Ezio Albrile, Le visioni dell'Unicorno rosso, Presentazione di Giovanni Casadio, Formato 14x20, Rilegatura a quaderno, pp. 76, Modica 2008 [ISBN 978-88-89211-30-4]
(stralcio dalla prefazione di Giovanni Casadio)
Sulle orme di altri illustri filologi, l’olandese Daniel Heinsius (1580-1655) (1), lo svizzero Waldemar Deonna (1880-1959) (2) e il calabrese Nuccio Ordine (1958-)(3), Ezio Albrile (Torino, 1962) ha aggiunto un’altra tessera, erudita e preziosa, al sorprendentemente variegato mosaico delle lodi asinine. L’asino unicorne svolge la funzione di axis mundi in una cosmografia creata in Oriente e sviluppata in Occidente (dove, per il tramite del Fisiologo, la bestia diventa figura di Gesù Cristo Salvatore, albero cosmico e mediatore per eccellenza tra i due mondi) da un uomo alla perenne ricerca di centri e poli simbolici al fine di “potersi emancipare dalla finitudine” (p. 36). Uno dei segni-simboli a base immaginaria più persistenti e trasmigranti nell’universo mondo è infatti quello dell’Unicorno, o Liocorno, o Alicorno, del quale si sa che, nato nel cuore indo-ario dell’Asia, ha raggiunto i suoi fastigi nell’immaginazione del Rinascimento europeo sospeso tra furori carnali e nostalgie verginali.