Pagina principale Terzo Occhio
Cronaca dei fatti e delle intenzioni
La nostra storia ebbe inizio nel novembre del 2003 quando, nella seconda pagina del mensile "Dialogo" diretto da Piero Vernuccio, apparve un articolo dal titolo "Il segno del comando del consigliere comunale modicano" a firma di Terzo Occhio. Egli chiarì subito di aver scelto "come punto di osservazione quell'angolino di Piazza Monumento, a lato dei portici, appartato, quasi al calduccio della nostra storia, che mi consente, con unico colpo d'occhio di guardare il prospetto del Municipio, ma anche l'ingresso principale; con a destra l'emozione del ricordo dei nostri caduti e a sinistra la protezione di San Giovanni Bosco” [Dialogo, dicembre 2003]. Egli sostenne inoltre che "è difficile controllare l'attività del consigliere comunale, ma vi assicuro che è più semplice e si deduce di più osservandone l'atteggiamento. Per tale scopo è sufficiente sistemarsi sulla piazzetta Monumento da una posizione che consenta di osservare sia l'ingresso del Comune sia la facciata dello stesso; osserverete ammiccamenti, sorrisi, incontri e complicità, vedrete che vi sostano, in atteggiamento indaffarato, una decina di persone, sempre le stesse, quasi una seconda casa, e tra esse alcuni consiglieri comunali, ...". Spiegò anche che, con la scelta dell'anonimato, voleva costringere i possibili interlocutori a valutare le cose per quello che sono e non per chi le dice e costringere il chiamato in causa, di norma il politicante, a reagire trattando l'argomento e non i vizi, le contraddizioni, le idee più o meno politicamente corrette dell'osservazione o della critica del loro autore. Più efficacemente egli disse "noi vogliamo costringere alcuni personaggi modicani a rispondere solo alla sostanza delle critiche che faremo. Una sorta di voce del popolo cui gli interessati dovranno rispondere. Ecco, se noi manifestassimo il nostro nome, siamo sicuri che gli interlocutori tenterebbero di parlare dei nostri interessi a dire quello che diciamo, oppure che vogliamo fare gli interessi dell'onorevole o del senatore, sfuggendo ad ogni risposta sul contenuto: questa è la sfida". E così iniziò una serie di sue osservazioni, con un linguaggio molto netto e severo, in una apposita rubrica di Terzo Occhio su Dialogo.
Come egli stesso aveva previsto, per i politicanti di mestiere, il punto centrale fu quello di cercare d'individuare chi fosse questo fantomatico personaggio e quale fosse il suo "clan" di appartenenza, e questo divenne l'argomento principale del problema, passando in second'ordine il valore delle sue osservazioni. Nel numero di ottobre del 2004, nell'ormai puntuale spazio concessogli su Dialogo, Terzo Occhio pubblicava una lettera aperta, indirizzata a nove Modicani ritenuti "degni", che avevano avuto esperienze politiche in partiti diversi, a volte distanti fra di loro. In essa l'Incognito chiedeva ai nove di costituirsi in "Giunta ombra", di sedere nell'Aula Consiliare, nello spazio riservato al pubblico, per assistere a tutte le riunioni del Consiglio Comunale nella veste di convitati di pietra. Ciascuna "ombra" avrebbe dovuto "marcare" l'Assessore a lui corrispondente, ed ovviamente il Sindaco, su ogni tema pertinente il ruolo da questi istituzionalmente ricoperto. Ciascuna "ombra" avrebbe dovuto condurre una azione impersonale, senza mai rilasciare interviste. La Giunta ombra si sarebbe manifestata solo per mezzo di comunicati stampa. Di questa avrebbe fatto parte un Consigliere comunale in carica il quale, all'interno del Consiglio Comunale, avrebbe dovuto fare da cassa di risonanza degli attacchi sferrati dalla Giunta ombra alla nullità della Giunta insediata. Quasi tutti i chiamati risposero su Dialogo elogiando l'iniziativa e la metodologia suggerita. Successivamente Terzo Occhio continuò l'analisi della situazione politica modicana con un linguaggio disincantato e crudo al quale non si era abituati. Non accadde nulla, fino a quando Carmelo Modica assunse l'iniziativa di organizzare una serie di incontri tra i "chiamati da Terzo Occhio" per vedere cosa fosse possibile realizzare. Il primo appuntamento si svolse in un locale dell'ex Azasi, i successivi nella sede dell'UNUCI (Unione nazionale ufficiali in congedo). Il gruppo discusse animatamente più volte. Si verificarono defezioni, compensate subito dall'ingresso di altri soggetti. Si giunse infine alla costituzione di una "Giunta ombra", ma le discussioni che portarono a tale struttura furono tali da far intendere che il progetto, nei termini in cui era stato proposto da Terzo Occhio, non poteva avere un futuro ed, infatti, non ne ebbe.
Non si diede, quindi, vita ad alcuna Giunta ombra, ma alcuni di coloro che avevano partecipato a tale tentativ0, ed altri che si erano aggiunti "per simpatia" al progetto, continuarono a riunirsi creando, nell'ottobre del 2006, il Movimento "Terzo occhio. Quelli che..." di cui fu indicato solo il portavoce Carmelo Modica.
Il Movimento dichiarandosi disponibile ad accogliere i contributi di tutti coloro che amano Modica e la Politica in un “laboratorio culturale operativo”, costituì un Gruppo: un Gruppo di "ombre". Non, quindi, un “Governo ombra”, ma un “Gruppo di ombre” che decidevano di ricorrere all’anonimato come criterio di autoformazione contro quel narcisismo dilagante che è la “qualità” prevalente della mediocre classe politica modicana che antepone i problemi di immagine a quelli del governo della città. Un anonimato, quindi, rivolto verso l'interno del Gruppo stesso per favorire disincanto ed impersonalità della azione culturale degli appartenenti al Gruppo. Ogni componente del Gruppo dimostra così di non avere ansie di governo, con la naturale conseguenza di potere osservare con disincanto le azioni di chi governa questa città. Ciascuna ombra mette in ombra la propria specifica e precisa identità politica per meglio lavorare al fine comune a tutte le ombre stesse, che è quello di liberare questa città da politicanti e voltagabbana.
La storia del Gruppo occupa lo spazio temporale compreso tra l’agosto 2006, quando sulla spiaggia di Marina di Modica venne distribuito il primo foglio di battaglia ed il dicembre del 2010 quando venne distribuito nelle edicole di Modica, nelle piazze principali della città ed a circa 1.500 e-mail [come ormai era divenuta prassi dal secondo numero in poi] il 29° ed ultimo foglio di battaglia “Non paghi di un Natale pagano”.
I fogli di battaglia non ebbero cadenza periodica, e non per evitare spese di registrazione e burocrazia limitante che sono in vigore solo nei regimi fascisti e nei regimi antifascisti come il nostro, ma perché lo spirito del Gruppo - per potersi esprimere con disincanto - non poteva sopportare scadenze temporali né aveva interesse o necessità di stare sulla notizia ma semplicemente avvertire la maturazione di una idea degna da meritare di essere valutata e proposta all’opinione pubblica secondo prospettive inusuali.
L’ultimo foglio di battaglia non è stato l’ultimo per decisione del Gruppo, ma solo perché la mediocrità della politica modicana aveva raggiunto livelli così alti da offendere la dignità di chiunque volesse interessarsene.
Durante tale periodo il Gruppo ha anche prodotto dei ‘libelli’ tra i quali ne spiccano tre firmati dal compianto Franco Antonio Belgiorno con lo pseudonimo Bernaldo Del Bianco. Ci sembra giusto anche ricordare che da una discussione con lui nacque l’idea di intitolare “Minardia” uno dei fogli di battaglia più significativi (giugno 2008) con il quale si ipotizzava di mutare il nome di Modica in “Minardia”.
Si avvertiva in maniera più forte la presenza dei segni della fine del ciclo: tutto diveniva scontato, inadeguato, inutile, banale... stupido.
E’ evidente che ogni azione di contrasto permane fino a quando non si esauriscono i motivi del contrasto, e, quindi, non essendo questi venuti meno, essendosi addirittura aggravati, essa è continuata nell’unico modo che la politica cittadina consentiva: la non-azione.
Un’azione politica, quest’ultima, che non deve essere intesa come superbia culturale ma come semplice presa d’atto che ogni azione di contrasto può divenire un modo per ‘sostenere’ una mediocrità che è destinata a cadere.
E’ in questo periodo di non-azione che il Gruppo, dopo aver ripercorso l’attività svolta, ritiene che per renderla più efficace debba procedersi alla raccolta ed alla pubblicazione in un unico volume dei 29 fogli di battaglia ed il “Manifesto dei somari” (novembre 2006) prodotti, con lo scopo, attraverso la sua oculata distribuzione, di presidiare tutti i luoghi di cultura, biblioteche ed archivi, pubblici e privati, del Comune di Modica. Infatti, un’azione culturale ha un senso soltanto se viene rivolta anche alle generazioni successive che, con questa pubblicazione, avranno anche la possibilità di valutare questo periodo da una postazione diversa da quella delle veline dell’ufficio stampa del Comune di Modica, o di quella stampa locale asservita ai potenti di turno.
Modica Febbraio 2013
Il portavoce del Gruppo "Terzo Occhio"
Angelo Zappia