Carmelo Modica, Cuoppuli e cappedda nella Modica del 1860. La dittatura “garibaldina” dei De Leva: alla ricerca dell’origine della mediocrità della classe di governo modicana Presentazione Giuseppe Di Bella. Formato 14x20, Rilegatura brossura, pp.136, Modica 2012, ISBN 978-88-89211-36-6
PreTesto
Come e perché è nata e maturata l’idea di scrivere questo libello
Come ogni opera dell’uomo anche questo libello ha una sua origine e motivazione.
L’origine è la lettura del “Mistero dei nove” del dott. Giuseppe Chiaula che ha il grandissimo merito di aver tratto da un colpevole oblio la vicenda di nove delinquentelli, appartenenti al popolo modicano del 1860, fucilati durante la dittatura garibaldina per aver operato un furto con violenza e minaccia a mano armata, senza spargimento di sangue.
La parallela e confrontata lettura della tesi di laurea della signora Maria Teresa Caruso, “Il Risorgimento in periferia”; un paio di agiografie di Francesco Giardina, ed un profilo di Carlo Papa, scritto da Maria Iemmolo aggiungeva enigmi al “Mistero” della fucilazione, spronandoci a meglio conoscere l’episodio.
La lettura di questi testi faceva riemergere il ricordo di scenari a noi familiari già descritti da Serafino Amabile Guastella, Giuseppe Pitrè, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Giovanni Verga ed altri, con la conseguenza di farci abbandonare il dominio giuridico, già valutato dal dott. Chiaula nel suo fondamentale “Mistero dei nove”, per privilegiare il dominio politico-sociologico a noi culturalmente più congeniale.
La constatata assenza di motivi immediati, evidenti e chiari, alla realizzata “carneficina giudiziaria” ci induceva a “scavare” gli aspetti umani caratteriali e morali degli attori della vicenda facendoci scoprire profili interessanti, per certi aspetti, veri e propri antecedenti dei climi che viviamo nei tempi presenti.
Stiamo parlando della qualità politica dei governanti e del correlato modo di intendere quel “nobile agire” che, la comitiva di famiglie detentrici del potere, pretendeva di interpretare e vivere.
Tutti questi “pretesti” sono state buone motivazioni per scrivere, ma ciò che ha trasformato una semplice curiosità intellettuale in un preciso “dovere”, sono state alcune provocazioni ricevute dall’autore del “Mistero dei nove”.
[…]
Il 24 settembre 1860, alle ore 14, nove persone, appartenenti alla parte più umile del popolo modicano, in contrada Gallinara, nelle adiacenze del vecchio cimitero, furono fucilati, in esecuzione di sentenza capitale pronunciata (quarantadue ore prima) dalla locale Commissione Speciale Penale, organo giudiziario straordinario, istituito, nel giugno precedente, dal governo dittatoriale garibaldino, per giudicare dei \"reati comuni dei semplici cittadini\".
Gli stessi in concorso fra loro nella notte fra il 2 ed il 3 settembre 1860, avevano commesso un furto, con scasso e violenza, e sparato una fucilata, senza ferimento ai danni di una famiglia di quattro persone, in contrada Zappulla. Bottino magro: 16 onze e rotti e due pendaglie d\'oro del valore di onze 1,6.
I fatti di Modica non ebbero una componente “politica” come quelli di Alcara Li Fusi o di Bronte, se è vero che neanche come lontanissima ipotesi la “comitiva dei nove” venne legata a congetture controrivoluzionarie né nei rapporti del Questore, né dopo, quando gli autori del misfatto avevano interesse a trovare più gravi motivazioni per giustificare la loro criminale decisione. I tre episodi, fatti di Modica, di Alcara Li Fusi e Bronte, solo da un punto di vista giuridico possono essere accostati, essendo uguale il sistema giudiziario che li gestì. Ma se a Bronte ed Alcara Li Fusi vi furono delle persone ammazzate che in qualche modo potevano “motivare” le condanne a morte eseguite, per i fatti di Modica tali motivazioni possono essere trovate solo in un “potere modicano” di bassissimo profilo morale.
Questo libello è il tentativo di spiegare, con spietata sincerità e con la maggiore umanità possibile, questa vicenda che fa parte della nostra storia patria con la speranza che sia capace anche di provocare una salutare vergogna alla classe politica modicana che già allora esprimeva mediocrità e nessun rispetto del popolo modicano.