Un po come tutti i dittatori che ritenendo di rappresentare il giusto il bello il vero ecc oppure in termini semplici il Potere tout court, non pensano neanche che sia necessario uno Stato di diritto.
A colloquio con Carmelo Modica
Un seme diventa albero o uomo seguendo le proprie istruzioni.
Noi non comprendiamo quali istruzioni segua il Sindaco.
(Terzo Occhio in Dialogo ottobre 2011)
• (Terzo Occhio) – Nel precedente numero, il Sindaco rimprovera DIALOGO per avergli rivolto furenti rimproveri e livorose critiche. Potendosi dimostrare che siamo noi e, quando con noi consonante, il Gruppo Terzo Occhio, i veri destinatari dei suoi strali, una replica sembra lecita. Il mutamento degli arenili a seguito della realizzazione del porto di Pozzallo ha creato l’incantevole spazio ai piedi della Torre Cabrera, dove mi rifugio spesso ad oziare. Ed è con l’atteggiamento dell’ozio che le chiedo di organizzare una risposta alle esternazioni del Sindaco.
- (Carmelo Modica) –In effetti il Sindaco, con questa reazione, riconosce anche l’esistenza del Gruppo Terzo Occhio, infatti tutte le sue argomentazioni più risentite si riferiscono a critiche nostre piuttosto che a quelle rivoltegli da DIALOGO. Per rendersi conto di ciò è sufficiente consultare il sito www.terzoocchio.biz dove ho raccolto, in forma cronologica, gli articoli di stampa pubblicati in tutte le testate locali, che contengono richieste e osservazioni fatte al Sindaco (tantissime) e le sue risposte (quattro), dalla sua elezione (giugno 2008) al giugno di quest'anno.
● Nella lettera a DIALOGO Antonello Buscema, nonostante sia ben attrezzato per capacità di elaborazione e scrittura, ci attribuisce sentimenti di livore e furore ideologico, senza entrare nella sostanza delle cose. Un po’ come quando, evidenziando una certa qual pigrizia culturale, ci accusò di qualunquismo.
- A sua discolpa, si potrebbe ipotizzare che, da uomo di fede, egli confonda il linguaggio deciso e severo con il livore perchè, non essendo capace di provare quest’ultimo nei confronti di chicchessia, non è in grado di riconoscerlo. Per lo stesso motivo egli non s’accorge di quanto ci insulti attribuendoci schizofrenici pregiudizi, frustrazioni e "bisogni" psicologici...
● …né appare libero da visioni complottarde quando attribuisce a DIALOGO un progetto premeditato contro di lui: DIALOGO, attraverso incontri mensili con la stampa locale, proporrebbe una finta collaborazione col Sindaco, avendo in realtà l’intenzione di munirsi di elementi utili per poterlo attaccare poi con furore ideologico…
- … e livore! Davvero diabolici questi di DIALOGO! Ma il Sindaco ha scelto l’argomento sbagliato. Fui proprio io, su delega, a spiegare la proposta di DIALOGO in un incontro preparatorio fra Sindaco e giornalisti d’altre testate. L’incontro, da mensile divenne bimestrale, con data fissa, orientato verso attività di laboratorio culturale, e cioè, da un lato proposte concrete e dall’altro impegni chiari e netti del Sindaco. S’iniziò subito male. Al primo incontro, per DIALOGO, eravamo presenti Peppe Ascenzo ed io. Il conduttore Sammito, gironzolando come una star, col microfono in mano, tutto fighetto, parlando di tempi televisivi, trovò problematica la presenza del prof. Ascenzo, perché non giornalista. La cosa rientrò perché si capì che, se fosse andato via Ascenzo, sarei andato via anch’io. Il secondo incontro “bimestrale", si fece dopo quattro mesi ed iniziò con un’ora di ritardo. Io chiesi chiarimenti sull’episodio di una tomba costruita abusivamente, il quale lasciava intuire l’esistenza di climi malavitosi, e feci la proposta di avviare un’indagine amministrativa "storica" sui lavori compiuti dentro al cimitero. Il Sindaco non accennò minimante a rispondere alla mia domanda e, per almeno 30 minuti, ci spiegò tutti i progetti di allargamento del cimitero.
● Cosa la sorprende? Rispondendo ad una critica di Antonio Di Raimondo, Buscema scrisse che, durante la messa e la successiva processione della Madonna delle Grazie, aveva ascoltato <<la ‘campana’ della Parola di Dio che recitava: "se facendo il bene sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio">> e ancora <<"oltraggiato non rispondeva con oltraggi e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua ostentata causa a Colui che giudica con giustizia">>. Non le sembra ch’egli, invece d’invocare l'aiuto di Dio per la sua azione di governo, pretenda che la sua amicizia con Dio postuli un automatico atto di fede sulla bontà di tale azione?
- Questo piano di discussione mi innervosisce: andiamo oltre.
● Veniamo alla sostanza? Abbiamo sollecitato il Sindaco Buscema su argomenti concreti (non onerosi per le casse del Comune): l'attuazione dello Statuto comunale nelle parti che riguardano le consulte e gli strumenti di partecipazione dei cittadini; il caos nella gestione delle aree di sosta e la conseguente ingiustizia in materia di contravvenzioni; la possibilità di visionare gli atti originali del settimo centenario della Contea; la modernizzazione del sistema di pagamento degli oneri di urbanizzazione, o dei contatori dell'acqua, e le tante altre cose evidenziate dal nostro Direttore lo scorso mese di Giugno. Silenzio assoluto. Solo alla richiesta di diminuire le indennità degli amministratori ha trovato il tempo per scrivere. Forse per raccontarci che, a causa di un incidente occorsogli con la sua auto privata mentre si spostava per motivi di servizio, aveva "eroicamente" intaccato le sue finanze, anziché quelle del Comune.
- Sarà per questa “eroicità” che ci ha chiesto "almeno l'onore delle armi cioè il rispetto"! Non sarà che confonde "l'onore delle armi", spettante ai valorosi nemici sconfitti, con il "rispetto", dovuto anche agli amici? Non sarà che da noi ha avuto più rispetto di quanto meritasse? Chi non ha mai voluto rispondere alle precise e circostanziate prove sull’esistenza di una struttura burocratica fatiscente, clientelare e talmente disorganizzata da rendere credibili gli scenari malavitosi descritti dal Pubblico Ministero nei processi in itinere, per non parlare delle osservazioni sulle accuse indirette ai vigili urbani da parte di esponenti della sua maggioranza, o della sostituzione del prof. Sortino nella direzione della Fondazione Grimaldi; costui, è forse degno d’onore e per di più delle armi?
● E tuttavia, ammetta che in questa lettera ha fatto un passo indietro, definendo becera l’idea di misurare la qualità politica e culturale con la quantità di voti che, invece, aveva sostenuto su La Pagina, aggiungendo però che “separare del tutto la qualità politica e culturale dei propri progetti dal consenso e dalla condivisione popolare sia un'idea reazionaria e fascista esibita una volta nelle case del fascio e oggi, almeno nel nostro Paese, in nessun'altra casa o sagrestia”!
- Aveva un gran desiderio di darmi del fascista, e lo ha fatto! Forse pensava che mi vergognassi di tale sintonia culturale, come d’essere stati comunisti vilmente si vergognano alcuni suoi compagni di cordata. I flirt tra sagrestie e case del fascio di allora (e case del popolo adesso), appartengono alla medesima logica di potere di chi definì Mussolini "l'uomo della Provvidenza". Forse che Buscema ha preso le distanze da un Vescovo che ha invitato i fedeli a pregare per un suo compagno di maggioranza, arrestato per associazione criminale con truffe e malversazioni ai danni dello Stato?
● Giusto! Ma la divaricazione tra qualità politica e progetti di condivisione popolare è un problema vero.
- Certo, ma definire fascista l'attività di chi si propone di dare qualità culturale alle proprie elaborazioni, senza volersi curare di realizzare progetti di condivisione politica è tipicamente …fascista! Forse che ogni studioso puro diventa fascista solo perché non ritiene di creare attorno alla propria proposta il consenso elettorale?
● Però, si deve ammettere che la lettera, nel suo complesso, è una nobile lettera. Nella parte finale evidenzia le qualità della nostra Comunità.
- Buscema confonde le speranze con la realtà che noi ci limitiamo a descrivere, non a determinare. Noi non abbiamo messo in dubbio le qualità umane della nostra Comunità, ma esse non si trasferiscono automaticamente alla direzione politica, perché il sistema di trasferimento (quello elettorale) è inquinato da un potere degradato e mafioso: sono 42 i politicanti inquisiti a vario titolo per gravi reati. E’ innegabile che le sue qualità umane producono nel Sindaco un effetto alone che lo fa apparire diverso dai suoi predecessori. Tuttavia, è sufficiente 'sostare' sulle sue parole e sui suoi comportamenti per assumere la consapevolezza che egli appartiene allo stesso mondo culturale di Torchi e degli altri che li hanno preceduti...
● ...e sembra talmente inconsapevole di questa sua condizione da non riconoscere posizione "altra". Quando, per dimostrare il nostro qualunquismo, afferma che gli ultimi tre sindaci "differenti per carattere, per storia personale, per appartenenza politica" sono stati ugualmente oggetto delle nostre severe critiche, egli utilizza uno strumento dialettico convincente solo in apparenza, poiché non valuta il dato di fatto che, a livello di risultati amministrativi, non esiste soluzione di continuità dal 1985 ad oggi.
- Come tutti ormai, egli opera una personalizzazione della politica, strumentale perché, elezione diretta o meno, egli è espressione di una coalizione politica. Questa personalizzazione è un marchingegno di ogni politica pro tempore per non farsi giudicare. Diamo le colpe a Torchi, a Buscema, a Ruta e così cancelliamo le responsabilità di ogni Sindaco. La gente dimentica: 40 anni di democristiani, 17 anni di socialcomunisti, 6 anni di centrodestra e 3 di non so cosa. Così come la gente dimentica che Buscema è l'espressione di quella formazione che volle lo Statuto del Comune di Modica: la stessa forza che ora, avendone la possibilità, non si cura di attuarlo.
● Buscema, con sufficienza, ci invita ad elaborare un "progetto compiuto" che non si esaurisca in una enunciazione teorica. Lo fa con l'atteggiamento di chi è convinto che noi abbiamo parlato d'altro, poiché non sapremmo andare oltre una sterile critica, essendo incapaci di renderci conto della “faticosa quotidianità”.
- Il problema è intendersi sul significato di "progetto". Buscema lo definisce: piano di risanamento economico, piano del traffico, smaltimento dei rifiuti solidi urbani, governo delle acque, piano di protezione civile, piano regolatore generale, ecc. Noi, per ciascuno di questi settori, ci chiediamo: come? Lui e i suoi predecessori si affannano, da ignoranti di ciascun dominio, a suggerire presuntuosamente soluzioni tecniche; noi, da ignoranti consapevoli, chiediamo ai tecnici di elaborare ventagli di soluzioni scientificamente valide perché il politico possa scegliere, a ragion veduta, quella più aderente agli interessi della comunità, pur nell’ambito della propria visione politica.
● Noi chiediamo alla struttura burocratica d’essere lo strumento di elaborazione e redazione del ventaglio di soluzioni tecniche fra cui operare la scelta. Gli altri lasciano che essa eserciti l’unica funzione che Saverio Terranova, Nino Avola e seguenti le hanno affidato: quella di strumento per l'attività clientelare della politica. Quando Antonello Buscema ci chiede un nostro progetto, non sa di cosa parla. Egli non percepisce l’evidenza: il nostro progetto risiede proprio nell'oggetto della nostra critica.
- Un progetto di risanamento ne presuppone uno tecnico che, monitorate le risorse materiali, economiche ed umane, evidenziate le potenzialità connesse ai vari possibili utilizzi (collegate ad eventuali incentivi), individui un rapporto costi-benefici completo dei suoi valori, anche immateriali. Per esempio, solo dopo un accurato studio delle varie alternative, si potrà decidere se trasferire gli uffici di Palazzo Campailla nell'edificio dell'ex Azasi ed affittare il Campailla ad un privato perché vi realizzi un... atelier d’alta moda, ottenendo l’eliminazione di un permanente attrattore di traffico indisciplinato, l'incasso di un affitto e la nascita di un'attività imprenditoriale. Questa idea, pur apparendo percorribile, per essere politicamente valida deve essere scelta tra le tante proposte derivanti dall’indagine di soggetti competenti; altrimenti sarà la solita decisione d’un amministratore pro tempore, presuntuoso e ignorante. Ma queste sono considerazioni così ovvie che esprimiamo serena compassione per chi pretende di imporre un senso unico, o interviene sulla Via Conceria, al di fuori del contesto organico dell'intero piano del traffico.
● A Modica, la politica ha mortificato le poche competenze, ha eliminato ogni senso della dignità della funzione. Manca un progetto tecnico, ogni cosa è raffazzonata e disorganica. Le decisioni sono approssimative. Sulla città calano politicanti sbriga-faccende, starnazzanti come quei gabbiani svergognati che, abbandonato il mare, frugano nelle discariche a cielo aperto.
- Con dolore, devo concordare con lei. Ma, se il Sindaco, sbagliando, ci ha attribuito sentimenti di livore, disgusto, furore e qualunquismo, perché non ci ha detto che siamo anche presuntuosi? Avrebbe colto nel segno, perché lo siamo. Non possiamo gloriarcene, perché non è difficile, nemmeno ai mediocri, essere migliori di questa classe politica. Noi siamo ormai anziani, ma anche i giovani possono avere una saggezza antica. Una giovane donna della tribù Mashpee, nel Massachussetts, diceva ai “visi pallidi”: "Un seme, un fiore, un albero, si sviluppano secondo le istruzioni che gli sono state date. Noi abbiamo sempre cercato di vivere secondo le nostre istruzioni e non comprendiamo le vostre". Ora siamo noi i visi pallidi e anche noi le diciamo: “Signor Sindaco, noi non comprendiamo il suo modo di governare. Noi non comprendiamo questo suo modo di voler bene a Modica”. La preghiamo, non faccia l’indiano!
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Apriamo la campagna elettorale del giugno 2018
Peppi Cuoppula infatti, è già stato designato dal clima dei tempi quale Sindaco di Modica
per le elezioni del 2013
(Terzo Occhio in Dialogo novembre 2011)
Nei primi giorni del maggio 2008 il “Gruppo Terzo Occhio” distribuì un “foglio di battaglia” relativo alle imminenti elezioni comunali, prevedendo l’elezione del fratello di Peppi Cuoppula, a penultimo Sindaco di Modica. Ciò come naturale esito del decorso della mediocrità politica modicana.
Dalle elezioni del 2008 è scaturito un governo cittadino costituito dalla sinistra, dai centro-sinistri e da una corposa parte di quel centrodestra che aveva distrutto la nostra città. Le cosiddette “forze sane di Modica”, che avevano bollato un tempo l’avversario quale “odiato nemico”, giustificarono l’inedita alleanza con l’obbligata necessità del superiore “bene di Modica”, rifiutando l’idea di costituire un “Fronte di opposizione modicano”, da noi proposto, contro quell’area politica e culturale.
Con la costituzione del “Fronte di opposizione modicano” s’intendeva suggerire l’esigenza di interrompere un processo di degradazione che veniva da lontano e che, qualora non fermato, avrebbe compiuto il suo corso, così per come raffigurato nel grafico che riportiamo.
L’elezione di Antonello Buscema, in un primo momento aprì il cuore alla speranza, ma l’illusione durò poco. Ora, i suoi tre anni abbondanti di governo cittadino danno ragione, in maniera evidente, a chi sostenne la costituzione di un “Fronte di opposizione modicana”. Questi tre anni di Antonello Buscema ci dicono che anche la sua elezione è stata funzionale al decadimento, per palese volontà del potere economico modicano.
In questo periodo, infatti, non è avvenuto alcuno strappo significativo. Non si è percepito un solo segno di discontinuità rispetto al passato, tanto che Antonello Buscema appare essere stato scelto proprio dal processo degenerativo in atto il quale ha utilizzato la sua indiscutibile integrità morale come prova determinante del fatto che nessuna rettitudine del singolo è in grado di guarire il cancro della degenerazione e le sue metastasi. I Modicani si rassegnino a sopportare che la direzione politica della loro città, ancor quando non sia mediocre dal punto di vista etico morale, lo è nel modo di amministrare, con una disarmante incompetenza ed inettitudine al governo.
In questo clima è normale chiedersi cosa accadrà nel dopo Buscema, non esistendo altri spazi e strumenti capaci di avviare palingenesi culturali. Questo Sindaco, infatti, è l’icona perfetta di un governo che segna un tempo nel quale tutto si esaurisce o si compie. Gli argomenti di lotta politica, la qualità politica, l’utilità di ogni battaglia e di ogni critica, finiscono nel nulla, lasciando l’eco, fattasi sgradevole, di messaggi ormai incompresi.
E’ da decenni che i Modicani assistono, anno dopo anno, ad una inarrestabile decadenza della qualità culturale della loro direzione politica e se nel suo divenire ogni rampa da essa discesa giungeva a un pianerottolo che lasciava speranza d’una possibile risalita, oggi si avvertono i segni precisi che la scala ha raggiunto il fondo e si è giunti alla fine del ciclo.
I tempi maturati, le qualità degli schieramenti politici, lo stato di asservimento dell’elettorato ai potentati economici e culturali presenti nella nostra città, hanno reso impossibile anche la costituzione di un qualsiasi “Fronte di opposizione” che era invece possibile nel 2008.
Ora si avvicina il tempo di “Peppi Cuoppula”, e non è possibile altra soluzione perché i tempi non sono ancora maturi.
Catastrofismo? Qualcuno ci spieghi, ora, adesso, subito, come deve essere definita la qualità della direzione politica modicana che il disastro dei suoi risultati evidenzia in tutti i suoi aspetti.
Sappiamo che è necessario tempo, molto tempo, per poter avviare azioni di risveglio; sappiamo anche che non esiste alcun modo per impedire nelle prossime elezioni del 2013, che venga “nominato”, quale ultimo Sindaco di Modica Peppi Cuoppula.
E’ in questo scenario che noi, con l’uso dei pochi mezzi disponibili, annunciamo l’inizio della campagna elettorale per le prossime elezioni comunali del 2018. Questo fatto non ci turba perché lo consideriamo addirittura necessario affinché l’amaro calice della mediocrità politica venga sorbito sino in fondo.
Per le prossime elezioni nulla sarà diverso da quanto è già avvenuto. Il potere economico porrà in atto i meccanismi di incaprettamento elettorale, con la pretesa di inserire figli, mogli e nipoti nelle liste per creare quella grande ragnatela dove è possibile il controllo del voto. Abusando della nostra scarsa memoria, diranno che sarà approvata la Variante al Piano Regolatore, il piano del traffico, che sarà risanato il bilancio comunale ed indicheranno la ricetta miracolosa per abbassare i costi della raccolta dei rifiuti solidi urbani.
Sarà approntata la ormai nota scenografia dei manifesti giganti, dei volantini, delle cene, con l’immarcescibile contorno di pacche sulle spalle e baci a strafottere.
Il tutto avverrà in maniera lieve e calma perché i commedianti sanno di essere immersi tutti in una fetida vasca e di stare in punta di piedi con la melma a fior di labbra, in una situazione nella quale è d’obbligo non far onde.
Nella campagna elettorale del 2013 noi ci riserviamo il vantaggio di non sostenere questo o quello schieramento partitico, questo o quel candidato. Forniremo invece elementi per ricordare e per riflettere. Rammenteremo cosa debba intendersi per politica e come essa debba incarnarsi nel reale. Come guardiani, noi staremo a lato dei candidati generosi di pacche sulle spalle e sbaciucchiamenti per evidenziare le rughe profonde della malapolitica che la maschera elettorale spesso nasconde. Per ogni rinnovato “dopo”, mostreremo le foto del disfatto “prima”. Documenti alla mano, sveleremo che le “teste d’uovo”, senza trapianto, sono teste d’altro.
Nel quinquennio gestito da Peppi Cuoppula il Modicano potrà apprezzare pian piano l’oggettiva mediocrità della classe politica e, consumato questo tempo, reputiamo possibile ch’egli veda il baratro che gli sta davanti.
Nel 2018, vorrà spiccare il salto col quale raggiungere l’altra sponda, oppure vorrà tornare indietro? Nell’uno o nell’altro caso occorrerà un nuovo vigore che solo la forza della disperazione potrà fornirgli.
Noi ci riteniamo abbastanza avveduti per affrontare l’incognita dell’aldilà del precipizio e temprati a sufficienza per indietreggiare a correggere gli altrui errori del passato.
Ma, in ogni caso, continueremo ad esser capaci di riflettere, per e con tutti, persino su ogni possibile: “Che fare?”
Il grafico individua nell’incontro fra l’on. Nino Avola ed il prof. Saverio Terranova l’inizio più immediato di una decadenza che proviene da lontano. Da tale incontro la linea di decadenza attraversa il periodo a guida democristiana, quello a guida social comunista sino ad arrivare al fatidico 2002 quando, con l’elezione di Piero Torchi Lucifora, il processo di degradazione precipita, con il fondamentale contributo dei voltagabbana. Il resto è attualità. Le altre linee in ascesa, invece, sono quelle delle fortune economiche di alcune famiglie modicane. Il grafico andrebbe aggiornato con una linea relativa alla fedina penale della classe politica.
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A colloquio con Carmelo Modica
Assolti giustificati e redenti?
Il processo “Modica bene”, con l’assoluzione con formula piena dei diciannove imputati, celebra una nuova tappa della politica politicante. Il Procuratore Capo Puleio deciderà se questa dovrà essere l’ultima, proponendo o meno, appello alla sentenza. Le tifoserie, per loro intrinseca natura prive di senno, sono subito scese in campo a calpestare il buon senso ed avvilire la democrazia.
(Terzo Occhio in Dialogo dicembre 2011)
● (Terzo Occhio) – Ci sembra che il tepore proveniente dal camino, accompagnato dallo scroscio di una pioggia battente lontana, predisponga l’animo e la mente a tranquille riflessioni su quanto sta accadendo a Modica. Sapendola puntuale, la teiera è già a scaldare. Il freddo non è ancora così forte, ma forse la nostalgia dell’inverno ce ne fa anticiparne i tempi.
― (Carmelo Modica) – Anch’io amo l’inverno più che l’estate. Questi ambienti mi pongono in diretta relazione con il mondo e con me stesso, nell’atteggiamento giusto per percepire il senso, o meglio, il sentimento del mondo.
● Purtroppo l’ambiente culturale modicano non alimenta simili riflessioni. La stessa sindacatura Buscema, all’inizio ben promettente, sta dimostrando d’essere impegnata in progetti di occupazione dei luoghi culturali. E’ sintomatico l’annullamento della determina con la quale il Sindaco aveva sostituito un componente del Consiglio Direttivo della Fondazione “Liceo convitto”, violando, a suo stesso dire, ogni norma relativa al caso. Ma il fatto del mese è l’assoluzione di tutti gli imputati del processo “Modica bene”. Per chi sia alla ricerca di un senso nelle cose, i commenti alla notizia sono davvero illuminanti. Con l’aiuto di un giovane amico, utilizzando il suo computer, abbiamo letto sui blog locali i commenti sull’assoluzione dei politici imputati di Associazione per delinquere e riciclaggio di denaro. La povertà delle argomentazioni addotte è davvero disarmante.
― E’ vero, la questione non mi meraviglia. Addirittura ho fatto qualche tentativo per meglio utilizzare questa possibilità di dibattito politico e culturale: nessun buon esito. I commentatori sono prevalentemente incapaci di stare nel tema e sono chiaramente provocatori, spesso “schizofrenici” nelle deduzioni. Il risultato è una limacciosa rissa dialettica fine a se stessa, uno scenario deprimente, fatto di insulti, frasi fatte, luoghi comuni, punti esclamativi, maiuscolo e puntini puntini che appartengono al mondo dell’indicibile. E però, questa è una realtà con la quale occorre fare i conti. Pur essendo relativamente pochi i commentatori che si “beccano” a vicenda, sono invece moltissimi i lettori. Sono sempre più numerose le persone che hanno assunto l’abitudine ed il diletto giornaliero di dare un’occhiata a notizie e commenti presenti nei vari blog, di seguire il diverbio tra i vari nomi di battaglia, con la speranza di qualche genialata o di qualche battuta più o meno offensiva che poi sarà oggetto di discussione con i compagni d’ufficio o tra gli amici al bar.
●Il risultato è quello di due tifoserie dissennate, schierate visceralmente su fronti opposti.
― Non completamente dissennate, però, perché lo schieramento partitico favorevole agli assolti manifesta qualche preoccupazione nei confronti di un possibile appello del Procuratore della Repubblica, dott. Francesco Puleio, anche perché le perplessità espresse dal Procuratore non sono roba di poco conto. Esse si riferiscono alla spiegazione della documentazione bancaria, dalla quale risultavano cifre elevatissime transitate (per la più parte in contanti) nei conti correnti riconducibili agli imputati: Drago Giuseppe €. 5.106.000; Giannone Gabriele €. 3.050.996; Drago Carmelo €. 2.511.276; Arrabito Bruno €. 1.685.416; Leone Carmelo €. 846.006; Aprile Giorgio €. 346.680; Arrabito Massimo €. 316.610; Leone Vincenzo €. 183.554; Pitino Vincenzo €. 134.988. In nove, € 14.181.526, delle cifre da brivido! Ma, a questo punto, il gradevole profumo proveniente dalla teiera suggerisce una opportuna interruzione. (Comunicato stampa del Procuratore della Repubblica del 25 novembre 2011)
●Una volta dovremmo invitare Domenico Pisana perché ne apprezziamo la vivacità culturale e l’attivismo. Ci sorprendono tuttavia alcuni suoi “vuoti”. Egli non si è saputo sottrarre alla bagarre suscitata dall’assoluzione dei diciannove imputati nei blog dei quali è direttore responsabile. Dopo aver scritto giustamente che “Chiunque è libero anche di non credere al giudice, […] è possibile che un giudice sbagli perché la “verità processuale” può anche non corrispondere alla “verità reale”, ma tutto questo non può negare l’evidenza” che “il giudice ha sentenziato che i reati a loro ascritti “non sussistono”, ha poi aggiunto che “In ogni caso c’è da augurarsi che le motivazioni della sentenza abbiano una solidità tale da evitare ulteriori appelli, i quali, oltre ad avere dei costi per i cittadini, rimetterebbero in moto la macchina giudiziaria”[radiortm.it 26 novembre 2011]. Troviamo difficoltà a seguire questo augurio di “solidità” delle motivazioni, tale da evitare l’appello, la rimessa in moto della macchina giudiziaria e le spese aggiuntive. Non basta affidarsi alla giustizia perché faccia il suo corso? E poi, chi dovrebbe preoccupare un eventuale appello del Procuratore della Repubblica e la mobilitazione della macchina giudiziaria? E i maggiori costi? Ma che idea della giustizia si ha se si vuole condizionarla al costo delle indagini?
― – Forse, inconsciamente, nel pensiero del prof. Pisana incide il fatto che il processo “Modica bene” è maturato in un’area partitica a lui molto vicina. Noi non abbiamo problemi perché di quel processo abbiamo sempre cercato di cogliere l’aspetto politico e la sua corrispondenza, a livello culturale, con il disastro economico della nostra città, tanto da considerare gli imputati persone senza volto i cui nomi né ci appassionavano allora, né ci appassionano ora. Il contesto della (mala)politica non è minimamente sfiorato da questa assoluzione perché occorrerebbe una sentenza che assolvesse anche la struttura amministrativa del Comune che con le evidenti carenze organizzative e procedurali, non sappiamo fino a quanto volute e pianificate dalla politica, soddisfa le ansie clientelari dei partiti e, quindi, rende possibile il verificarsi di fatti illegali.
●La sua precisazione dimostra che in questa città, anche per colpa nostra, anche mia, anche sua, manca una elaborazione culturale disincantata rispetto alla politica politicante. Stanno maturando i tempi per indagare sul ruolo e sulle responsabilità degli intellettuali modicani nella evidente decadenza politica e culturale della nostra città.
― Io lavoro su questo tema nell’ambito del libello “Storia nascosta di Modica” che sto scrivendo chiosando proprio i libri del prof. Saverio Terranova e del prof. Domenico Pisana. Io credo che ci si debba porre il problema di migliorare anche l’uso che si fa dei blog locali. Non ci si può limitare a “postare” comunicati stampa e fare seguire ad essi allucinanti commenti senza moderare le discussioni che vi si svolgono. Così non si cresce e si è, di fatto, corresponsabili di una vera e propria schizofrenia collettiva. Per averne consapevolezza ho raccolto, in merito all’assoluzione di “Modica bene”, i commenti più illuminanti: “…peppe iniziamo a lavorare per la città, che stiamo affondando! Aspetto commenti dai soliti “idioti” riferendomi al film! Ah ah ah! […] peppe iniziamo a lavorare per la città, che stiamo affondando! […] Onorevole drago ancora onorevole per la nostra città” che affonda nel fango peggio che nel messinese da quando lei non c’è più”…non ci abbandoni!!! […] Sono contento Onorevole e Le sono vicino come sempre. Massimo. […] forza Onorevole ora si scende di nuovo in campo ahahahh […] Grande Onorevole l’abbiamo sempre saputo Lei era innocente… scenda di nuovo in campo per noi, per la sua città!!! Modica è nelle mani di nessuno da quando lei e’ uscito di scena! ma questa volta con uno staff alla sua altezza […] siiiiiii non avevamo dubbi… .e ora più forte di prima saremo al suo fianco per sostenerla come sempre, non esisteva quando c’era lei a Roma o a Palermo la soppressione della stazione dei carabinieri, la chiusura del carcere, o della stazione di Modica, il suo talento la sua devozione la sua bravura la sua statura non si improvvisa è innata congenita, l’aspettiamo ancora crediamo insieme in un sogno ideale […] il problema della conoscenza della verità nasce alla base delle indagini. Vi siete mai chiesti chi conduce le indagini? ve lo dico io: partono sempre dalla base e cioè dal carabiniere o dal finanziere o dal poliziotto che senza volermene hanno una incapacità genetica nel condurre le indagini in quanto deformati dalla formazione stessa dell’arma.” [radiortm.it 25 novembre 2011].
●Una ricca miscellanea d’ignoranza, pressapochismo, arroganza, con offese gratuite all’Arma dei Carabinieri, e con esclamazioni beote che dovrebbero far riflettere persino i protagonisti per le difese loro offerte da parte di tali personaggi.
― Ma se tutto questo può essere attribuito alla stupidità umana, io credo che si debba riflettere anche sull’idea che facilmente si coglie sullo sfondo. Quella che, purtroppo, può attecchire in menti con scarsa memoria: l’idea che la sentenza del Gup del Tribunale di Modica, Patricia Di Marco, oltre che assolvere dall’associazione a delinquere, possa redimere gli imputati anche dalla mediocrità politica espressa nel governo della città, anche perché, per quanto riguarda il giudizio politico, le prove del loro malgoverno sarebbero risultate chiare e nette: mai Modica ha raggiunto livelli così bassi come nel momento in cui Torchi ha tentato la fuga a Palermo lasciandoci nelle mani malferme di Antonello Buscema.
●Domenico Pisana giustamente ha anche scritto che “tutti gli imputati di questo processo hanno avuto le loro sofferenze perché sono state stritolate dalla “macchina del fango, del gossip, del vituperio pubblico e di ogni altro attacco mediatico”. Questo è vero, ma è anche certo che il vituperio è da attribuirsi alla stessa cultura che, ancor prima che la decisione del Procuratore della Repubblica possa rimettere tutto in discussione, si affanna con l’enfasi del “Santo subito!”. E’ questa l’area in cui la battaglia politica non conosce regole ed è faziosa. E’ questo che deve preoccupare culturalmente.
― E’ la politica senza cultura, senza visione del mondo. La politica politicante che gioisce di questo o quel politico incriminato perché vi vede la propria possibile vittoria elettorale. E’ quella politica che non comprende che ogni processo di questo genere uccide la cultura politica e la democrazia. Ecco perché i processi devono seguire interamente il loro corso fino alla più totale chiarezza, costi quel che costi. E’ quell’area a precaria tenuta democratica che si preoccupa della giustizia e dei costi delle indagini giudiziarie mentre convive con la mala politica la quale dissipa risorse eccezionali; l’area che riconosce, quando le fa comodo, le sentenze del giudice, ma poi ritiene di superarle pretendendo che la quantità di voti prevalga in termini di qualità sulle sentenze giudiziarie.
●Questo tipo di discorsi intristisce. Consentiamo a un’altra tazza di the il ritorno alla vita normale.
― Accetto con piacere il the, ma mi chiedo se sia normale una comunità nella quale la maggioranza dei cittadini gode nel farsi governare da politici corrotti e la minoranza gioisce quando uno degli avversari viene incriminato. La politica, quella vera, non dovrebbe occuparsi di realizzare, in tempi ragionevoli ed indiscriminatamente, le cose utili per tutti?
●La verità è che gli abitanti di Modica si dividono in due categorie: i lavoratori che attendono alla sopravvivenza della città, ed i nullafacenti, sotto la copertura di varie tipologie professionali. I secondi per lo più governano e si mostrano zelanti cultori delle memorie rifatte della Contea, cioccolato compreso. Costoro incamerano immeritati proventi dallo spostare su altri piani le necessità di Modica. Essi sono “benaltristi” e “romantici”. Benaltristi perché, tutte le volte che si affronta un problema pratico, riescono sempre a trovare che “il vero problema è ben altro”. Romantici perché invasati dallo Sturm und Drang, che è il credo del romanticismo. In tedesco, Sturm vuol dire burrasca, temporale, tempesta, mentre Drang significa calca, folla, urgenza, impulso. La tradizione romantica prevalente ha optato per “tempesta e impulso”. I governanti benaltristi sogliono far tempeste in un bicchier d’acqua dove pretenderebbero che gli altri affogassero, ed hanno l’irrefrenabile impulso a fare cose stupide pretendendo che nessuno se n’accorga, certi di poter confidare nel fatto che il popolo intero sia composto da deficienti, visto che li hanno eletti. Ogni tanto, qualcuno fra la folla (Drang) s’accalca a far burrasca (Sturm), ma non s’avvede che chi lo governa, a volte, sembra ancor più premiato dal delinquere che dal non fare assolutamente niente. Purché si appaia quello che gli altri vogliono vedere, in qualunque piazza ed in ogni giudizio, si è assolti dal dover rendere conto di quello che si è. E noi, ora, dovremmo ammettere che la teina contenuta in due tazze di the ci scatena ire difficilmente controllabili.
― E dovremmo riconoscere di apparire velleitari e presuntuosi, ma di essere nel giusto.
●E’ pur vero che chi è nel giusto ha un’incapacità genetica nel condurre le indagini come gli altri, in quanto guastato dalla sua stessa formazione culturale. Egli cerca come colui che sa di poter trovare e trova come colui che sa di dover cercare ancora, ma sa mettere punti fermi. Suo nemico implacabile è colui che è certo di possedere la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità, ma ha paura persino di mettere labili virgole.
2012
Signor Sindaco, dialogo o scontro?
Quando le azioni sono sabbia, le parole sono pietre.
(Terzo Occhio in Dialogo gennaio 2012)
Una qualsiasi analisi, per essere onesta, deve indicare il contesto culturale entro il quale vuole farsi interpretare. Noi affidiamo tale analisi ad un linguaggio chiaro per cui auspichiamo che la severità dei giudizi non sia confusa con “il furore ideologico”, il “livore” ed il “rancore”.
Signor Sindaco, ci permettiamo una breve premessa etimologica perchè non fraintenda il nostro discorso. La parola “discussione” deriva dal latino medioevale, mutuata dal classico dis-quatere = per scuotere. Nel suo significato politico discutere vuol dire: “avere uno scambio di idee e di opinioni, anche senza proporsi di giungere a specifiche conclusioni”. Il “dialogo”, dal greco diálogos, è una: “discussione aperta di persone disposte a ragionare con spirito democratico”. Si badi bene che il prefisso diá = per mezzo, presuppone l’uso del logos = parola, coincidente questa con la logica razionale. Quindi, il dialogo è un confronto tra due (persone o partiti) su ipotesi concettuali. Esso può riguardare uno spettro di argomenti che vanno dal più banale al più impegnativo, ma appartenenti tutti allo stesso sistema di pensiero. Spesso il dialogo avviene su argomenti che hanno carattere strumentale rispetto agli obiettivi condivisi da raggiungere. Di solito, attiene ai metodi, alle procedure, oppure alle scelte tra varie soluzioni scientifiche di un obiettivo politico già definito e condiviso.
Il fatto che Lei dialoghi con il suo amico Riccardo per stabilire la distanza dei cassonetti al fine di operare uno sconto nel pagamento della tassa sui rifiuti, è possibile solo perché entrambi accettate il principio per cui i cittadini che risiedono nel centro abitato producono più immondizia di quelli che abitano fuori dal centro, come se questi ultimi, nella società dei consumi, non affollassero allo stesso modo i supermercati e gli ipermercati, elargitori massimi di buste di plastica e di confezioni piene di polimeri di tutti i tipi.
Solo chi ha scarso senso dell’equità, e molta attenzione alle esigenze elettoralistiche, può sostenere che si debbano assegnare sconti così esagerati e vistosamente immotivati, specie se è facile constatare che i cassonetti nelle campagne sono pieni pure di residui di potatura di alberi e siepi.
Su cosa dovremmo dialogare con Lei e con Minardo? Capiamo che i rifiuti sono diventati elemento capitale, ma perchè discutere solo di quelli solidi urbani?
Quando nella discussione intervengano aspetti metafisici nei quali trovino radice sistemi di pensiero ed irrinunciabili visioni del mondo, il dialogo non è più praticabile e degenera in scontro.
Ai fini della fluidità del traffico veicolare, si dialoga sulla soluzione tecnicamente migliore, anche solo per scegliere un senso unico. Invece, altra cosa è garantire alle mamme il diritto di muoversi in sicurezza nelle strade cittadine, con la carrozzina o con il figlioletto per mano. La “dea automobile” non può inquinare i bambini, che hanno la bocca all’altezza degli scarichi, né invadere i pochi marciapiedi esistenti. Nel primo caso sono i dati del monitoraggio sulla quantità di auto a fornire la soluzione, nel secondo caso è un modello di sviluppo, un modo di concepire la città, che dovrebbe prevalere sull’arroganza dei commercianti del centro storico sostenuta dai politicanti in cerca dei loro voti. Ora, o il politico è dominato dai dati tecnici, perché è solo attento ai voti, oppure è capace di governare una Comunità.
Purtroppo, appare fin troppo evidente che è lo scontro il vero motore della storia e tutti i sistemi di governo, senza che alcuno abbia prevalenza sull’altro, si sono succeduti ed evoluti avendo come riferimento il miglior modo per regolamentare, umanizzare ed incivilire il brutale rapporto di forza. Esso, nell’antica giungla, era la forza muscolare, mentre in quella moderna è il consenso elettorale inquinato. La violenza, nel secolo scorso, si esercitava delegando i servitori dello Stato ad usare il manganello di gomma con l’anima di ferro, mentre ora si applica direttamente con il manganello televisivo ed il politicamente corretto.
A nostro parere, queste argomentazioni delimitano i margini entro i quali si muovono persone e gruppi nei variegati sentieri delle relazioni sociali, per cui è un procedimento naturale ipotizzarne il confronto.
Signor Sindaco, Lei ha scelto lo scontro, non il dialogo, e la stessa scelta hanno fatto i suoi avversari politici.
L’atteggiamento che ha tenuto con la stampa locale, e per ultima la lettera a DIALOGO del giugno scorso, ci pone in posizioni di scontro. Tuttavia, lo scontro sollecita dubbi ed indagini sulle differenze tra alto e basso e non sulla banalità delle risse dialettiche, dei pregiudizi ideologici e dei fanatismi.
Ovviamente abbiamo buoni motivi per attribuire al confronto con Lei le caratteristiche dello scontro e non del dialogo. Solo un’idea di melmoso buonismo può indurre a credere che il dialogo possa trovare un accomodamento tra un Sindaco che considera la quantità dei voti quale misura della qualità politica e chi, come noi, ritiene che possa esistere un livello di elaborazione politica al di fuori del Consiglio Comunale. Non si può negare agli avversari politici il diritto di condurre, e di proposito, un’azione impersonale contro una cultura politica indegna, considerata estranea, in quanto dominata da chiacchiere finalizzate al consenso e priva dell’ambizione di cercare radici culturali che diano profondità all'azione. Chi esortava a non costruire sulla sabbia? Non era forse lo stesso le cui parole sono pietre?
Può mai definirsi antidemocratica l’azione di chi non accetta di dialogare con un fronte politico dominato da 45 inquisiti per violazioni alla legge penale? Perché dovrebbe essere antidemocratico chi non vuole rapporti con simili soggetti? Noi cediamo volentieri l’incombenza a chi è forte di stomaco!
Quale dialogo si può intessere con chi dichiara requisito politico generatore di scontato buon governo una qualità così intima come quella di essere cristiano?
Carissimo Sindaco, per avere un contraddittorio bisogna almeno essere un due. Un solo parlante o pontifica o esterna proclami.
Se il confronto è privato, una delle parti vi si può sottrarre. Ciò non è possibile nel confronto politico.
In democrazia, nessuna delle due parti può sottrarsi al confronto perché non ha alcun mezzo per impedire all’altra di continuare la sua azione. Solo i dittatori risolvono i problemi con metodi piuttosto spicci.
Tanto basti per dirLe che se Lei ha deciso di sottrarsi al confronto, la stessa cosa non abbiamo deciso noi. Quindi, il nostro continuerà ad essere un confronto nei fatti, nonostante il suo imperterrito silenzio, e chi seguirà la vicenda ascolterà questo silenzio interpretandolo significativamente.
Impossibilitato a ricorrere alla dittatura, un “aspirante satrapo” predilige l’unica opzione possibile: creare “gulag culturali”, sperando che gli avversari prima o poi rinuncino e lo lascino (s)governare.
Non escludiamo che il progetto del “Sanctipetri”, che con la sua sindacatura ha ricevuto un forte impulso, abbia successo. Se ciò dovesse avvenire, alla sua strategia noi opporremo la nostra, e Lei non potrà impedirci di indurre l’opinione pubblica a raffrontare delle nostre argomentazioni con il suo silenzio tombale. Se il suo silenzio continuerà, ripeteremo le nostre critiche, sino a trasformarle in litanie, qualora continuassero a non ricevere risposte. Questo potrà essere da Lei inteso come metodo discutibile, ma è l’estrema arma dei poveri o, se crede, il forcone del XXI secolo.
Se Lei vuole la bagarre, Le diciamo subito che noi l’andiamo cercando. Il tutto senza rancore e sempre disponibili ad un confronto serio.
Terzo Occhio
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Antonello ci vuole felici
Geniale utilizzo del nostro Sindaco delle cartelle ICI 2006
(Terzo Occhio in Dialogo febbraio 2012)
Con la “Dichiarazione unanime dei 13 Stati Uniti d’America”, è dal 4 luglio 1776 che gli Stati Uniti d’America provano a garantire ai loro connazionali, tra gli altri, anche il diritto al “perseguimento della felicità”. E’ anche da sempre che hanno anche tentato di rendere felici anche i cittadini degli altri Paesi del mondo dove con le buone o con le bombe hanno tentato di esportare la loro democrazia. In questo loro tentativo hanno ottenuto risultati molto discutibili.
In questa nostra Modica, invece, un piccolissimo punto dell’Universo, abbiamo Antonello Buscema, il nostro Sindaco, che, non potendo garantire ai suoi cittadini la felicità tout court, sta assicurando “attimi di felicità”.
Egli si è ispirato al concetto di infelicità Leopardiano che prende atto che è la natura ad alimentare nell’uomo un desiderio di “felicità infinita”, senza fornire i mezzi per soddisfarlo.
Meno presuntuoso degli americani, Antonello ha compreso che non potendo garantire al modicano quel piacere infinito cui aspira gli offre un rimedio: l'immaginazione e le illusioni.
In pratica Antonello fa proprio il concetto di “felicità possibile” che consente attimi di felicità , condensati nel tempo, magari brevi, ma densi.
Egli è consapevole della verità espressa da Leopardi che ne “Il sabato nel villaggio” identifica la felicità nell’attesa del buon evento della domenica e ne “La quiete dopo la tempesta”nello scampato pericolo dopo la tempesta.
Per realizzare il suo progetto di rendere felici i modicani, Antonello, che non è fesso, ben sapendo di non essere in grado di fornire l’illusione e la felicità dell’attesa di una “radiosa domenica”, perché i modicani non sono, anche loro, talmente scemi da stargli appresso visti gli scenari generali, ha scelto, delle due, la seconda opzione: realizzare la “felicità da scampato pericolo”.
Antonello ha pensato:
· se io al modicano, che ormai è terrorizzato dal postino che si affaccia all’uscio di casa, con la penna in mano per firmare raccomandate della Serit o dell’Agenzia delle entrate;
· se io al modicano che ispeziona la propria cassetta della posta solo a pranzo consumato ed a notte trascorsa per evitare di rovinarsi questi due lieti appuntamenti giornalieri;
· se io al modicano che ha ormai acquisito una capacità straordinaria ad individuare, dal colore la forma e persino dall’odore, tra le tante lettere che riceve quelle che chiedono soldi a 30 e 60 giorni;
· se io faccio arrivare, a questo modicano, una bella cartella di pagamento sottoponendolo al rito della firma resa ad un commiserevole seppure solidale postino che ormai a Modica ha perduto il sorriso e con tale atto gli comunico che deve pagare al Comune 250 euri per l’ICI del 2006, ebbene, non vi è dubbio, specie se chi riceve tale atto è titolare di una pensione sociale, che provoco una “tempesta”.
Ma se io questa cifra la chiedo a chi, avendo diritto all’esenzione per la prima casa, non deve pagarla, io ottengo di avere creato “la tempesta” necessaria perché poi ne possa far seguire la quiete e, quindi, quell’attimo di felicità che è il mio obiettivo ultimo.
Ed è in quest’ultimo stato di sublime felicità che il mio concittadino ripercorrerà l’itinerario della “tempesta”. Dall’apparizione del postino con la penna in mano:
· al ghigno di malcelato dispiacere del vicino di casa che, avendo ricevuto la “cartella” alcuni giorni prima, aspettava con ansia di non restare solo a vivere la disgrazia;
· a tutte le fantasiose congetture che amici e parenti avevano espresso circa la possibile e più o meno remota tassa potesse fare riferimento la cartella;
· all’interminabile attesa davanti all’ufficio ICI del comune per chiarire il contenuto della cartella;
· all’ansia, contenibile a fatica, quando seduto davanti alla gentile impiegata comunale attendeva l’esito dell’accertamento;
· fino al travolgente e liberatorio: “lei riceverà un’altra cartella di 15 euri perché Lei ha pagato il giusto, infatti, aveva diritto alla esenzione dovuta alla prima casa”.
Il mio amato concittadino si sentirà più ricco di ben 235 euri e sono io ad averglieli donati, né qualcuno avrà voglia, davanti allo scampato pericolo, di indagare sulla stupidità di una struttura burocratica che, incrociando l’ammontare dell’ICI ricavabile dalla rendita catastale con quanto ha pagato l’interessato, senza diminuirla della detrazione prevista per legge per la prima casa, ha fatto scattare la “cartella di pagamento stupida”.
Ma ammesso che qualcuno dovesse rilevare che io sono il Sindaco di una struttura burocratica stupida, è cosa difficile sostenere che proprio la struttura burocratica fatiscente rende “eroico” il Sindaco che è costretto a servirsene?
E se qualcuno volesse sostenere che la stupidità di una struttura è anche colpa del Sindaco, è pur vero che sarebbe sempre possibile … qualcosa dirò…
Terzo Occhio
Nota.
Antonello Buscema ha fatto recapitare ai modicani che avevano pagato regolarmente l’ICI del 2006, una cartella di pagamento intimando loro di pagare una differenza che, invece, era la giusta detrazione che a ciascun proprietario spettava per la casa di abitazione. La struttura comunale ha incrociato i dati catastali con i pagamenti effettuati, senza tener conto della appena citata detrazione, secondo il principi: io ti sparo una bella cartella e poi corri …della serie il Comune al servizio del cittadino. Non sappiamo quanto il nostro sindaco sia artefice o vittima della struttura burocratica. Queste cartelle non sono “pazze”, come, qualcuno le ha definite, ma “stupide” perché la “cartella pazza” è sempre più nobile perché frutto dell’errore e non della stupidità come in questo caso. Infatti, anche quando la struttura si è accorta della “cartella stupida” non ha voluto privare i cittadini delle lunghe file all’ufficio ICI, magari indicando una procedura più snella attraverso il sito del Comune. Confessiamo che facciamo fatica a non utilizzare gli aggettivi giusti per qualificare questo procedimento del nostro Comune ne indichiamo alcuni, prelevati dal dizionario, lasciando liberi i nostri lettori di scegliere quello che più ritengono adeguato alla bisogna:
stupido, competente, efficace, strafottente, unico possibile, incompetente, distratto, idiota, assurdo, contraddittorio, folle, illogico, incoerente, geniale, sublime, incongruo, insensato, irragionevole, paradossale, pazzesco, sconclusionato, imbecille, sciocco, spiritoso, arguto, buffo, comico, divertente, spassoso, umoristico, intelligente.
Ci viene un dubbio: e se fosse, invece, un metodo per aumentare la intensità della felicità del modicano quando, finalmente Antonello
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Il Leviatano Antonello Buscema
(Terzo Occhio in Dialogo marzo 2012)
Pochi avvertono che mutano i tempi e le forme ma non la sostanza del potere.
Tra questi pochi ci sembra estremamente interessante la posizione culturale dell’architetto perugino Luigi Fressoia, comunista in gioventù, che nell'età della ragione è divenuto liberal-conservatore ricoprendo incarichi in Forza Italia.
In un suo piccolo pamphlet dal titolo “Elogio dell'evasione fiscale” (Ed. Comitati per le Libertà – Milano 2008) solo apparentemente provocatorio, introduce la giusta idea che la rivolta fiscale in atto non è populismo, ma l'espressione di una coscienza di classe che va maturando.
Fino a quando il Potere pensa di poter convincere i cittadini che “pagare le tasse è bello” a prescindere di come vengono impiegate?
Fino a quando il Potere potrà indicare al disprezzo chi dovesse sostenere, con questo ritmo di incremento della pressione fiscale, che evadere le tasse potrà divenire una legittima difesa o uno stato di necessità?
Fino a quando, per esempio, l’Antonello Buscema di turno potrà prendere per i fondelli i “forconi” modicani lasciando loro intendere che le sue tasse e le sue costosissime incapacità di governare i problemi complessi, sono meno avide e devastanti di quelle di Monti e di Lombardo?
La potenziale e possibile rivolta fiscale, che ci auguriamo indolore, ci attrae perché la incredibile voracità economica del Potere che può essere valutata dal Popolo, come oppressione, può ben evidenziare le tante altre oppressioni striscianti che il potere mette in atto in tutti i settori della vita pubblica.
In pratica noi speriamo che la rivolta fiscale possa far maturare anche una partecipazione reale del Popolo al buon uso del denaro pubblico assumendo la semplicissima verità che esso corrisponde, euro dopo euro, alle tasse che paga.
Ed è sulla scia del chiedersi come viene speso il denaro pubblico che il Potere incassa con le tasse che noi auspichiamo che il Popolo assuma anche il metodo per valutare anche gli altri comportamenti dei politici negli altri settori, che secondo noi costituiscono il substrato culturale che sostanziano la malapolitica.
Il problema che poniamo, in questo momento storico, e per questo parliamo di fine di un ciclo, è che i criteri del far malapolitica stanno divenendo, ed in parte sono già divenuti, canoni della politica comunemente intesa nel senso che essi diventano gli unici modi di fare politica.
Per una efficace azione di contrasto noi riteniamo che occorre muoversi nel livello locale cercando di non cadere nella trappola sempre pronta del potere che presenta alcune critiche come marginali nascondendo l’altissimo livello di arroganza culturale e di antidemocraticità che essi rappresentano
Ci risulta che in altra parte di questo numero di DIALOGO si evidenzia coma il violare la legge da parte del Sindaco, in materia di “Relazione annuale” al consiglio comunale, sia stata ormai acquisita come un normale governare, mentre le procedure per “sanare” la illegittimità di alcune delibere relative alla Fondazione Liceo Convitto consentono di trovare in Antonello Buscema tracce evidenti del Leviatano di Hobbes; ma questo è un discorso che forse riprenderemo quando tale verità consentirà di non coinvolgere anche stimatissimi modicani.
Sono tempi in cui dall’assuefazione alla malapolitica si sta passando alla assimilazione completa, alla sua totale interiorizzazione, basti pensare che anche la politica più impegnata, ovvero quella che fa riferimento alla cultura intesa come visione del mondo, sia all’opposizione che al governo, si comporta come se il sistema, che essa governa ,avesse risolto i problemi dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo che sia Marx che il Mussolini di San Sepolcro teorizzarono contro il capitalismo senza limiti, affamatore dei popoli.
L’unico rammarico è che il tanto giovane sangue che quelle passioni sparsero nelle piazze italiane, ora ci lascia, a Modica ed in Italia, solo la scelta, tutta imbecille, inutile, idiota e sterile, tra un “Sindaco peggiore” ed un “Sindaco insignificante”, tra il berlusconismo, e la sua fotocopia, l’antiberlusconismo, mentre il vero potere, quello delle banche, osserva e …sorride.
Terzo Occhio
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Il trasferimento del palazzo ex bicatex: un progetto del nostro prossimo sindaco Peppi Cuoppula?
(Terzo Occhio in Dialogo giugno 2012)
Cominciano i primi “mal di pancia”, le prime dichiarazioni sulla campagna elettorale in vista delle elezioni comunali previste per il maggio del 2012. Già vi è chi fa conta di voti e ricerca candidati e, come nel calcio mercato, si fanno nomi, per bruciarli o incensarli. E come nel calcio si parlerà di amor di maglia, per far dimenticare al pensionato che in un’ora vi è chi guadagna quanto lui in un mese; i nostri politici, parleranno di piano regolatore, di traffico, di tasse da diminuire e lavoro a carrettate per nascondere la delinquenza politica ed etica.
Il clima generale non ci sollecita alcuna riflessione; su questo avvenimento all’orizzonte pensiamo solo che, in via preliminare, bisogna chiedersi se il potere economico modicano deciderà di riprendersi il "governo" della città con il cosiddetto centrodestra oppure riterrà di far bighellonare, nelle stanze del potere, la sinistra per altri cinque anni, come già ha fatto, con successo, nelle precedenti elezioni: dipenderà anche dal clima generale che verrà a determinarsi da qui a marzo dell'anno prossimo.
Non è tempo per porsi domande normali e di buon senso: quali programmi, quali uomini, come… Esse avrebbero un valore se fossimo in un sistema democratico. Poiché non lo siamo qualunque fronte dovesse formarsi sulla scorta della più ampia riflessione su tali domande sarebbe destinato al fallimento.
Infatti, il potere economico non sa cosa sia la destra o la sinistra esso conosce solo “il potere per il potere” e quindi costituirà un fronte di liste civiche capaci di potersi alleare in un governo sedicente di destra o sedicente di sinistra… insomma un fronte ballerino, molto flessibile e capace di creare sinergie impensabili.
Sarà ininfluente anche il voto dell’antipolitica in generale o ‘grillina’ in particolare, come ininfluente sarà la eventuale astensione: ininfluente nel senso che non sarà decisivo perché, statene certi, la quantità di voti “incaprettati” necessari per decidere saranno sufficienti ad esprimere un governo: magari vincerà con l’80% dei voti il candidato sindaco che in prima istanza avrà preso il 20%, perché nessuno andrà a votare, il che soddisferà tutti perché consentirà di gridare “viva la democrazia!” e nel contempo “minchia ha preso l’80% dei voti”!”
L’unico spazio che rimane all’antipolitica, cioè alla politica vera, perché è rimasta l’unica alternativa dei politicanti ladroni, è quello di un qualche atto simbolico (tipo il pitale di D’Annunzio o l’acqua rossa della fontana di Trevi) da mettere in atto in occasione delle elezioni; non per vincere ma per testimoniare, perché la vittoria è impossibile; il tutto nella consapevolezza che il ciclo per esaurirsi ha bisogno di almeno un’altra sindacatura e, l’unica possibile, sarà, senza possibilità di scampo quella di “Peppi Cuoppula”.
Domenico Pisana in un suo post formula una serie di domande da porsi sulle qualità della politica e dei politici, e propone alcuni nomi, noi invitiamo chi ci legge ad escogitare quale atto simbolico potrebbe meglio di tutti materializzare la qualità della politica modicana.
Per far venire qualche idea raccontiamo che una volta chiacchierando lungo il corso con il nostro caro e compianto amico Franco Antonio Belgiorno gli chiedemmo: - “Ciccio” se su Monte Serrato volessimo realizzare un’opera grandiosa e monumentale, perché le generazioni a noi successive potessero avere memoria della nostra epoca, così come i nostri padri hanno lasciato a noi il dirimpettaio Castello dei conti, tu cosa penseresti di realizzarvi?” Non perdette molto tempo per rispondere, “con i più moderni mezzi che la tecnologia offre, per non perdere neanche un frammento, trasferirei così e com’è il “Palazzo ex bicatex” oppure vi farei costruire un grandissimo str…
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E’ scelta democratica anche non votare!
Elezioni comunali del 2013
(Terzo Occhio in Dialogo dicembre 2012)
Nel novembre del 2011 avevamo, da questa finestra, aperto la campagna per le elezioni comunali del 2018 perché eravamo, e continuiamo ad esserlo, convinti che quelle del 2013 servono per eleggere l'ultimo sindaco di Modica "Peppi cuoppula".
Ciò non toglie che nel frattempo ci auguriamo, nonostante il nostro pessimismo, che i tempi possano essere accelerati, quindi sarebbe interessante se in occasione delle elezioni del 2013 si ripetesse il risultato delle recenti elezioni regionali. Il fondamento della nostra convinzione è nei fatti: questi sono tempi che non permettono a nessuna forza sana di potersi esprimere se non con il non voto.
Paradossalmente esiste una "democrazia del consenso" sospesa e mai come adesso si è compreso il perché vi fu chi definì le elezioni dei "ludi cartacei" e la "camera dei Fiorito" "luogo buono per bivaccare"; ora più che mai si comprende come tali definizioni non siano la scontata espressione di un dittatore malato di totalitarismo, ma l'evidente risultato di una democrazia morente per corruzione morale e materiale.
Ma li avete guardati in faccia, nei loro portafogli, nei loro risultati amministrativi e di moralità politica i molti candidati alle recentissime elezioni regionali?
Oliver Cromwell il 20 aprile 1653 cacciò i componenti della Camera dei Comuni inglese con queste parole:
"E tempo per me di fare qualcosa che avrei dovuto fare molto tempo fa: mettere fine alla vostra permanenza in questo posto, che voi avete disonorato disprezzandone tutte le virtù e profanato con la pratica di ogni vizio; siete un gruppo fazioso, nemici del buon governo, banda di miserabili mercenari, scambiereste il vostro Paese con Esaù per un piatto di lenticchie; come Giuda, tradireste il vostro Dio per pochi spiccioli.
Avete conservato almeno una virtù? C'è almeno un vizio che non avete preso? Il mio cavallo crede più di voi; l'oro è il vostro Dio;
chi fra voi non baratterebbe la propria coscienza in cambio di soldi? E rimasto qualcuno a cui almeno interessa il bene del Commonwealth?
Voi, sporche prostitute, non avete forse sporcato questo sacro luogo, trasformato il tempio del Signore in una tana di lupi con i vostri principi immorali e atti malvagi? Siete diventati intollerabilmente odiosi per l'intera nazione; il popolo vi aveva scelto per riparare le ingiustizie, siete voi ora l'ingiustizia! Ora basta! Portate via la vostra chincaglieria luccicante e chiudete le porte a chiave. In nome di Dio, andatevene!"
Certo il discorso di Cromwell deve essere inquadrato nei contesti in cui fu pronunciato, ma non credete che anche per noi sia venuto il tempo di fare quel qualcosa che avremmo dovuto fare molto tempo fa: mettere fine alla permanenza in Consiglio comunale dei peggiori nostri concittadini?
Non cadiamo nella trappola dei cantori interessati alla sopraffazione, che l'unica forma di democrazia consiste nell'andare a segnare in una cabina elettorale il proprio segno su un partito e su un candidato sindaco creati con la forza del danaro.
E' scelta democratica anche non votare!
E' scelta democratica anche manifestare il dissenso anziché il consenso !
Pensate ad un Consiglio comunale eletto con il 30% degli aventi diritto al voto, ma non vi sembra che quel 70% sarebbe il convitato di pietra che inquieterebbe quel 30%?
E costoro con quale faccia tosta potrebbero parlare in nome del popolo modicano?
Sono mutati i tempi, e se nei momenti critici nell'antica ed irripetibile grande Roma interveniva Cincinnato, anche noi Modicani possiamo intervenire non con gli strumenti che pur Cincinnato disponeva, ma cingendo d'assedio con il silenzioso disprezzo del non voto quegli eletti col 30%: il nostro Municipio ce ne sarebbe grato.
Terzo Occhio
Don Calogero modicano…
Per il bene della città
Ricevo da una cara amica hacker il segretissimo appunto che L’innominato ha inviato, per via telematica, prima delle elezioni, a “Don Calogero modicano” capo della Confraternita “Fratelli ra quartaredda”, con il quale riferisce su quanto ha fatto per propiziare un risultato elettorale utile al bene della nostra Modica, ed un secondo documento, subito dopo le elezioni, con il quale “Don Calogero modicano” commenta l’esito delle elezioni e fornisce istruzioni per le elezioni di ballottaggio del 23 giugno 2013
“Don Calogero, i miei deferenti ossequi,
adempiendo alle direttive da Lei ricevute,cui mi sono dedicato con la determinante collaborazione del padre Priore della “Confraternita del Crocefisso rosso”, Le comunico di avere organizzato tutte le forze politiche presenti a Modica, in 13 liste e 5 candidati sindaci. Non ho ritenuto di creare ostacoli alla presentazione di tre liste e tre candidati Sindaci dell’area antagonista (Libera Modica, Movimento cinque stelle e Popolo dei forconi) perché, ai fini del futuro governo, sono innocue. Non è, infatti, possibile alcuna sorpresa perché avendo raggruppato le nostre forze politiche (centro destra e centrosinistra) con quasi 400 candidati a consigliere comunali, il controllo degli elettori è totale: prevedo che almeno l’80% del consiglio comunale sarà nostro.
Sono riuscito a realizzare la massima armonia tra capi e gregari delle 13 liste che sostengono Abbate, Migliore, Giurdanella, Giunta e Carpentieri, perché ciascuno sa che chi vince vince ognuno avrà quanto gli spetta, pur tuttavia ho suggerito loro di creare qualche polemica e litigare (senza esagerazioni) rinfacciandosi in particolare chi ha fatto i debiti tra destra e sinistra anche perché così il popolo continuerà a non capire nulla.
Per alimentare l’idea che destra e sinistra devono essere superate, ho pensato di far presentare due professori di sinistra, uno a sinistra (Poidomani) e l’altro a destra (Barone), abbiamo rispolverato un ex sindaco dell’ex ‘rifondazione comunista’ (Di Martino) per presentarlo a destra insieme ad un democristiano di sinistra già onorevole (Borrometi), mentre ho accolto l’aspirazione di un notissimo voltagabbana dell’area di destra che questa volta aveva il desiderio di voltagabbanare a sinistra (Cavallino).
Non ho ritenuto di impegnare i nostri migliori esponenti come Peppe Drago e Riccardo Minardo direttamente nell’agone politico,visto quello che ingiustamente hanno dovuto subire, vicende giudiziarie che magari sarebbero state utilizzate dai Forconi e principalmente dai Grillini che stanno sempre li a rompere i cabbasisi; abbiamo fatto una eccezione per Piero Torchi Lucifora che in maniera discreta si aggirerà nel fronte del centro destra.
In pratica abbiamo quattro liste più o meno di destra ed una di sinistra. Ovviamente se al ballottaggio andranno due liste di destra possiamo dare gli assessorati in maniera equa, magari con turni di sei mesi, a tutti quelli che meritano delle quattro liste di destra, mentre a quelli del Pd, al limite, gli realizziamo di proposito un’altra università tipo quella di San Martino, così accontentiamo i due professori univesitari.
Cari saluti alla sua Signora ed ai suoi due cari figliuoli
Modica Via Grimaldi, 10 maggio 2013
L’innominato
Questo è il secondo documento con il quale Don Calogero modicano, subito dopo la prima tornata elettorale scrive all’Innominato per fare il punto sulla situazione politica prima del ballottaggio del 23 maggio 2013.
Carissimo Innominato,
come vede la situazione rimane sotto controllo, a dimostrare che quando ci si impegna con metodo e costanza i risultati non possono non venire. I risultati elettorali confermano il processo di stabilizzazione che la nostra Confraternita ha avviato sin dall’epoca Torchiana: un elettorato attivo e dominabile costituito dalle nostre cinque liste ed un elettorato alternativo (Grillini, Comunisti duri e puri (o quasi) e Popolo dei forconi) che dobbiamo contenere ma mai sopprimere perché consentono al sistema di definirsi democratico.
Sul fronte del governo devo complimentarmi con Lei per il clima di serenità che è riuscito ad imporre alla campagna elettorale: nessuna asprezza, linguaggio sobrio ed ecumenico, polemiche quanto basta per dare l’impressione di essere cinque liste diverse. Tale clima adesso facilita la costituzione di qualsiasi tipo di governo.
All’ultimo momento ho deciso di spostare voti sul candidato della sinistra (Giurdanella) perché il ballottaggio tra due del centrodestra avrebbe offerto meno soluzioni, invece uno “scontro” (si fa per dire) tra Abbate e Giurdanella consente di creare anche un governissimo coinvolgendo Mommo Carpentieri, Marisa Giunta e Giovanni Migliore. Inoltre far confrontare gli ex comunisti con gli ex fascisti democristi, concorre a dare l’immagine di una democrazia pulsante ed operante.
Con movimenti di voto da Migliore ad Abbate, inoltre ho voluto dire ai nostri militanti che la credibilità politica non può essere intaccata dalle vicende giudiziarie del’UDC che rimane il partito in cui si sublima la nostra azione politica.
Non sono stati necessari spostamenti di voto a favore di Marisa Giunta perché questo elettorato è buono per qualsiasi maggioranza sulle orme dell’indimenticabile Riccardo Minardo suo Maestro.
Adesso caro Innominato, di nuovo al lavoro.
Organizzi una riunione di staff della Confraternita nella quale decideremo chi far vincere tra Giurdanella ed Abbate; ordini, a mio nome, la presenza dei cinque candidati sindaci per venerdì 14 giugno alle ore 23 al solito posto; siano presenti anche i due professori universitari perché ritengo necessario individuare, sin da subito, le linee guida per proporre dei programmi di governo più realistici rispetto alle cazzate che il “Padre Priore” dell’amica “Confraternita del Crocefisso rosso” ha dovuto scrivere in tutti e cinque i programmi elettorali.
Nel frattempo mi faccia la cortesia di esprimere ad amici e compagni il mio più cordiale Eia, eia alalà.
Lei riceva i miei migliori saluti anche da parte di mia moglie che La prego di estendere alla sua Signora ed alla sua amata sorella che mi auguro sia in buona salute
Contrada Spano tenere di Scicli 11 giugno 2013
Don Calogero
Terzo Occhio giugno 2013